FONDAZIONE ISABEL Buren d'ANJOU PLANTAGENET President H.I.R.H. Princess Yasmin von Hohenstaufen Aprile di Burey d'Anjou Plantagenet
Terza moglie di Stupor Mundi
Y: "Parlami allora della Sorgente Anglicana: dell'Ava Isabella, com'era?"
F: "Terza Onda di Triplice splendore chiusa nella Corte, obbediente e docile Ginestra, la Tua Grande Madre, nata dal Senza Terra, splendente collana intorno al collo, lego il collare... Supremazia della prima Nobiltà, fiore e crema, vicina a Fonte del Graal e Fertile travaglio. Proprietà, oggetto, produco, soverchio frutto, mammelle gonfie e superba alterigia: bramo grandemente. "
(Della Rosa Fronzuta saro' Pellegrino... di Yasmin von Hohenstaufen Avril de Burey d'Anjou Plantagenet-ed.ECP-) Figli di Federico II ed Isabella d'Inghilterra, Margareth, Carlotto Enrico, Federico,Kind. (Die Zeit der Staufer-Stuttgart Museum)
Linea di Frederich Avril de Burey d'Anjou Hohenstaufen Plantagenet.
Federico II Imperatore 1194-1250 sposa Isabella d'Anjou Plantagenet 1214-1241 * Federico Avril de Burey d'Anjou de Saint Genis Saintonge de Niphi Nerò Avril d'Imavrincour de Masquinade Weiblinghen Hohenstaufen Plantagenet 1240-1286 sposa Elisabetta d'Austria * Enrico di Hohenstaufen Avril de Burey d'Anjou (1285-1355) sposa Maria d'Asburgo * Aimericus Federico Enrico (1315-1380) sposa Elisabetta von Saxen * Federico Enrico sposa Elisabetta d'Austria (1347-1412) * Aimericus Enrich Thomas (182-1445) sposa Agnese di Zollern Hohenberg "Hohenzollern" * Aimerian Joseph (1432-1502) sposa Ismene (Jasemine) Esterhazy * Thomas Vincent (1457-1502) sposa Ira Troubetzkoy * Armand (1478-1548) sposa Elisabeth von Holzhappel * William (1502-1580) sposa Iolanda Lascaris Jagellone * Gripho Carolus Thomas (1535-1596) sposa Irene Paleologos Comneno * Joseph Aymericus (1567-1600) sposa Irene von Zringen * Karl Brian (1589-1669) sposa Kristine von Cossuoen * Karl Brian (1589-1669) sposa Alexandra Jagelloni * Ernest Karl John (1614-1694) sposa Katharina di Pomerania * Federico Guglielmo Aimar (1642-1719) sposa Margherita von Leyssel * Maximillian Aimericus (1670-1749) sposa Alexandra Ira Youssupova Zollerin Hohenberg * Aimericus (1700-1765) sposa Ester Putiatina Dolgurukij * Johan Brian (1729-1789) sposa Katharina von Oldenburg * Aimer William (1759-1803) sposa Maria von Hannover * Fridericus Thomas (178-1854) sposa Alexandra Hohenzollern * Ernest Johan (1807-1833) sposa Maria Oldenburg Dolgorukij * Joseph Armand Heinz (1826-1858) sposa Katharina Yusupova * Aimericus Thomas Henzio (1845-1873) sposa Elviria (detta Elpis o Elvis) Hohenzollern Yussupova * Vincent Heinz Konrad Brian (italianizzato da Lady Julie von Schwaben e Re Vittorio Emanuele 1873) sposa Giovanna Puoti von Bisanzio und von CastelloPoto * Giuseppe (1911-1985) sposa Philomene Allegro d'Alegre de Hochstaden de Hostade Isenburg de Tourzell Bourbon * Yasmin Gelsomina Elisabetta sposa Federico Ernest von Turingia Zolerin Hohenberg Hohenzollern * Kathrin Ira Yasmine von Hohenstaufen Avril de Burey d'Anjou Puoti und von Hohenzollern;
Albert Federico George; Burchard Frederich; Sybilla Hohenzollern Avril de Burey d'Anjou Hohenstaufen Puoti di BisanzioL'Ultima Discendente diretta d'Isabelle d'Anjou Plantagenet, figlia di King Johan Lackland ed Isabel d'Angoulemme, è Kathrin Avril de Burey d'Anjou Plantagenet von HohenstaufenIsabelle d'Angoulême
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Re Desiderio,Re Adelchi,ed i figli Principe Poto Rex Langobardorum, detto Baudo(capostipite dei Puoti ,antenato della Principessa Yasmin) con il fratello Principe Answaldo : Donazione dei Mulini.
__"Che nelle Nostre Terre non esistano indigenti! A ciascuno sia pagata la giornata , non in misura del raccolto. Al malato sia data UGUALMENTE LA PAGA, assistenza medica e conforto "!Re Desiderio -Re Adelchi ed i figli -Re Poto(detto Baudo)-Principe di Costantinopoli, di Castelpoto(Capostipite dei Puoti)ed il fratelloAnswaldo Vescovo di Brescia .
www.biblio-net.com/l_ita/docs/adelch_r.htm
Donazione dei Mulini alle Badesse di Curtis Langobardorum o Ferramanu , antico nome di Frignano(Freyanburg)divenuta poi Villa di Briano.
King Desiderio , King Adelchi, King Poto.( alla destra del padre Adelchi, con il braccio sulla spalla del Genitore , per indicare il protocollo longobardo di condivisione del Regno tra Padre e Figlio.)La sorella Imperatrice Ageltrude , ed il Fratello Vescovo Answaldo.
S.A.I.R.Giuseppe Aprile di Burey Anjou Putiatin Bariatinskji, (Figlio della Principessa Giovanna Puoti di Costantinopoli e del Principe Vincenzo Aprile di Buren Anjou Hohenstaufen Putiatin von Kourland e Odessa)discendente diretto di King Desiderio,nipote della Principessa Elvis Hohenzollern e del Principe Aymar Aprielev Bhuren Hohenstaufen Apraxin Putiatin Bariatinskji, discendente da Friederick Avril de Burey d'Anjou,figlio di Federico II ed Isabella d'Anjou.
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S.A.I.R. Principe GiuseppeAvril de Burey Hohenstaufen d'Anjou Putiatin Bariatinskji., padre della principessa Yasmin Aprile von Hohenstaufen Puoti.I Principi Puoti o Putiatin o Bariainskji erano discendenti di Potior Valens Imperator e di King Desiderio , il cui nipote in greco era detto Poto(Pothos , Bara, o Vara significa Desiderio, da cui Puoti, Poutiatin o Barantiskji)Trattasi di dinastie graaliche dette degli Anelli (Vera in Islandese significa Anello.Verre o Borov in Russo , in rumeno Vier , da cui Fortis Alke' o Boaz.Nona Caso King Veruli,,Potior Imperator , e la Dinastia di king Desiderio ascendono (vere e' la vipera o il serpente azzurro Totem di Re Desiderio)dalla Dinastia di Saintonge o Pietra Santa, in tedesco Beinstein , antico nome degli Hohenstaufen , il cui nome arcano e' Avril de Burey de Saint Genis Saintonge, Staufer Friius)
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ORIGINE di VILLA di BRIANO-La REGGIA di RE POTO ( il Longobardo,dalle lunghe lance,Ferramanu, da cui Frignano) -
CORTE BIZANTINA LONGOBARDA del DESPOTA POTO di BISANZIO(REX LANGOBARDORUM)-IL PRINCIPE Vincent Aprielev Burey d'Anjou Hohenstaufen Buren di Curlandia PUTIATIN DI ODESSA e COSTANTINOPOLI Yussupov
da S.Pietroburgo a Palazzo dei Principi Puoti Obrescoff di Frignano(Villa di Briano)1873.I Principi Puoti di Costantinopoli cugini dei principi Putiatin Yussupov di Odessa
I Principi
Frignano ,da cui Corte delle LUNGHE LANCE-FERRAMANU. FREYANBURG-BORGO di VENERE AVRIL, FREYA, mito degli antenati dei Puoti e degli Aprile di Saint Genis Saintonge detti Beinstein Hohenstaufen).Re Poto,discendente dall'Imperatore Potior Augustus Teodosius Valens(Gens Potita), era nipote di Re Desiderio.La sua Dinastia, attraverso L'ImperatriceGallia Placida, figlia dell'Imperatore Potior Teodosius Valentiniano,sposa dell'Imperatore Costanzo, era connessa alla linea di Costantino (Gens Potitia), il quale tramandò i suoi Poteri e Carismi ai "Reges Potentiores", ossia Potior Valens, nonchè il culto di Heracles Invictus, o "Sole Invictus", del serpente azzurro o Drago, il Culto di San Michele e San Giorgio. Quest' ultimo, Patricius Romanorum, apparteneva alla Gens Potitia. Profonde interconnessioni esistono tra l'anamnesi sicambrica, Visigota, Merovingia, Litinga del Culto del Genoma del Graal, tutte riconducibili comunque alla Dinastia detta degli Uriel, cui apparteneva la Gens Potitia o Dinastia della Luce, da cui ebbe origine anche Rjurik, San Vladimiro, i Koskin-ossia Grifone, o KosKa -ossia Venere, i futuri ROMANOV. Tutte linee la cui culla era la Stirpe Avril de Saint Genis Saintonge che si riconnette alla Linea Visigotica atraverso la Madre di King Alarico Verulis, ossia Anarnia von Gothard figlia di King Clovis, da cui discendono i Principi Puoti Putiatin.
Pothos(Gens Potita) significa anche Desiderio.(Da Venere Pota o Pothos -Eros)
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PALAZZO DUCALE PUOTI-
Villa di Briano-
dei Principi Poti (Puoti)di Costantinopoli- Duchi di Benevento-Avellino, discendenti di Re Desiderio e del nipote Principe Re Poto , figlio di Re Adelchi.Poto di Castelpoto,Principe di Corte Ferramanu oFreyanburg-Frignano-attualeVilla di Briano
(dal Principe Longobardo Brienno oBrian ,nipote di Re Poto, antenato della Principessa Yasmin).
(Archivio Re Desiderio-Fondazione Longobarda-Bizantina)
Arma di Re Poto, Principe di Bisanzio,Patricius Romanorum
BIOGRAPHY-
Princes Avril de Burey Anjou Hohenstaufen Poti
PRINCESS YASMIN von HOHENSTAUFEN AVRIL BUREY d'ANJOU Puoti
UNA PRINCIPESSA di NOME DESIDERIO.
(POTHOS, in greco DESIDERIO)
PUOTI deriva da POTO, ovvero dal Principe POTHOS, nipote di RE DESIDERIO:
POTHOS significa infatti DESIDERIO.
Puoti Principi di Bisanzio
Uovo dipinto(.G.R.S. S.B./91)
Chiesa di Villa di Briano, presso Pal Ducale Puoti, dove nella cappella del Volto Santo e' stata battezzata la Principessa Yasmin, pronipote di Re Poto, Principe di Bisanzio,Patricius Romanorum e dei .
Princes Putiatin-Pavlov Romanov
La Principessa Yasmin Gelsomina Aprile von Hohenstaufen Puoti , discendente diretta del Principe Potone (DESIDERIO), o Poto, detto Baud, nipote di Re Desiderio, attraverso la nonna paterna ed il nonno materno e la Bisnonna Paterna Principessa Putiatin Yussupova, e' nata nell'Antica Corte Ferramanu del Principe Poto, tra cui il Palazzo Ducale Puoti di Villa di Briano(Freyanburg Frignano) il 15.6.46-Il nonno della Principessa era cugino dei Principi Yussopov
L
Era la Dinastia di Potior Valens Imperator,dei Re Longobardi Lithingi di Teodolinda e Re Desiderio. I Principi Puoti Putiatin erano i diretti discendenti di Adelchi e del figlio King Poto cui apppartenevano anche le linee del Celebre Chirurgo Marchese Francesco Puoti e pronipote del Marchese Giovanni Maria Puoti Magistrato Presidente e Vicario del Regno presso la Suprema Corte di Giustizia, da cui discendeva la nonna paterna Giovanna Puoti -della lineaPuoti Obrescoff Colonna di Stigliano e la stessa madre della Principessa Yasmin Principessa Allegro di Hochstaden Alegre de Hostade.
Sigillo di King Konrad Alegre de Hochstaden
Siegel des Konrad von Hochstaden
Siegel des Konrad von Hochstaden
La Dinastia di Re Desiderio era imparentata con i piu' antichi e prestigiosi Casati Imperiali d'Europa ed i principi Poti o Puoti erano connessi ai Visconti , Della Gherardesca, i Colonna, Pallavicini, Pignatelli,Aragona-Capece -Borbone-Lascaris Ventimiglia Macedonio ed i nonni materni Allegro - Puoti Obrescov Perelli Filomarino Caracciolo -Aragona-Avalos-Sangro-Ventimiglia-Ruffo-Macedonio.-Paradiso -dei Medici- La Principessa Giovanna Puoti aveva sposato il Principe Curlandese Vincent Aprilov Hohenstaufen von Buren Kourland , italianizzato da Re Vittorio Emanuele nel 1873, diretto discendente della linea anglo svevo russa des Avril de Burey d'Anjou (Angoumois) che traduceva Veiblinghen Buren Hohenstaufen Plantagenet , linea di Federico figlio di Isabella d'Anjou e Federico II. (I figli di Isabella d'Anjou e Federico II-Die Zeit der Staufer)Avril de Burey d'Anjou -Genealogie Ordine della Sacra Colomba Avril de Saint Genis Saintonge- Genealogie degli Youssopov - Estherazy-Dolgoruky-Centro Genealogico dei Mormoni(Boston) Supremo Consiglio Logge Madri Legittimo Scozzesismo.Archivi Lanza-Savoia Uksull- Minghetti, Von Bulov.Elspis von Schwarze, Julie von Schwaben -Hohenzollern( La Sindone e Le Bende di Cristo presso gli Hohenstaufen edito ECP)
ORIGINE DEI PUOTI o Poti-di Castelpoto
-Re Longobardi-Principi di Costantinopoli
(Istoria Antichissima citta' di Suessola e del vecchio e nuovoCastello di Arienzo-
Nicola Lettieri-1778:Origine dei Principi Puoti)
Puoti o Poti -Principi di Castelpoti-duchi di Benevento, Caserta, Avellino.
La Dinastia Puoti -Principi-Duchi Marchesi-Patrizi- discende dal Re dei Longobardi Radelchi
"Nec Laeditur"
Sotto il segno della Pietra Santa (Saintonge-Avril de Saint Genis-"Fortis Renascitur Proles") e di Fortis il Potente o Boaz , che era anche antenato di Stupor Mundi."
I Puoti, Principi duchi -patrizi , erano nipoti e discendenti diretti di Re Desiderio, Re Adelchi , Re Poto(Baud Patricius ,Flavius ) , Re Radelchi, Re dei Longobardi.(Principi Poti o Puoti di COSTANTINOPOLI, di Santamaria a Vico, di POTITO in Abruzzo, ad Alife -Telese(BN), e Potito di Avellino)
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Basilica San Salvatore, fondata da Re Desiderio 753
Re Poto,figlio di Re Adelchi.
facciata est di Villa Puoti in piazza Roma (S.Maria a Vico-Lapicidi Longobardi)
Castello Puoti di Castelpoto (BN)(Castello di Re Desiderio)
Corte del palazzo
Palazzo Ducale visto dall'alto Palazzo Ducale visto da est
Palazzo Ducale
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Manzoni, notizie storiche dalla tragedia Adelchi.
Principi Puoti LO STEMMA Avito dei Puoti era il Serpente azzurro di Re Desiderio.
POTI(Puoti)
O lo Stemma dell'Aquila bicipite d'oro su rosso .
Princes Puoti
(Princes Desiderio)
de gueules ,à l'aigle bicephale
DESPOTA
Princeps Bisantii Patricius Romanorum
Potis
Rex Langobardorum
Altra Arma era il Leone di Fortis su campo azzurro con il braccio , la cui mano simulava la bocca del serpente(Simbolo dei Re taumaturghi).Lo stemma alludeva ad una delle fatiche di Ercole che vinse il Leone. La Dinastia di Re Desiderio custodiva i misteri del Culto di Ercole(Gens Potita o Potitius Romana).e nil bscione entrò a far parte dello stemma dei Visconti:
i narra che l’antenato dei Visconti era anche l’ultimo re dei Longobardi, il suo nome era Desiderio. Durante una guerra Desiderio decise di riposarsi e s'addormentò su un prato. Dopo alcune ore i suoi soldati temendo che il loro re stesse perdendo troppo tempo, decisero di svegliarlo. Avvicinandosi al re però, s'accrsero che gli s'era arrotolata sulla testa una vipera, e per paura
Re Poto
DESPOTA
Principe di Bisanzio,Patricius Romanorum
Principi Puoti
Despoti di Bisanzio
King Desiderio(† Corbie 774 ca) nonno di King Pothos(Desiderio)
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A Costantinopoli la dinastia Poto(Da RE Pothos o Desiderio, figlio di Re Adelchi) si chiamo' anche Teodoro o Teodate , Principi di Bisanzio.
Re Poto Rex Langobardorum et Patricus Defensor Romanorum , aveva il Rango di Divus ,
Flavius, Jocundus ,Arghiros(Ossia Ari-Ghiros Rango di "Signore degli Anelli", secondo la mistica pagana graalica dei Longobardi)
Il Principe Bizantino Poto Argiro fu a Comando dei Generali Bizantini.
(da Re Poto ebbe origine anche la linea dei DESPOTA-des-Pota-Catapani Principi e duca di Bari e delle Puglie, Imperatori di Bisanzio Argeadi o Argiro)
fino ai normanni, con cui erano imparentati(Sikelgaita Principessa di Salerno, discendente di Poto era la madre di Ruggero II, primo Re di Sicilia))
CastelPoto o Castrum Potonis (Chronicon Anonimi Salernitani)
Il vero cognome di Puoti e' Adelchi (Ossia Dalla Pietra Alke', ovvero Da Fortis-Boaz )Discendevano dal Principe Potone , il cui vero nome era Adelchi
Principe Potone capostipite dei Puoti, Nipote di Re Desiderio, antenato della Principessa Yasmin.
da Breve Storia di Brescia http://digilander.libero.it/Marisau/Breve%20storia%20di%20Brescia.htm
"Due duchi di Brescia furono eletti re dei Longobardi: ROTARI, riordinatore delle leggi longobarde e DESIDERIO, sotto il quale si compì la catastrofe della monarchia longobarda, nel 776.Desiderio nutrì uno speciale affetto per questa città e ne rimangono testimonianze alcune importanti costruzioni,come la Basilica di San Salvatore e il monastero(oggi museo) di Santa Giulia,l'acquedotto o canale maestro delle Fontane,i ricchi doni da lui fatti al monastero citato, tra cui ancora oggi è ammirata la Croce di Desiderio....A Brescia fu educato il figlio di Desiderio, Adelchi, suo compagno negli ultimi anni di regno e nella lotta contro i Franchi. Nel monastero di Santa Giulia(di cui era abbadessa Anselberga.una delle figlie di Desiderio) si rifugiò un'altra figlia di Desiderio, Ermengarda, che aveva sposato CARLO MAGNO e che fu da questi ripudiata ;qui ella morì di dolore.Sulla sua morte il Manzoni fece una delle scene più patetiche ed ispirate del suo Adelchi. In questo luogo,inoltre, volle esere rinchiusa e poi sepolta Ansa,moglie di Desiderio,dopo che ebbe perduto il marito e il regno, e il figlio ramingo.Lasciò per testamento al monastero la sua corona regale fregiata di gemme preziose e le sue vesti auree.
Un nipote di Desiderio, Potone,tentò una resistenza contro il nuovo invasore,ma Carlo Magno mandò il figlio Pipino, che aveva nominato re d'Italia, ad assediare la città; venne inviato in nome del re un conte palatino, Ismondo,uomo valoroso ma feroce, che in breve fece prigionieri Potone e molti nobili, che poi vennero impiccati.[ll"Campo Carlo Magno" sul passo di Campiglio ricorda l'attraversamento delle Alpi da parte dell'imperatore Carlo Magno: il re dei Franchi vi combatté "contro pagani ed ebrei. Non raramente allora gli ebrei erano in possesso di castelli". Carlo Magno fece uccidere il Signore di Forte Iseo "perché non volle né sottomettersi, né accettare la fede cristiana". Per lo stesso motivo fu ucciso anche il re Carnerus, possessore del Castello Braitino, oggi Brenno. Non altrimenti andò agli altri castellani ebrei delle valli vicine (Atz)]."
-Castel Poto- del Principe Potone, detto anche Castello di Arechi a Salerno-
I Puoti , come conferma anche iscrizione funeraria che si trova nella chiesa Puoti, detta "Pietra Santa"-da Saintonge Avril de Saint Genis - in Napoli, sulla Tomba di un Giovane Sacerdote della Casa dei Principi Puoti, discendevano dal Re Longobardo Adelchi , attraverso il Principe Radelchi Junior detto Poto o Potone di Castelpoto, detto anche Despota-.(ossia principe, dinastia sovrana) , per distinguerlo dallo Zio e dal Nonno Radelchi .Il termine Poto deriva da Alkè o Adelchi, Pietra Alkè da Fortis o Anfortas o Boaz , detta Avril de Saint Genis Saintonge o Beinstein - Pietra Santa -in Svevia detti Hohenstaufen- dal Titolo della Regalità Trascendente che diede nome anche al Castello della Dinastia sveva, ma anche alla Dinastia longobarda.. Dalla Dinastia di Boaz o Fortis discendeva oltre che Adelchi, la stessa madre di Potone, principessa merovingia che per la consuetudine di trasmettere la regalità anche per via femminile, chiamò il figlio con l'epitome il Potente,il Forte, da cui Poto o Potone. (il motto della Pietra Santa o Avril de Saint Genis Saintonge era "Fortis renascitur Proles").
il 10 agosto 1783 l'Arcivescovo Monn una corona d'oro.
