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AL BAR


Liberò approfittò della tregua della pioggia novembrina per andare a mangiare qualcosa al Panino Giusto durante la pausa pranzo. Fece due passi tra i marciapiedi punteggiati di nero da migliaia di schifosi chewing gum schiacciati, scansando i piccioni maleducati che non volano più e intralciano i passanti beccando qualsiasi cosa, imbottendosi di mondezza. Si sedette al tavolino fuori riscaldati da quegli orribili funghi a gas per poter fumare in santa pace una sigaretta aspettando che il cameriere senegalese venisse a prendere le sue ordinazioni. Guardandosi in torno, scorse Valeriè, la sua collega parigina che lavorava in amministrazione. Era sola. Fece finta di niente, si spallò sulla sedia per nascondersi dietro il suo vicino di tavolo. Non voleva rompere la sua solitudine e poi non sapeva che fare: avrebbe dovuto proporle di mangiare insieme? In fondo si salutavano a mala pena e non avrebbe saputo che dirle. Nascondendosi, risolse un po’ di rogne nel suo cervello. Si stava disabituando ai contatti sociali ogni giorno di più, la gente lo annoiava, il dialogo lo spossava: era meglio starsene spento, in attesa… ma di cosa? A quante domande non sapeva rispondere? A quante cose aveva rinunciato ad abbozzare una risposta? Tante, forse troppe… Ordinò al simpatico senegalese, sempre sorridente, il suo panino con bresaola e mascarpone e un caffé. Mangiò con appetito l’ottimo panino e sorseggiò il suo caffé voluttuosamente. Diede un’occhiata alle notizie sul giornale e si da solo rovinò il suo momento di pace. Il Presidente del Consiglio ne aveva combinata una delle sue accogliendo la vittoria del presidente statunitense Obama con una infelice battuta delle sue, apostrofandolo come “giovane, bello e abbronzato”! “Abbronzato!”, sbottò quasi ad alta voce. La gente si voltò a guardarlo. Si alzò di botto facendo versare il resto del caffè sul giornale aperto e andò via incazzato borbottando tra se e se Valeriè s’accorse di lui e cercò di incrociare senza successo il suo sguardo. “Abbronzato!”, andò ripetendo Libero mentre si allontanava scuotendo enfaticamente la testa china e Valeriè lo guardava incredula. Era sempre così apparentemente calmo e taciturno, cosa poteva averlo stizzito così?