Chissà che avrebbe da dire Travaglio, oppure il buon Santoro, circa il diritto di cronaca e la oramai “prostituita” libertà di stampa. Mi riferisco ovviamente al caso Boffo e ai suoi sviluppi drammatici, derivati dall’articolo di Feltri e dal suo certosino lavoro giornalistico. Peccato che a cadere nella trappola sia stato un esimio giornalista factotum, eminenza grigia della CEI, primo tra tutti i lapidatori del Presidente, insieme all’instancabile Mauro di Repubblica e agli innominabili direttori dell’Unità e Manifesto. Tutti adesso parlano di rappresaglia, di sporco lavoro, di subdoli metodi, mentre fino a qualche giorno fa, quando a finire sotto il tiro delle mitraglie comuniste era finito il Berlusca, nessuno ha alzato un dito a sua difesa, nessuno si è appellato al civile confronto: contro il Presidente del Consiglio si può e si deve tutto e ci si appella spesso al principio della libertà di stampa, che la sinistra, però distorce e consuma a proprio comodo. La storia delle veline ha fatto il giro del mondo, sputtanando Berlusconi e soprattutto il nostro paese. Bastarono le registrazioni e qualche foto della D’Addario per dimostrare quello che non c’era bisogno di dimostrare e vale a dire che al premier piacciono le donne: una simile storia portò però alla ribalta anche i vertici dell’ex premier D’Alema, quando 2 squillo entravano a Montecitorio e si congiungevano carnalmente con un “personaggio importante”. L'inchiesta nata sul finire del 1999 è abortita pochi mesi dopo con la condanna ad un anno (previo patteggiamento) della sola maîtresse che organizzava gli incontri con i politici. Già, già… Il tentativo oramai palese (vista anche la clamorosa gaffe di D’Alema in periodi non sospetti…) di disarcionare Silvio a mezzo stampa, sta fallendo miseramente, anche se dei rigurgiti oramai settimanali provenienti da insospettabili ambienti come l’Azione Cattolica, alimentano uno scontro tra chiesa e governo, nell’attesa che il PD si pronunci sul nome del nuovo segretario (che nascerà anche questo morto…). Gli strascichi provocati a livello internazionale, non sono certo stati trascurabili, ma alla sinistra di questo poco importa: il buon nome del paese è salvo se ad essere infangato è quello del presidente del consiglio. In un paese normale (tanto per citare D’Alema), lo scoop giornalistico di Feltri, con tanto di prove inequivocabili (e non chiacchiere come quelle di Mauro e soci…), non avrebbe provocato alcuna reazione, se non una certa curiosità su come una notizia come questa, fosse potuta restare anonima per così lungo tempo. Il responsabile della comunicazione CEI, Boffo, è un omosessuale (e fin qui nulla di male…) che molestava la moglie del suo promesso fidanzato e fino l’altro giorno, lanciava strali e pontificava il comportamento amorale del Presidente del Consiglio, dalle colonne del giornale da lui diretto. Se sparare strali non è reato – in virtù della tanto vituperata libertà di stampa – non penso lo sia nemmeno riceverli, tanto più per una faccenda realmente losca, al contrario delle festicciole del premier, che è stata abilmente celata dai servizi “segreti” vaticani. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”, diceva Giovanni sul Vangelo e a guardar bene, non so se i vari Mauro (che compera case in nero…) e lo stesso Boffo (molestatore e pontificatore), possano millantare il ruolo – oltre che di giornalisti – anche di educatori. La libertà di stampa è per tutti e di tutti: vogliono farci credere che non si può sparare addosso a Berlusconi (quando in realtà lo fanno da sempre…) senza subirne le conseguenze, mentre la realtà è che l’intelligencija comunista non ama essere contraddetta e soprattutto sputtanata, come successo ad Ezio Mauro e a Boffo. Anche la sinistra ha scheletri negli armadi che adesso qualcuno (coraggiosamente!) porta alla luce… Tempi duri per la storia della superiorità morale della sinistra…
