Creato da Massimiliano_Kosovo il 20/10/2005
Racconto del mio anno di servizio civile in Kosovo

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« Il mio primo giorno di lavoroVisita a Pristina »

La gita del sabato

Post n°5 pubblicato il 25 Ottobre 2005 da Massimiliano_Kosovo

15 ottobre 

   La prima settimana di lavoro è finita. E’ il mio primo sabato in Kosovo. Dopo aver dormito fino a tardi ed aver pranzato, nel pomeriggio io e Riccardo saliamo in auto e ci dirigiamo verso Peja, una città nel nord-ovest della regione.

   Il paesaggio è piuttosto monotono: una pianura quasi ininterrotta con case in costruzione dappertutto, qualche campo coltivato e pompe di benzina ogni due chilometri. La strada è a doppio senso (non esistono autostrade in Kosovo), il traffico è rallentato da alcuni carretti…Avvicinandoci a Peja, noto sui lati della strada alcune lapidi con nomi incisi, fiori, fiaccole e la bandiera albanese (rossa con l’aquila nera al centro). Riccardo mi spiega che quelle sono le tombe di alcuni guerriglieri dell’UCK, movimento di liberazione della popolazione kosovara di origine albanese (circa il 90% del totale). Questo guerriglieri, considerati liberatori dalla popolazione locale, hanno combattuto contro i Serbi prima e durante la guerra del 1999. I loro sforzi si sono concentrati prevalentemente contro l’esercito serbo, ma durante i mesi della guerra i guerriglieri hanno molto probabilmente sfogato la loro vendetta anche sui civili di origine serba. Resta il fatto che una buona parte dei kosovari difende il loro operato e ne ricorda il ruolo avuto nella difesa della popolazione locale.

   Dopo circa un’ora arriviamo a Peja. Attraversiamo la città e ci dirigiamo verso la Valle Rugova (dedicata al presidente del Kosovo, Rugova, che conduce da 15 anni una battaglia basata sulla non-violenza per l’indipendenza del Kosovo e che, recentemente, ha annunciato di avere un tumore). Al posto di blocco ci sono i soldati italiani (il territorio kosovaro è sotto il controllo degli eserciti di vari paesi della Nato e a Peja c’è il comando italiano), che ci salutano amichevolmente e fanno volentieri due chiacchiere con noi. Il mitra a tracolla, per quanto italiano e amichevole, non mi piace comunque…

   Continuiamo ad andare e il paesaggio cambia in modo notevole: alla monotona pianura si sostituiscono colline sempre più alte, decorate da boschi fitti resi molto belli dai colori autunnali. Continuiamo ancora per una quindicina di chilometri e la strada si fa sempre più stretta, finché diventa sterrata. Finalmente scendiamo e ci concediamo una passeggiata tra i boschi, restando sempre nel sentiero tracciato, perché il pericolo delle mine, per quanto remoto, non permette di camminare completamente tranquilli. Dopo una settimana di traffico e smog fa molto piacere respirare aria pura. La camminata mette anche appetito e io e Riccardo ci concediamo una buona zuppa nel ristorante alla fine del sentiero.

Verso le 6 comincia a venire buio e ci avviamo per tornare a casa. Il viaggio di ritorno scorre veloce ascoltando canzoni in albanese, discutendo di politica e lamentandoci dei servizi di trasporto pubblici italiani…

 
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Commenti al Post:
raul.raul
raul.raul il 25/10/05 alle 12:21 via WEB
Un'ottima idea quella di tenere un diario dal Kossovo…e complimenti per la scelta che hai fatto. Sono molto affascinato da tutti i paesi dell’est europeo e appoggio il loro cambiamento…anche se continuo a credere che senza Tito si sarebbero scannati prima e più a lungo, continuo a credere a Tito come un grande statista che ha saputo tenere popoli diversi, in pace e indipendenti da Russia e America per molto tempo. Continua a scrivere…è molto interessante
(Rispondi)
lorteyuw
lorteyuw il 24/03/09 alle 11:55 via WEB
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