L'icona bizantina è verosimilmente giunta a Positano nel sec. XII ad opera dei monaci benedettini, i quali, a bordo delle loro navi, percorrevano le rotte commerciali e di pesca lungo le coste dell'Italia meridionale. Una piccola pergamena, conservata nell'archivio parrocchiale, ricorda la dedicazione della Chiesa ad onore della Beata Vergine Maria ad opera ai Giovanni II Vescovo di Amalfi nell'anno 1159.Arcivescovo dell'Abbazia ANTONIO PUOTI dedico' all'Annunziata la Basilica, in commemorazione
degli antenati dei Principi Puoti, Imperatori Bizantini.
Non a caso nella Cappella Avril de SaintGenis Saintonge, oltre all'aquila sveva, si nota una plaque con il Leone Davidico dei Puoti (vedi anche stemma di Grifone Aprilis les chanoines il Leone davidico o il Leone di fronte al Grifone, per indicare il Melkisedec-come dallo stemma della Cloche de Lyon della Principessa Anna Aprile ). Alla medesima mistica essenica appartiene Petra Alkè o Pietralcina, ed il fiume Poto che prende il nome dalla linea di sangue dei Re Radelchi.
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La Dinastia Puoti Putiatin di Odessa e Costantinopoli ,discendente dell'Imperatore Potior, è dunque strettamente connessa alla Dinastia Beinstein- Hohenstaufen ( da cui derivò il nome )anche per l'ascendenza comune da Sonichilde , principessa Bavarese e da Teodolinda .
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Genesi dei Principi duchi Puoti dal Principe Longobardo Potone,figlio di Adelchi, nipote di Desiderio e Radelchi Re longobardo , (cognato di Tassilone di Baviera connesso a Sonichilde, madre del Principe Grifone ,antenato di Federico II)di Castel Poto Castrum Potens- Petra Alke o Pietra Santa o Petri Roseti che sorgeva nei pressi della Contrada Santo Spirito . Castel Poto che rimase sotto la tutela degli Abbati della Dinastia Longobarda , fino al 900 e poi ai discendenti del Principe Poto che anche sotto Atenolfo I di Capua mantennero i loro castelli e domini fino allXI sec.Con l' occupazione normanna ,il Duca Ugo de Potis de Puoti o di Castiellopotonis stipulo' la pace tra Normanni e Beneventani .1114 (Chronicon di Falcone Beneventano). I de Puoti, come risulta dagli Annali , sotto i Normanni si videro aumentare considerevolmente i loro possedimenti.Familiari dei Normanni li seguirono a Bari nel Sud Italia , a Gerusalemme e in Siria. Il loro Totem era il Leone d'oro Davidico ed il braccio la cui mano simulava la bocca del serpente, simbolo avito di RE Desiderio,stirpe dei Lithingi e dei Re taumaturghi. Il Loro motto: Nec Laeditur! Familiari degli Aragona, Colonna, Macedonio-Pallavicini, Pignatelli, Caracciolo, Perelli Filomarino, Avalos -(Dinastia di Santa Maria a Vico, ove era custodita l'avita iscrizione su una antichissima Pietra in un maniero dei Puoti) Nella Dinastia dei Principi Puoti di Costantinopoli , si estinse quella del
ramo Plantageneta detto Palmieri.Dinastia di Medici- Chirurghi-Giuriconsulti-Scrittori-Vescovi .Dai Principi duchi Puoti discende, tra l'altro, il famoso Marchese purista Basilio Puoti, avo della nonna paterna e del nonno materno della Principessa Yasmin.
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Il Principe Potone ,( detto anche Baud,che significa Fortis, vedi FORTIS RENASCITUR PROLES ,motto della dinastia Avril de Saint Genis ) nipote di Ermengarda ,e della Sorella Adelsberga,Badessa nell'Abbazia del Salvatore o di Santa Giulia Brescia ,costruita dalla nonna Regina Hansa(significa GIOVANNA della linea Alke-Boaz,quindi e' la capostipite delle Principesse Giovanna Puoti che ha dato i nomi ai diversi Giovanni PUOTI, dal nome di un figlio di POTONE,Principe di Costantinopoli ,Giovanni Poti), discendeva dalla linea di sangue del Graal , detta Pietra-Alke'-Pietra Potente .Pota o Potta significa infatti Graal o Vaso-Coppa .Non a caso Castrum Potonis sorgeva sul tempio di Venere (Avril Aprilis Aphros o Venus Genitrix che ,nelle Carte del Graal ,si chiama Fortis ed ecco perchè, in codice , la dinastia Fortis rinasce sotto il nome di Avril de Saint Genis Saintonge o Beinstein- Buren -Veiblinghen- Hohenstaufen) - Da "Il Genoma del Graal " ed- European Council of Princes- di Yasmin von Hohenstaufen
Villa di Briano-Ce-(antica Freyanburg-Borgo di Freya o Afrodite, Aphros,Aprile)Tutto il Complesso sorgeva sulla Corte del Re Longobardo Desiderio, detta Castrum Ferramanu del Principe Poto . Il Palazzo giallo ocra , dove e' nata Yasmin ,era l'avito Castrum Potonis .Da Frignano (Freyanburg longobarda)muto' il nome
in Villa di Briano, dal nome di Brian, il principe Longobardo , nipote di Re Poto
Memorie
http://www.sardimpex.com/colonna-stigliano.htm
FONDAZIONE RE DESIDERIO
Tratto da Biografie dei Vescovi Alifani - http://spazioinwind.libero.it/mgiugliano/ -
58. CARLO PUOTI. – Nella nobile famiglia dei Poto (italianizzata in Puoti), signori di Castelpoto, nacque in Napoli il 12 Giugno 1763 dal marchese Gian Maria, giudice della Gran Corte della Vicaria, e da Anna de Masi patrizia leccese. La patriarcale famiglia era composta di nove fratelli e due sorelle, e dei primi, cinque si dettero a vita religiosa. Don Carlo era zio di Basilio, il famoso «purista» della lingua italiana, ed era nipote di Antonio arcivescovo di Amalfi, al quale lo affidarono i religiosi genitori affinché ne curasse la formazione. Ne venne il primo periodo di studi, e gli restò nell’anima un’impressione incancellabile: lo zio lo condusse ad Arienzo a baciare la mano a s. Alfonso. Questi gli pose le mani sul capo, e previde in lui il santo sacerdote e vescovo.
Entrò fra i Redentoristi. I Puoti ne erano benemeriti, in quanto un altro zio, mons. Giuseppe Puoti, ne aveva fatto approvare la regola. Vi completò gli studi. Fu ordinato prete, e si distinse subito in conferenze e missioni. Il 16 Marzo 1791 fu ricevuto nella compagnia di Bianchi della giustizia, e quando per i truci assassini ostinati nell’odio, c’era la pena di morte, i Redentoristi e i Bianchi dicevano: «Questo è boccone per don Carlo». Fu sempre fedele a Casa Borbone, nel cui assolutismo vedeva la fermezza paterna.
Nel 1818, con biglietto di Re Ferdinando I veniva nominato arcivescovo di Rossano in Calabria, e nel concistoro, Papa Pio VII convalidò la nomina. Per ragioni di salute chiese il trasferimento, e Re Francesco I, il 30 Maggio ’26 lo trasferì ad Alife-Telese. Nel concistoro del 15 Luglio, Papa Leone XII convalidò l’atto. Il 13 Agosto ’26 venne a Piedimonte, e prese possesso di Alife, ma ritardò il possesso a Cerreto al 22 Marzo ’27. Risiedé abitualmente a Piedimonte, capoluogo del distretto, e in ogni Pasqua si recava a Cerreto.
Affabile nei modi e di sentità umanità, dava udienza a chiunque in tutte le ore. La sua liberalità era tanta che sembrava prodigalità. Disse a un debitore che gli restituiva una somma: «Benedetto Dio che provvede a tempo. Domani non avea che dare ai poveri». E molto dette nell’alluvione del 1841. Schivo di ogni mostra, non permise si facesse il suo ritratto.
Contribuì signorilmente nel rifare il campanile della cattedrale di Cerreto, diroccato nel terremoto del 1805; contribuì al restauro delle vie che portano a Guardia Sanframondi, all’antica cattedrale di Telese, e per quella dietro il giardino dell’episcopio. Donò arredi alle due cattedrali, e per quella di Alife affrontò forti spese nei restauri. A Piedimonte, in S. Maria Maggiore ordinò il pavimento del presbitèrio (c’è lo stemma), e le due artistiche balaustre a intaglio presso gli altari del Sacramento e di s. Marcellino.
Vacato il beneficio di S. Caterina in Alife, lo divise (su proposta del Comune) in sei posti, e aggiunse i sei cappellani nominandi ai mansionari, e nel ’40 anche all’Annunziata; a incrementare la pietà in S. Maria fondò l’associazione del Cuore di Gesù, l’8 Dicembre 1836 istituì l’Opera della Propagazione della Fede, e il 14 Giugno ’40 benedisse il cimitero di Piedimonte. Nel ’33 riunì il clero di Sant’Angelo in recettizia, e concesse la mozzetta all’arciprete di San Gregorio.
Devoto e pio, osservò fino alla morte i digiuni quaresimali, e nel cholera morbus del 1837, il 26 Giugno, fece uscire le processioni di penitenza dei santi patroni di tutte le quarantatré parrocchie delle due diocesi. Egli, a Piedimonte, seguì s. Marcellino e s. Rocco a Porta Vallata e, di fronte all’apprensione del popolo, offrì a Dio la sua vita purché fosse scampato quello.
Assai stimato a Napoli dove aveva accesso alla reggia, e da dove venne due volte il Card. Ruffo a Piedimonte a visitarlo, lo fu anche a Roma. A Papa Gregorio XVI non sfuggì la santa vita di lui. Appena eletto, nella lettera del 16 Aprile 1831 si raccomandava alle sue preghiere: «…Fraternitati tuae, a cuius pietate fructum deprecationis uberem, et utilem a studio pastorali operam speramus». E lo stesso papa, nel Maggio ’39, in occasione della canonizzazione di s. Giovan Giuseppe della Croce, lo invitò alla cerimonia a Roma.
Morì di colpo apoplettico, la sera del 14 Marzo 1848.
Pubblicazioni: lettere pastorali in latino, fra cui: Ep. Past. ad archiepiscopalem ecclesiam rossanensem (Romae MDCCCXVIII), altra Epistola per l’ingresso nelle diocesi di Alife-Telese, orig. presso la raccolta del dottor R. Di Lello in Piedimonte.
Bibliografia: AC 54 f. 523; P. Dat. 189, 1826 f. 1-11, da cui Ritzler-Sefrin VII, 68, che porta il trasferimento ad Alife, al 3 Giugno; Gams: Suppl. II 9; manoscritto di S. Maria Maggiore 618; Rossi: Catalogo 211; Iannacchino: Thelesia 286; Vaiani G.: Elogio funebre di mons. Carlo Puoti nei suoi funerali, il 16 Marzo 1847 (Napoli
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Non sembra suscitare dubbi l’etimologia del nome di CASTELPOTO.
Il paese avrebbe preso il nome da Potone, duca longobardo, nipote del principe Radelchi di Benevento e che fu prigioniero di Siconolfo di Salerno entrando a far parte in uno scam-bio di prigionieri nell’anno 844, come si rileva dal “Chronicon Anonimi Salernitani”.
Oltre queste esistono altre due interpretazioni circa l’origine del nome Castelpoto.
La prima del Rev. De Mennato che, considerando la posizione geografica del paese, domi-nante sul tracciato della Via Latina, ne fa derivare il nome dall’etimo latino “Castrum Po-tens”.
L’altra è avvalorata da un memorialista napoletano sulla base di un’iscrizione funeraria che si trova nella chiesa della “Pietra Santa”, in Napoli, sulla tomba di un giovane sacerdote di casa Puoti.
Sulle origini di CASTELPOTO non è possibile, allo stato attuale, avere notizie precise.
È probabile che sia stata abitata fin da tempi molto antichi.
Sembra che il primo nucleo abitativo, tenuto conto della presenza di sorgenti perenni e di un’ampia fetta di territorio pianeggiante, fosse da localizzare alle contrade Motta e Santo Spirito.
La vicinanza con Benevento e la posizione predominante sulle Via Latina e Appia, giustifi-cano a sufficienza la presenza di resti di epoca repubblicana e imperiale.
Già nel secolo scorso, Mommsen aveva catalogato (rep. n. 1704) un’iscrizione in lingua latina rinvenuta nel territorio di Castelpoto
D. M.
VIBBIAE. PRIMA
E. VIBBIA. SAE
CUNDA. PATRONAE. B. M. F.....
Castelpoto durante il primo periodo della dominazione longobarda non doveva essere altro che una dipendenza di Benevento; e tale dovette restare fino al IX secolo, quando fu dato come feudo, dal principe Radelchi, signore di Benevento, al nipote Potone.
Nel corso delle lotte per la supremazia sul principato beneventano, Potone, poiché si era schierato, a quanto pare, con la fazione che faceva capo ai signori di Capua, fu privato del ducato e le sue terre furono concesse all’abbazia di Santa Sofia di Benevento.
Castelpoto resta, così, sotto la signoria degli abati fino al 900.
Ma quando Atenolfo I di Capua, dopo aver sconfitto Radelchi II, divenne signore di Benevento è molto probabile che i discendenti di Poto siano rientrati in possesso dei loro castelli e domini e che li abbiano mantenuti fino all’XI secolo, data della conquista nor-manna.
Il Mellusi parlando dell’origine longobarda di Castelpoto ebbe modo di affermare: “Castelpoto, castrum Potonis, sospeso sul fiume, serba non solo nel nome l’impronta del-l’origine Longobarda, se è vero che il costume degli abitanti restò proclive alle vendette”.
Agli inizi dell’XI secolo l’Italia meridionale fu invasa da un nuovo popolo di guerrieri e di predoni provenienti dal nord dell'Europa: i Normanni.
Palazzo ducale Puoti di Villa di Briano(Freyanburg o Frignano)
I Puoti o Des Pota o Putiatin di Odessa e Costantinopoli oltre che Patrizi e Marchesi furono duchi -Principi -Re:discendevano da Poto Principe -duca e Signore di Benevento, Caserta e Castelpoto, nipote di Radelchi Re dei Longobardi.
(Fondazione Principessa Giovanna Puoti Aprile von Buren Hohenstaufen di Curlandia )
La Principessa Gelsomina Yasmin Aprile von Hohenstaufen Puoti ,pronipote dei Principi Longobardi Puoti,o Des Pota di Costantinopoli o Poti di Castelpoto, pronipote di Re Radelchi ,discende dai Principi Avril de Saint Genis Saintonge detti Beinstein Hohenstaufen Putiatin Yussupov.
Palazzo Puoti,una delle Residenze della Famiglia Aprile von Hohenstaufen Puoti dove il 15 giugno 1946 e' nata la Principessa Gelsomina Aprile von Hohentaufen Puoti .Erano i giorni del Corpus Domini :le strade erano un tappetto di rose e foglie di limone .La Corte del Palazzo del Principe Puoti e le scale di marmo antico profumavano di mirto e di malvarosa .Il sole di giugno brillava tra gli arazzi bizantini, esposti sui davanzali del Palazzo , per la Processione del Corpus Domini. Un Giorno Gravido di Premonizioni.
Nasceva Yasmin che un giorno avrebbe restituito al mondo la vera immagine del Corpo di Cristo, scoprendo le Bende di Cristo, proprio dietro ad una Arazzo russo degli Avril de Burey Anjou, gli Hohenstaufen Plantagenets , detti Buren Curlandia, che ereditarono la Sindone e le Bende dall'antenato Federico II.
*Solo sette mesi prima , ancora nel grembo della mamma Filly,Principessa Allegro von Hochstaden,Duchessa von Hostade , era scampata alla fucilazione nei drammatici episodi di rappresaglia tedesca contro il Borgo.La Duchessa Fil
Inviato da potiorvalens il 26/04/2005 @ 01:23 via WEB
(CDL 2)
Einleitung CDL 1 Originalurkunden Kopial überlieferte Urkunden Gefälschte oder verfälschte Urkunden Der Fälschungskomplex von Cremona
Einleitung CDL 2 Codice Diplomatico Longobardo
CODICE DIPLOMATICO LONGOBARDO
125.-131. 132.-136. 137.-140. 141.-145. 146.-151. 152.-156. 157.-161. 162.-166. 167.-174.
175.-181. 182.-190. 191.-201. 202.-208. 209.-214. 215.-221. 222.-228.
229. CHARTA CAMBIATIONIS 230. CHARTA LARGITATIS 231. CHARTA ORDINATIONIS SEU DISPOSITIONIS 232. CHARTA OFFERSIONIS 233. NOTITIA TRADITIONIS 234. CHARTA DONATIONIS
235. CHARTA OFFERSIONIS
236.-242. 243.-253. 254.-261. 262.-268. 269.-276. 277.-283. 284.-291. 292.- Appendice
229.
CHARTA CAMBIATIONIS.
769 luglio 11, Lucca.
p. 282
Originale, archivio Arcivescovile di Lucca.
+ In Dei nomine. regnante domno nostro Desiderio rege, anno regni eius tertio decimo, et filio eius idem domno nostro Adelchis rege, anno regni eius decimo, quinto idus mensis iulii, per indictionem septimam. Manifestum est nobis Gumprandus ………., hauitator in Pisa, et coniuge eius Sunderada filia quondam Charuli, quia placuit adque conuenit inter me et te Peredeo in Dei nomine episcopo, ut uiganium inter nos facere deberemus. et per hanc cartulam tibi in cambium dare preuideo casam habitationis, que fuit quondam Charuli soceri et genitori nostro, prope ecclesiam Sancti Fridiani, id est sala una da transmontante, cum fundamento et curte ante se et fenile cum suo fundamento, sorte da meridia ............. et edificio eius et arboribus infra ipsam curtem, una cum introitum et exitum suum, simul et aliquantulo orto adunato ad fundamento de ipsa casa; omnia predicta res in integrum. portionem que fuit ………………..
p. 283
iuidem reseruamus; set omnia in integrum tibi ad parte ecclesiae uestrae Sancti Fridiani …… dare preuidimus. et pro suprascripta re recepimus a te in cambium salas duas prope muro huius ciuitatis, que fuerunt quondam ….. et Uuileradi, et tibi modo obuenerunt per Rachiperto presbitero et rectoribus ecclesiae Sancti Fridiani, ………… cum fundamenta, curte, orto et medietatem puteo, una cum alio fundamento ……………. quondam Rundiperti presbiteri, et curticella et aliquantulo orto adunato ad predicto fundamento. et insimul fundamenta ista, superius dicta, est tenente: capite uno da exorgiente in fenile ……… fusi, alio uero capite est tenente una cum supradicto aliquantulo orto, qui fuit quondam Rundiperti et ... trualdi, et in orto quem dedi Sprinchae et Fuschari generi eius in uiganio; finem habentes ... sunt similiter insimul: latere uno est tenente in uia publica, alio latere est tenente prope muro ciuiltatis et orto supradicti Rachiperti presbiteri; infra designata loca cum arboribus ………………… tus presbiter, Cunimundus, Fluripertus negutians, simul et Ermulo et Perulo germani …… renuntiauerunt, eo quod secundum legem presentem uiganium inter nos factum est. haec autem omnia in cambium da te recepimus. unde repromittimus nos qui supra Gumprandus et Sunderada tibi domno Peredeo in Dei nomine episcopo, ut si aliquando nos aut heredibus nostris tibi aut rectoribus ipsius ecclesiae in aliquo de suprascripta re, quam tibi in uiganio dedimus, intentionauerimus, aut retragi quesierimus per quolibet ingenio, et eam uobis da omnes homines defendere non potuerimus, promittimus nos et heredibus nostris esse conponituris tibi et rectoribus ipsius ecclesiae ipsam rem in duplum, meliorata, in ferquidem loco, cum
p. 284
quid aut qualis tunc fuerit. Et duas cartulas cambiationis, qualiter inter nos conuenit, prope uno tenore partis nostrae Osprandum diaconum scriuere rogauimus. Actum Luca.
Signum + manus Gumprandi, qui hanc cartulam fieri rogauit.
Signum + manus Sunderade coniugi eius idem, qui hanc cartulam fieri rogauit.
+ Ego Ospertus diaconus rogatus a Gunprandu et Sunderada coniuge eius in hanc cartulam me teste subscripsi.
+ Ego Cunimundus rogatus ad Gunprand et Sunderada coniuge eius in hanc cartulam me teste subscripsi.
Signum + manus Rachiprandi filio Ansprandi da Arco testis.
Signum + manus Peruli negotianti testis.
Signum + manus Sprinche filio quondam Sindoin testis.
Ego Osprandus diaconus post traditam conpleui et dedi.
230.
CHARTA LARGITATIS.
769 luglio, Pisa.
p. 285
Copia della fine del secolo VIII o del principio del IX, archivio Arcivescovile di Pisa.
+ In nomine Domini. exempla ex autenticha cartule.