MISTERO BOFFO
Chissà che avrebbe da dire Travaglio, oppure il buon Santoro, circa il diritto di cronaca e la oramai “prostituita” libertà di stampa. Mi riferisco ovviamente al caso Boffo e ai suoi sviluppi drammatici, derivati dall’articolo di Feltri e dal suo certosino lavoro giornalistico. Peccato che a cadere nella trappola sia stato un esimio giornalista factotum, eminenza grigia della CEI, primo tra tutti i lapidatori del Presidente, insieme all’instancabile Mauro di Repubblica e agli innominabili direttori dell’Unità e Manifesto. Tutti adesso parlano di rappresaglia, di sporco lavoro, di subdoli metodi, mentre fino a qualche giorno fa, quando a finire sotto il tiro delle mitraglie comuniste era finito il Berlusca, nessuno ha alzato un dito a sua difesa, nessuno si è appellato al civile confronto: contro il Presidente del Consiglio si può e si deve tutto e ci si appella spesso al principio della libertà di stampa, che la sinistra, però distorce e consuma a proprio comodo. La storia delle veline ha fatto il giro del mondo, sputtanando Berlusconi e soprattutto il nostro paese. Bastarono le registrazioni e qualche foto della D’Addario per dimostrare quello che non c’era bisogno di dimostrare e vale a dire che al premier piacciono le donne: una simile storia portò però alla ribalta anche i vertici dell’ex premier D’Alema, quando 2 squillo entravano a Montecitorio e si congiungevano carnalmente con un “personaggio importante”. L'inchiesta nata sul finire del 1999 è abortita pochi mesi dopo con la condanna ad un anno (previo patteggiamento) della sola maîtresse che organizzava gli incontri con i politici. Già, già… Il tentativo oramai palese (vista anche la clamorosa gaffe di D’Alema in periodi non sospetti…) di disarcionare Silvio a mezzo stampa, sta fallendo miseramente, anche se dei rigurgiti oramai settimanali provenienti da insospettabili ambienti come l’Azione Cattolica, alimentano uno scontro tra chiesa e governo, nell’attesa che il PD si pronunci sul nome del nuovo segretario (che nascerà anche questo morto…). Gli strascichi provocati a livello internazionale, non sono certo stati trascurabili, ma alla sinistra di questo poco importa: il buon nome del paese è salvo se ad essere infangato è quello del presidente del consiglio. In un paese normale (tanto per citare D’Alema), lo scoop giornalistico di Feltri, con tanto di prove inequivocabili (e non chiacchiere come quelle di Mauro e soci…), non avrebbe provocato alcuna reazione, se non una certa curiosità su come una notizia come questa, fosse potuta restare anonima per così lungo tempo. Il responsabile della comunicazione CEI, Boffo, è un omosessuale (e fin qui nulla di male…) che molestava la moglie del suo promesso fidanzato e fino l’altro giorno, lanciava strali e pontificava il comportamento amorale del Presidente del Consiglio, dalle colonne del giornale da lui diretto. Se sparare strali non è reato – in virtù della tanto vituperata libertà di stampa – non penso lo sia nemmeno riceverli, tanto più per una faccenda realmente losca, al contrario delle festicciole del premier, che è stata abilmente celata dai servizi “segreti” vaticani. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”, diceva Giovanni sul Vangelo e a guardar bene, non so se i vari Mauro (che compera case in nero…) e lo stesso Boffo (molestatore e pontificatore), possano millantare il ruolo – oltre che di giornalisti – anche di educatori. La libertà di stampa è per tutti e di tutti: vogliono farci credere che non si può sparare addosso a Berlusconi (quando in realtà lo fanno da sempre…) senza subirne le conseguenze, mentre la realtà è che l’intelligencija comunista non ama essere contraddetta e soprattutto sputtanata, come successo ad Ezio Mauro e a Boffo. Anche la sinistra ha scheletri negli armadi che adesso qualcuno (coraggiosamente!) porta alla luce… Tempi duri per la storia della superiorità morale della sinistra…