Creato da kinderella.lilla il 05/02/2009

MONDO DI KINDERELLA

DI TUTTO UN PO', TRA IL SERIO ED IL FACETO,PIU' FACETO CHE SERIO

 

 

MARE DISPERATO - ULTIMO EPISODIO-

Post n°1835 pubblicato il 07 Agosto 2014 da kinderella.lilla

Quella mattina, Gianela e Paolo, si informarono presso la proprietaria dell'albergo, se in paese ci fossero appartamenti da affittare.
" Io ho un'appartamento di due locali, proprio quì accanto."
" Quando possiamo vederlo?"
" Anche subito se volete!"
Lo stabile non era granchè, l'appartamento era sito al primo piano ed era composto da due stanze più servizi e balcone. Si accordarono sull'affitto, sulle modalità di pagamento e l'accordo di averlo in consegna pulito ed imbiancato.
" Oggi stesso faccio venire mio cognato a cominciare. Mi fa piacere che Anjesa venga ad abitare quì vicino. A proposito: come lo volete? Bianco o colorato?"
" Più tardi, porteremo mamma e papà e decideranno loro, ma forse è meglio un po' di colore, rallegra ed è meno sporchevole." Gianela, lo disse pensando alle pareti scrostate ed ammuffite della baracca tra i boschi, ma entro una settimana, i genitori di Gianela avrebbero traslocato, anche se, c'era ben poco da traslocare, anzi: nulla! Avrebbero arredato loro, la nuova casa di Anjesa e Bejan, almeno per ora; lo stretto necessario.
Quando scesero dall'auto, Anjesa e Besjan, impacciati ed intimoriti, chiesero:
"Ma dove stiamo andando?"
"Nella vostra nuova casa, se vi piacerà! Sù, dài venite, è al primo piano."
I due, si strinsero l'una all'altro e diffidenti seguirono al primo piano la figlia ed il genero.
Loro, che avevano sempre vissuto ai margini del paese, che anche dopo sposati, avevano continuato a stare in quella stamberga che era stata del padre di Bejan, loro... andare a vivere addirittura in centro del paese? Ma nooooo..., si schernirono alla possibilità di quel cambiamento! Però; com'era bello quell'appartamento, c'era anche il "poggiolo", come lo chiamarono loro e c'era anche il riscaldamento!
"Pensa Anjesa; chissà come si starà bene d'inverno."
Per tutta risposta, la moglie gli diede uno spintone, non riusciva a proferire parola, aveva un groppo in gola che gliela serrava!
" Certo che prima di entrarci dentro, la puliranno ed imbiancheranno, come volete la tinteggiatura? Bianca o colorata? Mamma, come ti piacerebbe? Naturalmente, voi non dovrete preoccuparvi di nulla! Penseremo a tutto io e Paolo, voi dovrete solo stare tranquilli e godervi un po' di serenità in santa pace!"
Quando scesero, andarono a consegnare le chiavi alla padrona dell'albergo.
"Allora, Anjesa, che dici? Ti piacerebbe venire ad abitare quì? Saresti più comoda anche per venire ad aiutarmi!"
Ma Anjesa, aveva gli occhi lucidi e per lei parlarono Gianela e Paolo:
" Sì signora e se per lei va bene; domani stipuliamo il contratto ed entro questa settimana, verranno ad abitarci. Ah, per la pittura, Anjesa ha scelto il "rosa caldo"."
"Va bene! Domani mio cognato comincia ad imbiancare così quando venite, darete un'occhiata."
Paolo, visto l'irrisorio prezzo dell'appartamento, convinse la moglie; " anzichè pagare l'affitto, paghiamo un mutuo, così non avranno mai più problemi". 
Nei giorni successivi, andarono in cerca del mobilio ed alla fine della settimana era già tutto pronto, comprese due sedie a dondolo per il balcone.
" Così quando vorrete, vi riposate guardando giù la gente che passa, vedrete che vi ci abituerete presto."
Paolo, volle filmare il momento della consegna delle chiavi e l'entrata nell'appartamento di Anjesa e Besjan,
due cerbiatti dagli occhi incantati, alla scoperta di un nuovo mondo! Commozione e grande emozione, stagnavano nell'aria!
Gianela, che era una ragazza assennata e sensibile, riuscì a trovare una giustificazione ai genitori, per averla "venduta".
Per loro, non era stato così, bensì; erano convinti di essere riusciti a farla andare in Italia per il suo bene!
Infatti, eccola qua ben sistemata e felice con una splendida famiglia ed era ritornata, riconoscente, per ripagarli e loro erano orgogliosi di quella figlia che sembrava una regina.
Finalmente! Un'alito di vita nel vuoto! Nel volto dei suoi genitori, stava svanendo il timore e cominciarono a sorridere mostrando le gengive vuote come due infanti!
Dalla vecchia abitazione, hanno portato solo poche cose personali ed il giorno prima, Gianela ha portato la mamma dal parrucchiere. Fu uno spettacolo imperdibile vedere l'espressione di Anjesa, peccato non aver preso la cinepresa, ma la fotografò, non voleva scordare quell'attimo tutto suo e di sua madre.
" Ti voglio bene mamma.!
"Anch'io Angelo mio."
Negli anni a venire, avrebbero imparato a capirsi ed a creare un vero legame familiare e la prima volta che vennero in Italia, Gianela invitò anche la sua più intima amica: Suor Milena, che Anadela amava come una zia.
Milena si era attivata per cercare le sorelle ed il fratello di Gianela.
Con la sua tenacia e determinazione, ce l'avrebbe fatta a riunire tutta la famiglia! 
*Gilda*                                     
                                                              FINE
 
              

 
 
 

MARE DISPERATO ( PENULTIMO EPISODIO)

Post n°1834 pubblicato il 07 Agosto 2014 da kinderella.lilla

Qualcosa era cambiato, ma cosa? Gianela, quasi non riconosceva in quei due i suoi genitori, non per l'aspetto ma per il loro sobrio comportamento! Suo padre era più o meno come lo ricordava, ma in sua madre c'era qualcosa di nuovo che a lei sfuggiva. Era molto invecchiata fisicamente ed era rinsecchita, ma gli occhi..., gli occhi avevano una luce diversa che lei non ricordava di averle mai visto.  Osservava Gianela aprire i pacchetti che le aveva portato, c'erano anche dei cioccolatini e quando li vide; spalancò gli occhi come non ne avesse mai visti. Sembrava una bambina fuori da una vetrina di giocattoli che se ne stava in disparte ad ammirarli! 

A Gianela venne una stretta al cuore, la prese per un braccio e la fece sedere al tavolo, le mise davanti la scatola di cioccolatini e le disse:

"Sono per te, per voi due. Anadela, dai subito un cioccolatino alla nonna Anjesa e al nonno Besjan."

Paolo notò il disagio, quasi timido, dei suoi suoceri e provò un moto d'affetto per quelle creature, che sembravano fuori dal tempo, da ogni tempo!

Tra lui e Gianela intercorse uno sguardo d'intesa; qualsiasi cosa avessero fatto in passato, erano ormai, due creature distrutte ed indifese. Si alzò e si avvicinò al suocero, mettendogli in mano un pacchettino:

"Tieni Besjan, questo è per te."

Ora toccava anche a lui aprire il suo pacchettino e con mani tremanti ed incerte si accinse a farlo. Quando ne vide il contenuto, scosse la testa e spinse il pacchetto verso Paolo, che gentilmente glielo respinse con una scusa:

"Devi scusarmi Bejan, non sapendo cosa prenderti; preferisco sia tu a sceglere quello che più ti aggrada."

La giornata passò, s'era fatto pomeriggio tardi e dovevano tornare all'albergo a Tirana.

"Che dici amore; ci sarà pur un albergo quì in paese per stare più vicini e passare più tempo con la famiglia."

"Credo di sì..., ma non lo so. Papà, sai se c'è un albergo quì in paese?"

"Sì, c'è la pensione in piazza dove la mamma và ad aiutare per le pulizia. Vengo giù con voi e vediamo subito."

Salutarono la mamma Anjesa e scescero in paese, la pensione era decente e pulita, prenotarono la camera per l'indomani. Quella sera, quando Anadela si addormentò, Gianela e Paolo parlarono a lungo tra di loro e si trovarono d'accordo sul fatto che; Anjesa e Bejan, non potevano continuare a vivere in quella stamberga tra i boschi!

"Io guadagno abbastanza per provvedere alla nostra famiglia, tu col tuo lavoro, guadagni altrettanto bene per poter aiutare i tuoi a vivere decentemente in un appartamento. Non dovranno più andare ad elemosinare in giro e vivere decemente questi ultimi anni che restano loro."

Sopraffatta da una miriade di emozioni, Gianela abbracciò commossa suo marito.
"Amore, come potrei amarti di più? Ma come fai a comprendere sempre anche i miei più segreti desideri? Anche lo stare a Tirana, mi metteva a disagio per il timore d'incontrare qualcuno del mio passato, che, con tanta fatica ho sepolto e non faccio più quegli orribili incubi."
E finalmente, verso mattina riuscirono ad addormentarsi.
"Mamma, papà, siamo arrivati. Ora preparatevi che scendiamo tutti in piazza."
Non avvezzi a tutte quelle manifestazioni affettuose, gli anziani coniugi rimanevano impacciati ed intimiditi, ma col tempo; avrebbero imparato ad accettare e ricambiare gli abbracci e le effusioni, specie nei confronti della nipotina, che ritenevano una principessina.