+ In Christi nomine. regnante piissimo domno nostro Desiderio et Adelchis regibus, anno filicissimo regni eorum tertio decimo et decimi, mense iulio, indictione septima. Ego Dommolino filio quondam .... perpetuam salutem dixi. Quoniam incerti sumus omnis de Dei iudicio, non iscimus qualiter nouis finis mortis occhurra, et ideo dispositum sum iter in exercito, et tiui Austrichunda dulcissima sorore germana mea, in domo mea in capillo auire uideor, elegisti tiui monasticho auito Deo deseruire, petisti me, ut tiui largito cedere de res tua fachultate, quam tiui chonquisisti, pro anima tua dare. unde chonsideratus sum superna retributione, et tuam
p. 286
quam mihi postolasti, do et cedo tiui licentia adque per hanc cartula mea largitatis sechundo edisti pagina in te chonfirmo et chonstituo tiui auire dispensatore Liufrit presbiter eclesia Sancti Petri sita que uocitatur ad Septem Pinos aut posteros eius. et si post transito meo tu dulcissima sorore mea remanserit, uolo, decerno, ut, una chum ipso, sicut tua fueri uolontate, et licentiia aueatis omnis res tuas, quas tiui chonparasti aut chonquisisti, mouilia et inmouilia, uindere, et cartula uenditionis emittere, pina super eredes meus chonligare ipsa res molestauere ad emtoribus aut ad loca uenerauilia aut chui de ipsa res in integro aut quomodo uolueri dare suptragi quesieri, dupla meliorata chonponatur; sicut tiui plicuerit animo dandi pro anima tua, una cum suprascripto dispensatores aut posteros eius quot dederit, omni tempore per mea largitate firmiter chonstituo permanire. et si quis aliquis de eredis, proeredibus meis post meus decessor quoquo tempore chontra an cartula largitatis, dispensationis ire, uenire, molestare, disrumpi aut molestare temtauerit, chonponiturus esse inueniatur tiui, suprascripto dispensatores aut ad posteros tuos, dupla melliorata rem de quot agitur. Et presens chartula omni tempore in sua permaneat firmitate, sicut Maccio notarium iscriuere rogaui. Actum Pisa, per indictione suprascripta; feliciter.
Signum * * manus Dommolini, qui an cartula fiere rogauit.
Signum * * manus Rotperti filio quondam Rodualdi testis.
Signum * * manus Ansari filio Ansualdi testis.
Signum * * manus Auriboni filio quondam Aufrit testis.
Signum * * manus Maurunte filio quondam Filicenti testis.
Signum * * manus Gumfrit filio quondam Guntifrit testis.
Ego Maccio notarius pos testium chonpleui et dedi.
Ego Anspertu notarius an cartula sine fraudem exemplaui.
p. 287
231.
CHARTA ORDINATIONIS SEU DISPOSITIONIS.
769 agosto 19, Pavia.
Copia membr. del secolo X, in minuscola libraria, archivio Capitolare di Monza,
p. 288
Exempla. + Regnante domno Desiderio et Adelchis uiri excellentissimi reges, anno pietatis regni eorum in Dei nomine tertio decimo et decimo, nona decima die mense augusto, indictione septima. Grato reuerentissimus diaconus filio bone memorie Simplitio, habitator in fundo Moditia, cogitans istius uite lauilem cursu, licet lectulo decumbens, sanus tamen mente integroque consilio, dixit: uita et mors in manu Dei est; melius enim est metu mortis hominem uiuere, quam spem uite suasus morte subuetanea interire. Ideoque per presentem cartulam preuidi ego qui supra Grato diaconus uniuersa facultatula rerum mearum disponere atque ordinare, quatinus in futuro seculo de huius uite neglegentiis non reprehendar, sed Dei prouidentiam misericordia promerear adipisci. idcirco statuo atque instituo, ut a presenti die obitus mei fundetur in curte mea, quam habere uideor in suprascripto fundo Moditia, oraculo Domini Saluatoris atque Sancti Fidelis de rebus meis propriis, per studium scilicet Garoin reuerentissimus diaconus custodes basilice Sancti Iohannis de predicto fundo Moditia, aut qui pro tempore custus in ipsa basilica fuerit. et construatur inibi mensa pauperum, quatinus de fructibus suprascriptarum rerum nostrarum sex nomina pauperum per omne ebdomatam tribus diebus ab ipsa mensa reficiatur usque ad satietatem; ut, cum ex ipsis muneribus escam et potum preciperint et Deo gratias retulerint, mihi pertingerint possit ad exultationem animole mee. ipsius uero oraculi et prefati exenedosii de luminariis ac diuinis officiis et elemosinarum studiis atque eorum ordinationem adiuro per Deum omnipotentem et sanctam Trinitatem inseparabilis, ut curam habeat de predictis tam suprascriptus Garoin diaconus quam et qui pro tempore custus ipsius basilice Sancti Iohannis
p. 289
inuentus fuerit, ita ut ipsius basilice dicioni predictum nostrorum oraculum Domini Saluatoris et exenedochium in perpetuum pertineat, eiusdemque custodes inibi talem personam iuxta Dei intuitu ordinent, qui praedicti oraculi et iam fate elemosina curam sine ulla contradictione habeant. omnia offero in iura predicti oraculi et iam fati exenedosii omnipotenti Domino de ipsius datis ac donis pro mercedem parentorum meorum et mee paruitatis anime exultatione; idem predictam curtem meam, quam habeo in iam fato fundo Moditia, cum omnibus rebus mobilibus et inmobilibus, una cum casis aldionariciis uel quidquid iuri meo in eodem loco pertinet, excepto si exinde aliquid subtraxero aut cuilibet aliquid uiuens dedero atque dari precipero; nam reliqua omnia et ex omnibus presenti transitus mei die ipsius oraculi potestati tradita ac mancipata persistant. uerum etiam et confero ad iura ipsius oraculi uel exsenedosii nostri portionem meam de casa uel area ubi posita est cum curticella, de quantum habere uideor in ciuitate Mediolanensi ex integrum; nec non et oliueta mea quam habeo in Mandello et Uareno, atque casis aldionaritiis uel terris et uineis aut quidquid in predictis locis habere dinoscor ex integrum; atque casa una masaritia posita in fundo Sacera, similiter cum rebus mobilibus atque inmobilibus. simul et offero ibi casas duas, una in Iutuno, quem mihi ex comparatione aduenit, et alia in Gummeri, quem mihi in portione aduenit de consobrinis meis, cum feglinas meas in Iutuno,
p. 290
uel omnibus rebus mobilibus atque inmobilibus in predictis duobus locis ex integrum. item confero inibi domum coltilem meum in fundo Ferminiano cum casa una aldionaritia, quem mihi ex comparatione aduenit ex integrum, seu et curte una posita in Concoretio, cum casis aldionaritiis uel omnibus rebus in predicto loco mihi pertinentibus; nec non et domo coltile meo in Kalendasco atque casa una massaritia que nominatur a Perseco; simul et domo coltile meo in Aucis, quem mihi in portione aduenit de consobrinis meis; nec non et casa una masaritia quem mihi ex comparatione aduenit, posita in ualle Cusianaca. set et augeo ad iura ipsius oraculi atque exsenedosii domum coltilem meum in Campigine; simul et omnibus res illa quam habeo in ciuitate Boloniense uel foris circa ipsa ciuitate in integrum; excepto iuges duas de terra aratoria, quod uolo habere propinquos parentes meos, qui hereditatem meam percepturi fuerant, si ego intestatus decidisset. hec omnibus rebus superius nominatis, tam suprascripto oraculo quam etiam dicto senedochio, omnia et in omnibus in potestate Sancti Iohannis, domini et nutritori meo, uel de ipsius custodes dicioni trado. et faciad inibi a presenti die obitus mei quidquid qualiter melius preuiderint. et hoc instituo, ut portionem meam de oraculo Sancti Fidelis uel ex ipso senedochio quod a parentibus meis et iuste mihi aduenit, sit ipsa portione mea in potestate iura Sancti Iohannis ordinandi qualiter mihi legibus pertinuit. Theodero puero meo habere uolo terra aratoria in ….. qui dicitur de Baragia in consimile loco,
p. 291
et media iuges de uites in Moditia et media iuges de salto in ………. prope casa ipsius, quem mihi aduenit in .....…… meis, seu et mancipio una nomine Theodoruna pro aldiane habente soledos sex mundio; item Liodoald cum filio suo Ioannace habere uolo portione mea de rebus meis ....... ibi sibi casella edificent atque inhabitare debeant; et habere eos uolo media iuge de uites et media iuge de terra aratoria in Blateno, qui dicitur de Podone, in consimile loco; item Leoprand puero meo uolo ut habeat iuges tres de terra aratoria in fundo Campigine in consimile loco; uolo ut habeat mancipio una nomine Agedruda pro aldiane habente solidos sex mundio. Ioannace, Rimedruda, Theoderada et Teodegunda instituo esse liberos et liberas ciuesque romanos et solutum uel solutas in iure patronatus; et ubi presenti die obitus mei ambulare aut cum quo habitare uolueritis, liberam habeatis in omnibus potestatem ex mea uel heredum meorum plenissima largietate. reliqua scilicet familia mea, seruos et ancillas, aldiones uel aldianes in quocumque loco habitantes, instituo esse liberos ciuesque romanos, ita tamen ut de accespitibus suis non expellantur, sed unusquisque res uel casas, quas a manus suas abent laborantes atque regentes, fruges uel omne fulgant ad predictum oraculum uel exsenedochium persoluentes, salua libertate sua seruili conditionibus soluti in predicti cespitibus suis omni in tempore perseuerent. igitur omnis predictas res superius compreensas, cum edificiis ac diuersis sediminibus cunctisque territoriis, cultis et incultis, omnibusque oliuetis uel uineis simul et siluis atque stalariis, cum pratis et pascuis, ubi ubi per singulis locis positis, excepto quod exinde nominatim subtraxi atque subtraxero; nam reliqua omnia cum omnibus finibus, terminibus uel accessionibus earum, qualiter iuri meo pertinet,
p. 292
ex integrum per presentem oraculo in iura et potestate predicti sancti ac uenerabilis loci a presenti die transitus mei dono, cedo ac confero, et per presentem paginam solemniter mancipo atque confirmo pro mercede anime parentorum etiam propinquorum nostrorum uel mea. unde adiuro principes terre istius uel omnes Christianos per Deum omnipotentem et sanctam Crucem Domini nostri Iesu Christi atque intemerata uiscera beate et semper uirginis Dei genitricis Marie Trinitatemque inseparabilem et sacrosancta quattuor Dei euuangelia, ut nullus eorum se contra presentem paruitatis nostre ordinationem emittere debeant, aut hinc aliquid subtraere aut emutare presumat, sed quod nostra integerrima uoluntas omnipotenti Deo offersi, sine ulla dimunitione integre permanere promittat, reseruato tamen in mea cui supra potestate, dum uita mea consteterit, iudicandi, faciendi ex omnibus quidquid uoluero. Quam igitur ordinationis seu dispositionis mee paginam Thomas subdiaconum et notario Sancte Ticinensis ecclesie scribere rogaui, in qua subter propriis manibus confirmaui testibusque obtulimus roborandum. Actum Ticinum; feliciter.
Ego Gratus uir uenerabilis diaconus huic cartola hordinationis seu institutionis meae a me facta relegi, suscripsi et testibus optuli roborandum.
Signum + manus Uitalis negotiens filio quondam Iobinale testes.
Signum + manus Teoperti negotiens filio Teopald testes.
Signum + manus Nazarii monetario filio quondam Gaderis testes.
Ego Andreas medicus huic cartula dispositionis seu institutionis rogatus a Gradone diacono, non relicto mihi, subscripsi, qui me presentem subscripsit.
Theoderaces aurifex huic cartola dispositionis seu institutionis rogatus a Gradone diacono testes subscripsi, me presente scripsit, et non est mihi relicto.
p. 293
Ego qui supra Thomas subdiaconus et notarius Sancte Ticinensis ecclesie scriptor uius dispositionis seu institutionis, quem post traditam compleui et dedi.
232.
CHARTA OFFERSIONIS.
769 novembre 14, Lucca.
Originale, archivio Arcivescovile di Lucca.
+ In Dei nomine. regnante domno nostro Desiderio rege et filio eius domno nostro Adelchis rege, anno regni eorum tertio decimo et undecimo, octauo decimo kalendas decembris, per indictionem octauam. Manifestum est mihi Liutperto presbitero rectori ecclesiae Domini et Sancti Frigdiani in Lunata, quia per hanc cartulam offero Deo et tibi suprascriptae Dei ecclesiae Sancti Fridiani omnem adquisitum meum, quem adquaesiui et mihi legibus pertenet et adquirere
p. 294
potuero, pro animae mee remedio, exceptis rebus ex iure parentum meorum; tali autem ordine, ut, dum ego aduiuere meruero, ipsum adquisitum praedictum meae reseruo potestati usumfructuandi, gubernandi et regendi recto moderamine, et iterum in aliquo faciendi; post uero meum obitum omnis iam dictus meus adquisitus reuertatur in potestate praefatae Dei ecclesiae pro animae meae remedio in prefinito. et neque a me neque a meis heredibus posse aliquando disrumpi haec cartula offersionis meae, sed, ut superius decreui, ita persistat; et nulli liceat nolle quod semel uolui. Et pro confirmatione Austripertum clericum scribere rogaui. Actum Luca.
Signum + manus Liutperti presbiteri, qui hanc cartulam fieri rogauit.
+ Ego Rachiprandus clericus rogatus a Liutperto presbitero in hanc cartulam me teste subscripsi.
+ Ego Anipertus presbiter rogatus at Liutpertus presbiter in anc cartula me teste supscripsi.
+ Ego Argimo rogatus ad Liupertu presbitero in anc cartula me teste subscripsi.
Signum + manus Gunprandi filii quondam Uuilleradi de Lunata testis.
Signum + manus Tassuli filii quondam Gunfridi de suprascripto loco testis.
+ Ego Austripertus clericus post traditam conpleui et dedi.
233.
NOTITIA TRADITIONIS.
- 769.
p. 295
Originale, archivio di Stato in Milano.
+ In Dei nomine. Noditia, qualiter Arichis tradidit nepta sua Magnerata Anscausi, in diae uotorum, cum omne substantia sua, quitquit eis aduinit de sorores uel amitane suas, qualiter rex inter eas diuisione fecet per misso suo. Noditia facta in presentia Tomati sculdahis de uico Ludolo, Alfrit de Sicilla et Bruningo de Maliacis.
p. 296
234.
CHARTA DONATIONIS.
769 novembre 19, “Sossonno”.
Originale, archivio di Stato in Milano.
Oracolum Confessoris Christi Tzenoni in Capellione a parentibus meis aedificatum; petzola una de oliuetallo meo et alia petzola de uites in ipso loco Campelliune, de Gundo-ald;
p. 297
Sul verso della pergamena:
suprascripto o-li ue-tal-lo: de u-na o-li-ue-tal-lo suprascrip-ti Ger-tru-da ne-pte et de a-li-a par-te o-li-ue-to suprascripti oracoli, capite uno tenit in uites Totoni et alio in selua; a suprascriptae uitecelle quoherit: de una parte omnia sicut oliuetallo et uno capite in laco.
Sul recto:
+ Regnante domno nostro Desiderio uero excellentissimo rege, anno pietatis regni eius in Christi nomine tertio decimo, et gloriosissimo domno nostro Adelchis rege filio eius, anno undecimo, nona decima diae mensis nouembrii, indictione octaba. Basilicae beatissimi et Confessoris Christi Tzenoni in uico Campellione a parentibus meis edificatum, Magnerada Dei ancella, relicta bone memorie Anscaus, donatrix eiusdem oracoli presens presenti dixi: quidquid homo in loca uenerauia contulerit, centublum acepiet, et insuper uitam hedernam possedeuit. Quapropter ego que supra Magnerada Dei ancella dono in ipso sancto loco et eius ius dominiumque transcriuo atque transcripsi donationis tetulo pro missa et luminaria mea uel pro iocale atque pro parentibus meis, id est oliuetallo meo in ipso uico Campellione, simul et uiticellas insimul se tenentem de quondam Gundoald auius meus ex integrum; quoherit: de una parte oliuetallo Gaitrudae nepte meae et de alia parte oliueto suprascripti oracoli, capite uno tenit in uites Totoni et alio in selua; simul et ad uites ut supra. que oliuetallo et uiticellas, sicut pedatura uel quoherentia legitur uel a me possessum est, a praesenti diae in ipso sancto loco done, cedo et confero et per praesentem cartulam donationis confirmo, ut dixi, pro missa et lumina mea, sub eo ordine, ut, dum ego aduicxero que supra Magnerada Dei ancella, in mea reseruo
p. 298
potestatem usufructuario nomine, nam non alienandi licentiam habitura; nam post meum decessum a praesenti diae in iura et potestatem suprascripti oracoli permaneat, et custus, qui ibidem per tempore fuerit, faciant ex eis canocae ordine quidquid praeuiderit; nec mihi leceat ullo tempore nolle quod uolui, sed quod a me semel factum est, inuiolauiliter conseruare promitto. Quam enim cartulam donationis meae Alfrit notarius amico meo scriuere rogaui, in qua manu mea subter signum facientes testibusque obptoli rouorandum. Acto in uico Sossonno, sub die, regni et indictione suprascripta octaba; feliciter.
Signum + manus Magneradae Dei ancelle, relicta bone memorie Anscaus, qui hanc cartulam donationis fieri rogauit.
+ Ego Aunefrit uir uenerabilis presbiter in hacn cartulam donationis rogatus a Magnerata Dei ancella consentiae fui.
Signum + manus Tagipert de Cateriaco testis.
Signum + manus Ambrosii filii quondam Gudoald de Cateriaco testis.
Signum + Oto manus Otoni filii quondam Otoni de Cateriaco, qui nomen suum scripsit.
+ Ego qui supra Alfrit notarius scriptor huius cartule, quam post traditam conpleui et dedi.
235.
CHARTA OFFERSIONIS.
769 dicembre 24, S. Regolo in Gualdo.
Originale, archivio Arcivescovile di Lucca.
p. 299
+ In Dei nomine. regnante domno nostro Desiderio rege, anno regni eius quarto decimo, et filio eius idem domno nostro Adelchis rege, anno regni eius undecimo, nono kalendas ianuria, per indictione octauam. Manifestum est nouis Barunulus filio quondam Mancioni, auitatores in Paternu, quia per hanc cartulam offerimus Deo et tibi eclesia beati Sancti Reguli, ubi eius corpus requiescit, in Gualdo, ubi Lupo presbiter rector esset uidetur, casam auitationis noster cum omnibus aliis edeficiis et fundamenti, curte, ortis, terris, uineis, pratis, pascuis, silbis, cultum adque incultum, mouilem uel inmobile seot semouentibus; omnia nobis pertinentes in intregum sit in potestate eclesie in prefinito. et itam nos superdicti Barunulu uolomus, dum aduiuere meruero, de omnia notrimina mea et de usiuilia seot et de usufructum meum potestatem mihi reseruo, in omnibus despensandi pro remedio anime mae, qualiter uoluero; nam aliis hominibus rebus mea, hec cot in antea adquirere potuero, omnia in intrigum trado et offero Deo et tibi eclesia beati Sancti Reguli in prefinito pro remedio anime mae. et neque ad mo neque ad eridibus meis aliquando ad nullu nomine presens cartula offersionis posset disrumpit, set omni in tenpore stabile permaneat. Et per confermatione Autelmu presbiterum scriuere rogauit. Actum ad eglesia Sancti Reguli in Gualdo.
p. 300
Signu + manus Barunuli offertoris et conseruatori.
Signu + manus Mauri filio quondam Magnifret testis.
Signu + manus Tanuli filio quondam Magnifret testis.
Signu + manus Bruno clirico filio quondam Auti testis.
Signu + manus Gumpaldu clerici testis.
+ Ego Gumpertus clericus rogatus a Barunulo in hanc cartula offersionis me testi subscripsi.
+ Ego Autelmu presbiter pos tradita conpleui et dedi.
Inviato da potiorvalens il 26/04/2005 @ 14:13 via WEB
SAIR La Principessa Yasmine von Hohenstaufen fonda la Lega Longobarda, Bizantina, Gotica.
- Thursday, 06 January @ 22:23:56 CET
La Principessa Yasmin von Hohenstaufen, Presidente del Green Kings Ring , Organo Consultivo Costituzionale del Corpus saecularium Principum di Worms,
fonda la Ligue Longobarde- Lombarde, La Ligue Gothique, Bizanthine.ad Avrillèe-
Trattasi di anelli dell'Hohenstaufen-Enclos , politicamente e dinasticamente trasversali.
Si parla in questi giorni del Passaggio di una misteriosa Cometa- Il nome e' sconosciuto. solo pochi lo conoscono:tra questi la Principessa Yasmin, pronipote di Costantino, Potior Valens, Imperatori Valentiniani, Teodolinda, King Alaric Veruli, King Desiderio, Stupor Mundi!
Da Avril, in Vandea , Sair la Principessa Yasmin, durante un Convegno , sull'Origine auruncica sicambrica della dinastia celtico merolitinga longobarda Avril de Saint Genis de Burey Anjou, rivela il nome della Cometa, il cui passaggio in quest'epoca era testimoniato anche dalla tradizione cistercense-
Il nome misterioso di questa Cometa e' Anjoum , plurale di Stelle, ovvero di Istar , nome di Venere.Congiunzione quindi delle varie Venus Genitrix delle linee della Sancta Propago di Saint Genis.
