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Post N° 70


Corte Europea: diritto a trasmettere e risarcimento dallo Stato per Europa7 Il parere richiesto dal Consiglio di Stato può sbloccare la vicenda dopo 10 anni.I sogni – scriveva Montanelli – muoiono all’alba. Quelli di Europa 7 di Francesco Di Stefano non ebbero nemmeno il tempo di cominciare. Nel 1999 la notizia passò in sordina e oggi forse nessuno ricorda che rete Europa 7 vinse una regolare gara che le dava diritto alle frequenze nazionali. Nessuno ha mai potuto vedere il palinsesto presentato che avrebbe dovuto sostituire quello di Rete4, che quella stessa gara la perse. Il 31 gennaio 2008 la sentenza della Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo ha condannato il regime italiano di assegnazione delle frequenze radiotelevisive dichiarandolo “contrario al diritto comunitario”.Nello specifico: “le norme che consentono agli occupanti di fatto delle frequenze (l’attuale Rete4, ndr) di continuare le loro trasmissioni nonostante i diritti dei nuovi titolari di concessioni (Europa7 ndr) sono contrarie al diritto comunitario”, dunque illegali. La Corte esprime un duro giudizio sul regime italiano, che “non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati”. E ancora, secondo la Corte, “l'applicazione in successione dei regimi transitori – che hanno permesso il persistere delle reti senza concessione – ha avuto l'effetto di impedire l'accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze”.Le leggi che negli ultimi anni hanno portato avanti questo regime transitorio (dalla legge Maccanico del 1997 al Testo Unico della legge Gasparri del 2003, definito dallo stesso Di Stefano, il decreto “salva rete4) hanno cristallizzato l’offerta televisiva e frenato qualsiasi iniziativa da parte di quelle emittenti che, nel frattempo, hanno compiuto passi da gigante nel digitale terrestre. Le reti Mediaset e Rai trasmettono invece con il sistema analogico, dove è possibile ancora incamerare gli attuali introiti pubblicitari, al centro delle polemiche della riforma che dovrebbe regolamentare l’attuale sistema televisivo.La sentenza Europea non arriva a caso: è infatti il frutto di un’estenuante battaglia legale (durata 9 anni) intrapresa da Di Stefano che, piano piano, ha comunque raccolto le sue vittorie. Racconta l’editore in una video intervista (al link http://www.youtube.com/watch?v=_XiCi3sqxjE) che, quando nel 99 il governo di allora non spense Rete4 a favore di Europa7, non rispettando quindi il periodo di transizione previsto di 6 mesi, lui ha atteso e nel frattempo ha strutturato, come previsto dalla legge, i propri studi, i programmi approvati dalla gara d’appalto e un’organico di professionisti pronti a trasmettere. Ma nel 2002 si rivolge alla Corte costituzionale che stabilisce la data della fine del regime transitorio: 31 dicembre 2003. Il 23 dicembre di quello stesso anno arriva la discussa legge Gasparri che Ciampi incredibilmente firma, decretando – commenta l’ditore – “che nemmeno una sentenza della Corte Costituzionale puó nulla dinanzi al decreto berlusconi”.  Dal 2003 ad oggi la battaglia di Europa7 non si è fermata. Quando la causa arriva alla Consiglio di Stato Europeo che mette in mora il governo Italiano, nemmeno la sinistra fa nulla anzi, pur ammettendo, lo stesso Ministro Gentiloni, che la legge Gasparri non rispetta le direttive Europee, il governo finanzia l’avvocatura di Stato per difenderla ottenendo così un ulteriore protrarsi dei tempi, sino ad oggi.Mediaset si difende, sicura che Rete4 non corre rischi: “La sentenza della Corte di Giustizia Ue non può comportare alcuna conseguenza sull'utilizzo delle frequenze nella disponibilità delle reti Mediaset”. Lo dichiara l'azienda in una nota diffusa poco prima dell'ufficializzazione della posizione della Corte, anticipata da alcuni giornali. ”Il giudizio cui la sentenza si riferisce riguarda infatti esclusivamente una domanda di risarcimento danni proposta da Europa 7 contro lo Stato italiano e non può concludersi in alcun modo con pronunce relative al futuro uso delle frequenze”. Niente di piú vero, visto che sarà proprio il Consiglio di Stato, nè il Governo Italiano, nè la stessa Mediaset, a decidere l’entità finale del risarcimento e la concessione definiiva delle frequente spettanti a Di Stefano.“quanto all'insinuazione che Rete4 occuperebbe indebitamente spazi trasmissivi a danno di europa 7», aggiunge il portavoce , «Mediaset ribadisce che Retequattro è pienamente legittimata all'utilizzo delle frequenze su cui opera (legge Gasparri ndr)”.Una sentenza durissima che piomba direttamente dalle alte sfere Europee e che chiama in causa non solo il sistema radiotelevisivo Italiano, ancora in fase di discussione e da anni in attesa di una riforma generale, bensí l’intero Governo, attualmente in stallo. Di Stefano è intenzionato a chiedere fino 3 milardi di Euro come risarcimento per 9 anni di ritardo e non è disposto a rinunciare a trasmettere la sua TV nazionale. Alla domanda: ma se fosse costretto a scegliere, soldi o frequenze? – risponde - "Non scelgo. Ho diritto ad avere sia il risarcimento sia le frequenze".Le frequenze radiotelevisive sono in concessione, significa che sono di proprietà dello Stato, che può decidere liberamente a chi assegnarle. Sono quindi dei cittadini, che di questa vicenda pagheranno comunque lo scotto: o dovranno rinunciare al pluralismo, se continuerà a perdurare il regime transitorio, oppure sacrificare una consistente parte dei contributi versati, per risarcire Europa7 del danno subito.Per leggere la sentenza: sito della Corte di giustizia delle Comunità europee http://www.curia.europa.eu/it/index.htmErika GerardiniRiccardo Iorio