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TERRORE


Era da un pò che ci pensava. Da qualche anno a questa parte il terrore faceva parte della quotidianità di ognuno. Da quella maledetta data dell'11 settembre poi, il terrore lo si respirava nell'aria ovunque. Tutto era cambiato. "Ma perchè? Perchè non vi rendete conto?", andava predicando a tutti. Ma nessuno l'ascoltava e se gli davano ragione, era per farlo smettere di frignare. Libero era sicuro. Si, c'hanno fottuto. Hanno iniettato la paura nei nostri cuori e ora siamo fottuti e ce la facciamo sotto. Ci guardiamo circospetti, siamo in tensione, abbiamo paura del diverso. Tutti sono potenzialmente ostili, la tv dice che il mondo è pericoloso, ci imbottisce di tragedie, di attentati, bombe, arti strappati, sangue, di padri che ammazzano la famiglia, di madri che sgozzono i loro figli, di pazzi che fanno stragi dei vicini, di rumeni alcolizzati che ammazzano i pedoni, di zingari che rubano bambini, di negri spacciatori, di strupatori, di botte, di violenza, violenza, violenza e sembra dire "occhio, la prossima vittima potresti essere tu!" Il male non è solo fuori, il male potrebbe essere anche tuo figlio, tua moglie, il vicino di casa, chiunque! E questo viene ripetuto constantemente. la cronaca nera ci borbanda il cervello e noi ci ammorbiamo sempre di più, vogliamo anche approfondire i particolari scabrosi del delitto, vogliamo scavare nel marcio. La paura monta e ci paralizza, cambia i nostri rapporti umani. Da quando era a Milano libero conosceva molta gente ma non aveva ancora amici nè una ragazza. Aveva solo frequentazioni superficiali. Forse la strategia del terrore stava funzionando bene. Vivere in uno stato continuo d'emergenza ci ha trasformato in una massa amorfa di pecore bianche che pascolano placide nei centri commerciali e sgobbano tutta la vita senza rendersi conto di essere tanti schiavi. Lo stato di emergenza permette anche di far passare misure restrittive, di controllare meglio, di stritolare la libertà, di sputare addosso alla democrazia in nome della sicurezza. Libero sapeva che erano tutte balle. Libero sentiva questo disagio e lui non aveva paura della gente, delle bombe, degli immigrati, degli spacciatori, delle puttane, dei pirati della strada, degli zingari, dei drogati, lui aveva paura della gente morta dentro, dei fantasmi che vedeva in giro, con le facce senza volto, come tanti avatar del messenger, incapaci di qualsiasi emozione...l'unica paura che aveva era quella di essere diventato anche lui un avatar blu, sconnesso da tutti, off-line...Guardava attraverso i vetri della sua finestra. C'era traffico, casino, le luci gialle dei lampioni. Era venerdì e il w-e della Milano da bere stava per impazzare.."Che cazzo faccio stasera?" , si disse a mezza voce.Era solo...