Dalle Fondazioni Celtica Gotica -Longobardo- Bizantina ,Sair La Principessa Yasmin von Hohenstaufen vara la LEGA Gotica-Longobarda e la lega Bizantina , da Avrille' l'antica Avril , Menhir de Caesar, presso la Fontana del Graal, ove nacque il nido delle Dinastie Graaliche Saint Genis -
Il giorno e' gravido di presagi, poiche' proprio presso il Menhir di Caesar , un'antica leggenda parla del passaggio di una cometa , non quella di Betlemme, ma della Cometa Anjoum, che secondo i Re Magi significa Anthesterion, ossia Avril o April,ovvero fiore di Stelle ovvero Istar, nome di Venere, da cui Veiblinghen , il nome della Santa Propago Avril de Saint Genis-Tale Tradizione si ritrova anche in alcune profezie riprese dallo storico Perry, che descrive la discendenza delle dinastie graaliche da un unico ceppo originario. Quindi anche gli Anjou Plantagenet discendenvano dalla mistica della Linea di Venere, in quanto Anjoum significa proprio Avril o Veiblinghen . Le cronache Cistercensi parlano infatti del rituale Platageneta del Brindisi, detto Brill,o Vrill da Avril , QUALE FORZA VITALE dell'epitome della Ginestra, ovvero Stirpe di Venere, da Gene- progenie-Estra, per Istar, o stella di Venere .Non a caso il simbolo dei Plantageneti e' proprio la Ginestra.(Traduzione da Euronews)
*******************************************************************************
I Longobardi erano un'antica popolazione germanica occidentale, stanziata originariamente nel basso corso dell'Elba, che verso l'inizio del sec. VI° si stabilirono in Pannonia. Alboino († Verona 28.6.572), che era succeduto nel 560 al re Audoino, dopo aver sconfitto i Gepidi (Antica popolazione di stirpe germanica orientale, originaria della regione della Vistola, protagonista di alcune incursioni nell'impero romano al tempo di Probo (sec. III). I g. combatterono contro Attila e, dopo la sua morte, diedero vita in Dacia a una formazione statale. Stabilitisi poi (sec. V) in Pannonia)ed averli sottomessi sposò Rosmùnda (566) figlia di Cunimondo, re del popolo sconfitto. Nel 568-69 guidò i longobardi, stanziati ormai in Pannonia come federato dell'impero bizantino, in Italia. Conquistò il Veneto, dove istituì un ducato con centro a Cividale, che affidò al nipote Gisulfo e invase la Lombardia; conquistata Milano (569), assediò Pavia che capitolò solo nel 571. Si insediò quindi a Verona, dove fu ucciso da una congiura ordita dalla moglie.Rosmunda congiurò contro il marito e lo fece avvelenare dallo scudiero Elmichi, rifugiandosi poi a Ravenna, sotto la protezione bizantina, dove morì a sua volta avvelenata da Elmichi. Secondo la tradizione tramandata da Paolo Diacono, e ripresa in varie opere letterarie (V. Alfieri, G. Prati), avrebbe ucciso Alboino perché costretta da lui a bere nel teschio del padre. I longobardi occuparono Lombardia,(dando il nome alla Lombardia, ) Emilia, Toscana, Umbria (ducato di Spoleto), Campania (ducato di Benevento), mentre il resto d'Italia rimaneva sotto la giurisdizione dell'impero bizantino. Politicamente il loro regno fu costituito da una serie di ducati, con sede nelle principali città, che eleggevano un re; questi risiedeva a Pavia e amministrava le proprie terre attraverso agenti (castaldi), che avevano anche la funzione di controllo sull'operato dei duchi. Col passare del tempo vi fu un processo di accentramento del potere nelle mani del re, che non giunse tuttavia a coinvolgere i due ducati di Spoleto e di Benevento, che rimasero di fatto indipendenti. Ad Alboino successe un breve periodo di interregno da parte dei Duchi (574-84), nel 584 divenne re dei longobardi Autari († Pavia 590) che nel 589 sposò Teodolinda(† 628) che era figlia del duca dei bavari, Garibaldo,. Autari resse il reame con una politica di pacificazione interna e di riorganizzazione amministrativa. Minacciato di invasione, riuscì a minare l'alleanza nemica tra franchi e bizantini (590), accordandosi con i franchi. Morto Autari a Pavia nel 590 il duca di Torino Agilulfo († Milano 616) nel 591 sposò la sua vedova Teodolinda e gli succedette al trono. Questi consolidò l’autorità reale sui duchi ribelli dell’Italia settentrionale, arrivando a conquistare Padova (601), Cremona e Mantova (603) e costrinse l'esarca bizantino ad accettare una tregua e a versargli un cospicuo tributo. Influenzato da Teodolinda, cattolica, favorì la diffusione del cattolicesimo nel suo popolo, inizialmente ariano, e mantenne una politica conciliante con papa Gregorio Magno. Teodolinda regnò sui longobardi fino al 625, quando le successe il figlio Adaloaldo. Teodolinda morì nel 628, le viene attribuita la decisione di edificare la basilica di S. Giovanni Battista, a Monza. Adaloaldo venne spodestato nel 626 da Arioaldo che aveva sposato Gundeberga, cattolica, figlia di Agilulfo e di Teodolinda dopo aver capeggiato la congiura che aveva raccolto quanti, di religione ariana, si opponevano al re. Morto Arioaldo nel 636 gli successe Ròtari († 652), duca di Brescia. Di religione ariana, sposò la vedova di Arioaldo Gundeberga, di fede cattolica. Fu un sovrano energico e autorevole, potenziò il potere centrale, reprimendo le velleità autonomistiche dei duchi. Estese i domini longobardi in Italia, conquistando la Liguria (643) e ampi territori veneti, quali il territorio di Oderzo, l’antica Opitergium. Viene ricordato soprattutto per il suo editto, promulgato a Pavia il 22/11/643, che si considera la prima stesura ufficiale di leggi longobarde. Rotari incaricò il notaio di corte Ansoaldo di ricercare presso gli anziani e i saggi le consuetudini e le usanze (cawarfida) dei Longobardi che fino ad allora venivano tramandate solo oralmente, e le raggruppò in 388 capitoli, strutturati in modo organico. Scritto in latino, l’Editto è quanto di più germanico si possa concepire, si occupa di crimini politici e militari, di reati contro le persone e le cose, si occupa di diritto familiare, processuale e obbligazioni varie, nonché dei privilegi reali. Gli articoli sono consoni alle caratteristiche di onestà e moralità delle popolazioni germaniche, scevre da falsi moralismi e non abituate come i Romani a disquisire del sesso degli angeli e a pavoneggiarsi per la forma espressiva, prescindendo magari dalla sostanza dei concetti espressi. Seguendo il principio della personalità della legge, l’Editto si rivolge ai soli Longobardi: i "Romani" (galli, liguri, etruschi) continuino pure a seguire le loro leggi ed i loro costumi. A Rotari succede nel 652 suo figlio Rodoaldo, ancora molto giovane, la sua professione ariana scatena subito reazioni dalla fazione cattolico romana, ne scaturisce una congiura che, dopo appena 6 mesi di regno, conduce all’assassinio del re per mano di un sicario. Nel 653 viene posto sul trono Ariperto († 661), figlio di Gundoaldo, duca d’Asti e nipote di Teodolinda, alla sua morte avvenuta nel 661 il regno viene diviso tra i suoi due figli Pertarito, che pose la capitale del suo regno a Milano, e Godeperto che si stabilì a Pavia. Pertarito, nel 662 viene spodestato da Grimoàldo (Friuli 600 ca - Pavia 671), figlio di Gisulfo, duca del Friuli e duca di Benevento dal 647, che riuscì ad approfittare dell’antagonismo tra i due figli di Ariperto. Pertarito comunque riesce a fuggire e si rifugia presso gli Avari di lì poi scappa fino alla corte dei Franchi. Grimoaldo controllò tutti i possedimenti longobardi nella penisola, riconducendoli sotto il dominio della corona . Respinse gli attacchi dell'imperatore bizantino Clemente II, che tentava di riconquistare Benevento. Seppe opporsi ai Franchi, chiamati in aiuto da Pertarito e soffocò, con l'aiuto degli avari, la ribellione di Lupo in Friuli. Aggiunse nuove leggi all'editto di Rotari nel 668. Nel 671, alla morte di Grimoaldo, torna sul trono Pertarito che si fa paladino della politica di tolleranza e unione con i cattolici. Si scontra contro Alachi, Duca di Trento, ma non riesce a batterlo, quindi si associa al trono il figlio Cuniperto († 661), che diventa re nel 688. Cuniperto accentua la politica paterna filocattolica, schierandosi apertamente contro la fazione ariana; reprime la ribellione degli ariani capitanati da Alachi e da Austruo che aveva usurpato il ducato del Friuli. A Cuniperto succede il suo giovane figlio Liutperto, ma Ragimperto († 701), figlio di Godeberto, duca di Torino, gli si oppone, facendo valere i propri diritti ereditari e nel 700 occupa il trono longobardo. Ragimperto muore a Pavia nel 701 e a lui succede Ariperto II°, già Duca di Torino, associato al trono dal padre. Il suo regno fu terribile, perseguitò i rivali, torturandone e uccidendone anche mogli e figli, sconfitto da Ansprando, annegò nel Ticino nel 712, mentre tentava la fuga. Ansprando, Duca d’Asti, divenne prima tutore del giovane Re Liutperto, quindi divenne Re nel marzo del 712, dopo un brevissimo regno di soli 3 mesi gli succedette, sempre nel 712, suo figlio Liutpràndo († 744). Questi portò il regno longobardo in Italia al suo massimo splendore. Fuse il sistema giuridico romano, improntato alle norme della religione cristiana, con la tradizione longobarda; compose un'opera legislativa in 153 capitoli (713-35), come aggiornamento dell'editto di Rotari. Contenne le tendenze autonomistiche dei ducati longobardi di Spoleto e Benevento e, approfittando dei dissidi tra il papato e l'impero bizantino riguardo al culto delle immagini, occupò l'esarcato (726), la pentapoli e il ducato romano. Trovato un compromesso con papa Gregorio II, gli donò il castello di Sutri (728). Fu in buoni rapporti con Carlo Martello, che aiutò contro gli arabi (737-38). Dopo un nuovo periodo di scontri col papato, stipulò con papa Zaccaria i patti di Terni (742), che prevedevano una tregua ventennale. Astolfo (749-58) conquistò Ravenna, ma, sconfitto dal re dei franchi Pipino (754 e 756), fu costretto a lasciarla. Desidèrio († Corbie 774 ca) fu l’ultimo re dei longobardi. Duca di Tuscia, succedette ad Astolfo (756), ottenendo contro Rachis l'appoggio del papato. Nel 759 associò il figlio Adelchi al potere. Mantenne in un primo tempo buoni rapporti col papato e coi franchi, grazie anche alla mediazione di Bertrada, regina dei franchi, che fece sposare i due figli Carlo e Carlomanno con Ermengarda e Gerberga, figlie di Desiderio Ripresa una politica aggressiva nei confronti del papa, che sosteneva contro Desiderio i duchi di Spoleto e Benevento, invase lo stato della chiesa ed entrò a Roma (772), spingendo Adriano I° a chiedere aiuto a Carlo, che nel frattempo aveva ripudiato Ermengarda; Re Desiderio si rifugia in Francia .Adelchi,va a Costantinopoli, unitamente al figlio, nato da Gisla, sorella di Carlo Magno, King Poto Iovius Patricius Despota di Bisanzio,che sposa la figlia di Carlo Magno . La sorella di Re Poto lImperatrice Ageltrude, sposa d Re Guido di Spolet0, Primo Imperatore d'Italia.
I Rè Longobardi:
568 - 573 Alboino
573 - 575 Celphi
584 - 590 Autharis (Autari)
590 - 591 Theodelinda (Teodolinda)
591 - 615 Agilulfo
615 - 625 Adaloaldo
625 - 636 Arioaldo
636 - 652 Rotharis (Rotari)
652 - 661 Ariberto I°
662 - 671 Grimoaldo
671 - 674 Garibaldo
674 - 688 Bertharito
688 - 700 Cuniberto
701 - 712 Ariberto II°
712 - 744 Liutprando
744 - 749 Rachis del Friuli
749 - 756 Aistulf (Astolfo)
756 - 774 Desiderius (Desiderio) - Adelchi- King Poto,capostipite dei Principi Puoti di Bisanzio -Ultima discendente diretta ,erede del Rango di Rex Langobardorum Romanorum Sair Principessa Yasmin von Hohenstaufen Avril de Burey d'Anjou Puoti -
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SAIR La Principessa Yasmine von Hohenstaufen fonda la Lega Longobarda, Bizantina, Gotica.
- Thursday, 06 January @ 22:23:56 CET
La Principessa Yasmin von Hohenstaufen, Presidente del Green Kings Ring , Organo Consultivo Costituzionale del Corpus saecularium Principum di Worms,
fonda la Ligue Longobarde- Lombarde, La Ligue Gothique, Bizanthine.ad Avrillèe-
Trattasi di anelli dell'Hohenstaufen-Enclos , politicamente e dinasticamente trasversali.
Si parla in questi giorni del Passaggio di una misteriosa Cometa- Il nome e' sconosciuto. solo pochi lo conoscono:tra questi la Principessa Yasmin, pronipote di Costantino, Potior Valens, Imperatori Valentiniani, Teodolinda, King Alaric Veruli, King Desiderio, Stupor Mundi!
Da Avril, in Vandea , Sair la Principessa Yasmin, durante un Convegno , sull'Origine auruncica sicambrica della dinastia celtico merolitinga longobarda Avril de Saint Genis de Burey Anjou, rivela il nome della Cometa, il cui passaggio in quest'epoca era testimoniato anche dalla tradizione cistercense-
Il nome misterioso di questa Cometa e' Anjoum , plurale di Stelle, ovvero di Istar , nome di Venere.Congiunzione quindi delle varie Venus Genitrix delle linee della Sancta Propago di Saint Genis.
Dalle Fondazioni Celtica Gotica -Longobardo- Bizantina ,Sair La Principessa Yasmin von Hohenstaufen vara la LEGA Gotica-Longobarda e la lega Bizantina , da Avrille' l'antica Avril , Menhir de Caesar, presso la Fontana del Graal, ove nacque il nido delle Dinastie Graaliche Saint Genis -
Il giorno e' gravido di presagi, poiche' proprio presso il Menhir di Caesar , un'antica leggenda parla del passaggio di una cometa , non quella di Betlemme, ma della Cometa Anjoum, che secondo i Re Magi significa Anthesterion, ossia Avril o April,ovvero fiore di Stelle ovvero Istar, nome di Venere, da cui Veiblinghen , il nome della Santa Propago Avril de Saint Genis-Tale Tradizione si ritrova anche in alcune profezie riprese dallo storico Perry, che descrive la discendenza delle dinastie graaliche da un unico ceppo originario. Quindi anche gli Anjou Plantagenet discendenvano dalla mistica della Linea di Venere, in quanto Anjoum significa proprio Avril o Veiblinghen . Le cronache Cistercensi parlano infatti del rituale Platageneta del Brindisi, detto Brill,o Vrill da Avril , QUALE FORZA VITALE dell'epitome della Ginestra, ovvero Stirpe di Venere, da Gene- progenie-Estra, per Istar, o stella di Venere .Non a caso il simbolo dei Plantageneti e' proprio la Ginestra.(Traduzione da Euronews)
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I Longobardi erano un'antica popolazione germanica occidentale, stanziata originariamente nel basso corso dell'Elba, che verso l'inizio del sec. VI° si stabilirono in Pannonia. Alboino († Verona 28.6.572), che era succeduto nel 560 al re Audoino, dopo aver sconfitto i Gepidi (Antica popolazione di stirpe germanica orientale, originaria della regione della Vistola, protagonista di alcune incursioni nell'impero romano al tempo di Probo (sec. III). I g. combatterono contro Attila e, dopo la sua morte, diedero vita in Dacia a una formazione statale. Stabilitisi poi (sec. V) in Pannonia)ed averli sottomessi sposò Rosmùnda (566) figlia di Cunimondo, re del popolo sconfitto. Nel 568-69 guidò i longobardi, stanziati ormai in Pannonia come federato dell'impero bizantino, in Italia. Conquistò il Veneto, dove istituì un ducato con centro a Cividale, che affidò al nipote Gisulfo e invase la Lombardia; conquistata Milano (569), assediò Pavia che capitolò solo nel 571. Si insediò quindi a Verona, dove fu ucciso da una congiura ordita dalla moglie.Rosmunda congiurò contro il marito e lo fece avvelenare dallo scudiero Elmichi, rifugiandosi poi a Ravenna, sotto la protezione bizantina, dove morì a sua volta avvelenata da Elmichi. Secondo la tradizione tramandata da Paolo Diacono, e ripresa in varie opere letterarie (V. Alfieri, G. Prati), avrebbe ucciso Alboino perché costretta da lui a bere nel teschio del padre. I longobardi occuparono Lombardia,(dando il nome alla Lombardia, ) Emilia, Toscana, Umbria (ducato di Spoleto), Campania (ducato di Benevento), mentre il resto d'Italia rimaneva sotto la giurisdizione dell'impero bizantino. Politicamente il loro regno fu costituito da una serie di ducati, con sede nelle principali città, che eleggevano un re; questi risiedeva a Pavia e amministrava le proprie terre attraverso agenti (castaldi), che avevano anche la funzione di controllo sull'operato dei duchi. Col passare del tempo vi fu un processo di accentramento del potere nelle mani del re, che non giunse tuttavia a coinvolgere i due ducati di Spoleto e di Benevento, che rimasero di fatto indipendenti. Ad Alboino successe un breve periodo di interregno da parte dei Duchi (574-84), nel 584 divenne re dei longobardi Autari († Pavia 590) che nel 589 sposò Teodolinda(† 628) che era figlia del duca dei bavari, Garibaldo,. Autari resse il reame con una politica di pacificazione interna e di riorganizzazione amministrativa. Minacciato di invasione, riuscì a minare l'alleanza nemica tra franchi e bizantini (590), accordandosi con i franchi. Morto Autari a Pavia nel 590 il duca di Torino Agilulfo († Milano 616) nel 591 sposò la sua vedova Teodolinda e gli succedette al trono. Questi consolidò l’autorità reale sui duchi ribelli dell’Italia settentrionale, arrivando a conquistare Padova (601), Cremona e Mantova (603) e costrinse l'esarca bizantino ad accettare una tregua e a versargli un cospicuo tributo. Influenzato da Teodolinda, cattolica, favorì la diffusione del cattolicesimo nel suo popolo, inizialmente ariano, e mantenne una politica conciliante con papa Gregorio Magno. Teodolinda regnò sui longobardi fino al 625, quando le successe il figlio Adaloaldo. Teodolinda morì nel 628, le viene attribuita la decisione di edificare la basilica di S. Giovanni Battista, a Monza. Adaloaldo venne spodestato nel 626 da Arioaldo che aveva sposato Gundeberga, cattolica, figlia di Agilulfo e di Teodolinda dopo aver capeggiato la congiura che aveva raccolto quanti, di religione ariana, si opponevano al re. Morto Arioaldo nel 636 gli successe Ròtari († 652), duca di Brescia. Di religione ariana, sposò la vedova di Arioaldo Gundeberga, di fede cattolica. Fu un sovrano energico e autorevole, potenziò il potere centrale, reprimendo le velleità autonomistiche dei duchi. Estese i domini longobardi in Italia, conquistando la Liguria (643) e ampi territori veneti, quali il territorio di Oderzo, l’antica Opitergium. Viene ricordato soprattutto per il suo editto, promulgato a Pavia il 22/11/643, che si considera la prima stesura ufficiale di leggi longobarde. Rotari incaricò il notaio di corte Ansoaldo di ricercare presso gli anziani e i saggi le consuetudini e le usanze (cawarfida) dei Longobardi che fino ad allora venivano tramandate solo oralmente, e le raggruppò in 388 capitoli, strutturati in modo organico. Scritto in latino, l’Editto è quanto di più germanico si possa concepire, si occupa di crimini politici e militari, di reati contro le persone e le cose, si occupa di diritto familiare, processuale e obbligazioni varie, nonché dei privilegi reali. Gli articoli sono consoni alle caratteristiche di onestà e moralità delle popolazioni germaniche, scevre da falsi moralismi e non abituate come i Romani a disquisire del sesso degli angeli e a pavoneggiarsi per la forma espressiva, prescindendo magari dalla sostanza dei concetti espressi. Seguendo il principio della personalità della legge, l’Editto si rivolge ai soli Longobardi: i "Romani" (galli, liguri, etruschi) continuino pure a seguire le loro leggi ed i loro costumi. A Rotari succede nel 652 suo figlio Rodoaldo, ancora molto giovane, la sua professione ariana scatena subito reazioni dalla fazione cattolico romana, ne scaturisce una congiura che, dopo appena 6 mesi di regno, conduce all’assassinio del re per mano di un sicario. Nel 653 viene posto sul trono Ariperto († 661), figlio di Gundoaldo, duca d’Asti e nipote di Teodolinda, alla sua morte avvenuta nel 661 il regno viene diviso tra i suoi due figli Pertarito, che pose la capitale del suo regno a Milano, e Godeperto che si stabilì a Pavia. Pertarito, nel 662 viene spodestato da Grimoàldo (Friuli 600 ca - Pavia 671), figlio di Gisulfo, duca del Friuli e duca di Benevento dal 647, che riuscì ad approfittare dell’antagonismo tra i due figli di Ariperto. Pertarito comunque riesce a fuggire e si rifugia presso gli Avari di lì poi scappa fino alla corte dei Franchi. Grimoaldo controllò tutti i possedimenti longobardi nella penisola, riconducendoli sotto il dominio della corona . Respinse gli attacchi dell'imperatore bizantino Clemente II, che tentava di riconquistare Benevento. Seppe opporsi ai Franchi, chiamati in aiuto da Pertarito e soffocò, con l'aiuto degli avari, la ribellione di Lupo in Friuli. Aggiunse nuove leggi all'editto di Rotari nel 668. Nel 671, alla morte di Grimoaldo, torna sul trono Pertarito che si fa paladino della politica di tolleranza e unione con i cattolici. Si scontra contro Alachi, Duca di Trento, ma non riesce a batterlo, quindi si associa al trono il figlio Cuniperto († 661), che diventa re nel 688. Cuniperto accentua la politica paterna filocattolica, schierandosi apertamente contro la fazione ariana; reprime la ribellione degli ariani capitanati da Alachi e da Austruo che aveva usurpato il ducato del Friuli. A Cuniperto succede il suo giovane figlio Liutperto, ma Ragimperto († 701), figlio di Godeberto, duca di Torino, gli si oppone, facendo valere i propri diritti ereditari e nel 700 occupa il trono longobardo. Ragimperto muore a Pavia nel 701 e a lui succede Ariperto II°, già Duca di Torino, associato al trono dal padre. Il suo regno fu terribile, perseguitò i rivali, torturandone e uccidendone anche mogli e figli, sconfitto da Ansprando, annegò nel Ticino nel 712, mentre tentava la fuga. Ansprando, Duca d’Asti, divenne prima tutore del giovane Re Liutperto, quindi divenne Re nel marzo del 712, dopo un brevissimo regno di soli 3 mesi gli succedette, sempre nel 712, suo figlio Liutpràndo († 744). Questi portò il regno longobardo in Italia al suo massimo splendore. Fuse il sistema giuridico romano, improntato alle norme della religione cristiana, con la tradizione longobarda; compose un'opera legislativa in 153 capitoli (713-35), come aggiornamento dell'editto di Rotari. Contenne le tendenze autonomistiche dei ducati longobardi di Spoleto e Benevento e, approfittando dei dissidi tra il papato e l'impero bizantino riguardo al culto delle immagini, occupò l'esarcato (726), la pentapoli e il ducato romano. Trovato un compromesso con papa Gregorio II, gli donò il castello di Sutri (728). Fu in buoni rapporti con Carlo Martello, che aiutò contro gli arabi (737-38). Dopo un nuovo periodo di scontri col papato, stipulò con papa Zaccaria i patti di Terni (742), che prevedevano una tregua ventennale. Astolfo (749-58) conquistò Ravenna, ma, sconfitto dal re dei franchi Pipino (754 e 756), fu costretto a lasciarla. Desidèrio († Corbie 774 ca) fu l’ultimo re dei longobardi. Duca di Tuscia, succedette ad Astolfo (756), ottenendo contro Rachis l'appoggio del papato. Nel 759 associò il figlio Adelchi al potere. Mantenne in un primo tempo buoni rapporti col papato e coi franchi, grazie anche alla mediazione di Bertrada, regina dei franchi, che fece sposare i due figli Carlo e Carlomanno con Ermengarda e Gerberga, figlie di Desiderio Ripresa una politica aggressiva nei confronti del papa, che sosteneva contro Desiderio i duchi di Spoleto e Benevento, invase lo stato della chiesa ed entrò a Roma (772), spingendo Adriano I° a chiedere aiuto a Carlo, che nel frattempo aveva ripudiato Ermengarda; Re Desiderio si rifugia in Francia .Adelchi,va a Costantinopoli, unitamente al figlio, nato da Gisla, sorella di Carlo Magno, King Poto Iovius Patricius Despota di Bisanzio,che sposa la figlia di Carlo Magno . La sorella di Re Poto lImperatrice Ageltrude, sposa d Re Guido di Spolet0, Primo Imperatore d'Italia.