To be continued.....STEL

 

 

 
 
 

MARE DISPERATO (39° EPISODIO)

Post n°1833 pubblicato il 07 Agosto 2014 da kinderella.lilla

L'indomani, dopo colazione, lasciarono l'albergo e si diressero verso Yzberisht, paese natale di Gianela, che si sentiva stanca ed agitata. Dopo tanti anni, si ritrovava a Tirana e le venne in mente il signorino Kokò, quasi se ne vergognò e distolse i confusi pensieri,  dirottandoli su ciò che avrebbe trovato ad Izberisht.

L'atmosfera era afosa e le strade sconnesse e polverose. Non era cambiato niente!erano ormai in prossimità del paesino e la tensione di Gianela, era palpabile.

Tentando di stemperare quella tensione, Paolo scherzò:

"Ti difenderò dagli orchi.... non permetterò a nessuno di mangiarti... gnammmmmmm..."

Gli rispose seria, guardando fuori:

"Non è questo! Mi vergogno a portarti in quella carapecchia."

Erano in prossimità della salita che conduceva alla casa nel bosco, ed inevitabilmente ripensò a 13 anni addietro; l'aveva percorsa a piedi scalzi sotto la pioggia, per non rovinare i sandaletti smessi dalla signorina Bona.

"A me non interessa, dove e come vivono i tuoi. E' giusto che tu li riveda, poi deciderai il da farsi; se e quando andartene, ma ti prego di tranquillizzarti o anche Anadela si agiterà."

"Eccola, ti prego caro, fèrmati un attimo, solo un attimo, prendo una boccata d'aria."

Sullo spiazzo antistante la casa, non c'era nessuno e nemmeno quando fermarono l'auto, si vide anima viva, allora Gianela, diede un colpo di clacson e da dietro la casa sbucò una donna con una gonna lunga ed un maglione di lana intrecciato, malgrado il caldo afoso.

Dalle labbra increspate, pendeva il mozzicone di una sigaretta, diede un colpo di tosse mentre si chiedeva: chi diavolo fossero quelli.

"Mamma? Sono io; Gianela."

"Gianela, la mia Gianela?"

Ma a Gianela, tremarono le gambe e non riusciva a correre ad abbracciare quella vecchia, che non aveva nulla di sua madre! Quando le fù vicina, si accorse che era sporca ed olezzava di vino, le mani, il viso ed il corpo, erano avvizziti come un ramo secco.

"Mio Dio! E questa è la "zingara dei boschi", come era soprannominata in paese?" Mentre pensava a questo, Gianela si rese conto che, in tutti quegli anni, aveva covato rancore nei confronti di sua madre e che ora, a quella vista, si stava sciogliendo come un fiocco di neve al sole.

In qualche modo, ci furono le presentazioni e quando la nonna fece per abbracciare la nipotina, Anadela scoppiò a piangere e corse a nascondersi dietro le gambe di papà.

Ci volle del tempo per farla calmare e farle capire che quella signora, era la mamma di sua mamma, cioè: l'altra sua nonna, ma Anadela, rimase diffidente nei confronti di quella strana donna.

"Papà, le mie sorelle ed il mio fratellino; dove sono?"

"Tuo padre è andato a prendere qualcosa da mangiare, gli altri boh, se ne sono andati tutti via senza nemmeno un saluto. Ingrati! Per fortuna, tu non ti sei scordata dei tuoi genitori." Poi, rivolgendosi a Paolo:

"Ah, sei fortunato tu, ad avere incontrato la mia Gianela."

Lui, non capì una parola e Gianela non glielo tradusse per pudore. Indugiava a far entrare in quella catapecchia suo marito e sua figlia, mentre un fischio la distolse dall'imbarazzo.

"Papà, ciao come stai?"

Lui l'abbracciò trattenendola forte al petto, poi si rivolse ad Anadela e Paolo, tendendo loro la mano e stranamente la piccina, gliela prese.

Gianela, notò che suo padre era sobrio, si era rasato, lavato e pettinato ed aveva una camicia linda con le maniche rimboccate. Sentì salirle al petto, un'antica ondata d'affetto verso quell'uomo tanto debole ma buono d'animo. Entrarono in casa e con sorpresa, la trovò linda e rassettata, suo padre appoggiò sul tavolo un bottiglione di vino, del pane ed un pacchetto di salumi mentre sua madre, sparì dietro la tenda-divisorio che nascondeva i letti, per riapparire cambiata e pettinata. Gianela, le fece un sorriso spontaneo e sincero, quei due erano i suoi genitori, gente povera che non è riuscita a riscattarsi con dignità, dalla povertà!

Commossa andò ad abbracciare prima la mamma poi il papà, mentre lacrime liberatorie le scendevano sul bellissimo viso. Presi alla sprovvista da quella manifestazione d'affetto, s'intimidorono e si ritrassero mentre alla donna scesero due lacrime, che subito nascose.

To be continued..... STEL

 
 
 

MARE DISPERATO (38° EPISODIO)

Post n°1832 pubblicato il 07 Agosto 2014 da kinderella.lilla

Alle 7,30, la nave traghetto stava entrando nel porto di Durazzo, sul ponte c'era una leggera e piacevole brezza.

Gianela, Paolo e la loro Anadela, avevano già fatto colazione e si preparavano a scendere nella pancia della nave e salire sulla loro auto per essere pronti allo sbarco.

Gianela, non aveva dormito, aveva ascoltato il tranquillo respiro di Anadela ed il leggero soffio di Paolo, aveva pensato molto a quell'incontro fortuito con Milena e l'essersi "riconosciute", l'avrebbe rivista molto volentieri, anche perchè: voleva saperne di più su quella donna, perchè istintivamente; le piaceva. Aveva notato il crocefisso che portava appeso al collo e volle immaginare qualcosa di bello e mentre sbarcavano, si guardò inutilmente intorno per vedere se riusciva a vederla.

Sbarcati, Paolo impostò il satellitare fino a Tirana ed iniziarono il viaggio in terra Albanese. Avvertiva però la tensione di sua moglie, chissà; quante e quali preoccupazioni assillavano, quella testolina che lui amava tanto. L'attrasse a sè e sorridendole come faceva sempre; le schioccò un bacio sul naso e la rassicurò, pur non volendo intromettersi e lasciarla elaborare tutte le possibilità di quell'incontro, che poteva avere risvolti imbarazzanti.

"Amore, andrà tutto bene, non preoccuparti, io sarò sempre accanto a te."

Le strade erano pessime e Paolo era impegnato nella guida, mentre Gianela si era assopita, sussultò quando la piccola si mise a strillare:

"Pipììììì....pipìììì...."

"Sì amore, tra un po' ci fermiamo, intanto: cantiamo la canzoncina che hai imparato, così papà non si addormenta ed arriviamo presto al primo paese che incontriamo." 

"E dov'è il paese?"

"Vicino amore, guarda: si vedono delle case... cerchiamo un bar subito, subito."

Tutti e tre, cominciarono a cantare la canzoncina, del cartone animato preferito da Anadela.

Finalmente si avvicinarono ad un paesino e trovarono un bar, entrati, Gianela chiese subito se ci fosse una toilette, le venne risposto che nò, non c'era una toilette pubblica, ma se proprio aveva bisogno per la bambina; le avrebbero offerto il bagno della loro abitazione, attigua al bar.

Gianela lo ringrazio tanto e seguì la donna nel retro ed entrarono nell'abitazione.

Con grande sorpresa, Gianela entrò in un bagno lindo, ne fù sollevata e ne approfittò per lei stessa. Forse pensava di trovare uno schifoso cesso, come quelli dei bar sulla Paullese? D'altra parte; lei non era mai entrata in un bar Albanese.

Riconoscente con la proprietaria, ordinò dei succhi di frutta, coca-cola, aranciate e fece fare dei panini, li avrebbe messi nella borsa-frigo, che avevano nel baule dell'auto. Avrebbero mangiato in auto, come fosse un gioco per la bimba. Salutarono e ripartirono.

Nel tardo meriggio, arrivarono a Tirana e cercarono l'hotel che Paolo aveva prenotato presso un'agenzia di viaggi. Non era granchè, ma era pulito e a Gianela: premeva la pulizia, del resto non le importava, perchè avrebbero alloggiato lì per il periodo che avrebbero ritenuto opportuno.

*Gi*

To be continued......STEL

 
 
 

MARE DISPERATO (37° EPISODIO)

Post n°1831 pubblicato il 07 Agosto 2014 da kinderella.lilla

 

 

 

Dopo la morte di Gianni, Milena ha continuato a vivere a casa della signora Adele, anche se il signor Mario e sua moglie signora Teresa; sarebbero stati ben felici di averla con loro.

Non ce l'avrebbe fatta a stare con loro, come non sarebbe mai più andata nell'appartamento, quasi pronto per le sue nozze. Doveva essere il nido d'amore per lei ed il suo Gianni, e senza di lui, non sarebbe più riuscita ad entrarci.

Dalle indagini in corso per l'incidente, risultò che il furgone investitore era stato rubato la notte precedente e dopo l'incidente; abbandonato nelle campagne adiacenti. All'interno del quale, furono trovati; mozziconi di sigarette, tracce di cocaina e cannabis, lattine di birra e bottiglie di vino vuote. Questo, fece pensare agli inquirenti di un vero e proprio appostamento, per còlpire proprio lui, Gianni, e vendicarsi delle denunce fatte da Milena.

