Creato da Massimiliano_Kosovo il 20/10/2005
Racconto del mio anno di servizio civile in Kosovo

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Quinto articolo sul "Nostro Giornale"

Post n°37 pubblicato il 17 Dicembre 2005 da Massimiliano_Kosovo

La festa di San Nicola e il ricordo della guerra

   Ormai sono in Kosovo da due mesi e dicembre è già arrivato. Il Natale è vicino, ma qui a Pristina i segni sono molto limitati: non ci sono ancora luci per le strade o nelle case; solo qualche negozio vende addobbi e, in generale, non si respira nessuna atmosfera natalizia. Questo è normale, dato che il Kosovo è un paese a larga maggioranza musulmana. Esiste, però, una minoranza cattolica (circa il 5% della popolazione) che celebra molto un giorno che in Italia non prevede nessuna festa particolare: il 5 dicembre, dedicato a San Nicola. Vorrei descrivere il modo in cui ho vissuto questa ricorrenza, per cercare di spiegare come nel Kosovo festa e guerra, gioia e dolore, ospitalità e spietatezza possano essere collegati, segnati nell’esperienza personale delle persone. Questa vuole essere una testimonianza non retorica con lo scopo di denunciare gli orrori di una guerra che ha portato persone nate e vissute insieme ad ammazzarsi, in nome delle differenza etnica. E’ pericoloso dimenticare. Il ricordo serve per evitare che in futuro si ripeta quanto successo in passato: di questo sono profondamente convinto.

   Ma ecco come si è svolta la mia festa di San Nicola: io e gli altri tre volontari del VIS siamo stati invitati da Bekim (il contabile del Centro Don Bosco, cattolico) a casa sua, in un paesino vicino a Gjakova, nel sud-ovest del paese. Dopo circa un’ora e mezzo d’auto arriviamo a casa di Bekim, che ci accoglie, insieme ad una sua anziana zia, in modo estremamente caloroso. L’ospitalità è uno dei valori più importanti per gli Albanesi, che in un loro detto ricordano: “La casa appartiene a Dio e all’ospite”. Ebbene, la gentilezza e l’amicizia mostratemi durante le ore della cena di San Nicola mi hanno dato prova della bellezza dell’ospitalità vera e sincera.

   Prima di cominciare a mangiare, c’è stato un momento di raccoglimento e preghiera: Bekim, con una candela in mano, ci ha ringraziati per essere venuti e per avergli dato l’onore di festeggiare San Nicola con lui e la sua famiglia. Poi via con la cena, che si è rivelata pantagruelica: ho potuto gustare di nuovo un’ottima carne di maiale dopo una lunga astinenza (quasi nessun supermercato la vende in Kosovo), ho mangiato una tenera carne di agnello, accompagnata da un buon vino rosso e così via…

   La cena si è protratta per varie ore, durante le quali non abbiamo solo mangiato, ma anche parlato. I Kosovari non raccontano volentieri della guerra, almeno con le persone che conoscono poco. Si aprono di più quando hanno la fiducia e l’amicizia degli interlocutori, perché parlare dei fatti privati è sempre doloroso, ma permette anche di condividere il ricordo. Nel corso della serata Bekim ci ha raccontato alcuni fatti riguardanti la sua famiglia (solo in parte a me noti), che mi hanno colpito molto. Per tutti gli Anni 90 e in particolare durante la guerra del 1998-99 la polizia e l’esercito serbo hanno compiuto massacri, torture, hanno sospeso qualsiasi forma di diritto, esercitando una violenza smisurata. Gli Albanesi hanno cercato di resistere, prima pacificamente, poi tramite l’UCK, gruppo armato nato per difendere le famiglie albanesi. Tuttavia, molti di loro hanno pagato un prezzo altissimo. Durante un giorno di aprile del 1999, un gruppo di soldati serbi è entrato in casa di Bekim: lui era a Pristina all’università e si è salvato, ma il padre è stato portato via. Dopo qualche settimana anche la sua casa è stata bruciata. Del padre non si è mai più saputo niente: persa qualsiasi speranza di ritrovarlo in vita dopo 6 anni, l’unico desiderio di Bekim è quello di rientrare in possesso dei resti del corpo, per dargli degna sepoltura. Ogni tanto vengono ritrovare fosse comuni, ma non QUEL corpo. Il dolore e la rassegnazione si mescolano, insieme all’insensatezza di aver perso il padre in un modo così assurdo. Gli altri sette tra fratelli e sorelle e la madre di Bekim hanno lasciato il Kosovo e vivono chi in Germania, chi in Svizzera. Bekim, dopo un lungo periodo passato in Italia, è tornato e intende rimanere. Nel 2004 è riuscito a completare i lavori della nuova casa, in cui siamo stati ospitati per la cena e per la notte. Quindi, la vita continua, ma lui non può e non vuole dimenticare. Nella sala da pranzo, sulla destra, spicca un dipinto in dimensioni naturali del padre di Bekim: ha un’aria tranquilla, fuma una sigaretta…