I Rè Longobardi:
568 - 573 Alboino
573 - 575 Celphi
584 - 590 Autharis (Autari)
590 - 591 Theodelinda (Teodolinda)
591 - 615 Agilulfo
615 - 625 Adaloaldo
625 - 636 Arioaldo
636 - 652 Rotharis (Rotari)
652 - 661 Ariberto I°
662 - 671 Grimoaldo
671 - 674 Garibaldo
674 - 688 Bertharito
688 - 700 Cuniberto
701 - 712 Ariberto II°
712 - 744 Liutprando
744 - 749 Rachis del Friuli
749 - 756 Aistulf (Astolfo)
756 - 774 Desiderius (Desiderio) - Adelchi- King Poto,capostipite dei Principi Puoti di Bisanzio -Ultima discendente diretta ,erede del Rango di Rex Langobardorum Romanorum Sair Principessa Yasmin von Hohenstaufen Avril de Burey d'Anjou Puoti -
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Inviato da potiorvalens il 27/04/2005 @ 13:29 via WEB
Alleluja
Michael , Gabriel Rafhael
Ecco la croce dl Signore, Fuggite Spiriti del male, vince il Leone della Tribu' di Giuda la radice di Davide Alleluja!
.................................
Fortis Renascitur Proles!
--------------------------La Principessa Yasmin von Hohenstaufen autrice del volume Historia Potorum ed. Alke'
farebbe risalire alla scomunica e a messe nere di Papa Stefano III, contro i figli di Re Desiderio , la maledizione sui Grimaldi. I Grimaldi discendeno non a caso da Grimoaldo, figlio di Liutperga, figlia di Re Desiderio.Non sarebbe la storia recente della strega repinta dal Principato:vi sono documenti ufficiali nell'Archivio segreto del Vaticano che confermano cio'Anche uno scritto di Stefano III a Carlomagno , testimonia che il ripudio di Ermengarda fu determinato oltre che da motivi politici, per timore della maledizione del Papato!
La politica matrimoniale di Re Desiderio si estendeva su tutti i Troni d'Europa:Attraverso il matrimonio, Re Desiderio si accingeva ad essere Imperatore del Sacro Romano Impero.Desiderio, dinastia di Fortis Boaz, linea di Cristo,discendente di Costantino, Potior Valens Valentiniano, Gallia Placida , aveva sposato Ansa , della linea dei Re Pendagrom o Re Dragoni, Re tumaturghi, Re Sacerdoti del potere Temporale e Spirituale.
Re Adelchi, figlio di Re Desiderio aveva sposato Gisla sorella di Carlo Magno. Il figlio di Adelchi Potior o Poto aveva sposato Hildegard di Svevia discendente di Aubri, nipote di Re Dagoberto II;
TASSILIONE duca di Baviera aveva sposato LIUTPERGA figlia di Desiderio.Pensò Bertrada di dare in sposa al figlio CARLO l'altra figlia di Desiderio, DESIDERATA o Ermengarda, resa celebre da Manzoni.Re Arechi aveva sposato Adelperga, sorella di Re Adelchi.
La notizia dei matrimoni delle figlie di Re Desiderio con Carlomanno e Carlo Magno , giunta a Roma, gettò la costernazione nell'animo del Pontefice che aveva programmato una politica matrimoniale dei due Delfini Heristal con due sue nipoti, Romualda e Guinderberta. I consiglieridel Papa ,infatti, avevano fatto base della loro politica ,la rivalità tra Franchi e Longobardi. Una eloquente testimonianza di questo sconforto noi lo troviamo in una lettera inviata da Stefano III, nel 770, ai re franchi: "…Abbiamo saputo, - scriveva il Pontefice - con nostro gran dispiacere, che Desiderio, re dei Longobardi, vuol dare in sposa sua figlia ad uno di voi. Se ciò corrisponde a verità, non un matrimonio è questo, ma una diabolica unione, un iniquo concubinaggio perché la Santa Scrittura c'insegna che molti uomini caddero in peccato per avere sposato donne di nazione diversa. E quale pazzia è la vostra di voler contaminare la nazione franca, la più illustre del mondo, e la vostra stirpe con la perfida e gente longobarda stirpe del Re Dragone ?... ". E dopo avere ricordato la condotta dei Longobardi e gli impegni assunti da Pipino, Stefano concludeva: "Abbiamo messo questa lettera ammonitrice sulla tomba di S. Pietro, vi abbiamo celebrato sopra i nostri scongiuri , maledizioni e messa, e dà questo luogo ve la mandiamo con le lacrime agli occhi".
La Principessa Yasmin nel libro evita di elencare le maledizioni che fanno accapponare la pelle. somigliano mmolto a quelle sulla stirpe di Federico II.
Sarebbe auspicabile che L'esorcista del Vaticano affrancasse i discendenti di Re Desiderio e di Federico II da tali jatture!
Fondazione Longobarda
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Gumther Beinstein
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Inviato da potiorvalens il 27/04/2005 @ 15:58 via WEB
Costantino ed Elena, stirpe di Giuseppe di Arimatea, aveva trasmesso la sua eredita' ai Reges Potiores , ossia Potior Valens Valentiniano. king Desiderio discendenva infatti da Galla Placida e Costanzo, figlio di Costantino. L'epoca del Papa Stefano III culmina nella Manipolazione della Donazione di Costantino, per delegittimare Re Desiderio.
Desiderio si associa il figlio Adelchi. Muovono guerra contro i Bizantini nell'Italia meridionale e s'impossessano della Pentapoli e dei ducati di Spoleto e Benevento.
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759
Desiderio marcia contro Roma ma non la occupa, si accorda con il papa e promette di restituire i territori occupati.
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760
A Pavia Desiderio, Adelchi e Ansa fondano il monastero femminile dei SS. Maria, Pietro e Paolo detto anche di S. Maria Regina e lo danno in dotazione al monastero femminile di S. Giulia a Brescia insieme allo xenodochio pavese di S. Maria Brittonum.
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761
Donazione di Costantino (Constitutum Constantini). E' un documento falso, indirizzato da Costantino I a papa Silvestro, in cui l'imperatore riconosce al papa una donazione territoriale, il primo nucleo dello Stato Pontificio. Si tratta in realtà di un diploma redatto a Roma da un monaco greco intorno al 761 su incarico di papa Paolo I (757-767) per sancire l'alleanza tra la Chiesa e i Franchi a scapito dei Longobardi. Secondo il testo, Costantino avrebbe affidato ai pontefici romani ogni potere su Roma, sull'Italia e su tutte le regioni occidentali dell'Impero. Il documento venne inserito nelle False decretali (IX sec.). Alla metà del XII secolo la donazione era considerata, all'interno del movimento riformatore e pauperistico, la responsabile della ricchezza della Chiesa e della sua corruzione.
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764
L'imperatore bizantino Costantino V cerca un'alleanza con il re dei Franchi e chiede la mano di Gisela, figlia di Pipino, per il proprio figlio.
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767
28 giugno
Muore papa Paolo I. Seguono tumulti e risse fra le fazioni avversarie. Il duca di Nepi Totone impone l'elezione di suo fratello Costantino II, una seconda fazione elegge il monaco Filippo, una terza, il siciliano Stefano III.
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768
Desiderio destituisce il papa illegittimo Costantino II a favore di Stefano III, dimostrando così la sua volontà di erigersi a tutore della Chiesa in competizione coi Franchi. Costantino è incatenato e trascinato per le vie della città, accecato e vilipeso.
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768
9 ottobre
Dopo la morte di Pipino in settembre, Carlo (Magno) e Carlomanno sono incoronati re dei Franchi. Oltre a farsi acclamare dai guerrieri e dai sacerdoti, i due re ripetono la cerimonia dell'unzione per inaugurare il loro regno.
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769
Sinodo lateranense che stabilisce norme severe per l'elezione dei papi: è riservata agli ecclesiastici e solo uno di loro può essere eletto.
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770
Alleanze matrimoniali franco-longobarde: Carlo ripudia la moglie Imiltrude, che gli ha appena dato un figlio, e nel 771 sposa Ermengarda detta anche Desiderata, figlia di Desiderio; sua sorella Gisla sposa Adelchi; suo fratello Carlomanno sposa Gerberga.
Il vescovo di Milano Tommaso ricostruisce lo scurolo della chiesa di S. Calimero e lo orna con marmi bianchi.
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771
Fondazione del monastero di S. Pietro al monte sopra Civate.
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771
4 dicembre
Muore Carlomanno. Carlo Magno è unico re dei Franchi e non accetta la successione dei figli del defunto fratello. La vedova Gerberga, che teme per i bambini, torna presso il padre Desiderio. Per rincarare la dose, nel 772 Carlo ripudia Ermengarda e la rispedisce al padre, scegliendosi come moglie Ildegarda.
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772
gennaio
Ripudiata da Carlo Magno, muore Ermengarda in stato di gravidanza. Stefano III si schiera a favore di Carlo.
Re Desiderio, per vendicarsi del papa, corrompendone il maggiordomo Paolo Afiarta, cattura Sergio e Cristoforo, strenui avversari dei Longobardi, e li fa assassinare. Stefano III non muove un dito per far giustizia.
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772
24 gennaio
Muore Stefano III. Adriano I è papa (9 febbraio). Adriano vive uno dei pontificati più lunghi, ben 24 anni. Di famiglia nobile, si impegna a restituire a Roma e alla Chiesa un periodo di relativa tranquillità, durante il quale può occuparsi dell'attività artistica come mecenate. Adriano si occupa anche di opere di pubblica utilità, come la valorizzazione della campagna. Si può dire che fondi e sviluppi la politica agricola delle case coloniche, delle cascine collocate al centro di vasti proedia, in modo da garantire una riserva alimentare per la popolazione.
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772
marzo
Desiderio tenta di indurre il neo-eletto pontefice Adriano I a riconoscere come re dei Franchi i due figli di Carlomanno. Adriano si schiera a favore di Carlo Magno.
Desiderio occupa nuovamente le città che Astolfo era stato costretto a cedere alla Chiesa.
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773
Carlo Magno assedia Pavia difesa da re Desiderio e Verona, affidata ad Adelchi.
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774
2 aprile
Pasqua: Carlo Magno è a Roma presso papa Adriano.
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774
5 giugno
Carlo Magno fa prigioniero a Pavia re Desiderio, che deve abdicare a favore di Carlo, divenuto così re dei Longobardi. Desiderio viene rinchiuso nel monastero di Corbie, dove muore in questo stesso anno. Adelchi fugge a Costantinopoli.
I primi atti dimostrano che Carlo non vede il regno longobardo distinto da quello franco. Concede infatti la Valtellina a St Denis di Parigi (consacrata nel 775) e la Valcamonica a S. Martino di Tours (MGH, Dipl. Caroli I). Erano due terre di accesso all'Italia, che dovevano essere in mano franca. A papa Adriano I Carlo conferma la donazione del "patrimonio di S. Pietro".
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775
Ribellione dei duchi longobardi, promotori Arigiso duca di Benevento, genero di Desiderio, e Rodgauso, duca del Friuli, appoggiati dal duca di Baviera Tassilone, vassallo franco ma genero di Desiderio, avendone sposata la figlia Liutperga. I rivoltosi sperano di restaurare un autonomo regno longobardo sotto Adelchi.
Papa Adriano informa Carlo Magno, occupato a combattere i Sassoni, della ribellione. A Natale Carlo è in Italia e inizia la sua lotta contro i ribelli.
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775
14 settembre
Sul trono di Bisanzio sale Leone IV, figlio di Costantino V.
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776
primavera
Carlo Magno uccide Radgauso e sostituisce i duchi longobardi con suoi conti e da quel momento si fa chiamare rex Italiae. Carlo attribuisce la sua vittoria alla Santa Lancia di Longino, custodita dal VI secolo nel monastero di St. Maurice d'Agaune in Borgogna. La lancia, che gli conferisce poteri di chiaroveggenza, è detta anche "lancia del destino" e diventerà l'insegna del potere sacro-romano imperiale.
Promulga il primo capitolare italico di impronta demagogica: dispone la distruzione delle carte di servitù, l'annullamento delle alienazioni inique e l'invalidamento delle false donazioni avvenute nei mesi della guerra franco-longobarda. Con queste misure popolari Carlo colpisce i "nuovi ricchi" longobardi e il "nazionalismo" longobardo.
Viene avviata una nuova fase di migrazione di classe dirigente composta da franchi o da etnie associate, come i Burgundi, gli Alamanni e i Bavari.
Carlomagno introduce in tutto l'Impero un nuovo sistema monetario basato su una moneta argentea, il denaro, e su due monete di conto, il soldo e la lira. Il rapporto tra le tre monete era il seguente: 1 lira = 20 soldi = 240 denari.
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780
Carlo Magno scende nuovamente in Italia.
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780
8 settembre
Costantino VI è imperatore sotto la reggenza di Irene, che vuole riconciliarsi con Roma. In Occidente si crea una grande inquietudine. Il malgoverno dei franchi poteva spingere l'Italia nuovamente verso i Longobardi, tanto più che a Bisanzio era esule onorato del titolo di patricius re Adelchi.
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781
14 aprile
Vigilia di Pasqua. Carlo Magno fa battezzare a Roma da papa Adriano I i figli Ludovico e Carlomanno di quattro anni, che prende il nome del nonno Pipino ed è unto re dei Longobardi. Il papa, riprendendo un'antica pratica ebraica, cospargeva il corpo del nuovo sovrano di olio consacrato. Il primo a ricevere l'unzione era stato proprio il padre di Carlo Magno. Pipino diveniva un sovrano scelto da Dio e l'unico legittimo re d'Italia. Data la giovanissima età di Pipino, Carlo Magno nomina Adelardo governatore d'Italia per conto del figlio.
Durante il viaggio di ritorno incontra a Parma il monaco anglosassone Alcuino, che chiamerà in Francia (786) a curare la riforma dell'organizzazione ecclesiastica e degli studi. Alcuino, per il suo ideale di Imperium Christianum, si rifarà alla Città di Dio di sant'Agostino. Monaco inglese, Alcuino è il più dotto uomo del suo tempo, versato in latino, greco ed ebraico; sarà a capo della Scuola Palatina e consigliere di tutte le iniziative di Carlo Magno per 15 anni. E' probabilmente lui a far ritenere re Carlo l’unto del Signore, perché lo chiamava "mio Davide". Ciò lo poneva al di sopra del papa, che diventava un "funzionario", mentre il re stesso era il primo sacerdote.
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781
2 giugno
Vigilia di Pentecoste. Carlo Magno fa battezzare a Milano dall’arcivescovo Tommaso sua figlia Gisla. E' l'unica volta che il sovrano mette piede a Milano.
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783
Muore Ildegarda, moglie di Carlo Magno, che in autunno si risposa con Fastrada.
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783
27 settembre
Muore l'arcivescovo di Milano Tommaso.
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784
luglio
Primo documento certo in cui si nomina Pietro come vescovo di Milano. E’ un atto con cui l’anno XI di Carlo Magno e IV di Pipino re d’Italia Benedetto, abate di S. Ambrogio, costituito in questa carica dall’arcivescovo Pietro, fa un accordo con un chierico di nome Teodeperto. Il documento ci informa indirettamente della fondazione del monastero di S. Ambrogio, che viene ufficialmente datata 23 ottobre 789. I beni vengono confermati da Carlo nell’aprile 790 da Worms. L'origine transalpina di Pietro è molto probabile per gli stretti rapporti che ebbe con l'ambiente della corte carolingia e con Alcuino, per l'adesione al programma di riforma religiosa e per la tendenza manifestata da Carlo a collocare nelle sedi episcopali più importanti del regno longobardo persone originarie d'Oltralpe. Pietro abitava comunque da tempo in Italia e aveva possedimenti a Legnanello.
In una lettera indirizzata al vescovo Pietro tra il 793 e il 796, Alcuino si esprime con parole di grande riverenza e affetto e si ricava che Pietro era una sorta di suo padre spirituale. In un'altra lettera gli annuncia l'invio per parte di Liutgarda, moglie di Carlo dal 796 al 4 giugno 800, di una scodella d'argento e di una stoffa ricamata.
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787
Carlo Magno marcia sulla Baviera e, grazie all'appoggio del papa, che aveva scomunicato Tassilone, duca di Baviera dal 748 e genero di Desiderio, e di un forte partito comprato fra il clero bavaro, ottiene la Baviera senza colpo ferire.
Intorno a questa data Carlo Magno nomina Waldo vescovo di Pavia e Basilea, senza ratifica papale. Waldo era abate di Reichenau. Solo successivamente alla nomina, Carlo informa Adriano I con una lettera dei motivi che l'hanno spinto alla scelta: tra gli altri meriti dell'abate vi è un prezioso lavoro mirante a tessere un rapporto costante tra regnum Francorum e regnum Langobardorum. Papa Adriano I rifiuta però di consacrare Waldo.
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787
22 febbraio
Dateo, arciprete della cattedrale, fa testamento. Dateo era figlio del magescario Domnatore, cioè di un alto funzionario che sembra avere titolo celtico. Dateo riconosce che nella "sala" privata fatta da lui costruire nei pressi della cattedrale abbiano la possibilità di ricovero, come semplici ospiti, gli ordinari della cattedrale che lo desiderino per l'ufficiatura notturna. Dateo aveva comprato il terreno da due fratelli, Andrea e Bono, figli di Gausone.
In quella stessa sala dispone sia istituito uno speciale ospizio per neonati abbandonati. L'ospizio era sotto il governo dell'arciprete della cattedrale. Nel brefotrofio dovevano essere tenute delle nutrici; i bambini vi sostavano fino a sette anni e venivano avviati a qualche mestiere, poi potevano andarsene liberi. La chiesa dello xenodochio era dedicata al S. Salvatore e venne sostituita nell'Ottocento dal Teatro Re. Secondo il Besta vi si trovava un mosaico che rappresentava da un lato un bambino che riceveva il battesimo e alcune persone che distribuivano elemosine; dall'altro un maestro con due bambini in atto di leggere. Secondo il Giulini (I, 51) il mosaico era opera più tarda, forse del sec. XI.
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787
4 settembre
(4 settembre-13 ottobre) Concilio di Nicea. Papa Adriano I ottiene il riconoscimento del primato del vescovo di Roma e la condanna dell'iconoclastia.
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788
Carlo Magno fa tonsurare il duca Tassilo di Baviera, rinchiuso a Jumièges e poi a Worms, costringendo la moglie e le sue due figlie a farsi suore e i figli monaci. Il vescovo Arnone di Salisburgo, che aiuta Carlo a integrare la Chiesa di Baviera nello Stato franco, diventerà arcivescovo nel 798.
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788
autunno
Adelchi sbarca in Calabria, ma è sconfitto dalle truppe congiunte dei franchi e dei longobardi di Spoleto e Benevento, vassalli di Carlo Magno.
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789
Compare la figura giuridica del missus dominicus. I missi erano di solito due, uno religioso e l'altro laico. Si dice che i sovrani carolingi avessero attribuito ai vescovi funzioni politiche e amministrative, in realtà hanno riportato in vigore, forse su pressione degli stessi vescovi, il Cod. Giustinianeo, che affidava ai vescovi enormi poteri sulla loro diocesi.
Carlo Magno ordina l'apertura di scuole presso i vescovadi e i monasteri per l'insegnamento del latino e delle arti.
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792
Pipino il Gobbo tenta di ordine una congiura contro il padre Carlo Magno ma viene scoperto.
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793
Carlo Magno porta il peso del denaro d'argento a 1,7 grammi (1 libbra = 240 denari).
