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Pomeriggio d'ottobre


Uscito dall’ufficio appena alle 18 e 30, imboccò subito via Torino. L'aria era mite, era stata una bella giornata di sole dopo qualche giorno di pioggia nel w-e. Un mare di gente sciamava a quell’ora per la via. Facce tese, tutti di fretta. Solo qualche ragazza indugiava rapita dalla bellezza di un paio nuovo di scarpe costose o di una borsa scintillante davanti ad una vetrina quasi aggressiva. Libero camminava piano, guardava tutti cercando i loro sguardi. Ebbe l’impressione di vivere a Milano come in un deserto. Lui era perfettamente trasparante in mezzo a quella folla, quasi inesistente. Nessuno lo vedevo. Era come se guardasse una scena di un film e lui fosse solo un esterno spettatore. Rise di se, di quando era adolescente, di quando era timidissimo e arrossiva per niente. Rise perché ora sapeva che la gente pensa a noi molto meno di quello che noi pensiamo e lui invece aveva avuto paura, si era vergognato, si era fatto mille problemi. Trascinatosi stancamente fino in fondo a via Torino, imboccò via Orefici e prese la metro a Piazza Cordusio. Giunto che fu nel suo sordido bilocale, gettò giacca e borsa sul suo divanetto e guardò nel frigo infilandovi ben dentro la testa per vedere meglio. Sembrava gli scaffali degli spacci comunisti. Un uovo, qualche sottiletta, una crescenza aperta non sapeva quando, dei wurstel, una bottiglia d’acqua e un Peroni da 66. “Meno male che c’è almeno la birra!”, esclamò, ma la voce gli uscì rauca perché erano due ore che non parlava con nessuno. Mangiò senza appetito wurstel e uovo e sottilette, la tele accesa senza guardarla. Alla fine del ricco pasto diede fuoco ad una “paglia” e rimase a lungo pensieroso gustandosi le ultime sorsate di Peroni. “ Che giornata di merda oggi…” pensò, “ oh, cazzo, oggi è sei ottobre pure!”, disse. Prese un pezzo di carta unto d’olio di tonno di ieri sera, e scarabocchiò qualche parola: Pomeriggio d'ottobreCaldo e assolatoI nostri sguardi si evitano:Senso di disagio...I pochi cm tra di noiSono diventati insopportabili...Non c'è più intimità nei nostri gesti:I nostri corpi si ripugnano...Le parole che cadonoSono pesanti macigniPer erigerne muri definitivi.....Silenzio...Pomeriggio d'ottobre,È già autunnoGli alberi sono ancora tutti verdiE sembra quasi che sia estate......Potrei esserne felice...Pensò a quanto tempo era che non faceva più l'amore. Non erano più mesi,erano anni. Provò una profonda amarezza. Schiacciò la cicca nel posacenere e s'accasciò sul divano. Una lacrima premeva sulle palpebre pesanti....