Cazzoni avariati!

LA CITTA' IDEALE E L'INTOLLERANZA DELLA SINISTRA


La cosa che veramente non capisco e mi manda in bestia, è come sia possibile che Senigallia abbia (da sempre!) questi amministratori. La cosa ancor più assurda, più inverosimile, è come sinistra (nessun altro oltre a lei ha mai governato qui), goda ancora – nonostante problemi e conflitti interni sempre crescenti – di un consenso sufficiente, sia per amministrare sia per fare i cazzi propri. Non credo che la colpa di ciò possa imputarsi alle opposizioni (alcune veramente scarse) che si sono succedute nel corso degli anni; tantomeno credo abbia rilevanza la scelta del candidato a sindaco: Senigallia è l’esempio evidente, il modello regional-comunista, di una politica basata sul soddisfacimento economico e affarista dell’elettore. Indi per cui chiunque voi metteste alla guida dell’opposizione, risulterebbe o un signor nessuno (e quindi non votabile), o un’affarista di destra (quindi non votabile). Il popolo dei fiancheggiatori (in calo in questo periodo di vacche magre…), è un universo alla prese con un gran mutamento: se prima la sinistra a Senigallia riusciva a fare politica nelle strade, nei bar, nei circoli, oggi non ci riesce più. La connivenza tra politica e affari è più forte oggi che mai e per questo motivo i compagni non hanno più avuto bisogno della solita politica: chiedere voti e convincere l’elettorato, non è più lo sport regionale. Oggi si vince con un appalto, un accordo commerciale, un cambio di destinazione d’uso, un portale per il turismo sovvenzionato… etc. Tant’è che ai comizi elettorali, la sinistra non fa il pieno perché non ne ha bisogno e la destra nemmeno, perché non si fanno affari con coloro che perdono… Questo modo di operare, scardinato e sconfitto in molte amministrazioni marchigiane, resiste ed è ancora in salute a Senigallia. I sindaci che rappresentano la sinistra – ora PD – sono addestrati nella gestione degli affari e nell’opera di distribuzione degli appalti: a nessuno di loro è richiesto di fare il politico e nessuno di loro è preparato a farlo. Ecco la ragione dell’apparente calo di consensi, legato all’affare Sacelit e alla complanare: quando c’è di mezzo il capitale famigliare e la salute, i cittadini sono più sensibili. Sarebbe auspicabile che anche sui temi dell’occupazione e l’edilizia popolare, gli elettori facciano dei ragionamenti analoghi: ma per qualche astruso motivo, non sembrano essere interessati… Cosa potrebbe fare dal canto suo l’opposizione? Beh, innanzitutto dovrebbe strutturarsi, organizzarsi e dare l’idea che in ogni caso a Senigallia si può vincere. Per fare questo – come accennavo – va bene qualunque candidato, ma meglio se un professionista stimato, lontano dalla politica e dalla gestione degli “affari” senigalliesi. In alcune realtà (vedi Ostra e Ostra Vetere), la ricetta ha funzionato: nel primo caso, c’è stato un semplice avvicendamento, tipico delle democrazie occidentali (esclusa Senigallia ovviamente); nel secondo caso, dopo secoli d’immobilismo, un candidato esterno, è stato ritenuto idoneo e super partes per rilanciare l’immagine della città (ma entrambe le campagne elettorali, sono state all’insegna della massima correttezza e Bello si è esclusivamente concentrato sull’esposizione del programma e delle proposte per attuarlo, mentre a Senigallia si trascende spesso). Potrebbe bastare? Sicuramente no! Ma è certo che scendere in polemica con chi amministra appalti e voti come fossero numeri, è sempre controproducente. La grande delusione – che resta e che fa male – riguarda la cecità completa dello zoccolo duro dell’elettorato comunista, che, nonostante non sia quello che partecipa alla spartizione della torta, se ne sta alla finestra denigrando l’opposizione, nell’attesa di mettere la croce sulla scheda elettorale, su qualunque candidato il PD proponga (votando se necessario anche Agnoletto!). In questi giorni abbiamo assistito ad un calo consistente negli arrivi: è innegabile e inconfutabile! Ascoltando però le voci degli amministratori e molti dei loro elettori, tale dato, può