A costo di annoiare i miei quattro lettori, mantengo una promessa fatta ad un “misterioso interlocutore” che risponde al nick Catene addio (lui, il solito fake, è sparito da tempo .. ma non importa) …Essendo stato introdotto off topic un argomento di riflessione “ideologico” difficilmente esauribile in uno scambio di commenti, ho deciso di trattare più compiutamente il tema in un post dedicato. L’argomento, per sintetizzare, è il seguente:“è storia che il comunismo e il liberalismo abbiano diversi punti di contatto e che risalgano entrambi al socialismo. Pensa al socialismo liberale di Rosselli e al comunismo liberale di Gramsci (e risulta chiaramente questo dalla lettura dei suoi Quaderni,quindi non potete negarlo): questi vengono tutti dalla stessa radice (il socialismo) e vogliono tutti la stessa cosa.” Ovviamente non è così.Comincio con una definizione di liberismo e premetto che utilizzerò parole non mie ma di letteratura liberale:Il liberalismo è prima di tutto una teoria della limitazione del potere politico. Dalla sfera politica, esso si è poi esteso naturalmente a ogni altro ambito: giuridico, sociale, economico, della vita privata (cioè alle relazioni sessuali e familiari). In generale il liberalismo è una teoria della limitazione del potere in quanto tale, in ogni sua forma. Si può anche dire che il liberalismo è una cultura del limite e dell’autolimitazione: l’arte di porre limiti al potere altrui e al proprio.I liberali non inseguono ideali perfezionistici e di conciliazione: stante la natura dell’essere umano (kantianamente un “legno storto”), essi ritengono che il conflitto e la lotta siano nelle vicende umane non solo inevitabili ma anche desiderabili. Ciò significa che uno stato di cose liberale è quello che mantiene sempre aperta la tensione fra le forze opposte che caratterizzano le relazioni fra gli esseri umani e fra le opposte spinte centrifughe che attraversano l’individuo stesso. Mi sembra ovvio che già da questa partenza sia evidente e insanabile la contrapposizione con qualsiasi forma di ideologia che proponga e /o teorizzi una forma sociale “statica” definita aprioristicamente. Quindi veniamo alla pretesa convergenza di obiettivi col socialismo .. anche qui non ci siamo: Nella dinamica liberale, può essere affrontata e risolta anche la vexata quaestio dei rapporti fra libertà e giustizia sociale, o più in generale fra libertà e uguaglianza. Nel primo rispetto, occorre osservare che, se troppa ingiustizia sociale crea condizioni di concentrazione del potere e mortifica la libertà individuale, troppa uguaglianza mortifica ugualmente la creatività umana e non è consona all’ideale competitivo e meritocratico connesso all’etica liberale . Dal punto di vista dell’uguaglianza, occorre distinguere invece chiaramente l’uguaglianza formale, che è principio schiettamente liberale, dall’ uguaglianza sostanziale o egualitarismo, che non lo è affatto. Il liberalismo cerca e tende a garantire uguali condizioni di partenza affinché la competizione sia effettiva e non falsata. L’uguaglianza delle condizioni è garantita dalla legge, che è appunto un insieme di norme formali e universali: che si applicano a tutti i cittadini, in quanto uguali davanti ad essa (il liberalismo è in questo senso, secondo la felice definizione di Luigi Einaudi, l’ “anarchia degli spiriti sotto il dominio della legge”). Fine prima parte. (di Gramsci e Comunismo liberale ne parliamo dopo).