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DECADENZA NEURONALE


I pennivendoli del Fatto, dopo i brindisi per la vittoria dei Parrucconi nella loro ventennale lotta contro il Cav, adesso sono tutti affannati nell'invocare a gran voce la “decadenza” … Per questo sono disposti a tutto, anche a coprirsi di ridicolo invocando la “retroattività” della legge Severino … Per la cronaca questa legge, varata l’anno scorso e votata anche dal PdL, prevede la decadenza dall’ufficio di parlamentare a seguito di una condanna definitiva, ma è appunto una legge dell’anno scorso e il “reato” attribuito al B. risale “appena” al 2003 !!!  Incuranti del ridicolo di cui si coprono, berciando che “la legge è uguale per tutti” e ignorando che SOLO per Berlusconi si sono fatte “le corse feriali” per evitare la prescrizione .. mentre per un tal De Benedetti “non c’è fretta”  … adesso si stracciano le vesti nel constatare che più di un giurista (anche di sinistra, tra cui, udite, udite .. un tal Violante)  proprio in nome della “legge uguale per tutti”.. avanza delle obbiezioni. Strillano che la legge Severino è stata già applicata ad altri: E’ FALSO !!! La legge è in vigore dal 31 dicembre 2012 e sarebbe applicata per la PRIMA VOLTA. Raccontano che decadenza e incandidabilità esistevano già: E’ FALSO !!! L’incandidabilità per i parlamentari no. Chi aveva compiuto reati gravi non poteva candidarsi alle amministrative. Al Parlamento sì.  Poi tirano fuori le “questioni di lana caprina”: la decadenza è sanzione penale o amministrativa? Ma in ogni caso non la sfangherebbero: se la decadenza del B. fosse interpretata come una sanzione penale, sarebbe incostituzionale perché sostanzialmente retroattiva; se invece venisse considerata una sanzione amministrativa, allora va applicata la Convenzione europea, che vieta la reatroattività di quelle che definisce “sanzioni criminali”, cioè tutte le conseguenze di carattere afflittivo legate a un processo penale.  Ma il vero NODO della questione, questi paladini della Costituzione, lo ignorano attentamente: Nel testo dei costituenti c’era l’autorizzazione a procedere, ossia il visto obbligatorio delle Camere per sottoporre a processo penale ciascun parlamentare e c’era l’autorizzazione agli arresti, anche in seguito a una sentenza definitiva di condanna.  Insomma, con le vecchie regole sul caso Berlusconi avrebbe deciso il Parlamento.  Ma dopo Tangentopoli è cambiato tutto: l’incandidabilità è una misura che incide sul diritto costituzionalmente tutelato ad accedere alle cariche elettive e quindi la sua applicazione dovrebbe essere disposta da un giudice.  E SIAMO ALLE SOLITE … CHI COMANDA IN ITALIA?