semplicemente essere giustificato dalla crisi economica, dalle politiche del governo, dalla sfortuna e dalle bugie dell’opposizione, che vede crisi, invece del pienone. Bene. L’articolo apparso oggi su Vivere Senigallia, a firma Marcantoni, voleva proprio affrontare l’argomento, evidenziando le carenze dei nostri servizi, come i parcheggi, la viabilità e costi in primis (lo aggiungo io…). Ma (udite udite!), c’è qualcuno che arrivato addirittura a confutare la realtà e vedere ciò che non si può vedere: Senigallia è vuota! Vuota come non mai prima d’ora e se la crisi ha avuto i suoi effetti, la mediocrità dell’offerta turistica senigalliese, l’impossibilità di fare due salti fino l’alba e i prezzi da capogiro, hanno fatto il resto. L’amministrazione invece vede un boom senza precedenti, suffragato da dati di fonte incerta e difeso da qualche sfigato qua e là, che pur di esorcizzare una possibile sconfitta elettorale, dice bugie grandi come case.  Nei giorni feriali i ristoranti sono vuoti, gli alberghi non hanno ancora fatto il pieno, le spiagge semi-deserte e si trova ancora parcheggio lungomare, perfino nelle aree non a pagamento. Se poi volessimo affrontare il problema turisti stranieri (statistiche di cui non parla mai nessuno e limitate agli ultimi anni), ci accorgeremmo che a Senigallia sono quasi in sostanza scomparsi, mentre in altre realtà marchigiane, continuano ad andare (vedi Gabicce, San Benedetto del Tronto, etc. Mi domando se gli elettori di sinistra (tra cui figurano percentuali interessanti provenienti dal centro-destra, proprio a giustificare il connubio politica-affari), che da anni preferiscono non cambiare, abbiano mai pensato alla possibilità di un cambiamento (almeno per curiosità). Perfino le più grandi dittature sono crollate eppure la sinistra senigalliese, spesso in fallo proprio nella gestione progressista della cosa pubblica (come l’occupazione, la casa e la salute pubblica), riesce ancora (speriamo per poco) a calamitare consensi. 4 consigli all’opposizione: 1. Se esiste veramente (come sembra), questo patto scellerato tra politica ed affari, va smascherato! La procura della Repubblica ha spesso evitato di indagare su affari al limite della legalità realizzati in passato da questa amministrazione (e continuati anche nel presente). Abbiamo bravi avvocati e il periodo è propizio… spariamo le nostre cartucce, ma evitiamo di farlo durante la fase conclusiva della campagna elettorale: lì si dovrà parlare solo del programma.2. La politica non è l’arte di arrangiarsi. La macchina elettorale va messa a punto con strategie scrupolose: ufficio stampa, una task force che si occupi di comunicazione, un’altra che segua i rapporti con i compagni di viaggio (civiche, Lega, UDC?), un’altra che pianifichi la strategia politica, un’altra che si adoperi per la conta dei voti, attività scomparsa, ma d’indubbia efficacia, etc. 3. La sinistra proporrà almeno 1000 pagine di programma e  999 di esso, saranno dedicate alle cose fatte: cagate di cane raccolte, agli alberi potati, kg. di sabbia setacciati, etc. Stiliamo una pagina di programma con 10, massimo 20 obiettivi concreti per il miglioramento della città e spieghiamo come intendiamo raggiungerli. Torniamo a parlare alla gente tra la gente! Bisogna riprendere le piazze! La forza di Berlusconi è stata proprio questa e a Senigallia non ci siamo riusciti: il PDL sembra lontano, irraggiungibile… 4. Darei anche una rinfrescata all’immagine del partito: il PDL ha dei personaggi abbastanza singolari al proprio interno, poco propensi al dialogo e assai logori. La conta dei voti va fatta dopo e non è detto che rinunciando (oppure depotenziando) ad un candidato che porti 60, non se ne trovi un altro che porti 100. La città fantastica che l’Angeloni dipinge nelle sue omelie, esiste solo nei sogni della sinistra. Il sistema per la prima volta nella sua storia evidenzia delle. L’odio e il disinteresse mostrato dall’Angeloni nei confronti di chi dissente e l’arroganza con cui ha amministrato, dovrebbe far riflettere anche il più partigiano degli elettori, ma… tant’è…