Anche "madama" ed Ibra, furono arrestati nell'irruzione che fece della polizia, nello scantinato, dove vivevano. Fernando non c'era e non lo trovarono nemmeno nelle retate sulla Paullese.

Furono mesi terribili, sia per Milena che per il signor Mario. Oltre al dolore per la perdida di Gianni, anche le loro vite: furono passate al microscopio dagli inquirenti.

Sapevano bene, che l'agguato a Gianni, era la vendetta degli scampati all'arresto. Per loro fù gioco facile, individuare dove abitavano Gianni e Karina/Milena, dovevano dimostrare che chi "sgarrava", doveva pagare con la vita l'infamia della denuncia.

Ci furono altre retate ed altri arresti, tra questi ultimi, c'erano anche Fernando ed uno slavo, i quali: risultarono compatibili con il referto del DNA, prelevato dalle lattine di birra e dai mozziconi di sigarette.

Il processo durò circa un anno, ci furono alcune condanne "giuste", altre ridicole e parecchi fogli di via.

Milena, non voleva più saperne niente, lasciò fare tutto al signor Mario e dopo un lungo cammino di crescita spirituale, umana e professionale, ha potuto concretizzare il suo desiderio: diventare Suora Laica e andare a vivere nel convitto delle Suore di Nostra Signora Degli Apostoli.

Per parecchio tempo è andata alla mensa dei poveri a distribuire viveri e vestiario, col tempo e con altre consorelle, cominciò a viaggiare anche all'estero, era serena ed appagata.

Non c'era giorno però, che non pregasse per Gianni e gli chiedesse perdono e gli rimase per sempre fedele, col cuore e con l'anima. 

Ora, la nave stava entrando nel porto di Durazzo, era felice di avere incontrato quella ragazzina che nel tramestìo dei ricordi: rivide gli occhi intelligenti ma spenti. Era felice per come le erano andate bene le cose.

Al rientro a Milano, l'avrebbe certamente contattata. 

*Gi*

To be continued......STEL

 

 

 

 

 
 
 

MARE DISPERATO (36° EPISODIO)

Post n°1830 pubblicato il 07 Agosto 2014 da kinderella.lilla

 

 

Non attese l'ascensore, infilò le scale saltando i gradini due a due e quando entrò nel reparto, aveva il cuore in gola che le impediva di proferire parola. Anche il signor Mario salì per scale e suonò alla porta della grande vetrata, venne un'infermiera con mascherina e guanti.

Con un filo di voce che era una supplica, il signor Mario disse;

"Siamo i parenti di Gianni Seregni."

"Ah, il ragazzo dell'incidente in moto?"

"Sì! Vogliamo vederlo, come sta?"

"Dovete attendere qui, per ora non può entrare nessuno, tra un po' verrà un medico."

Due carabinieri si avvicinarono.

"Lei è il padre del giovane Seregni?"

"Lo zio, faccio le veci del padre che non c'è più. Siete voi che mi avete chiamato?"

"Sì! C'è stato un brutto incidente sulla tangenziale, un furgone l'ha investito ed è scappato. Stiamo aspettando anche noi di sapere come sta."

Dalla porta a vetri uscì un medico e chiese:

"Siete voi i parenti del signor Seregni?"

"Siiiiiiii... Ci dica come sta!"

Risposero all'unisono Milena e Mario.

Allargando le braccia a mò di sconfitta, il medico continuò;

"Purtroppo, ha subìto un terribile trauma facciale, lo schiacciamento toracico e fratture multiple."

"Voglio vederlo..... voglio vederlo prego..."

Con calma sovrumana, Milena implorava a mani giunte come una nenia; voglio vederlo.

"Solo una persona può entrare, lei chi è? La moglie?"

"Lo sarà tra poco, vi prego: fate entrare lei."

Mario, lo fece per amore di Gianni; lui avrebbe voluto così!

Anche i carabinieri, volevano entrare per interrogarlo, ma il dottore, disse loro che era impossibile; era sopravvenuta la morte cerebrale.

Un'infermiera, condusse Milena all'interno della vetrata, le fece indossare un camice, una mascherina ed un paio di guanti e soprascarpe verdi. La fece entrare in una stanza piena di macchinari, sul letto una persona che Milena non riconobbe.

"No è lui, non è il mio Gianni, c'è uno sbaglio."

"No signora è proprio lui!"

Quel povero viso tumefatto e devastato, non aveva un minimo dei lineamenti del suo Gianni, che gli somigliasse.

"No, non è lui."

L'infermiera, la prese per le spalle e con pazienza ripetè:

"Purtroppo, i traumi violenti, fanno deformare i lineamenti. Irriconoscibile ma è lui."

Il cuore le si frantumò quando la mente volle ammettere che era il suo Gianni! Riuscì a riconoscerlo attraverso attraverso un dolore irripetibile!

"Gianni.....Gianni... Gianni... mi senti?"

Gli accostò l'orecchio al petto coperto da un lenzuolo zuppo di sangue, non era un respiro quello che sentiva, ma un leggero rantolo che si affievoliva. Si spense così, anche la sua seconda vita.

Appoggiò la testa sul cuscino accanto al viso di lui e con dolcezza gli sussurrava:

"Solo Dio sà quanto ti amo e sarà per sempre. Te lo prometto amore mio. Sarò forte ed il pianto lascerà il posto ad un ricordo indelebile; sarò per sempre tua moglie."

*Gi*

To be continued......STEL

 
 
 

MARE DISPERATO (35)

Post n°1829 pubblicato il 07 Agosto 2014 da kinderella.lilla

Un tranquillo pomeriggio di giovedì, mancavano un paio di mesi alle sue nozze con Gianni, Milena e la signora Adele stavano lavorando. L'anziana signora con un vecchio registratore, stava incidendo su dei nastri, favole per bambini poveri ed extracomunitari, mentre Milena; dipanava ed avvolgeva in gomitoli, lana ricavata da vecchi maglioni e sciarpe, che le signore della parrocchia portavano loro. Con quella lana, le due donne avrebbero confezionato, con ferri ed uncinetti; indumenti per bimbi e pigotte, da mettere nei pacchi che le Dame di San Vincenzo, avrebbero distribuito alle famiglie povere.

Milena, stava vivendo il periodo più bello della sua vita, ma quel pomeriggio era inquieta, ansiosa, non ne capiva il perchè e lo disse alla signora Adele. Ah mia cara, è più che normale, si sta avvicinando il giorno più importante della tua vita. L'inizio di una nuova vita, la creazione della tua famiglia con il coronamento del tuo sogno. Sono certa che sarete una coppia felice."

Squillò il telefono e Milena andò a rispondere, era il signor Mario e con voce roca, le disse:

"Ciao Milena, chiedi alla signora Adele se posso venire lì, devo parlarti."

"Oh Dio! Cos'è successo zio Mario?" 

"Tranquilla, ho solo bisogno di parlarti, arrivo."

 Una decina di minuti dopo, erano l'una di fronte all'altro.

"Gianni è uscito a provare una moto, che stava riparando ed ha avuto un'incidente, ora io vado all'ospedale. Signora Adele, che dice? Milena può venire?"

"Ma certo, faccio venire mia figlia, voi correte e appena potete datemi notizie."

La signora Teresa, moglie del signor Mario, non sapeva ancora dell'incidente, aveva seri problemi col cuore e lui non voleva turbarla, magari: era un piccolo incidente! Arrivati al pronto soccorso, dissero che erano parenti di Gianni, un infermiere consegnò loro un sacco nero;

"Queste sono le sue cose."

"Vogliamo vederlo, come sta?"

"Si trova in rianimazione, al primo piano."

*Gi*

To be continued.....STEL

 

 
 
 

VADO A BUTTARE UN PO' DI ZAVORRA A MARE............

Post n°1828 pubblicato il 13 Luglio 2014 da kinderella.lilla

Ho deciso; me ne vado via un po'!

Casa, città, vita, giorni tutti uguali; non vi sopporto più! Chissà...  magari al ritorno... ritorno tra voi.......

Felice estate a tutti.........

 
 
 

MARE DISPERATO ( 34° EPISODIO)

Post n°1827 pubblicato il 09 Giugno 2014 da kinderella.lilla

Foto:

Nel petto di Milena, serpeggiava un miscuglio di amore e odio!

Amore. Amore per il suo Gianni, che, dopo sposati, avrebbe voluto avere dei figli, mentre lei non sarebbe più stata in grado di dargliene nemmeno uno.

Odio. Odio cieco e sordo, che le cresceva dentro fino a quasi soffocarla, per quei bastardi che l'avevano ridotta così! Defraudata della giovinezza ed anche dell' avvenire con il suo amato.

Ed ora? Si sentiva perduta, svuotata di ogni energia se non quell'odio che le cresceva dentro per la sorte che l'aveva, prima offesa e poi illusa, per precipitarla nella più nera disperazione, perchè non avrebbe più potuto sposare il suo Gianni.

 

Avrebbe voluto sparire, scappare via lontano, ma il buonsenso che aveva acquisito nel tempo vissuto con la signora Adele, le impose di affrontare il problema con Gianni e con la morte nel cuore; gli confessò tutto, anche la tentazione di scappare.

"Bene... bene.... e così te ne saresti andata? Testina.. ma dove saresti andata senza di me? Non pensarlo più nemmeno per scherzo! Io sposo te perchè ti amo e di figli potremo averne lo stesso, ci sono tanti, troppi bambini soli ed abbandonati, ne adotteremo quanti te ne sentirai di crescere."