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795
25 dicembre
Natale: muore Adriano I e Carlo Magno ne detta l'epitaffio. Il giorno dopo viene eletto Leone III, che sembra essere una creatura di re Carlo. Compie un gesto assai sbilanciato: consegna per gratitudine al re le chiavi di S. Pietro; Carlo si conferma investito dell'onore di difensore della Chiesa.
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796
Alcuino è nominato abate del monastero di S. Martino di Tours, che diventa uno dei più importanti centri culturali della Francia.
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797
19 agosto
Muore l'imperatore Costantino VI dopo essere stato accecato dalla madre Irene, che diventa l'unica detentrice del potere.
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798
E' costruita in questi anni la Cappella Palatina di Aquisgrana su commissione di Carlo Magno. Verrà consacrata nell'805.
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799
Il vescovo di Verona, Eginone, ordina per la sua cattedrale la raccolta Sermones legendi in festivitatibus, oggi alla Staatsbibliothek di Berlino, dove si mette l'accento sull'elezione miracolosa del vescovo Ambrogio di Milano.
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799
25 aprile
A Roma una banda di congiurati antifranchi assale Leone III durante una processione da S. Giovanni Laterano a S. Lorenzo in Lucina e tenta di cavargli gli occhi e la lingua. L'attentato non riesce, ma il papa ne esce parecchio malconcio e viene accusato di spergiuro e di adulterio (era sposato).
Leone III si rifugia presso Carlo Magno che lo riconduce a Roma. Qui Carlo, accolto con un cerimoniale fastoso riservato prima agli imperatori, convoca un'assemblea di dignitari laici ed ecclesiastici per permettere a Leone III di discolparsi. Secondo alcune fonti, è proprio in quest'occasione che viene presa la decisione di nominare Carlo imperatore, una carica vacante perché ricoperta a Costantinopoli dall'imperatrice Irene, ritenuta usurpatrice e indegna perché donna.
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800
25 dicembre
Notte di Natale: incoronazione di Carlo Magno. Il re franco coglie l'occasione per umiliare Leone III, che non poteva essere giudicato per le accuse rivoltegli di spergiuro e adulterio; lo obbliga però a discolparsi alla presenza del re e di un'assemblea di chierici e laici in S. Pietro, facendolo giurare di non aver commesso i peccati. Dopo aver umiliato il pontefice per far valere la sua superiorità, può accettare di farsi incoronare da lui, adottando il cerimoniale bizantino, che prevedeva la proskynesis all'imperatore. Carlo intende l'impero come una costruzione momentanea, legata alla sua persona, ma destinata a scomparire con lui, perché sei anni dopo divide l'impero fra i suoi figli. Oltre alla corona (assente nei Longobardi) e alla spada con l'elsa d'oro, un segno di potere per Carlo è costituito dal palazzo di Aquisgrana con la cappella palatina di forma ottagonale, che custodisce ancora il famoso trono. Il palazzo si estendeva su circa 20 ettari, con la sala regia per il ricevimento, le chiese, le terme, la piscina e con in più, all'esterno delle mura, il padiglione di caccia e il serraglio. Attorno a questo nucleo dovevano sorgere le abitazioni dei notabili, il mercato e le case dei mercanti. Oggi rimane solo la cappella palatina.
Inviato da potiorvalens il 28/04/2005 @ 08:32 via WEB
Papa Stefano III
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Stefano III fu Papa della Chiesa Cattolica Romana dal 752 alla sua morte, avvenuta il 27 aprile 757.
I Longobardi avevano catturato Ravenna, capitale dell'esarcato dell'Impero Bizantino, nel 751, e cominciarono a fare pressione su Roma. Le relazioni erano molto tese alla metà dell'VIII secolo, tra il papato e gli Imperatori Bizantini della Dinastia Isauriana, l'Impero Bizantino stesso era anche alle prese con i Turchi: nessun aiuto arrivò quindi da Costantinopoli. Stefano si rivolse quindi a Pipino il Breve, Maggiore di Palazzo del Regno dei Franchi. Pipino colse l'opportunità di porre a Stefano una domanda: "Chi deve essere Re dei Franchi: colui che ne porta il titolo o colui che ne ha il potere?" Stefano concordò che chi deteneva il potere doveva essere Re dei Franchi. Pipino depose Childeberto III dinastia Merovingia, e i Franchi lo scelsero come Re.
Pipino invase l'Italia due volte per risolvere il problema posto dai Longobardi, e consegnò il territorio tra Roma e Ravenna al papato, ma lasciò i Re Longobardi in possesso del loro regno.
A determinare la caduta di Re Desiderio fu proprio Stefano III erede di Costantino. La donazione falsa di costantino fu abilmente gestiita da Stefano III. Re Desiderio era dinastia merolitinga sicambtica bizantina
Preceduto da:
Papa Stefano II Elenco dei Papi (cronologico)
Elenco dei Papi (alfabetico)
Inviato da potiorvalens il 28/04/2005 @ 13:01 via WEB
Nell'archivio della Principessa Yasmin Aprile von Hohenstaufen Puoti una copia della maledizione sulla stirpe Grimaldi, discendenti di Re Desiderio. Fu custodita per lungo tempo a Viterbo e nella fortezza di Barbarano,da King Poto, ovvero il Principe Poto, duca della Tuscia, capostipite dei Puoti Potior Canmore. Poto era duca anche di Brescia, detto Baudo dal Manzoni, figlio di Adelchi era nipote di Re Desiderio e cugino di Grimoaldo, capostipite dei Grimaldi
Di tale documento vi e' conferma anche nei Monumenta Germaniae Historica !
Sarebbe sufficiente individuare nel Vaticano tale lettera per esorcizzare i Grimaldi! Ma la vera maledizione di Papa Stefano III,e' custodita da Princess Yasmin , la quale e' fiduciosa nello Spirito Santo Paraclito e nelle preghiere.Aver scoperto tale congiura fascinosa scema l'effetto del male!
La Principessa Yasmin von Hohenstaufen Avril de Burey Anjou Puoti von Canmore ,pronipote di Federico Ii e Re Desiderio,autrice del volume Historia Potorum ed. Alke'
farebbe risalire alla scomunica e a messe nere di Papa Stefano III, contro i figli di Re Desiderio , la maledizione sui Grimaldi. I Grimaldi discendeno non a caso da Grimoaldo, figlio di Liutperga, figlia di Re Desiderio.Non sarebbe la storia recente della strega repinta dal Principato:vi sono documenti ufficiali nell'Archivio segreto del Vaticano che confermano cio'Anche uno scritto di Stefano III a Carlomagno , testimonia che il ripudio di Ermengarda fu determinato oltre che da motivi politici, per timore della maledizione del Papato!
La politica matrimoniale di Re Desiderio si estendeva su tutti i Troni d'Europa:Attraverso il matrimonio, Re Desiderio si accingeva ad essere Imperatore del Sacro Romano Impero.Desiderio, dinastia di Fortis Boaz, linea di Cristo,discendente di Costantino, Potior Valens Valentiniano, Gallia Placida , aveva sposato Ansa , della linea dei Re Pendagrom o Re Dragoni, Re tumaturghi, Re Sacerdoti del potere Temporale e Spirituale.
Re Adelchi, figlio di Re Desiderio aveva sposato Gisla sorella di Carlo Magno. Il figlio di Adelchi Potior o Poto aveva sposato Hildegard di Svevia discendente di Aubri, nipote di Re Dagoberto II;
TASSILONE duca di Baviera aveva sposato LIUTPERGA figlia di Desiderio.Pensò Bertrada di dare in sposa al figlio CARLO l'altra figlia di Desiderio, DESIDERATA o Ermengarda, resa celebre da Manzoni.Re Arechi aveva sposato Adelperga, sorella di Re Adelchi.
La notizia dei matrimoni delle figlie di Re Desiderio con Carlomanno e Carlo Magno , giunta a Roma, gettò la costernazione nell'animo del Pontefice che aveva programmato una politica matrimoniale dei due Delfini Heristal con due sue nipoti, Romualda e Guinderberta. I consiglieridel Papa ,infatti, avevano fatto base della loro politica ,la rivalità tra Franchi e Longobardi. Una eloquente testimonianza di questo sconforto noi lo troviamo in una lettera inviata da Stefano III, nel 770, ai re franchi: "…Abbiamo saputo, - scriveva il Pontefice - con nostro gran dispiacere, che Desiderio, re dei Longobardi, vuol dare in sposa sua figlia ad uno di voi. Se ciò corrisponde a verità, non un matrimonio è questo, ma una diabolica unione, un iniquo concubinaggio perché la Santa Scrittura c'insegna che molti uomini caddero in peccato per avere sposato donne di nazione diversa. E quale pazzia è la vostra di voler contaminare la nazione franca, la più illustre del mondo, e la vostra stirpe con la perfida e gente longobarda stirpe del Re Dragone ?... ". E dopo avere ricordato la condotta dei Longobardi e gli impegni assunti da Pipino, Stefano concludeva: "Abbiamo messo questa lettera ammonitrice sulla tomba di S. Pietro, vi abbiamo celebrato sopra i nostri scongiuri , maledizioni e messa, e dà questo luogo ve la mandiamo con le lacrime agli occhi".
La Principessa Yasmin nel libro evita di elencare le maledizioni che fanno accapponare la pelle. somigliano mmolto a quelle sulla stirpe di Federico II.
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Inviato da potiorvalens il 29/04/2005 @ 20:48 via WEB
Princess Yasmin discende dai Re del Wessex linea della Regina Ansa , molgie di Re Desiderio, capèostipite dei Puoti
Inviato da potiorvalens il 01/05/2005 @ 10:26 via WEB
http://64.233.183.104/search?q=cache:CoI-N4PgfEIJ:www.bresciaoggi.it/ultima/oggi/cronaca/Aac.htm+++++++yasmin+von+hohenstaufen++&hl=it
Inviato da potiorvalens il 01/05/2005 @ 14:49 via WEB
Puoti ultimi Re Pendagrom edizione Alke'
autore arch. E. Alaric Veruli.
Il libro spiega l'origine della dinastia Aprile von hohenstaufen Puoti dai Re Pendagrom Caracto, Da Canmore, Costantino, Re Desiderio e da King Poto e come tale dinastia sascenda e discenda dagli hohenstaufen Plantagenet.
Origine del cognome Puoti
Il cognome Puoti deriva da King Poto, o Pothos, in greco Desiderio o Potior in Bizantino alludente al Rango di Kan ovvero Padrone, Signore, e Potente suo attributo. Infatti i discendenti di Poto in Scozia sono detti Canomre, da cui RE Malcom . King Poto o Puoto o Puoti in Latino , come anche dal suo sito Castel Puoto , attuale Castelpoto, suo feudo , e' figlio di Re Adelchi (detto anche Adelchis, Flavius Jovius o Alegre ,Baud ,Adlgiso, Rex Langobardorum et Romanorum,Despota et Princeps Bisantii Patricius Romanorum cariche in solido , secondo l'uso longobardo , con il figlio Poto )e della
Principessa Gisla, dinastia Pipino di Heristal, Regina di Neustria ,sorella di Carlo Magno, detta anche Gislamina o Gelsomina Heristal .
Re Adelchi era figlio di Re Desiderio o Rex Poto (da Pothos in greco che significa Desiderio o Venus Pota, o Desiderata o Venere del Desiderio , detta anche dinastia Anthesterion :anthos , ovvero fiore o linea o Genie di Istar nome di Venere o Esteria la Stella di Venere , detta anche Anjum nell'antico provenzale )
La Dinastia Poto o Gens Potitia , secondo le Genealogie dell'antica Roma era la Dinastia dei misteri di Eracles Invictus , o Venere Vincitrice o Venus Genitrix.Senza prolungarci lungo i filoni esoterici della linea, ci riferiamo alla Storiografia consolidata che afferma che a tale dinastia certamente apparteneva Costantino il Grande ,Potior Valens Valentiniano, e lo Stesso Re Desiderio suo discendente -
Sinteticamente , rammentiamo che Costantino lascio' suoi eredi i Reges Potiores, ossia Puoti o Des Pota in quanto il figlio Costanzo aveva impalmato la figlia dell'imperatore Valentiniano Gallia Placida , non sottovalutando che a dichiarare cio' e' lo stesso Re Desiderio che nel cuore della Bellissima icona del Crocifisso detto di Re Desiderio, appone proprio l'immagine di Gallia Placida ed i suoi figli , dichiarandoli suoi antenati.
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Re Desiderio sposa la sua congiunta Regina Ansa, figlia di un Re Caracto o Pendagrom Re del Galles e von Saxsen .
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Tutto quanto su premesso King Poto fu battezzato non solo come Rex Langobardorum , Romanorum Patricius romanorum et Defensor Romanorum, quanto Despota e Princips Patricius Bisantii, in quanto Rex Potior dei Potior Valens Valentiniano , Imperatore d'Oriente ed Occidente . Certamente Re Poto o Re Puoti aveva diritto al predicato Poto o Puoti di Bisanzio, in quanto Despota, Principe, Patrizio di Bisanzio o Costantinopoli.Re Poto o Puoti aveva diritto altresi di fregiarsi del predicato von Herista, in quanto la madre era Gisla Heristal, sorella di Carlo Magno.
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Attraverso la nonna Regina Ansa , King Poto o Re Puoti , si fregiava dei attributi e predicati dei Re Pendagrom.
Inviato da potiorvalens il 01/05/2005 @ 15:01 via WEB
I Re Caractago o Caradawg sono detti Re Pendagrom la cui origine e' mitica . La Sagra di Re Artu' fa discendere il Re Artu' proprio dai Re Caractago detti anche Powis THE PRINCES OF POWYS/POWIS
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While all Welsh Royalty traces their ancestry back to the great Rodri Mawr, then further back to Beli Mawr, King of Britain 100 years before Christ, and then with various traditional pedigrees even back to Adam; we will only concern ourselves with the ancestory of the immediate Princes of Powys during the era of the Princes of Wales when Wales was ruled as North Wales or Gwynedd, Powys, and South Wales or Dinefor by the Prince rulers of such.
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Kynvyn/Cynvyn ap Gwyston, King of Powys
= Anghard, vch. Mdd. ap Owen, Prince of S. Wales and Powis
Anghard was first wife of Llewelyn ab Seissylt ab Ithael ab Gwrystan ab Gwaethfoed, thus nephew of Cynfyn ab Gwrystan King of Powys, which Llewelyn was only 14 years old at such marriage. This Llewelyn was son of Princess Trawst, daughter and heiress of Elissau, second son of Anarawd, Prince of North Wales, and eldest son of Roderick the Great. In 1015 Llewelyn ap Seissylt asserted his claim to the principality of Gwynedd or North Wales as derived through his mother. He led an army against Aeddan ab Blegwryd, who by usurpation reigned there. He slew Aeddan and his four nephews/sons and thus became King of all Wales or at least Prince of North Wales. Llewelyn was assassinated attibuted to the treachery of Madog Min, bishop of Bangor. Llewelyn left only one son, Gruffydd who reigned from 1037 to 1064, when Gruffydd was treacherously slain by his own subjects at the instigation of Harold of England and Caradawg ab Rhydderch ab Iestyn, lord of Iestyn, son of Owain ab Hywel Dda. It is recorded that Gruffudd was also betrayed by Madog Min, bishop of Bangor, for three hundred head of cattle, which were promised him for his treachery by Harold King of England. After succeeding in his treachery, Harold refused to pay the cattle and Madog lost his life as the sole victim in a ship wreak upon sailing to Dublin, Ireland.
Queen Anghard married secondly, after her husband's death in 1023, Cynfyn ab Gwrystan ab Gwaethfoed, Lord of Cibwyr in Gwent the uncle of her dead husband. Thus Cynfyn became styled King of Powys. They had two sons and Princes of Powys, Bleddyn ab Cynfyn and Rhiwallawn ab Cynfyn.
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Bleddyn ab Cynfyn son of Queen Anghard
and Haer, dau. and h. of Cilin ab y Blaidd Rhudd, Lord of Gest in Efionydd.
As son of Cynvyn ab Gwyston, King of Powys and Anghard Queen of Wales, and after the death of his half brother King Gruffydd in 1064, Bleddyn ab Cynfyn and his brother Rhiwallawn in a move to recover thier father's right, took the Principality of Powys from the Princes Maredudd and Ithael their nephews. In 1068 the Princes Maredudd and Ithael led an army against Bleddyn and Rhiwallawn. Bleddyn and Rhiwallawn met them at Maechain accompanied by a great host of Saxons as the Saxons inhabited Powys in equal numbers with the Cymru, under their protection, whither they had fled from the intrusion of the Normans under William in 1066. In the battle Rhiwallawn was slain on the one side and Ithael ab Gruffydd was slain on the other. Meredudd ab Gruffydd was obliged to flee before Bleddyn to the most desert mountains in Wales, where he too perished from hunger and cold.
Bleddyn ab Cynfyn therefore became sole monarch, King or Prince of Powys and Gwynedd, and Mareddud ab Owain ab Edwyn ab Einion became Prince of Dinefor or South Wales. In 1072, Rhys ab Owain ab Edwyn ab Einion ab Owain ab Hywel Dda came from the Isle of Manaw where he had been concealed to revive the claim of the family of Hywel Dda ab Cadell ab Rodri Mawr to the Welsh lands. He collected a great host of the men of Ystrad-Tywi and Brecheiniog, and fought a battle with Bleddyn ab Cynbfyn, and killed him.
Bleddyn and Haer had a number of children among whom was Guladys who married Rhys ab Tudor Mawr, Prince Meredydd who married Hunydd dau. of Efnydd Lord of Dyffryn Clwydd, and Prince Cadwgan whose sons Goronwy and Llywelyn continued the fight for Powys (see below).
Upon his death, Bleddyn ab Cynfyn was succeeded or supported in his claim by his nephew Trahaiarn ab Caradawg ab Gwyn ab Collwyn ab Ednowain ab Bleddyn ab Bledrws, Lord of Arwysti. Trahaiarn had married Angharad the heiress after the deaths of her two full brothers Prince Maredudd and Ithael of Gwynedd, and that of her two half brothers Prince Rhiwallon and Bleddyn of Powys.
By this time them many, many factions of Welsh Royal decent continued to war amongst themselves for the thrones of Wales as well as to content against the English. Of Prince Bleddyn's own family, the two sons of Prince Cadwgan ab Bleddyn ab Cynfyn, led an army against Rhys ab Owain ab Edwyn ab Einion, Prince of Dinefor (South Wales) at Pwll Gwttig and overcame them. Prince Cadwgan was forced to flee and Trahaiarn ab Caradawg pursued him so closely that he capture him and his brother Hywel and put them to death in revenge for the slaughter of his uncle Bleddyn ab Cynfyn. Yet many stories and relationships will continue to go unspoken here.
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Meredith/Meredydd ab Blethyn/Bleddyn, Prince of Powys
Inviato da potiorvalens il 01/05/2005 @ 15:32 via WEB
La dinastia di Re Desiderio e della Regina Ansa ascende dalla linea dei Re Pendagrom Caradawg detti Anche king Powis o Puoti-E' la linea delle Case di Siluria , Camulod , Dalriada e Gwynedd , da cui King Artu'.E' il Palinseto di Giuseppe di Arimatea ,da cui Elena, discendente di Re Lucio, madre di Costantino e linea Buren dalla figlia diGiuseppe di Arimatea , Anna ,che sposa Bran o Boron o Beuren da cui la discendenza dei Buren Hohenstaufen , attraverso la linea del nipote di Dagoberto II, detto Aubri o Avril , da cui il termine Veiblingen da der Weibil ,0 Vaibil (MGH) ossia linea o fiore di Venere , ovvero in greco Anthestrion , nome del mese di Aprile, in Provenza Avril de Burey anjou de Saint Genis , ovvero Aprile di Buren Snjou o Plantagenet Sancta Propago (Saint Genis).(Armoriali di Bretagne).
Inviato da potiorvalens il 01/05/2005 @ 15:48 via WEB
Inviato da potiorvalens il 01/05/2005 @ 14:49:39 via WEB
Puoti ultimi Re Pendagrom edizione Alke' autore arch. E. Alaric Veruli. Il libro spiega l'origine della dinastia Aprile von hohenstaufen Puoti dai Re Pendagrom Caracto, Da Canmore, Costantino, Re Desiderio e da King Poto e come tale dinastia sascenda e discenda dagli hohenstaufen Plantagenet. Origine del cognome Puoti Il cognome Puoti deriva da King Poto, o Pothos, in greco Desiderio o Potior in Bizantino alludente al Rango di Kan ovvero Padrone, Signore, e Potente suo attributo. Infatti i discendenti di Poto in Scozia sono detti Canomre, da cui RE Malcom . King Poto o Puoto o Puoti in Latino , come anche dal suo sito Castel Puoto , attuale Castelpoto, suo feudo , e' figlio di Re Adelchi (detto anche Adelchis, Flavius Jovius o Alegre ,Baud ,Adlgiso, Rex Langobardorum et Romanorum,Despota et Princeps Bisantii Patricius Romanorum cariche in solido , secondo l'uso longobardo , con il figlio Poto )e della Principessa Gisla, dinastia Pipino di Heristal, Regina di Neustria ,sorella di Carlo Magno, detta anche Gislamina o Gelsomina Heristal . Re Adelchi era figlio di Re Desiderio o Rex Poto (da Pothos in greco che significa Desiderio o Venus Pota, o Desiderata o Venere del Desiderio , detta anche dinastia Anthesterion :anthos , ovvero fiore o linea o Genie di Istar nome di Venere o Esteria la Stella di Venere , detta anche Anjum nell'antico provenzale ) La Dinastia Poto o Gens Potitia , secondo le Genealogie dell'antica Roma era la Dinastia dei misteri di Eracles Invictus , o Venere Vincitrice o Venus Genitrix.Senza prolungarci lungo i filoni esoterici della linea, ci riferiamo alla Storiografia consolidata che afferma che a tale dinastia certamente apparteneva Costantino il Grande ,Potior Valens Valentiniano, e lo Stesso Re Desiderio suo discendente - Sinteticamente , rammentiamo che Costantino lascio' suoi eredi i Reges Potiores, ossia Puoti o Des Pota in quanto il figlio Costanzo aveva impalmato la figlia dell'imperatore Valentiniano Gallia Placida , non sottovalutando che a dichiarare cio' e' lo stesso Re Desiderio che nel cuore della Bellissima icona del Crocifisso detto di Re Desiderio, appone proprio l'immagine di Gallia Placida ed i suoi figli , dichiarandoli suoi antenati. ------------------------------------------ Re Desiderio sposa la sua congiunta Regina Ansa, figlia di un Re Caracto o Pendagrom Re del Galles e von Saxsen . ------------------------------------ Tutto quanto su premesso King Poto fu battezzato non solo come Rex Langobardorum , Romanorum Patricius romanorum et Defensor Romanorum, quanto Despota e Princips Patricius Bisantii, in quanto Rex Potior dei Potior Valens Valentiniano , Imperatore d'Oriente ed Occidente . Certamente Re Poto o Re Puoti aveva diritto al predicato Poto o Puoti di Bisanzio, in quanto Despota, Principe, Patrizio di Bisanzio o Costantinopoli.Re Poto o Puoti aveva diritto altresi di fregiarsi del predicato von Herista, in quanto la madre era Gisla Heristal, sorella di Carlo Magno. ---------------------------- Attraverso la nonna Regina Ansa , King Poto o Re Puoti , si fregiava dei attributi e predicati dei Re Pendagrom.
