palabras andantes
parole in libertà« Stade maestre.. | vento di levante » |
La solita sosta al bar di Fulvio per il solito caffè e una sigaretta prima di un giro in moto, gesti abitudinari che si ripetono quasi sempre all'infinito come la domanda: “ Come va? ” e la risposta: ”Ci mettiamo una ics, un pareggio“, “ Vai a farti un giro in moto? “ “Beh, certo, vestito così non vado certo in discoteca.”
È una di quelle giornate in pareggio, in cielo una coltre di nubi e il vento che le sposta ricamandole di fiori azzurri, arrivo in garage e lei culona è li che aspetta, giro la chiave e partiamo. Seguo con gli occhi il profilo mammelloso delle colline, gli occhi si perdono tra i monti e le valli in un continuo altalenarsi della strada, la Terra qui sembra un mare in burrasca dalle onde alte, una burrasca terrena e la moto cavalca ora questa e ora quella, così appare Trieste vista da una cima sul mare, i giochi di luce creati dai raggi di un sole che appare anemico attraverso le nuvole.
Il vento soffia più forte sull'altopiano, porta gli odori di stalle, di vino e dei caminetti ancora accesi in questa fine di aprile, tutt'intorno la primavera ha acceso di colori i fianchi opulenti della terra, ai verdi si alternano i rossi dei campi arati da poco, un gregge di pecore e capre pascola tranquillo, la strada si stringe tra le case, i campi e il bosco, sempre più stretta come in un abbraccio di un qualcosa, di un qualcuno che non si vuole abbandonare, il motore è al minimo anche la moto non vuole disturbare la calma, la quiete del posto, mentre gli alberi mossi dal vento si lasciano andare a lunghi discorsi.
La strada si piega e poi si raddrizza e poi si ripiega, sale e poi scende, la moto è come una nave che naviga e passa da un'onda all'altra, onde di un paesaggio molto terreno. Passo il confine e passo paesi nuovi dai nomi impronunciabili e vedo una casa di un verde pisello quasi impossibile, una nota stonata con l'armonia che c'è intorno, quello che ci vuole è un bicchiere di vino.
Poi, d'improvviso senza nessuna ragione viene la voglia di accelerare, forse è il susseguirsi di curve o semplicemente la voglia di sentirsi vivi o è la fine del giro, il rientro in quella che è la casa dal colore impossibile dove vedi le facce stravolte della gente anonima appena uscita dal lavoro.
Fermo nel bar per il caffè del rientro tra la gente scopro qualche persona, di quelle che riesce ancora a pensare mentre la gente non pensa se non ai propri guai, non certo cose serie: chi ha guai seri non ha tempo per il bar.
le foto le trovate nell'album omonimo
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