Dall'abbraccio di Gianni, Milena capì che lui ne era convinto, perchè per lui, i figli non era necesserario procrearli, si poteva essere genitori anche adottandoli, l'importante era amarli.

"Amore, quando torneremo dal viaggio di nozze; cominceremo ad interessarci per le adozioni e non ne parliamo più! Anche di lasciarmi; non devi più pensarlo, sei la mia vita e come vivrei senza di te? Ora devi solo pensare a stare bene ed affidarti all'aiuto della dottoressa, non devi tenerti dentro niente, butta fuori tutti i mostri che ristagnano dentro te e ti fanno tanto male! Incazzati pure, urla e vomita tutto, solo così potrai vivere il tuo futuro e ricorda: nessuno è migliore di te!"

Con il consenso di Gianni, prese a pugni chiusi la decisione di accettare l'aiuto della psicoterapeuta.

 

Non sarebbe stato facile intraprendere un percorso di abreazione, che una volta iniziato, fu più spontaneo che provocato e come un fiume straripante, Milena cominciò a parlare, non dimenticando nemmeno i più piccoli particolari. La catarsi, prodigioso lenimento; produceva benèfici effetti sulle ferite del corpo e dell'anima.

Giorno per giorno, con la terapia, acquisiva coscienza di sè e la consapevolezza di dover fare qualcosa per rendere giustizia a tutte le vittime di quei delinquenti, con l'aiuto della dottoressa e senza nulla omettere; informarono le autorità, delle atrocità che accadevano ad una trentina di kilometri da lì!

Iniziarono così le indagini delle autorità, dirigendole subito sulle comunità; Slava-Albanese che operava impunemente sulla Paullese.

Ci furono massicce retate con decine di arresti per documenti falsi, clandestinità, segregazione e schiavitù, sfruttamento minorile e induzione alla prostituzione, possesso e spaccio di droga. Qualcuno, confessò che c'erano stati degli omicidi e si scoprirono i cadaveri di quattro donne, sepolte nei campi.

Con la testimonianza di Milena, nel giro di qualche mese, furono decimate le gang della "Paullese".

*Gi*

 

To be continued.....STEL

 

 

 
 
 

VIVENDO S'IMPARA?

Post n°1826 pubblicato il 07 Giugno 2014 da kinderella.lilla

Cos'è a dare un senso agli anni che passano?
Riconoscere chi c'è e chi non c'è?
Avere la certezza che l'"infinito", può essere tutto o niente!
Camminare ad occhi chiusi, per scrollarti di dosso la paura e l'ansia, cercando di essere forte e provare a dare una soluzione ad ogni problema, sorridendo.
Conoscere la felicità e temere di perderla, portare alle stelle una persona o farla precipitare nell'abisso.
Professare l'amore e calpestare l'anima altrui?
Professare il tutto, senza aver imparato niente!
L'illusione è tutto o niente! 
E quando la vita, ti costringe all'angolo; non rinunciare mai ai tuoi sogni.
Tutti abbiamo un paio d'ali, non stare immobile; sfodera le tue e vola.
Ma solo chi sà sognare; può prendere il volo......
Un grazie di cuore a:
Marco, Umberto e Giorgio, che mi sono stati vicini in questo periodo.

 
 
 

MARE DISPERATO (33)

Post n°1825 pubblicato il 14 Maggio 2014 da kinderella.lilla

PRE

Alle cinque del mattino, Milena era genuflessa accanto alla cuccetta col crocefisso tra le mani, pregava, mentre calde lacrime le rigavano il viso. Pensava spesso ai suoi tre bambini; mai nati.

Mancavano quattro mesi alle sue nozze con Gianni, ed una mattina si svegliò con forti dolori addominali, brividi di freddo e bagnata. Guardò sotto le lenzuola, c'era una pozza di sangue, si alzò tamponandosi con la camicia da notte ed andò nella camera da letto della signora.

"Signora Adele, ho un'emorragia e perdo tanto sangue, cosa devo fare?"

"Benedetta ragazza, chiama subito un'ambulanza, presto!"

Due ore dopo, era in un letto d'ospedale e si stava svegliando dall'anestesia, l'avevano sottoposta ad un raschiamento: per "aderenze", le dissero. Quando arrivò una dottoressa, le chiese: se si fosse trattato di un aborto.

"No, non era incinta, ma aveva delle lesioni interne. Ha avuto gravidanze e subìto degli aborti?"

Un po' riluttante, per la vergogna, Milena assentì e disse:

"Si, tre."

"E come ha fatto ad abortire? Aborti clandestini?"

"Si."

"Ecco.. vede, a causa di questo; non potrà mai più avere figli, è sposata?"

"Noooo, avrei dovuto sposarmi tra quattro mese! Ed ora.........come posso sposarmi?""

Un grido si strozzò in gola a Milena.

"Mi dispiace. Senta; nel pomeriggio verrà una psicologa a parlarle."

Nel mentre entrò Gianni, avvisato da una figlia signora Adele, era pallido e tremante, aveva dovuto attendere fuori fuori dalla corsia, perchè era orario delle visite mediche.

"Amore, cosa ti è successo? Come stai?"

"Ora sto meglio, ho avuto un'emorragia interna, hanno dovuto ripulirmi, non è niente e domani mi dimettono. Ma ora vai pure al lavoro, ti chiamo per dirti a che ora domani uscirò."

Nel pomeriggio, entrò nella camera una suora, salutò una ad una le altre due degenti e si fermò ai piedi del letto di Milena.

"Ciao, che cosa hai?"

"Mi hanno fatto un raschiamento."

"Ah, perchè hai fatto questo? Non hai voluto il bambino?"

Vedendo il doloroso imbarazzo della ragazza, la signora vicina di letto di Milena, intervenne :

"No suora, non ha abortito; aveva una emorragia."

Lo disse con tale veemenza, che la suora si rese conto dell'errore commesso;

"Il fatto è, che da quando hanno liberalizzato l'aborto; è diventata una prassi normale e tante, troppe ragazze extracomunitarie, vengono ad abortire, come prendere una tazza di the.""

Milena però, non l'ascoltava, pensava ai tre aborti che l'avevano costretta a fare. Maledetti! Tre come i tre i figli, che non avrebbe mai potuto dare a Gianni e scoppiò in pianto disperato. Proprio in quel momento entrò una dottoressa e chiese di lei;

"Sono io."

"Buongiorno, sono la psicologa, le va di parlare un po' con me?"

"Va bene!"

"Bene. Allora cominci pure a raccontare qualcosa di lei. A quanti aborti si è sottoposta ed a quanti anni?"

La voce della dottoressa era dolce, rilassante e Milena cominciò a parlare, parlare, parlare. Sembrava volersi svuotare di tutto quell'orribile passato.

"Ed ora, come faccio dire a Gianni che non potrò mai dargli dei figli? Io sparisco e non mi faccio più trovare!"

"E brava, molto male! Che fà scappa e non pensa al dolore che procurerebbe al suo fidanzato? Lui non ha colpe e non se lo merita. Senta, facciamo una bella cosa: le lascio il mio numero, con il suo fidanzato venite a trovarmi e ne parleremo insieme, le va? Però domani mi chiami, d'accordo?"

La dottoressa, capì subito che quella ragazza, aveva subìto dei grossi traumi psichici e fisici, ed aveva bisogno di aiuto.

*Gi*

To be continued......STEL

 
 
 

MARE DISPERATO (32° EPISODIO)

Post n°1824 pubblicato il 12 Maggio 2014 da kinderella.lilla

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Due donne, quella notte non dormirono. Due donne unite da un unico passato! Strappate ad un'infanzia senza ritorno; ingannate, sfruttate, seviziate e rese in schiavitù!

Karina-Milena, cercava nella memoria, quel giorno in cui conobbe quella ragazzina spaurita. Ora ricordava bene:era il giorno in cui Gianni era passato per portarla via! Il suo Gianni, calde lacrime scendevano su quel volto triste ma sereno. Erano lacrime calme, quasi dolci e strinse il crocefisso che aveva appeso al collo.

Quel ragazzone che faceva il meccanico ed aveva un cuore enorme, pieno di bontà ed onestà e lei lo aveva capito alla seconda volta che lo aveva visto. A lei, allora, era sembrato strano, quasi un extraterrestre così bello, giovane e gentile che "Karina" ne fù subito còlpita ma anche messa in difficoltà perchè, dopo la prima volta, voleva stare a parlare con lei tutto il tempo, le dava i soldi senza pretendere nulla in cambio, se non: informarsi su di lei, presente e passato.

Lei se ne innamorò quasi subito, provava qualcosa di così profondo da farla spaventare un po'! Ma lui, Gianni, seppe farle dissipare ogni dubbio e si affidò a lui. Il giorno che è scappata, era molto agitata ed aveva tanta paura ma non lo dava a vedere a Gianni, temeva più per lui che per se stessa, tanto: lei era assuefatta a tutte le peggior cose che potesse accadere ad un essere umano.

Oltretutto c'era anche Madama che pretendeva di avere con lei rapporti lesbo, che schifo! Le costava più fatica fingere con lei che con tutti gli schifosi camionisti che le capitavano tutti i giorni.

Gianni però era ben determinato a salvarla, portarla via da quella gentaglia infame!

Sopra al garage dove lavorava, c'era un appartamentino e lui viveva lì da quando erano morti i suoi genitori. Mario il proprietario, nonchè suo padrino, sapeva che quel giorno sarebbe andato a prendere "quella" ragazza", ormai aveva vinto le ritrosie e lo avrebbe aiutato anche se gli rimanevano dei dubbi.

