palabras andantes

On the road


La sua erre moscia e il suo accento emiliano mi hanno sempre ricordato Francesco Guccini.Ho conosciuto Folletto qualche anno fa nel forum di Mototurismo, un ragazzone dal cuore buono e nobile, un carattere sanguigno, infiammabile come un fiammifero svedese, pronto ad aiutare un amico e dalla lacrima facile..  "Folletto" è un ragazzo veramente speciale, camionista nella vita e motociclista nell'animo.  Non riesco a non associare Folletto a un altro amico, quest'ultimo romagnolo, che non c'è più se non nei nostri ricordi e nelle nuvole. ********************************************** La telefonata di Folletto mi riporta indietro nel tempo: quando Ginoe mi chiamava e mi diceva che sarebbe venuto nei "miei" territori per fare un giro.. sono veramente felice di passare due giorni con Davide e scorrazzare con lui lungo queste strade e il mio racconto inizia proprio dalla fine, da ieri sera con quel sole arancione che lentamente si nasconde dietro all'Ucka, il monte più alto della costa istriana che separa Rijeka dal resto dell'Istria.  Quei riflessi che prima color oro e poi sempre più rossi che colorano le poche nuvole nel cielo di viola e di rosa, che si riflettono nel mare illuminandolo con una striscia incandescente rendendo quasi bello anche lo smog che si alza dalla ciminiera della raffineria di Rijeka e, come per contrasto, da una caligine azzurrognola che avvolge i monti della costa dalmata, dando loro quell'aspetto affascinante e inquietante di quei territori che mi sono ancora in parte sconosciuti, il fascino di volerli esplorare in un prossimo futuro con quel misto di curiosità e di timore per l'ignoto che anima il viaggiatore che c'è in me, lo stesso ignoto di ogni giorno da vivere con i dolori e le gioie che ci può riservare, ricordi di storie e leggende, di orsi, lupi, cervi e caprioli.. e di campi minati... dall'idiozia umana; di cui mi hanno raccontato amici che hanno percorso le strade del Velebit, quell'altipiano è ora di fronte a me mentre con Davide stiamo percorrendo gli ultimi chilometri che ci separano dal Krčki Most, il Ponte di Krk che unisce quest'isola dalla forma di pagnotta al continente, alla costa. Accelero perchè vorrei immortalare quel sole rosso prima del casello del ponte, ma quando arriviamo l'orizzonte è solo illuminato dagli ultimi raggi e quella grande montagna nasconde alla vista la nostra stella più bella e brillante, cominciano le ore del potere della luna, che splende a metà nella sua fase crescente. Krk è un'isola "strana", la prima del Quarnero, anzi del Kvarner,  quell'arcipelago di isole e isolette che caratterizzano questa costa dell'Adriatico è forse una delle più grosse, sicuramente molto varia come vegetazione e come aspetto del territorio. Noi siamo reduci da quella costa a sud est della città che da il nome all'isola Krk (Veglia): Stara Baska, poche case in un paesaggio lunare, sui monti pochi cespugli di timo, rosmarino e salvia e qualche piccolo arbusto, la roccia di un candore leggermente rosato e il mare di zaffiro e smeraldo sono la bellezza di questo posto; un luogo che testimonia quanto è violenta la Bora qui, tanto violenta da aver reso questo angolo dell'isola simile al deserto, con quella strada per arrivarci sempre più stretta, una mulattiera asfaltata e aggrappata alla montagna, la lunga discesa per arrivare al mare, due alberghi, ma ogni casa è un albergo, un campeggio, l'acqua limpida del mare dove si può nuotare in compagnia dei delfini, un posto invaso dai turisti agostani, come del resto tutta l'isola. Proprio qui abbiamo appuntamento con una coppia di amici: Lady Bollicine e il suo compagno Andrea, nei giorni scorsi mi avevano chiesto delle "dritte" per la loro vacanza, hanno seguito i miei consigli e mi sento contento e onorato vedendo la loro soddisfazione. Ma c'è una piacevole