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Banchieri d’oro: i manager delle banche italiane intascano migliaia di euro al giorno, tutti i giorni, ferie incluse. Come riporta Il Fatto Quotidiano, "a guidare la classifica" dei più fortunati è Enrico Cucchiani, consigliere delegato di Intesa San Paolo, che guadagna 10.786 in ventiquattro ore. Non un caso eccezionale, anzi. L’elenco dei banchieri più pagati è stato pubblicato dalla Fiba – il braccio della Cisl che si occupa di bancari e assicurativi - e le anomalie non mancano. Compensi altissimi ai manager di istituti che, negli ultimi anni, hanno fatto incetta di aiuti pubblici, e che a breve potrebbero licenziare circa 20mila persone: una combinazione che fa storcere il naso.
Paperoni - Cucchiani è solo il primo (e più ricco) nome nella graduatoria. Dietro di lui tanti altri.
Subito c'è l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, che guadagna 8.211 euro al giorno, quasi tre milioni all’anno.
Poi Enzo Chiesa del Banco Popolare di Milano (8mila euro al dì) e Carlo Messina di Intesa (5.907 euro ogni calar del sole).
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La Cina torna a minacciare il settore agroalimentare italiano.
Lunedì ad Agri in provincia di Salerno sono stati sequestrati più di 4.500 quintali di doppio concentrato di pomodoro, pari a quasi 1 milione di barattoli da 150 grammi ciascuno, per un valore complessivo di circa 400mila euro, tutti rigorosamente "confezionati con etichette attestanti indebitamente l'origine italiana del prodotto".
Particolare non trascurabile, ha reso noto il Nucleo antifrodi del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari, il contenuto dei barattoli era stato ottenuto dalla lavorazione di triplo concentrato di pomodoro proveniente dalla Repubblica popolare cinese e destinato al mercato estero".
L'episodio è solo l'ultimo di una lunga serie di scandali sul falso Made in Italy ad opera dei cinesi e forse non farà più notizia, ma di certo riaccende l'allarme per produttori – e consumatori - italiani. Danni all'immagine del marchio, alla salute e all'economia perché, emerge nel rapporto sulle Agromafie presentate da Coldiretti/Eurispes al X Forum agroalimentare di Cernobbio, "circa un terzo della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati, per un valore di 51 miliardi di euro di fatturato, deriva da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy, in quanto la legislazione lo consente, nonostante in realtà esse possano provenire da qualsiasi punto del pianeta".
Nelle etichette è obbligatorio dichiarare il luogo di confezionamento, ma non quello di origine. Un'omissione che costa caro all'Italia che vede 'spacciare' e vendere come Made in Italy prodotti che in realtà nel Belpaese sono stati solo inscatolati.
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