Ma come si può dire di no ad un "figlio"? Perchè Gianni, era come fosse il figlio che non ha mai avuto, si fidava di lui e gli voleva molto bene. Gianni era orfano ed aveva i nonni anziani che con sollievo lo hanno dato quasi in adozione al Mario che conoscevano da ragazzo ed era stato amico del loro figlio.

" Arrivati a casa, Gianni le fece vedere l'appartamentino e con orgoglio ed un po' d'imbarazzo, le mostrò una busta da shopping:

"E' per te, ti ho comprato qualcosa da mettere, prova a vedere se ti piace e se ti va bene."

Felice ed emozionata come una bimba alla quale porgono un dono, Milena (che ormai chiameremo col vero nome) gli buttò le braccia al collo baciandogli gli occhi e.....lacrime scendevano rigandole le guance di striature nere....Gianni scoppiò a ridere e la portò davanti ad uno specchio:

"Vedi? Non ti conviene piangere o mi farai morire dal ridere, sembri un clown..aahhhaaaaaa..."

Entrambi si piegarono dalle risate mentre si abbracciavano stretti!

"Hai ragione, la cosa più urgente da fare è un bagno e ripulirmi per bene, così ti faccio vedere la mia vera, brutta faccia."

Aveva visto che in bagno, c'era abbondanza di asciugamani, entrò ad aprire l'acqua per riempirsi la vasca e mondarsi di tutto lo schifo subito! Avesse potuto, si sarebbe cambiata la pelle come un serpente. Dopo fatto il bagno, fece scendere l'acqua ed aprì la doccia, ora, si sentiva pulita e chiamò Gianni per farsi aiutare ad asciugarsi. Un po' impacciato lui entrò, ma come la vide;si spogliò ed entrò sotto la doccia con lei.

E per la prima volta, fecero veramente l'amore, "il vero amore", parlarono si confidarono i loro passati, si dissero tutto senza vergogne, fecero anche dei progetti per il loro futuro.

"Voglio almeno tre figli, ti avviso subito e non derogherò su questo."

Risero felici e baciandolo gli rispose convinta;

"Certo amore, tutto quello che vuoi e che desideri te lo darò."

Allora, ne era  felicemente convinta.

La moglie di Mario, l'avrebbe accompagnata, già l'indomani, da una signora anziana che era rimasta senza badante, ed una volta ottenuto il lavoro, bisognava darsi da fare subito per i documenti e legalizzarla per farla uscire dalla clandestinità.

Tutto fu possibile nel giro di pochi mesi, intanto Milena faceva assistenza all' anziana signora, dalla quale prese il domicilio con il beneplacito dei figli della signora che; essendo amici di Mario, non avevano remore, inoltre avevano avuto una buona impressione di Milena e non ne furono delusi.

Gianni, la portò a farle conoscere i nonni, i quali si affezionarono subito a quella ragazza dall'accento strano. I progetti dei due fidanzati, erano di sposarsi appena i documenti glielo avrebbero permesso, poi avrebbero fatto il loro viaggio di nozze a Madjugorie, più un pellegrinaggio che una luna di miele e su questo erano entrambi felicemente d'accordo.

I mesi passavano e si avvicinava la fatidica data; da lì a quattro mesi si sarebbero sposati e sarebbero andati a vivere nell'appartamento di tre locali più servizi, che Gianni aveva acquistato accendendo un mutuo bancario.

Erano sereni e felicemente innamorati, non vedevano l'ora di vivere insieme, ma avevano preso la decisione di attendere il matrimonio, la qual cosa fece felici tutti i loro conoscenti, meno felice era la signora a cui Milena, faceva da badante, le si era molto affezionata perchè era una brava ragazza seria e premurosa, Milena le aveva promesso che avrebbe continuato ad accudirla, ma solo di giorno, per la notte avrebbero trovato un'altra persona.

L'appartamento era ormai quasi ammobiliato, mancavano solo alcune suppellettili e nessuna ombra incombeva.....

*Gi*

To be continued.....STEL

 
 
 

IL MOSTRO DI UGNANO... UNA VITA PER 30 EURO!

Post n°1823 pubblicato il 09 Maggio 2014 da kinderella.lilla

L'indignazione è grande e mi porta ad amare considerazioni! C'è dovuto scappare il morto, per fermare questo mostro che "operava" indisturbato da otto anni e nella stessa zona!

Ammetto che, fino a qualche anno fà, io stessa avevo poca considerazione per queste persone (lucciole) e ne ero disturbata, specie quando uscivo con mio figlio ancora piccolo, nel vedere le strade di Milano pullulare di "lucciole" e trans. La curiosità dei bambini, a volte, può essere imbarazzante e la risposta era sempre: aspettano l'autobus...... 

Qualcosa è cambiato in me, da quando sono costretta per la maggior parte del tempo in casa, ed ovviamente guardo di più la televisione e di giorno, ci sono parecchi reportage con interviste a ragazze dell'est ed altre nazionalità, camuffate per la paura, che raccontano aneddoti da film dell'orrore! Le "lucciole" sono due volte vittime: vittime di chi le schiavizza per farle prostituire e vittime della clientela maschile che trova gratificante poter pagare una donna per il gusto di fare i propri porci comodi!

Scrivendo il racconto;" Mare disperato", mi sono tenuta "blanda" nel descrivere certi particolari, temevo di sembrare troppo "spinta", ma era solo una minima parte!

Ora, la mia indignazione, nasce anche nel sentire "certi" commenti idioti delle persone "bene": "se la vanno a cercare" oppure "putt... si nasce"! Che schifo!!! Ne conosco, io, di "signore bene" che di; "per bene" hanno ben poco!  Inoltre, sembra siano almeno otto anni, che le autorità, ricevono denunce di violenze simili a quello che è accaduto l'altro ieri: legate a quella sbarra, seviziate con pali, derubate e lasciate lì in piena notte, con la differenza che parecchie altre, sono riuscite a salvarsi urlando e venendo soccorse dalla gente delle abitazioni vicine.

Chissà, se a fare una simile denuncia, fosse stata una di quelle "signore bene" che si pronunciano così: "se la vanno a cercare"? Le autorità si sarebbero date da fare? 

Sono di carne ed ossa come tutti gli esseri umani, con la differenza, che sono state sfortunate vittime di uomini, dai quali credevano di essere amate! Strappate dai loro Paesi, anche molto piccole.........

Trovate giusto che le foto della ragazza, nuda e "crocifissa", stiano girando come fosse una top-model?

P.S.

Non sono certo una paladina, anche perchè: ce ne saranno parecchie, che lo fanno per loro scelta.......  

 
 
 

BUON FINE SETTIMANA A TUTTI =^_^=

Post n°1822 pubblicato il 09 Maggio 2014 da kinderella.lilla

m

 
 
 

MARE DISPERATO (31° EPISODIO)

Post n°1821 pubblicato il 09 Maggio 2014 da kinderella.lilla

Il porto di Bari era molto affollato, Anadela era eccitata e guardava il tutto con gridolini di gioia, mentre Gianela era pensierosa per quello che avrebbe provato nel rivedere i suoi genitori. Il traghetto della linea Bari-Durazzo partiva alle 23.00, ma già alle 19.00 il porto del capoluogo pugliese è stracolmo di gente e auto che attendono l'imbarco. Le macchine erano in fila per cinque e aspettano il via libera, mentre gli altri passeggeri sono in attesa fuori all'entrata principale dell'edificio portuale.

Paolo osservava di sottecchi la moglie e non gli passò inosservato il suo stato d'animo, ma non disse nulla per rispettare i suoi sentimenti, che chissà in che subbuglio erano. Durante il viaggio Milano-Bari, in una pausa in cui Anadela dormiva, Gianela gli fece una tremenda confessione: erano stati i suoi genitori a venderla e lasciare che la portassero in Italia, senza riflettere su ciò che le avrebbe potuto succedere. Pur scioccato, non proferì parola, se l'attirò accanto a sè trasmettendole tutto il suo amore con infinita tenerezza. Si ripromise, che se avesse visto sua moglie in difficoltà;l'avrebbe subito portata via, non avrebbe permesso ai suoi genitori di farla sentire ancora ferita.

Finalmente iniziò l'imbarco, all'inizio Anadela era tutta cinguettante, ma quando l'auto entrò nella grande pancia della nave, si spaventò, quell'enorme ventre buio strapieno di macchine e camper la spaventò e si mise a piangere.

Salirono al secondo piano, nei corridoi c'era una gran ressa e così optarono di recarsi al bar per prendere qualcosa. Innanzitutto fecero fare una camomilla per Anadela, che aveva smesso di piangere e sussultare. Si misero seduti ad sulla panca  di un lungo tavolo. Dopo un po' Paolo s'accorse che Gianela, era come rapita a fissare una donna! Erano passati sei anni, ma quel volto ce l'aveva bene impresso nella memoria, anche se ora non aveva più i capelli rosso-rame ma castani, gli occhi non lanciavano più lampi di fuoco! Senza tutto il cajal a nasconderli, erano molto belli ma tristemente dolci e sorridenti! Era lei? Impossibile! Eppure.....sì, poteva essere lei: Karina, ne era quasi certa: quella ragazza era Karina! Chiese a Paolo di occuparsi della bimba e di scusarla un attimo, le sembrava di aver riconosciuto "quella Karina", che aveva conosciuto tanti anni addietro.