sorpresa: hanno fatto amicizia con un gruppetto di Bikers che arrivano dalla Lombardia: Diomede (un ragazzo napoletano trapiantato a Milano dove fa il tramviere) Lilli la sua compagna e altri due di cui non ricordo i nomi: uno è il loro Prospect e l'altro lo chiamerò "Rally" visto che correva i rally, appunto, in auto. Fermarci con loro a pranzo e mandare all'aria tutti i nostri programmi è veramente una cosa che non ha prezzo. Ma è proprio questo il bello: fare programmi e poi mandare all'aria tutto, pensare a stare bene con sè stessi e con gli altri, ci saranno altri giorni, altre strade, nuovi sogni e realtà a stupirci. Il pomeriggio trascorre in allegria tra giri di birre e di grappe, al nostro tavolo si alternano altre persone forse richiamate dalla nostra esuberanza e dalle cose che diciamo, ad un certo punto una ragazza di Vicenza si offre di scattarci una foto di gruppo, lei è con una sua amica, e proprio lei dirà che assomiglio a Platinette senza capelli... bleah. Le ore volano, come sono volate quelle di ieri quando con Davide abbiamo fatto un giro completamente diverso: verso Nord, seguendo prima l'Isonzo e poi su per una strada impervia tra i monti, per raggiungere il Lago di Bohinj (nota linguistica: l'acca seguita da una vocale si legge come il nostro "ch", se è seguita da una consonante si legge come la nostra "c")La strada che ho scelto è la più difficile e ripida ma è anche la più spettacolare, la percorriamo con cautela il fondo è accidentato con buche e sassi, viscido di foglie, ne faranno le spese un gruppo di "smanettoni" cecoslovacchi che ci superano, poco dopo li troviamo fermi, uno di loro è caduto per fortuna senza gravi conseguenze tranne un bello spavento e qualche danno alla moto, questa volta è andata bene... per fortuna.  Dopo Bohinj è la volta di Bled e il suo castello, un tuffo nella storia e sulla vita di questi posti nel medio evo, oltre al panorama stupendo: "vedi Davide, il padre dice al figlio, un giorno figliolo tutto quello che vedi sarà tuo"... il figlio da una pacca al padre sulla spalla, ma così violenta che il padre cade dagli spalti del castello... "anche oggi è un giorno, babbo"... mentre risuona il vaffanculo urlato del padre che cade..io e Davide ci sganasciamo dalle risate oggi, ma questa è anche storia... il nostro viaggio prosegue verso l'Italia, a Tarvisio facciamo una sosta ai laghi di Fusine in Valromana, mentre inseguiamo le nuvole come fosseroi nostri sogni, nuvole che avvolgono le rocce e i ghiacciai del Triglav, o la quasi desolazione delle Cave del Predil, ormai archeologia industriale, vecchie miniere di ferro  abbandonate da tempo, un aspetto spettrale ingentilito dall'omonimo lago, panorami mozzafiato e storia, monumenti a eroi, a guerre, alla gente che è morta lavorando o combattendo. Un castello, una miniera, un fortino francese, una fortezza austriaca, simboli di vita e di morte, mentre i laghi, gli alberi, l'Isonzo allo stadio torrentizio che scorre in uno stretto orrido e i monti, un'isola e il mare sono i gioielli di una Terra veramente aspra e gentile, spazzata dal vento e riscaldata dal sole, coperta di nuvole, pensieri e speranze di due amici che corrono lungo queste strade che entrano nel cuore come un abbraccio di amanti.. come l'abbraccio delle radici degli alberi della Foresta di Tarvisio, un abbraccio dei figli alla Madre, dei sogni alle speranze, della vita alla morte. in due giorni abbiamo percorso tanta strada, ci siamo riempiti gli occhi di bello, abbiamo riso e forse anche pianto...sognando i prossimi giri, i prossimi incontri, i prossimi amici. 
Lady Bollicine e Andrea
Diomede, Prospect e Folletto
Rally e Lilli
Lago di Bohinj
il lago di Bled
radici
il Vrsic
Cave del Predil
il Lago del Predil
l'Isonzo
la Fortezza Kluze
l'orrido dove l'Isonzo si nasconde
Fusine: il Lago Superiore
... e il Lago Inferiore