(Rispondi)
Inviato da potiorvalens il 01/05/2005 @ 15:01:02 via WEB
I Re Caractago o Caradawg sono detti Re Pendagrom la cui origine e' mitica . La Sagra di Re Artu' fa discendere il Re Artu' proprio dai Re Caractago detti anche Powis THE PRINCES OF POWYS/POWIS -------------------------------------------------------------------------------- While all Welsh Royalty traces their ancestry back to the great Rodri Mawr, then further back to Beli Mawr, King of Britain 100 years before Christ, and then with various traditional pedigrees even back to Adam; we will only concern ourselves with the ancestory of the immediate Princes of Powys during the era of the Princes of Wales when Wales was ruled as North Wales or Gwynedd, Powys, and South Wales or Dinefor by the Prince rulers of such. -------------------------------------------------------------------------------- Kynvyn/Cynvyn ap Gwyston, King of Powys = Anghard, vch. Mdd. ap Owen, Prince of S. Wales and Powis Anghard was first wife of Llewelyn ab Seissylt ab Ithael ab Gwrystan ab Gwaethfoed, thus nephew of Cynfyn ab Gwrystan King of Powys, which Llewelyn was only 14 years old at such marriage. This Llewelyn was son of Princess Trawst, daughter and heiress of Elissau, second son of Anarawd, Prince of North Wales, and eldest son of Roderick the Great. In 1015 Llewelyn ap Seissylt asserted his claim to the principality of Gwynedd or North Wales as derived through his mother. He led an army against Aeddan ab Blegwryd, who by usurpation reigned there. He slew Aeddan and his four nephews/sons and thus became King of all Wales or at least Prince of North Wales. Llewelyn was assassinated attibuted to the treachery of Madog Min, bishop of Bangor. Llewelyn left only one son, Gruffydd who reigned from 1037 to 1064, when Gruffydd was treacherously slain by his own subjects at the instigation of Harold of England and Caradawg ab Rhydderch ab Iestyn, lord of Iestyn, son of Owain ab Hywel Dda. It is recorded that Gruffudd was also betrayed by Madog Min, bishop of Bangor, for three hundred head of cattle, which were promised him for his treachery by Harold King of England. After succeeding in his treachery, Harold refused to pay the cattle and Madog lost his life as the sole victim in a ship wreak upon sailing to Dublin, Ireland. Queen Anghard married secondly, after her husband's death in 1023, Cynfyn ab Gwrystan ab Gwaethfoed, Lord of Cibwyr in Gwent the uncle of her dead husband. Thus Cynfyn became styled King of Powys. They had two sons and Princes of Powys, Bleddyn ab Cynfyn and Rhiwallawn ab Cynfyn. -------------------------------------------------------------------------------- Bleddyn ab Cynfyn son of Queen Anghard and Haer, dau. and h. of Cilin ab y Blaidd Rhudd, Lord of Gest in Efionydd. As son of Cynvyn ab Gwyston, King of Powys and Anghard Queen of Wales, and after the death of his half brother King Gruffydd in 1064, Bleddyn ab Cynfyn and his brother Rhiwallawn in a move to recover thier father's right, took the Principality of Powys from the Princes Maredudd and Ithael their nephews. In 1068 the Princes Maredudd and Ithael led an army against Bleddyn and Rhiwallawn. Bleddyn and Rhiwallawn met them at Maechain accompanied by a great host of Saxons as the Saxons inhabited Powys in equal numbers with the Cymru, under their protection, whither they had fled from the intrusion of the Normans under William in 1066. In the battle Rhiwallawn was slain on the one side and Ithael ab Gruffydd was slain on the other. Meredudd ab Gruffydd was obliged to flee before Bleddyn to the most desert mountains in Wales, where he too perished from hunger and cold. Bleddyn ab Cynfyn therefore became sole monarch, King or Prince of Powys and Gwynedd, and Mareddud ab Owain ab Edwyn ab Einion became Prince of Dinefor or South Wales. In 1072, Rhys ab Owain ab Edwyn ab Einion ab Owain ab Hywel Dda came from the Isle of Manaw where he had been concealed to revive the claim of the family of Hywel Dda ab Cadell ab Rodri Mawr to the Welsh lands. He collected a great host of the men of Ystrad-Tywi and Brecheiniog, and fought a battle with Bleddyn ab Cynbfyn, and killed him. Bleddyn and Haer had a number of children among whom was Guladys who married Rhys ab Tudor Mawr, Prince Meredydd who married Hunydd dau. of Efnydd Lord of Dyffryn Clwydd, and Prince Cadwgan whose sons Goronwy and Llywelyn continued the fight for Powys (see below). Upon his death, Bleddyn ab Cynfyn was succeeded or supported in his claim by his nephew Trahaiarn ab Caradawg ab Gwyn ab Collwyn ab Ednowain ab Bleddyn ab Bledrws, Lord of Arwysti. Trahaiarn had married Angharad the heiress after the deaths of her two full brothers Prince Maredudd and Ithael of Gwynedd, and that of her two half brothers Prince Rhiwallon and Bleddyn of Powys. By this time them many, many factions of Welsh Royal decent continued to war amongst themselves for the thrones of Wales as well as to content against the English. Of Prince Bleddyn's own family, the two sons of Prince Cadwgan ab Bleddyn ab Cynfyn, led an army against Rhys ab Owain ab Edwyn ab Einion, Prince of Dinefor (South Wales) at Pwll Gwttig and overcame them. Prince Cadwgan was forced to flee and Trahaiarn ab Caradawg pursued him so closely that he capture him and his brother Hywel and put them to death in revenge for the slaughter of his uncle Bleddyn ab Cynfyn. Yet many stories and relationships will continue to go unspoken here. -------------------------------------------------------------------------------- Meredith/Meredydd ab Blethyn/Bleddyn, Prince of Powys
(Rispondi)
Inviato da potiorvalens il 01/05/2005 @ 15:32:19 via WEB
La dinastia di Re Desiderio e della Regina Ansa ascende dalla linea dei Re Pendagrom Caradawg detti Anche king Powis o Puoti-E' la linea delle Case di Siluria , Camulod , Dalriada e Gwynedd , da cui King Artu'.E' il Palinseto di Giuseppe di Arimatea ,da cui Elena, discendente di Re Lucio, madre di Costantino e linea Buren dalla figlia diGiuseppe di Arimatea , Anna ,che sposa Bran o Boron o Beuren da cui la discendenza dei Buren Hohenstaufen , attraverso la linea del nipote di Dagoberto II, detto Aubri o Avril , da cui il termine Veiblingen da der Weibil ,0 Vaibil (MGH) ossia linea o fiore di Venere , ovvero in greco Anthestrion , nome del mese di Aprile, in Provenza Avril de Burey anjou de Saint Genis , ovvero Aprile di Buren Snjou o Plantagenet Sancta Propago (Saint Genis).(Armoriali di Bretagne).
Inviato da potiorvalens il 01/05/2005 @ 19:20 via WEB
Non ci sono notizie certe sulla nascita del paese, ma già in epoca preistorica il territorio sanpotitese era abitato e frequentato. Il primo insediamento sicuro risale all'ultimo periodo sannitico.
Anche in epoca romana l'area fu popolata come attestano il ritrovamento di tombe ed i resti di una grande villa con terme.
Le Terme di Ercole sorgevano sulla collina delle Torelle e così chiamate dal culto verso quella divinità idolo da parte di una Gens Potita che avrebbe dato il nome al territorio. Trattasi della Divina Gens Puoti custode dei Misteri di Ercole
Un'altra ipotesi fa risalire il nome del paese al IX secolo quando iniziò la diffusione del culto religioso di un giovane, San Potito martire del II secolo d.C., le cui reliquie furono scoperte a Tricarico e portate a Benevento.
In epoca alto medievale il territorio apparteneva ai possedimenti di qualche monastero.
Dal XV secolo il Casale Sancti Potiti appartenne al feudo di Piedimonte e solo dalla metà del XVII secolo si evidenziò una struttura amministrativa abbastanza autonoma pur rimanendo San Potito un casale di Piedimonte: il parlamento sanpotitese era solito riunirsi nel Largo della Bottega, centro politico-sociale della comunità sanpotitese.
Nel XVIII secolo il piccolo villaggio assunse la configurazione di un vero e proprio paese: si costruirono case gentilizie delle quali è ancora oggi possibile riconoscere gli elementi architettonici dell'epoca e la configurazione urbanistica assunse i lineamenti tutt'ora esistenti. Dopo una lite giudiziaria iniziata nel 1721, nel 1749 il casale di San Potito riuscì ad ottenere l'autonomia da Piedimonte.
Gli anni successivi al 1860 furono caratterizzati in maniera massiccia dal fenomeno del brigantaggio.
Nel Novembre 1862, San Potito aggiunse il toponimo Sannitico per distinguersi da altri paesi omonimi.
Con la seconda guerra mondiale vi furono ancora drammi per la popolazione; dopo l'8 Settembre iniziarono le requisizioni di bestiame mentre alcuni uomini, catturati dai tedeschi, riuscirono a fuggire da Cassino.
La popolazione fuggì nelle valli soprastanti l'abitato mentre la notte tra il 18 e il 19 ottobre 1943 i guastatori tedeschi, dopo aver saccheggiato il municipio, fecero brillare le mine distruggendo 34 abitazioni. Nel pomeriggio del 19 le avanguardie americane entrarono in S. Potito con la popolazione che rientrava dalla montagna.
Di notevole interesse artistico sono:
- resti di tombe e strutture termali delle terme di Ercole.
- Chiesa di Santa Caterina dove si trovano numerosi affreschi e resti architettonici che risalgono ad un periodo che oscilla fra il XIV ed il XVI secolo,
- Chiesa dell'Ascensione, dove si trovano numerosi affreschi e che risalgono ad un periodo che oscilla fra il XIV ed il XVI secolo
- Palazzo Filangieri
Di notevole interesse paesaggistico sono:
- Complesso Parco D'Amore
- Arito bosco ceduo misto a 400-600 metri;
- Monte Airola 15 ettari circa di cipresso, pino nero, ontano napoletano nei quali vivono cinghiali e lepri
Fra gli eventi si ricordano
- Quarta Domenica di Maggio si festeggia il Patrono "San Potito"
- 13 Giugno si festeggia S. Antonio
- Inizi Agosto festa dell'emigrante
- 15 Agosto si festeggia S. Assunta
- Terza Domenica di Settembre si festeggia la SS Addolorata
- 24 settembre Festa dell'uva.
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Inviato da potiorvalens il 01/05/2005 @ 20:08 via WEB
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Cronologia di Milano dal 701 al 800
a cura di Maria Grazia Tolfo
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701
Regno di Ariberto II, figlio di Regimperto, sostenuto dai Franchi. Secondo Paolo Diacono (VI, 22), Ariberto fa tagliare il naso e le orecchie alla moglie di Ansprando, Teodorata e alla figlia Aurona e fa accecare il figlio Sigiprando; Paolo non cita invece l'altro figlio, Teodoro, futuro vescovo di Milano. Tanto accanimento lascia intendere che Ansprando potesse aspirare in linea dinastica alla successione reale. Aurona ha una figlia, Gumperga, che sposerà il duca di Benevento Romualdo (Paolo Diacono, VI, 50).
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701
8 settembre
Muore papa Sergio I. Il 30 ottobre Giovanni VI è eletto papa. Di origine greca, appoggia l'impero bizantino e difende l'esarca Teofilatto, ma contemporaneamente tratta con Gisulfo, duca di Benevento, che si è proposto di cancellare la presenza bizantina in Italia.
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703
Il vescovo Benedetto costruisce a Milano una chiesa con monastero dedicati a S. Benedetto presso Porta Nuova. La chiesa è ricordata in documenti antichi, non così il monastero.
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705
1 marzo
Giovanni VII, di origine greca, è papa. E' figlio di Platone, alto funzionario della corte di Costantinopoli.
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705
estate
Giustiniano II, nonostante il naso tagliato, riesce a recuperare il trono con l'aiuto di Tervel, khan dei Bulgari, e regna fino al 711. Tervel, in cambio degli aiuti prestati a Giustiniano II, riceverà il titolo di zar (cesare).
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708
15 gennaio
Sisinnio, prete siriaco, è papa per 20 giorni. Il 25 marzo Costantino è eletto papa. Si reca a Costantinopoli, dove si ferma un anno.
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711
Viene falsamente fatto risalire all’episcopato del vescovo Benedetto un documento, detto Querimonia beati Benedicti, inserito dopo il 1085 nella Historia Mediolanensis di Landolfo il Vecchio. La Querimonia sarebbe un discorso pronunciato dall’arcivescovo Benedetto a Roma nel 711 per lamentare la sottrazione della diocesi di Pavia alla giurisdizione metropolitana di Milano. Nel testo i diritti del presule milanese a consacrare il proprio collega di Pavia si basano sul fatto che, avendo l’apostolo Barnaba elevato con la sua presenza Milano a sede metropolitica, ne era derivata una supremazia dell’arcivescovo milanese su tutte le chiese dell’Italia settentrionale, riconosciuta successivamente con dieci privilegi papali. E’ appunto la citazione della leggenda di Barnaba, nata tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, a confermare la falsità del documento, probabile manipolazione di un testo autentico di età longobarda.
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711
4 novembre
L'eretico monotelita Bardane detto Filippico fa uccidere Giustiniano II e usurpa il titolo imperiale fino al 713.
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712
Ansprando, vecchio tutore del piccolo Liutperto, torna dalla Baviera per detronizzare Ariberto II. Si ha uno scontro nel corso del quale Ariberto muore. Ansprando prende quindi il potere a nome di Teodoberto di Baviera e muore tre mesi dopo la vittoria. Viene sepolto a Pavia nella chiesa di S. Adriano. Gli succede il figlio Liutprando che ha sposato Guntruda, figlia del duca di Baviera Teodeberto. Quello di Liutprando è uno dei più lunghi regni longobardi (fino al 744).
Teodoro è vescovo di Milano.
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713
3 giugno
Anastasio II è imperatore di stretta osservanza monotelita. Annulla i decreti del VI Concilio di Costantinopoli. Rimane in carica fino al 716.
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715
Durante il regno di Liutprando a Pavia viene fondata da Anso S. Maria del popolo, che diverrà nel IX secolo la cattedrale jemale.
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717
25 marzo
Dopo il breve regno di Teodosio III (715-717), è imperatore Leone III Isaurico fino al 741.
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718
Per iniziativa del longobardo bresciano Petronace rinasce il monastero di Montecassino, distrutto nel 580, e inizia la richiesta della restituzione delle reliquie di S. Benedetto a Fleury, negate da quei monaci. Papa Gregorio fa di Montecassino un vivaio dove istruire diplomatici.
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719
Inizia il dominio di Carlo Martello.
Si diffonde il vassaticum, ossia un giuramento di fedeltà di un uomo verso un senior in cambio di un beneficio.
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721
Sinodo a Roma contro la superstizione e la magia.
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723
Liutprando compra per Pavia le reliquie di S. Agostino, riparate in Sardegna, e costruisce un monastero accanto alla basilica di S. Pietro in ciel d'oro per il culto del santo (Paolo Diacono, VI, 48).
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726
L'imperatore Leone III proclama l'iconoclastia per colpire i potenti monasteri, sedi del culto delle immagini, con enormi introiti. I monasteri godevano dell'esenzione dei tributi nei loro estesi possessi. Oltre alla motivazione economica, ve ne era anche una filosofica, da ricercare nella matrice platonica della religiosità orientale, con la riluttanza a pensare in forma umana la divinità e anche a concepire il dogma dell'Incarnazione. Papa Gregorio II condanna l'editto e invita i fedeli a ribellarsi.
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728
Liutprando invade l'esarcato, distrugge Classe, occupa Ravenna, passa nell'Emilia e nella Pentapoli fino a Sutri, poi punta su Roma. Gregorio II blandisce il re longobardo con titoli d'onore e Liutprando finisce per donare al papa la città di Sutri appena sottratta ai bizantini. Nasce così la Donazione di Sutri, che è il primo vero possesso territoriale del pontefice e l'embrione del potere temporale della Chiesa.
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729
Gregorio II condanna l'iconoclastia. La gente in Italia è col papa e approfitta del conflitto con Costantinopoli per assassinare l'esarca Paolo a Ravenna. I Bizantini, aiutati dai Veneziani, riconquistano Ravenna.
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731
L'imperatore Leone III, fallita una missione punitiva contro il papato, decide di sequestrare tutti i beni della Chiesa di Roma nell'Italia meridionale e sottopone al patriarcato di Costantinopoli le diocesi e le province ecclesiastiche meridionali.
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731
11 febbraio
Muore Gregorio II. Il 18 marzo Gregorio III è eletto papa. E' un siro, fedele alla linea del predecessore.
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732
marzo
Teodoro II è vescovo di Milano.
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735
Liutprando, a causa di una malattia, si associa al regno (o gli viene imposto) il nipote Ildeprando.
Carlo Martello invia il suo primogenito Pipino a Liutprando, perché gli tagli i capelli secondo il costume longobardo, cioè gli faccia da padrino. Carlo sembra avanzare in questo modo diritti di successione per i Franchi (Paolo Diacono, VI, 53).
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735
26 maggio
Muore nel monastero di S. Paolo a Jarrow nel Northumberland il monaco Beda detto il Venerabile, nato nel 673. Beda é considerato il principale rappresentante della cultura celtica dei monasteri irlandesi.
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739
Composizione del Ritmo De Laudibus Mediolani, che attribuisce la fortuna di Milano ai molti santi che riposano nelle basiliche fuori dalle mura. Il Ritmo descrive Milano con la doppia cerchia di mura.
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740
Liutprando destituisce Trasmondo, duca di Spoleto, che gli si è ribellato, e lo sostituisce con Ilderico. Trasmondo fugge a Roma e Liutprando lo insegue, facendo delle rappresaglie in territorio pontificio perché Gregorio si rifiuta di consegnargli il ribelle.
Il papa si rivolge a Carlo Martello, porgendogli le chiavi di S. Pietro e chiedendogli la sua protezione.
E' introdotto in Europa l'uso della staffa che rivoluziona la cavalleria e soprattutto il modo di combattere a cavallo.
Muore il vescovo di Milano Teodoro II e viene sepolto nel monastero di S. Maria d'Aurona, detto monastero Orone.
Difficile stabilire quando era stato fondato il monastero. Aurona era sposata e aveva due figlie, una delle quali, Gundeperga, si sposa con Romualdo II, duca di Benevento tra il 706 e il 711. Secondo la legislazione di Liutprando, Aurona, sulla quale, alla morte del marito, lui stesso e suo fratello Teodoro avevano il mundio, aveva diritto a portare con sé in monastero un terzo dei suoi beni, che alla sua morte restavano proprietà del monastero. (Il monastero si intitolerà successivamente a S. Barbara e sarà soppresso nel 1785). Vicino al monastero vi era la chiesa di S. Lorenzo juxta domum Tassonis, nominata da Landolfo nell'Historia mediolanensis, libro II, cap. 17 MGH VIII, 55.
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741
Arifredo è vescovo di Milano.
Dota la basilica degli Apostoli e S. Nazaro di un nuovo altare in occasione del rinvenimento delle reliquie del santo eremita Matroniano, vissuto all'epoca di sant'Ambrogio.
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741
18 giugno
Costantino IV è imperatore fino al 775.
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741
21 ottobre
(21 o 22 ottobre) Muore Carlo Martello e il potere viene diviso fra i figli Carlomanno e Pipino.
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741
28 novembre
Muore papa Gregorio III.
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741
10 dicembre
Il calabrese Zaccaria è papa.
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742
Papa Zaccaria, l'ultimo papa di origine siriaca, si concilia con re Liutprando; il re pretende l'appoggio pontificio nell'obbligare il ribelle Trasmondo a farsi monaco, come questi aveva fatto con Ansprando, padre di Liutprando. Qui si colloca uno degli episodi simbolici della lotta fra potere spirituale e temporale. Nell'uscire dalla basilica di S. Valentino a Terni, Liutprando vuole condurre il destriero su cui cavalca il papa per mezzo miglio: primo esempio di omaggio vassallatico nei confronti del papa da parte di un sovrano.
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744
inizio
Muore Liutprando, che viene sepolto nella chiesa di S. Adriano a Pavia, dove riposava anche suo padre Ansprando (scomparsa per la costruzione del bastione di S. Stefano).
Breve successione del nipote e coreggente Ildeprando.
