Diario dal Kosovo

Festa dai soldati italiani


29 ottobre   Oggi è sabato. La settimana lavorativa è finita ed è tempo di festeggiare. Io, Riccardo, Leonora (la segretaria del Don Bosco) e Petra riceviamo un invito particolare: i soldati italiani di Pristina danno una festa a “Casa Italia”, nella parte italiana della base NATO di Pristina. Per partecipare alla festa, occorre comunicare qualche ora prima il nome e il numero di passaporto, in modo da essere inseriti in una lista.    Alle ore 21.30 siamo davanti all’ingresso centrale della base NATO, chiamata “Film City”. Alcuni gentili soldati ungheresi ci controllano il passaporto, guardano se siamo nella lista e ci danno una “visitor card”, grazie alla quale possiamo addentrarci nella base. Un po’ disorientati, ci uniamo ad un gruppo di Carabinieri italiani che stanno andando alla festa. Intorno a noi ci sono i vari quartieri della base: la parte americana (con il fast food al seguito), la parte tedesca, la parte francese e così via...   Arriviamo finalmente a “Casa Italia”, edificio abbastanza grande creato per lo svago dei nostri militari. La casa pullula di soldati di molte nazionalità diverse, anche se gli italiani prevalgono in modo netto. Da bere: bibite e sangria gratis, birre e liquori a pagamento. Da mangiare: patatine, noccioline, formaggio, olive, ecc. Ci sentiamo un po’ imbarazzati in abiti civili, perché i soldati dominano con la loro divisa e i loro anfibi. Tali calzature si rivelano molto comode per ballare le canzoni di musica latino-americana che il dj mette una dopo l’altra per tutta la serata, ignorando qualsiasi altro genere musicale esistente. Non essendo tale musica tra le mie preferite, mi dedico maggiormente ad altre tre attività: mangiuare, bere ed osservare. Alla fine, la terza si rivela la più interessante di tutte: osservo il soldato tedesco alto almeno 2 metri e 20 centimetri che si deve piegare per entrare dalla porta; osservo il piccolo soldato italiano che balla entusiasta sul cubo per farsi notare dalle rare ragazzi presenti alla festa; osservo Petra che saluta un soldato spagnolo credendolo austriaco (la bandierina sulle divise non sempre è facile da vedere, soprattutto con le luci da discoteca)...   Per concludere, si rivela una serata interessante, che mi diverte da una parte e mi fa riflettere dall’altra. Mi diverte vedere che gli Italiani sono sempre i più aperti e simpatici e sono sempre pronti a far festa. Mi diverte meno e mi fa riflettere il fatto che ancora oggi, a sei anni dalla fine della guerra, migliaia di soldati della NATO siano in Kosovo. A che scopo? A preservare la pace? Ma come fa a scoppiare un’altra guerra, in particolare a Pristina, se in città non abita più neanche un serbo?!? Non sarebbe meglio investire i milioni di euro spesi per le attrezzature militari e per i soldati in scuole, infrastrutture e progetti che permettano uno sviluppo effettivo del Kosovo? Perché il governo continua a ridurre i fondi statali per la cooperazione allo sviluppo, ma non riduce le spese militari, soprattutto dove non sembrano essere così indispensabili? Con queste domande lasciate senza risposta, me ne vado a dormire. Ma mi rimane in bocca un sapore di sangria amara...