Le si avvicinò ed il cuore le balzò in gola, sì, non aveva dubbi: era Karina! Le sfiorò un braccio guardandola negli occhi.

"Oh scusi."

"Ma prego."

Anche se diversa, pacata e non sguaiata come la ricordava, aveva la stessa modulazione, poteva essere lei e Gianela voleva scoprirlo.

"Karina?"

"Scusi? Forse si sbaglia, io mi chiamo Milena."

"Sono Angela, otto anni fà, mi chiamavano così! Milano, "madama", è stato solo un giorno, il giorno che hai ripreso il volo!"

"Eeehhh? E tu saresti quella ragazzina tutt'ossa? Anch'io mi ricordo di te, anche se sei molto cambiata."

"Sì sono io e devo ringraziarti perchè non ho mai scordato i tuoi consigli ed il tuo ultimo sorriso mentre salivi su quella macchina."

"Ma dimmi;cosa fai? A quanto sembra sei libera anche tu, cosa ti è successo?"

"Ho conosciuto un ragazzo che è diventato mio marito  ed abbiamo una splendida bimba, ecco vedi? Sono loro! E tu ti sei sposata?"

"Purtroppo no, non è andata così, ma sono molto felice. Ma dimmi: cosa fai, dove abiti?"

"A Milano, ho un laboratorio di camiceria e tu dove vivi?"

"Io vivo un po' dappertutto, accompagno le persone ammalate nei pellegrinaggi, ma la sede è a Milano. Ora vado a dare un ultimo saluto a mia madre che è molto grave, poi ritorno a Milano, magari ci sentiamo e facciamo quattro chiacchiere!"

"Ne sarei ben felice, ma vieni ti presento mio marito e la mia bimba."

Si avvicinarono a Paolo e fece le presentazioni, si sedettero ed ordinarono dei panini e delle bibite che offrirono anche a Milena. Anadela si stava addormentando ed allora; si scambiarono i numeri di telefono e si salutarono con l'accordo che se non si fossero rivisti all'arrivo a Durazzo, si sabbero rivisti a Milano.

Si recarono nella loro cabina, ma quella notte non avrebbero dormito abbracciati, Gianela si sistemò sulla cuccetta di sotto con la bimba, e lui andò su quella di sopra.

Paolo si addormentò subito di un sonno profondo.

"Povero amor mio, è stremato, ha guidato tutto il giorno."

Anche Anadela dormiva come un ghiretto, ma lei non ce l'avrebbe fatta a dormire, quell'incontro l'aveva scossa, ma era contenta di avere rivisto Karina, anzi:Milena, e sarebbe stata felice di rivederla.

*Gi*

To be continued.......STEL


 
 
 

MARE DISPERATO (30° EPISODIO)

Post n°1820 pubblicato il 08 Maggio 2014 da kinderella.lilla

I preparativi per il viaggio in Albania, rendevano Gianela stranamente eccitata da mandarla in confusione, Paolo però, comprendeva l'ansia e lo smarrimento di sua moglie. Dopo otto anni, ritornava in Albania per far visita ai suoi familiari, coi quali nel frattempo, aveva ripreso dei contatti epistolari ed ogni tanto, spediva loro del danaro.

"Amore, andiamo a casa dei tuoi, su di una bella nave traghetto, niente clandestinità, niente gommoni ne' passeur! Io, te ed Anadela con tanto di passaporti in regola."

Ma, l'ansia di Gianela era palpabile. Era felice di andare a trovare i suoi, li aveva avvisati con largo anticipo del suo arrivo, ma temeva ciò che avrebbe trovato, soprattutto cosa avrebbe provato; nel rivederli dopo 10 anni.

Quando si era sposata, ha scritto loro una lettera, era un tentativo anche se, non era certa di avere risposta, quindi fù molto sorpresa quando di lì ad una decina di giorni, la ricevette! Chissà chi l'aveva scritta, ma non aveva alcuna importanza perchè: l'importante era avere ricevuto le loro notizie ed anche altro.

Sì, perchè sua madre, quando seppe che si era sposata e sistemata, le disse che desiderava tanto rivederla, che era felice per la sua "fortuna" e che loro; se la passavano molto male e che le sorelle, se n'erano andate via, tranne il più piccolo che aveva all'incirca 11 anni. 

"Oh mammaaaaaa..."

Le sembrava di sentire le sue solite lagne, mentre con la sigaretta tra le labbra, si trascinava sciatta come una vecchia!

Questo, tutto questo: apparteneva al passato e lei, non avrebbe più permesso loro, d'intromettersi nella sua vita. Era felice ed appagata, cosa avrebbe potuto desiderare di più? Qualche volta si chiedeva se meritava tanta gioia e Paolo, la rassicurava che se lo era più che meritato ed il fortunato era lui.

Era diventata un'appressatissima camiciaia, si dedicava con caparbietà in tutte le cose faceva, aveva anche due apprendiste che l'aiutavano, in più un giorno la settimana insegnava alle ragazze della comunità e Don Bruno era fiero di lei.

Ragazza intelligente ed acuta, in quei cinque anni; aveva presa la licenza media, parlava e scriveva perfettamente l'Italiano ed era stimata ed apprezzata dalle persone che la conoscevano e dai parenti di suo marito.

Da Paolo, aveva imparato a sorridere, giocare e ridere, aveva una risata cristallina e contagiosa.

Anadela aveva da poco compiuto un anno ed i suoi suoceri, avevano organizzato una festicciola in un fast-food, con palloncini, gadget ed una decina di bambini. 

Il giorno della nascita di Anadela, Paolo commosso disse:

"Grazie piccola per tutto che mi dai, per la tua forza e la tua dolcezza. Scusami per quello che non saprò darti io: la tua infanzia. Ma, di una cosa sii certa: il mio amore per te e nostra figlia."

Ma lui, sapeva vezzeggiarla e coccolarla come una bimba.

Ogni tanto, di notte Gianela si alzava a contemplare la sua creatura, poi si beava a guardare il suo Paolo, dormire sonni tranquilli e si chiedeva:

"Dio mio, è possibile amare così tanto?"

Il passato stava sbiadendo ed anche gli incubi notturni, si stavano diradando, pian pianino tutto stava scivolando nell'oblio, meno due volti e due nomi: Alma e Karina.

"Dove sono le mie donne?"

Anadela, con gridolini gioiosi, corse incontro al papà che tornava dal lavoro. 

"Amore, è tutto pronto per domani mattina?"

Mentre Gianela, lo seguiva in salotto per non perdersi lo spettacolo tra suo marito e sua figlia che giocavano, coinvolgendo anche lei, nei loro giochi, rispose: 

"Hmmm... non ho avuto tempo, sono stata a passeggio tutto il il giorno."

"Aaaaahhh siiiiiiii? Sei stata a gozzovigliare mentre io sgobbavo? Ora ti sculaccio."

Questo grande gioco d' amore, si ripeteva tutti i giorni.

"Come ti senti? Ti sei tranquillizzata?"

"Hmmmm... un pochino e con te accanto, non ho motivo di adombrarmi. Domani si parte e sia quel che sia."

Si vergognava a portare suo marito in quel tugurio, più che della baracca, si vergognava dei suoi. Si vergognava anche di se stessa, per non avere mai trovato il coraggio di confessargli che; proprio i suoi l'avevano venduta, e per tre anni era stata costretta a quella umiliante e degradante vita. Chissà... magari durante il viaggio, si sarebbe liberata di quell'omissione e non ci sarebbero state più ombre tra lei e Paolo! 

"Ma certo, non hai nulla da temere e finalmente; io ed Anadela conosceremo i nonni Albanesi."

In anticamera, c'erano i bagagli allineati in attesa di partire, sul comò, c'erano i passaporti accanto alla sua borsetta.

Si addormentò tra le braccia di Paolo, come tutte le sere.

*Gi*

To be continued....STEL

 
 
 

MARE DISPERATO (29° EPISODIO)

Post n°1818 pubblicato il 07 Maggio 2014 da kinderella.lilla

Passati i giorni, un po' frastornata da quel radicale cambiamento, Gianela doveva decidere cosa le sarebbe piaciuto imparare come mestiere e scelse la sartoria con specializzazione in camiceria. Avrebbe anche iniziato a fare il triennio per prendere la licenza elementare.

Era un'apprendista ed un' alunna attenta e molto volenterosa di imparare e fare bene. Stava finalmente vivendo la sua vita!

Paolo veniva due volte la settimana a trovarla, i documenti erano quasi pronti, anche se ci sono state parecchie difficoltà, ma ce l'aveva ormai fatta. Gianela, si faceva amare da tutti per il suo buon carattere, arrivarono i documenti e lei era in piena regola con tanto di permesso di soggiorno. Conobbe anche i genitori di Paolo, il tempo passava e loro due intessevano il loro futuro tra sospiri e promesse. Diventò maggiorenne e Paolo le chiese di sposarlo. Con le lacrime agli occhi, Gianela farfugliando, gli disse; che non doveva sentirsi in dovere di farlo.

"Ma che stai dicendo? Non sarà che sei tu che non mi vuoi più?"

"Sciocco, ma lo sai quanto ti amo? Sei la mia vita e ti appartengo."

"Allora testina... ad ottobre ci sposiamo."

Malgrado la reticenza dei suoi genitori, che volevano bene sì a Gianela, però avevano dei: però..... ad ottobre Paolo e Gianela si sposarono ed andarono ad abitare in un trilocale, che arredarono creando un locale-laboratorio per lei, che aveva già una bella clientela ed era molto apprezzata da tutti.
Non avrebbero fatto il viaggio di nozze, avrebbero risparmiato per andare in Albania a trovare i genitori di lei.