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744
agosto
Ildeprando viene sostituito da Ratchis fino al 749. Ratchis pare perseguire una politica distensiva nei confronti dei bizantini e ciò probabilmente non va a genio ai Franchi.
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746
Muore il vescovo Arifredo e viene sepolto in S. Nazaro.
Natale è vescovo di Milano per 14 mesi, morto all'età di 72 anni. E' sepolto in S. Giorgio al palazzo, chiesa da lui fondata grazie al dono del re Ratchis, su zona fiscale, presso il palatium. E' autore dello scritto Contro gli ariani.
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747
Carlomanno si ritira in un monastero e lascia tutto il potere a Pipino.
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748
Stabile è vescovo di Milano.
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749
Gli Arabi apprendono da alcuni prigionieri cinesi a Samarcanda la tecnica della fabbricazione della carta.
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749
giugno
Re Ratchis va in pellegrinaggio a Roma con tutta la famiglia, ma poi entrano tutti in monastero. Il fatto non ha nulla a che vedere con la vocazione, ma può essere letto o come una protezione in extremis contro il tentativo di eliminarli o come un sequestro. Data la politica filo-bizantina di Ratchis, è più plausibile la prima ipotesi. Secondo il Fumagalli (I, 69), papa Zaccaria convinse Ratchis a entrare nel monastero di Montecassino e la moglie Tasia e la figlia Ratruda in quello vicino detto Piombaruola. Suo fratello Astolfo è re dei Longobardi fino al 756.
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749
autunno
Astolfo fonda a Pavia il monastero femminile di S. Marino.
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749
5 dicembre
Si istituisce la festa dell'Esaltazione della Croce.
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750
Astolfo occupa Ravenna e la Pentapoli e attacca i territori della Chiesa. Emana un editto che stabilisce l'armamento degli uomini liberi (gli arimanni) e suddivide il popolo in base al censo.
Restaurazione della vita comune del clero operata da Crodegango di Metz.
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751
4 maggio
Leto è eletto vescovo di Milano. Raduna un concilio che riguarda gli autori di false accuse contro il clero. La decisione presa è significativa per il diritto penale longobardo: il calunniatore dell'ecclesiastico poteva essere giudicato sia dal tribunale dello Stato sia da quello ecclesiastico, con pene severissime.
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751
novembre
Pipino III è consacrato dai vescovi della Gallia a Soissons re dei Franchi. Pipino assume un rituale di straordinaria valenza simbolica: l'unzione con l'olio santo. Questa cerimonia era menzionata nell'Antico Testamento, dove si racconta che Saul ottenne il regno dopo essere stato consacrato dal profeta Samuele. L'unzione doveva conferire al re un carattere quasi sacerdotale, per cui Pipino poteva presentarsi come "l'unto del Signore". Papa Paolo I parlerà di lui come di un novello Davide, scelto da Dio per proteggere il popolo cristiano. La cerimonia verrà ripetuta nel 754. Il deposto re merovingio Childerico II viene rinchiuso in un monastero.
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752
22 marzo
Muore papa Zaccaria; il 23 marzo è eletto Stefano II che muore dopo tre giorni. Il 26 marzo viene eletto un altro Stefano II. Il papa porta in processione a Roma l'immagine achiropita del Cristo per implorare la protezione divina contro le invasioni dei Longobardi.
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753
ottobre
Papa Stefano II è a Pavia presso re Astolfo per invitarlo a desistere dall'occupare Roma. Le trattative falliscono e StefanoII procede per la Francia.
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753
15 novembre
Il papa è in Francia a conferire con Pipino; il risultato dell'incontro è un accordo che segna una svolta politica decisiva: la Promissio Carisiaca (754), detta così dalla località francese in cui avvenne, Quierzy-sur-Oise. Il papa conferisce a Pipino il titolo di patricius Romanorum, fino allora concesso solo all'imperatore bizantino; Pipino da parte sua si assume la difesa della Chiesa romana contro i Longobardi.
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754
luglio
Stefano II unge per la seconda volta Pipino nella chiesa di St. Denis. In questa occasione Pipino vuole che siano consacrati anche i suoi figli bambini, Carlomanno e Carlo.
Pipino scende in Italia contro Astolfo; Pipino può vantare pretese sul trono longobardo perché era stato "adottato" da re Liutprando, morto senza eredi maschi.
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755
4 aprile
Muore l'arcivescovo Leto.
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755
22 settembre
Tommaso è arcivescovo di Milano. Si dice tradizionalmente che all'inizio del dominio carolingio in Italia debba difendere il rito ambrosiano dai tentativi di unificazione liturgica sostenuti dal re franco, ma sembra del tutto infondato. Con Tommaso si comincia ad avere carte, originali o copie, degli atti degli arcivescovi, oppure relativi a loro.
Durante il suo episcopato un certo Totone di Campiglione (Campione) fa costruire un ospedale assoggettato alla basilica di S. Ambrogio.
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756
gennaio
Astolfo assedia Roma; molte reliquie vengono sottratte alla capitale, tra cui anche quelle di S. Cecilia, che vengono trasferite a Pavia. Le reliquie di S. Silvestro servono per fondare l'abbazia di Nonantola da parte di Anselmo, cognato di re Astolfo. Per risposta Pipino assedia Pavia e alla fine dell'anno Astolfo è costretto ad arrendersi; deve pagare a Pipino la terza parte dei tesori custoditi a Pavia e risarcire le spese di guerra. Astolfo deve impegnarsi a cedere alla Chiesa romana l'Esarcato, l'Emilia, la Pentapoli e deve aggiungere Comacchio. Le chiavi delle città vengono raccolte da Fuldrado, abate di St. Denis, e portate sull'altare di S. Pietro a Roma.
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756
dicembre
Muore Astolfo per un incidente e si ha il nuovo breve regno di Ratchis.
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757
Primo esempio di giuramento vassallatico conosciuto: il duca Tassilone di Baviera giura fedeltà a Pipino, re dei Franchi, a Compiègne.
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757
marzo
Papa Stefano II convince nuovamente Ratchis a ritirarsi e gli preferisce Desiderio. Come la scelta possa essere stata accettata dai Longobardi è enigmatico, perché Desiderio non pare avere legami dinastici con la discendenza di Ansprando.
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757
24 aprile
Muore Stefano II; Paolo I, fratello di Stefano, è a sua volta papa (29 maggio). La sua elezione è frutto della vittoria della fazione dei nobili romani che la spuntano a suo favore, mentre il partito dei bizantini candida Pietro Teofilatto.
Le catacombe sono ormai cadute in rovina, i corpi dissacrati o rubati, la zona circostante completamente desolata. Paolo I comincia allora la lunga opera, proseguita dai successori, di distribuzione delle reliquie tra i monasteri e i titoli delle città.
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758
Desiderio si associa il figlio Adelchi. Muovono guerra contro i Bizantini nell'Italia meridionale e s'impossessano della Pentapoli e dei ducati di Spoleto e Benevento.
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759
Desiderio marcia contro Roma ma non la occupa, si accorda con il papa e promette di restituire i territori occupati.
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760
A Pavia Desiderio, Adelchi e Ansa fondano il monastero femminile dei SS. Maria, Pietro e Paolo detto anche di S. Maria Regina e lo danno in dotazione al monastero femminile di S. Giulia a Brescia insieme allo xenodochio pavese di S. Maria Brittonum.
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761
Donazione di Costantino (Constitutum Constantini). E' un documento falso, indirizzato da Costantino I a papa Silvestro, in cui l'imperatore riconosce al papa una donazione territoriale, il primo nucleo dello Stato Pontificio. Si tratta in realtà di un diploma redatto a Roma da un monaco greco intorno al 761 su incarico di papa Paolo I (757-767) per sancire l'alleanza tra la Chiesa e i Franchi a scapito dei Longobardi. Secondo il testo, Costantino avrebbe affidato ai pontefici romani ogni potere su Roma, sull'Italia e su tutte le regioni occidentali dell'Impero. Il documento venne inserito nelle False decretali (IX sec.). Alla metà del XII secolo la donazione era considerata, all'interno del movimento riformatore e pauperistico, la responsabile della ricchezza della Chiesa e della sua corruzione.
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764
L'imperatore bizantino Costantino V cerca un'alleanza con il re dei Franchi e chiede la mano di Gisela, figlia di Pipino, per il proprio figlio.
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767
28 giugno
Muore papa Paolo I. Seguono tumulti e risse fra le fazioni avversarie. Il duca di Nepi Totone impone l'elezione di suo fratello Costantino II, una seconda fazione elegge il monaco Filippo, una terza, il siciliano Stefano III.
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768
Desiderio destituisce il papa illegittimo Costantino II a favore di Stefano III, dimostrando così la sua volontà di erigersi a tutore della Chiesa in competizione coi Franchi. Costantino è incatenato e trascinato per le vie della città, accecato e vilipeso.
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768
9 ottobre
Dopo la morte di Pipino in settembre, Carlo (Magno) e Carlomanno sono incoronati re dei Franchi. Oltre a farsi acclamare dai guerrieri e dai sacerdoti, i due re ripetono la cerimonia dell'unzione per inaugurare il loro regno.
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769
Sinodo lateranense che stabilisce norme severe per l'elezione dei papi: è riservata agli ecclesiastici e solo uno di loro può essere eletto.
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770
Alleanze matrimoniali franco-longobarde: Carlo ripudia la moglie Imiltrude, che gli ha appena dato un figlio, e nel 771 sposa Ermengarda detta anche Desiderata, figlia di Desiderio; sua sorella Gisla sposa Adelchi; suo fratello Carlomanno sposa Gerberga.
Il vescovo di Milano Tommaso ricostruisce lo scurolo della chiesa di S. Calimero e lo orna con marmi bianchi.
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771
Fondazione del monastero di S. Pietro al monte sopra Civate.
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771
4 dicembre
Muore Carlomanno. Carlo Magno è unico re dei Franchi e non accetta la successione dei figli del defunto fratello. La vedova Gerberga, che teme per i bambini, torna presso il padre Desiderio. Per rincarare la dose, nel 772 Carlo ripudia Ermengarda e la rispedisce al padre, scegliendosi come moglie Ildegarda.
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772
gennaio
Ripudiata da Carlo Magno, muore Ermengarda in stato di gravidanza. Stefano III si schiera a favore di Carlo.
Re Desiderio, per vendicarsi del papa, corrompendone il maggiordomo Paolo Afiarta, cattura Sergio e Cristoforo, strenui avversari dei Longobardi, e li fa assassinare. Stefano III non muove un dito per far giustizia.
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772
24 gennaio
Muore Stefano III. Adriano I è papa (9 febbraio). Adriano vive uno dei pontificati più lunghi, ben 24 anni. Di famiglia nobile, si impegna a restituire a Roma e alla Chiesa un periodo di relativa tranquillità, durante il quale può occuparsi dell'attività artistica come mecenate. Adriano si occupa anche di opere di pubblica utilità, come la valorizzazione della campagna. Si può dire che fondi e sviluppi la politica agricola delle case coloniche, delle cascine collocate al centro di vasti proedia, in modo da garantire una riserva alimentare per la popolazione.
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772
marzo
Desiderio tenta di indurre il neo-eletto pontefice Adriano I a riconoscere come re dei Franchi i due figli di Carlomanno. Adriano si schiera a favore di Carlo Magno.
Desiderio occupa nuovamente le città che Astolfo era stato costretto a cedere alla Chiesa.
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773
Carlo Magno assedia Pavia difesa da re Desiderio e Verona, affidata ad Adelchi.
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774
2 aprile
Pasqua: Carlo Magno è a Roma presso papa Adriano.
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774
5 giugno
Carlo Magno fa prigioniero a Pavia re Desiderio, che deve abdicare a favore di Carlo, divenuto così re dei Longobardi. Desiderio viene rinchiuso nel monastero di Corbie, dove muore in questo stesso anno. Adelchi fugge a Costantinopoli.
I primi atti dimostrano che Carlo non vede il regno longobardo distinto da quello franco. Concede infatti la Valtellina a St Denis di Parigi (consacrata nel 775) e la Valcamonica a S. Martino di Tours (MGH, Dipl. Caroli I). Erano due terre di accesso all'Italia, che dovevano essere in mano franca. A papa Adriano I Carlo conferma la donazione del "patrimonio di S. Pietro".
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775
Ribellione dei duchi longobardi, promotori Arigiso duca di Benevento, genero di Desiderio, e Rodgauso, duca del Friuli, appoggiati dal duca di Baviera Tassilone, vassallo franco ma genero di Desiderio, avendone sposata la figlia Liutperga. I rivoltosi sperano di restaurare un autonomo regno longobardo sotto Adelchi.
Papa Adriano informa Carlo Magno, occupato a combattere i Sassoni, della ribellione. A Natale Carlo è in Italia e inizia la sua lotta contro i ribelli.
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775
14 settembre
Sul trono di Bisanzio sale Leone IV, figlio di Costantino V.
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776
primavera
Carlo Magno uccide Radgauso e sostituisce i duchi longobardi con suoi conti e da quel momento si fa chiamare rex Italiae. Carlo attribuisce la sua vittoria alla Santa Lancia di Longino, custodita dal VI secolo nel monastero di St. Maurice d'Agaune in Borgogna. La lancia, che gli conferisce poteri di chiaroveggenza, è detta anche "lancia del destino" e diventerà l'insegna del potere sacro-romano imperiale.
Promulga il primo capitolare italico di impronta demagogica: dispone la distruzione delle carte di servitù, l'annullamento delle alienazioni inique e l'invalidamento delle false donazioni avvenute nei mesi della guerra franco-longobarda. Con queste misure popolari Carlo colpisce i "nuovi ricchi" longobardi e il "nazionalismo" longobardo.
Viene avviata una nuova fase di migrazione di classe dirigente composta da franchi o da etnie associate, come i Burgundi, gli Alamanni e i Bavari.
Carlomagno introduce in tutto l'Impero un nuovo sistema monetario basato su una moneta argentea, il denaro, e su due monete di conto, il soldo e la lira. Il rapporto tra le tre monete era il seguente: 1 lira = 20 soldi = 240 denari.
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780
Carlo Magno scende nuovamente in Italia.
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780
8 settembre
Costantino VI è imperatore sotto la reggenza di Irene, che vuole riconciliarsi con Roma. In Occidente si crea una grande inquiet
Inviato da potiorvalens il 02/05/2005 @ 14:46 via WEB
Famous Scots
- Malcolm Canmore (King Malcolm III) (1031-1093)
Malcolm "Canmore" (King Puoti Dynasty ,descende from King Poto , Potior 'ceann' means head or chief and 'mor' means great) was the son of King Duncan I and went into exile in Northumberland when his father was killed by Macbeth (in 1040 in Forres, Morayshire). With the support of the English King, Edward the Confessor, and his uncle Earl Siward of Northumbria, he defeated and killed Macbeth at Lumphanan in Aberdeenshire in 1057. Lulach, Macbeth's stepson, took over the throne but Malcolm killed him also in the following year.
Malcolm founded the dynasty of the House of Canmore which lasted 200 years until the House of Stewart. By his first marriage to Ingebjørg he had two sons, Duncan II (who became king after Malcolm) and Donald. Ingebjørg was thee daughter of the norwegian earl Finn Arnesson at Austrått in Trøndelag. Her mother's father was a brother of the norwegian kings St. Olav (Olav Haraldsson) and Harald Hardråde (Harold Hardrada).
Following Ingebjørg's death, around 1069, he married Margaret, the sister of Edgar Atheling. Edgar would have become King of England if William the Conqueror from Normandy had not over-run the country. By this marriage there were six sons, three of whom (Edgar, Alexander and David) would become king.
Margaret introduced English customs and language into the Scottish court and church procedures but she never learned Gaelic, which was spoken by a substantial number of Scots at that time. Her son, King David I, built a small church within Edinburgh Castle dedicated to her memory. St Margaret's Chapel (pictured here) is now the oldest building in the castle.
The large number of English exiles who had gathered in the court and raids by Malcolm into Northumbria and Cumbria became a concern to the English King William who marched north. Malcolm was forced to submit and sign the Treaty of Abernethy in 1071 and agree to his son Duncan becoming a hostage in England.
Even so, Malcolm made two more raids into England in 1079 and 1091, and again he lost and had to submit to the English king. After the English had driven out the Scots from their hold on Cumbria, Malcolm led a final incursion in 1093. This led to his defeat and death at Alnwick. His son and heir Edward died in the same battle and Queen Margaret died in Edinburgh Castle, four days later. Margaret was later canonised for her patronage of the church.
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Impressum
Mediadaten
Datum:24.12.1998
Ressort:Vermischtes
Autor:Thomas Götz
Seite:08
Die Rätsel um das "Wunder der Welt"
In Palermo untersuchen Archäologen den Sarkophag des Stauferkaisers Friedrich II.
PALERMO, im Dezember. "Knabe, verheißen der Welt, Erneuerer der Zeiten und des Reiches", besang der Dichter Petrus Ebulo ein Kind, das am zweiten Weihnachtstag 1194 in Jesi bei Ancona zur Welt kam. Der Lorbeer galt dem Stammhalter aus dem Haus der Staufer, Friedrich II., dem Enkel Kaiser Friedrich "Barbarossas". Seine Zeitgenossen rühmten Friedrich als "Wunder der Welt". Die hochgespannten Erwartungen in den letzten Kaiser im Mittelalter aus staufischem Geschlecht wurden nicht enttäuscht. Friedrich gehört in Sizilien und Apulien bis heute zum positiven Kernbestand des kollektiven Gedächtnisses.
Studien zur Balsamierung
Seit November dieses Jahres studieren Forscher, was von den sterblichen Überresten des Staufers geblieben ist, der mit zwei anderen Toten das Grab teilt. Die deutsche Firma M & W Zander baute ein keimfreies Isolationsgehäuse um den Sarkophag in der Kathedrale von Palermo, um schädliche Umwelteinflüsse auf die Mumien zu minimieren. Die Forscher betreten den Raum nur in geschlossenen Overalls, um Mikroben fernzuhalten. Eigens konstruierte Hebeböcke wuchten den Deckel an den Ecken empor rund eine halbe Tonne Gewicht. Durch den Schlitz von fast einem halben Meter kann man die Photoapparate und Videokameras einführen, die den Zustand der Mumien dokumentieren. Die Forscher erhoffen sich neue Erkenntnisse darüber, wie Leichen im Mittelalter einbalsamiert wurden.
Friedrich starb am 13. Dezember 1250. Zwei Monate dauerte die Überführung des kaiserlichen Leichnams von Castel Fiorentino in Apulien bis Palermo. "In jeder Station wurde sein Leichnam ausgestellt, wurden Messen gefeiert", sagt Rosalia Varoli-Piazza, die das Projekt im Auftrag des römischen Zentralinstituts für Restaurierung (ICR) leitet.
Der Porphyrsarkophag Friedrichs wurde 1781 schon einmal geöffnet. Wie der Leichnam bei der letzten Graböffnung ausgesehen hat, ist aufgrund der peniblen Aufzeichnungen der Zeitgenossen bekannt. Kupferstiche zeigen den Kaiser mumifiziert, das Gesicht eingefallen, den Körper in gut erhaltene Prunkgewänder gehüllt, auf dem Haupt die Krone und neben ihm das Schwert. Und heute?
Die beiden anderen Toten, die nach Friedrich in das Grab gelegt worden sind, verdecken den Blick auf den Kaiser. Die Radiographie ergab, daß auch der Körper des Staufers nicht mehr so liegt, wie ursprünglich gebettet. Außerdem haben offenbar Grabräuber die Öffnung im 18. Jahrhundert benutzt, um sich zu bedienen.
Zeit genug hatten sie vermutlich. Indizien deuten darauf hin, daß der Sarg damals nicht schon nach zwei Monaten wieder verschlossen worden war, wie man bisher angenommen hatte, sondern daß man ihn nur mit Brettern bedeckte. Erst zwanzig Jahre später wurde die schwere Deckplatte wieder aufgelegt, vermutet Varoli-Piazza.
Dennoch schien die Grabräuber Eile getrieben zu haben. Der Sack, in dem der im Sarkophag Friedrichs bestattete Peter II. von Aragon 1342 beigesetzt wurde, wirkt hastig aufgeschlitzt. Die Knochen des dritten Toten, der bis heute nicht identifiziert ist, sind zusammengeschoppt. Zwar hatten die Diebe Scheu, sich an der Krone Friedrichs zu vergreifen, doch nahmen sie einen seiner Stiefel mit und abgelöste Verzierungen vom Gewand. Auch das Schwert des Kaisers fehlt. Daß im späten 19. Jahrhundert Stücke von Stoffen aus dem Grab im British Museum auftauchten, gibt den Forschern Hoffnung, noch weitere geraubte Bestandteile zu finden. "Wir wollen auch via Internet suchen", sagt Varoli-Piazza.
"Erkennen und Konservieren" ist das erklärte Ziel der Graböffnung. Erkennen will man nicht nur, wie die Menschen im Mittelalter Tote balsamierten, sondern auch wer die dritte Person im Sarkophag ist. Eine DNA-Analyse soll feststellen, ob es sich tatsächlich um eine Frau aus dem Umfeld Friedrichs handelt, wie man schon 1781 gemutmaßt hatte. Fest steht nur, daß die dritte Leiche vor Peter II. in das Grab gelegt worden sein muß.
Die Verwandten des Kaisers hatten sich zunächst über die Öffnung des Grabs empört. Yasmin Aprilis di Lanslebourg Hohenstaufen Hohenzollern, die sich der Abkunft von dem großen Toten rühmt, meinte, man hätte "die legitimen Erben" um Erlaubnis bitten müssen. Es sei "extrem schmerzlich, daß der ,Gesalbte Christi die Martern eines Versuchskaninchens erleiden muß, ohne den Trost der Anwesenheit seiner Nachkommen zu haben". Geschmerzt muß die Dame haben, daß man an ihrer Stelle politische Nachfahren des Gesalbten beizog: die deutsche Botschaft in Rom.
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