Si asciugò gli occhi, trasse un lungo sospiro liberatorio; l'incubo era passato. Guardò ancora una volta la sua creatura e fece aderire il suo corpo a quello del marito. Aveva 20 anni ed era felicemente appagata e completata, amava da morire Paolo e ne era riamata, il loro amore è stato coronato dalla nascita di una meravigliosa creatura; Anadela. Per questo evento, avevano procrastinato il viaggio in Albania ed ora, finalmente l'avevano progettato per quell'estate.

Cinse la vita di suo marito, gli posò un dolce bacio sulla nuca e si riaddormentò sentendosi al sicuro e per la prima volta, non ebbe incubi ma, fece un sogno bellissimo;       lei, la sua amata Anadela ed il suo amatissimo Paolo, giocavano a rincorrersi felici su di un prato fiorito peno di sole e di luce ......

*Gi*

To be continued......STEL   

 

 
 
 

MARE DISPERATO (28)

Post n°1817 pubblicato il 06 Maggio 2014 da kinderella.lilla

Quanta fatica costava a Gianela, dover soffocare i suoi sentimenti e la grande gioia per l'attesa del prossimo incontro con Paolo! Si augurava ci fossero buone nuove. Gli occhioni, se pur bistrati di nero, erano raggianti e più verdi che mai, sembravano punteggiati da miriadi di stelline.

Era ben cosciente del pericolo che correva, se fosse andato storto qualcosa; ne sarebbe andato del suo futuro, se non della sua vita stessa. Aveva imparato ad essere più paziente che mai, anche se lei, paziente lo era di natura. Si comportava come al solito e come al solito, doveva subire le insane attenzioni di Fernando, che la riteneva di diritto; la sua donna! Quello zotico puzzone, aveva meno intelletto di un cinghiale e non avrebbe mai potuto rendersi conto, dell'abisso che li separava! Pazienta e sorridi saggia Gianela. Sembrava quasi che Fernando e madama, cominciassero a fidarsi di lei, addirittura: madama, credeva che Gianela stesse bene con Fernando e lasciò perdere le sue mire su di lei.

Quella mattina, Gianela fece addirittura una carezza su un braccio a Fernando, che stava svegliandosi e ricambiò anche lui, tentando un ebete sorriso, lei si alzò e fece la doccia prima di fare colazione.  Poi, tutti fuori al lavoro, ma per Gianela, sarebbe stato l'ultimo giorno!

Con Paolo, erano d'accordo che sarebbe passato l'indomani: mercoledì pomeriggio. Avvampò, quando si fermò un'auto che non conosceva ed inaspettatamente, alla guida c'era Paolo.

Lui, Paolo, nei giorni passati in preparativi, aveva studiato le mosse degli sfruttatori e notò che al mattino, erano meno presenti. Forse per non dare nell'occhio, perchè c'era più passaggio della polizia stradale ed era pericoloso per loro, così si rintanavano nella bettola a giocare a carte e bere.

Salì su quell'auto, con le guance color porpora e le gambe tremanti, l'auto s'inoltrò come di consueto nel viottolo di campagna, non proseguì fino al filare degli alberi, ma bensì: tagliò per una stradina sterrata per non tornare indietro mai più! Così, ebbe inizio il viaggio della rinascita di Gianela.

"Scusami se non ti avevo avvisata e ti avevo lasciata credere che fosse per domani, ma temevo che la tua emotività, potesse tradirci. Ciao piccola, buon viaggio verso il tuo nuovo futuro."

Così dicendo l'attirò a sè baciandole gli occhi bagnati dalle lacrime di gioia, che rigavano il viso di bambina, celato dietro al cerone su cui il cajal, creava solchi neri sul suo bel visino. Aveva quasi 16 anni e Paolo, per il momento si accordò con Don Bruno, l'avrebbe accompagnata nella comunità  che il Parroco aveva creato, anche con l'aiuto dei suoi parrocchiani più generosi, tra i quali: i genitori di Paolo. Affidarla alla comunità, era l'unica soluzione possibile per ora, in attesa dei documenti e del permesso di soggiorno, inoltre: avrebbe potuto imparare un mestiere.

Erano le 11.00 quando giunsero alla parrocchia di Don Bruno, che li accolse con un caldo abbraccio ed il sorriso sulle labbra:

"Ciao, benearrivata, sei la benvenuta! Io sono Don Bruno, Paolo mi ha raccontato tutto di te e finchè non saranno  pronti i documenti che ti permetteranno di stare in Italia, potrai stare qui al sicuro con le altre ospiti. Vedrai: ti troverai bene e Paolo potrà venire a trovarti due volte la settimana. Certo: ci sono regole ed orari da rispettare."

Gianela, non riusciva a spiccicare parola, ma di slancio: abbracciò il Prete che l'aveva accolta con affetto paterno. Nel frattempo, Don Bruno aveva dato voce ad una ragazza di colore, che stava in disparte e la pregò di accompagnare Gianela al suo posto-letto, nella camerata e di procurarle qualcosa da mettere ed il necessario per l'imminenza. Salutò ed abbracciò Paolo, che commosso le disse:

"Vengo a trovarti giovedì, spero che ti troverai bene, altrimenti fammi chiamare da Don Bruno. Capito? Io ci sono e ci sarò sempre, per qualsiasi cosa avrai bisogno: fammi chiamare."

Le mise in mano dei soldi che lei tentò di rifiutare con sguardo rattristato:

"Sciocchina... ti serviranno per prenderti l'occorrente per le prime necessità.... Dài, fammi un sorriso, dopodomani ci rivediamo, sta tranquilla."

La ragazza di colore, si presentò mentre l'accompagnava attraverso ad un cortile, in un fabbricato contiguo alla casa delle Suore.

"Shakila", così si chiamava la nuova compagna di Gianela ed era Nigeriana. Anche lei era stata salvata da Don Bruno, dalle grinfie di una pericolosa banda di suoi connazionali e lei lo adorava.

Al primo piano, entrarono in una camerata dove c'erano due fila di letti, almeno una ventina, tra i quali, c'erano una sedia ed un comodino ed ai piedi del letto: una cassapanca. C'era profumo di bucato e di pulito, Gianela ne inspirò a pieni polmoni sentendosi al sicuro. Il suo letto era alla fine della fila di sinistra e nella parete di fronte, c'era  un enorme armadio.

Faceva fatica a capire l'Italiano di Shakila, che le chiedeva di cosa avesse bisogno subito, mentre l'accompagnava a farle vedere i bagni ,nello stesso piano.

"Sapone, dentifricio e... un asciugamano e qualcosa di decente da mettermi addosso. E' possibile?"

"Vieni. Nella tua cassapanca c'è quello che ti serve per la toilette, nell'armadio c'è della biancheria intima ed abiti, prenditi quello che ti va bene e lo tieni sempre nella tua cassapanca."

Tutto quello che occorreva alle sfortunate ragazze della comunità, erano offerte dalle generose parrocchiane ed alcune di queste, davano lezioni di studio e lavoro, c'erano sarte, magliaie e parrucchiere, che insegnavano loro, gratis. Gianela si chiuse in uno dei bagni, c'era una fila di docce chiuse da una tenda. Si deterse con cura, lavò i capelli e li asciugò con la spazzola avuta in dotazione. S'infilò una gonna longuette ed una camicetta a di cotone bianche a mezze maniche, trovò un paio di espadrillas del suo numero, color tortora come la gonna e le indossò felice. Andò a specchiarsi allo specchio incastonato in un'anta dell'armadio, quello che vi vide riflesso la stralunò e quasi non si riconobbe. I capelli erano lisci e soffici, struccata e "vestita" era un'altra, e l'immagine riflessa allo specchio: le piacque! Shakila ritornò per accompagnarla al refettorio al pianterreno, un allegro vocìo le accolse e tutte le ragazze la salutarono, ragazze multirazziali, anche loro raccolte dalla strada.

C'erano quattro lunghi tavoli, le ragazze si misero in fila col piatto in mano davanti al bancone dove distribuivano il pasto. Shakila le fece posto accanto a lei.

Gianela non conosceva fiabe, ma era certa di essere entrata in una favola.....

*Gi*

Too be continued.....STEL

 
 
 

MARE DISPERATO (27° EPISODIO)

Post n°1816 pubblicato il 05 Maggio 2014 da kinderella.lilla

 

Gianela, si era ripromessa di non far trasparire la sua agitazione, nella sperava di rivedere presto Paolo, si comportava da brava "suddita". Il suo pensiero era fisso su quel ragazzo ed ogni volta che immaginava il suo volto, il cuore cominciava a fare capriole! Intanto i giorni si susseguirono senza scossoni, finchè arrivò il sabato. La sera dopo cena, si preparò con maggior cura del solito, senza dare nell'occhio agli altri, sperava che Paolo, mantenesse la parola datale, che sarebbe tornato il sabato sera. Sperava che nessuno si fermasse perchè temeva di non esserci, quando sarebbe arrivato, ma le ginocchia quasi le si piegarono ed il cuore le salì in gola, quando si fermò l'auto e Paolo la fece salire.

Appena l'auto si è allontanata, Paolo le prese la mano e le posò un bacio sul dorso, mentre lei a malapena riuscì a dirgli un "ciao". Quella sera, Paolo riuscì a vincere la ritrosia di Gianela e la fece parlare di sè e degli eventi che l'avevano portata fin lì.

Per sommi capi, gli raccontò della traversata sul gommone, di Bologna ed infine; di quest'ultima tappa.

D'improvviso, come se una sacca di dolore si stesse lacerando, fece fuoruscire un doloroso pianto.

Paolo, la lasciò piangere appoggiandosela dolcemente al petto:

"Piangi piccola, fidati di me e dài libero sfogo al tuo dolore, io sono qui e se lo vorrai; cercherò di aiutarti. Mi sono informato sui metodi che usano gli sfruttatori....... maledetti! Possibile che la polizia non riesca a fermarli?"

Intanto, le accarezzava i capelli che sapevano di shampoo e la pelle  odorava di saponetta e borotalco. Sorrise tra sè e sè, pensando al divario che la separava dalle ragazze che lui conosceva e frequentava, che lasciavano la scia di costosi profumi griffati, lasciandolo indifferente!

Questo profumo di talco, lo riportò per un istante alla sua infanzia, quando la mamma glielo spolverava dopo il bagnetto, un moto di grande tenerezza per quella ragazzina che stringeva tra le braccia, lo pervase.

"Senti; hai i documenti in regola? Hai il permesso di soggiorno?"

Ma Gianela, non capiva nemmeno di cosa stesse parlando:

"A cosa servono?"

" Per vivere in Italia, devi avere i tuoi documenti personali ed il permesso di soggiorno, se la polizia ti ferma; ti rispedisce subito al tuo paese."

L'istinto la portava a fidarsi di lui e d'impeto gli chiese:

" Come devo fare? E tu potresti aiutarmi?"

Si accordarono per rivedersi il martedì sera, lei avrebbe dovuto fornirgli i suoi dati anagrafici e quelli dei suoi famigliari.

"Fà attenzione a non tradirti e non confidarti nessuna delle compagne, potrebbe esssere pericolo per entrambi, tu comportati come al solito e fidati di me."

Cominciò per Paolo, un periodo dispendioso di tempo e danaro, non avrebbe però, immaginato a quante porte avrebbe dovuto bussare! Tra le quali; un notaio, amico di suo padre, un Prete di Milano, famoso per la lotta contro lo sfruttamento della prostituzione e l'aiuto che prestava alle persone diseredate.

C'erano da superare tante difficoltà e passaggi burocratici, ma ormai Paolo era deciso ad aiutare a portare a termine l'impegno che aveva preso. Capì così, d'essersi innamorato di quella sfortunata creatura, così disarmata, stanamente pudica e pulita: diversa da tutte!

Voleva fortemente salvarla e farle vivere una vita; degna d'essere vissuta. L'impresa sarebbe stata tortuosa ed impegnativa, ma ce l'avrebbe fatta anche a costo di rivolgersi a suo padre e per lei si battuto contro tutto e tutti, pur sapendo che il percorso intrapreso era intriso di pericoli e tranelli, ma avrebbe saputo ridarle speranza e riportata alla luce. Sopratutto, bisognava non attirare l'attenzione dei papponi che erano spietati come belve feroci. A Gianela raccomandò di essere paziente, si sarebbero rivisti dopo sei giorni.

*Gi*

To be continued.....STEL 

 
 
 

MARE DISPERATO (26° EPISODIO)

Post n°1815 pubblicato il 04 Maggio 2014 da kinderella.lilla

Quella sera, lo stomaco di Gianela era in subbuglio e gli occhi le sorridevano, ma per fortuna la fitta nebbia li nascondeva all'occhio vigile di madama.

Anche lei, madama, aveva un passato, un passato di sogni ormai sepolti. Helèna, (questo è il vero nome di "madama" che nessuna delle ragazze conosceva, perchè anche Ibra; l'ha sempre chiamata così) non era cresciuta nella miseria in cui era cresciuta Gianela, sua mamma faceva la portinaia in un palazzo del centro di Tirana e suo padre, lavorava in un'azienda di import-export e vivevano bene. I suoi genitori, facevano progetti per quell'unica loro figlia, volevavo che continuasse con gli studi, che quanto meno si diplomasse in ragioneria così avrebbe avuto un impiego sicuro nella ditta in cui lavorava suo padre. Helèna però, aveva dei grilli per la testa, cosciente di essere bella; voleva andarsene dall' Albania e cercare fortuna all'estero. Vedeva la televisione Italiana che ostentava benessere, dolce vita, bei vestiti, lusso, belle auto ecc.... e lei sognava un'avvenire da favola.

Un giorno, un'amica le ha presentato un suo cugino, un bellissimo giovanotto dall'aspetto spavaldo e sicuro, di 24 anni. Cominciarono a frequentarsi ed Helèna se ne innamorò perdutamente, di quell'amore che le faceva volare le farfalle nello stomaco, perdere sonno ed appetito. Cominciò a sognare e fare progetti, sognava un futuro felice con Ibra, anche se lui non aveva un lavoro e viveva border-line, era bello ed era cosciente che le donne subivano il suo fascino. Helèna poi, era di buona famiglia ed educata bene, non aveva grandi malizie ed era innamorata persa. Qualche mese dopo che si frequentavano, Ibra le disse che voleva andarsene dall'Albania perchè non trovava lavoro, aveva degli amici che vivevano in Italia, guadagnavano bene e gli dicevano che c'era lavoro anche per lui. Quindi, se lei lo amava: avrebbe dovuto seguirlo in Italia, dove si sarebbero sposati ed avrebbero fatto fortuna. Ad Helèna, non sembrava vero che il "suo" Ibra, volesse portarla con sè e sposarla! Si sentì al settimo Cielo e rispose subito di sì. Cominciarono così a fare i preparativi per il viaggio, lei non ne avrebbe dovuto parlare con i suoi genitori, altrimenti glielo avrebbero impedito! Bisognava anche racimolare una grossa somma di danaro, per poter traghettare al di là dell'Adriatico e farsi portare da qualcuno fino a Durazzo e dato che, nessuno dei due aveva il passaporto; necessitavano parecchi lek per potersene andare.  Ibra, sicuro di sè, seppe vincere la ritrosia di Helèna e la convinse a rubare il danaro ai suoi genitori, promettendole che appena sistemati si sarebbero sposati ed avrebbero restituito i soldi ai suoi genitori. Intanto, all'inizio sarebbero andati a stare da amici di Ibra, vicino a Milano.

Il giorno stabilito per la partenza, Helèna rubò tutti i risparmi dei suoi genitori e si eclissò alla chetichella, raggiungendo Ibra al posto stabilito. Lui la stava aspettando accanto ad un'auto, dove al posto di guida c'era un uomo e nel sedile posteriore una ragazza, lei salì accanto alla ragazza e partirono. La ragazza che viaggiava con loro, si chiamava Alma ed era attesa a Brindisi dal suo fidanzato Paulo. Paulo, era amico di Ibra che aveva il compito di "portargliela", da Brindisi avrebbero fatto il viaggio fino al nord insieme, poi da Bologna, Helèna ed Ibra, sarebbero andati a Milano in treno.

Col passare degli anni, Helèna avrebbe invidiato Alma che aveva avuto maggior fortuna. Viveva a Bologna, in una bella casa tutta da sola, con lei Paulo era buono ed anche se in un modo "malato" le voleva bene e la rispettava, mentre per lei, le cose non andarono come da illusorie promesse! 

Già all'indomani del loro arrivo a Milano, Helèna si rese conto che qualcosa non andava. Nella casa dove erano ospitati, c'erano donne, ragazze ed uomini che convivevano nella promiscuità e nel degrado. Ben presto, Ibra cambiò carattere, divenne nervoso e scostante adducendo la colpa alla mancanza di lavoro e per potere avviare un'attività nel commercio; ci voleva parecchio denaro!

Denaro, che solo in un modo si poteva fare alla svelta, per sistemarsi e sposarsi ed in quale modo farlo: glielo spiegò senza tanti preamboli.

"Ti giuro amore, solo per qualche mese finchè ci troviamo una casa tutta nostra, nel frattempo: faccio preparare dei documenti falsi per entrambi e ci sposiamo."

Quei "pochi mesi", duravano ormai da 20 anni! 20 anni di degrado e di vizi, droghe ed alcoolici si impadronirono del suo uomo. Un finto matrimonio e nessuna sistemazione, se non in quello scantinato condiviso nel degrado, caroselli di auto, tra falò, nebbia e cocaina.

*Gi*

To be conttinued.....STEL

 

 

 
 
 

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Io ti verrò a cercare.

Lo sai che lo farò!

Ma la domanda è:

"Tu faresti lo stesso

con me?"

E' questo che devi capire.

Perchè un giorno la

smetterò di inseguirti.

Alda Merini

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GAB

 

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   ^_^   SMILE ^_^

Sorridi, anche se il cuore ti duole
sorridi, anche se si sta spezzando
quando ci sono nuvole nel cielo
ci passerai sopra
se sorridi attraverso
la tua paura e al dolore
sorridi e forse domani
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi
illumini il tuo viso di tristezza
e nascondi ogni traccia di contentezza
ma anche se una lacrima sta per scendere
è quello il momento in cui devi
continuare a provare
sorridi, a che serve piangere?
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi
anche se il cuore ti duole
sorridi, anche se si sta spezzando
quando ci sono nuvole nel cielo
ci passerai sopra
se sorridi attraverso
la tua paura e al dolore
sorridi e forse domani
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi
è il momento in cui devi continuare
a sorridere, a che serve piangere?
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi.....

C. Chaplin

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 gino

GAB

 

 

 

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