   Il mattino dopo Bekim ci mostra qualche foto di famiglia. Quella che gli piace di più è una foto del 2000: in essa vi sono la madre e tutti gli otto figli, riuniti insieme. Bekim ci mostra la foto e dice: “Guardate che bella, tutta la mia famiglia, tutti insieme. Purtroppo, manca qualcuno…Manca papà… Maledizione, perché deve mancare sempre qualcuno?”. E questa è la domanda che continua a risuonarmi in testa e che mi viene voglia di urlare a squarciagola per sfogarmi: “Perché manca sempre qualcuno? Perché?”. Precisamente a questa domanda bisogna cercare di rispondere, per evitare che in futuro altri debbano porsela nuovamente…

 
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Due mesi dal mio arrivo

Post n°36 pubblicato il 10 Dicembre 2005 da Massimiliano_Kosovo

10 dicembre

Oggi sono due mesi esatti dal mio arrivo a Pristina. Mi ricordo ancora benissimo del sentimento misto di tristezza e gioia che ho provato alla partenza: da una parte il dolore della separazione dai miei genitori, dai miei amici e dal mio paese; dall'altra la gioia di essere nuovamente in viaggio, alla scoperta di un posto nuovo, di un lavoro nuovo, di persone nuove.

Dopo due mesi in Kosovo, posso trarre un primo bilancio: la vita qui e' sicuramente interessante, perche' vivo in una realta' in cambiamento, complicata da capire, ma viva. Sono arrivato in Kosovo in un momento cruciale per il suo futuro e per la definizione del suo status. Spero che i nuovi negoziati non creino nuovi disordini tra la popolazione e che la situazione rimanga tranquilla. Il lavoro che sto facendo mi piace molto, perche' mi permette di conoscere molte persone, di insegnare, di comunicare in varie lingue, di migliorare la mia capacita' a lavorare in gruppo, ecc. L'apporto dei miei colleghi e' sicuramente molto importante perche' so che ci sono persone con le quali confrontarmi e che mi possono aiutare nei momenti di difficolta'. Nella vita privata, sono estremamente contento della presenza della mia ragazza, Petra. So che sta affrontando una realta' non facile per lei (Pristina non e' Vienna), ma si e' data molto da fare, ha trovato uno stage in una banca e sta facendo un lavoro che le interessa. Speriamo solo che le venga offerta la possibilita' di lavorare con contratto a partire da gennaio!

Quindi, il giudizio fino ad adesso e' estremamente positivo: sono contento di essere qui e voglio continuare a fare del mio meglio (con i miei limitati mezzi) per il bene del Centro Don Bosco e del Kosovo, un paese che ha bisogno di essere finalmente stabile.

Tra due settimane e' la vigilia di Natale e sono gia' in Italia. Sono contentissimo di tornare a casa per le vacanze, ma sono altrettanto contento perche' so che dopo le feste tornero' qui e andro' avanti con il mio lavoro, dove c'e' ancora tantissimo da fare!!!

 
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Conferenza sulla discriminazione

Post n°35 pubblicato il 10 Dicembre 2005 da Massimiliano_Kosovo

6 dicembre

   Appena tornato da Gjakova, dove ho festeggiato insieme agli altri la festa di San Niocola, mi dirigo subito al Palazzo dell'UNDP (Agenzia ONU per lo Sviluppo), dove partecipo ad una conferenza che dura due pomeriggi avente come tema la disriminazione nelle sue varie forme: discriminazione tra gruppi etnici (Albanesi, Serbi e minoranze), discriminazione istituzionale (negli uffici, nei tribunali, ecc), discriminazione nella scuola, ecc.

   L'incontro e' stato nel complesso molto interessante perche' mi ha permesso di ampliare le mie conoscenze sul Kosovo. Sento in me veramente il bisogno di avere piu' informazioni per comprendere la realta' nella quale mi trovo ad operare ed incontri come questi sono ottime occasioni di scambio e di approfondimento.

 
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La festa di San Nicola

Post n°34 pubblicato il 10 Dicembre 2005 da Massimiliano_Kosovo

5 dicembre

   Per la minoranza cattolica del Kosovo (circa il 5%) la festa di San Nicola ha un'importanza particolare. Io ho avuto la fortuna di poterla trascorrere in compagnia della mia ragazza e dei miei amici. E' stata una festa molto bella, che mi ha colpito molto anche per i temi trattati durante le discussioni con gli altri.

   Per questo motivo ho descritto questa festa nel mio ultimo articolo del "Nostro Giornale", che presto inviero' come post. Leggetelo, perche' permette di capire molto bene come in Kosovo gioia e dolore possono essere uniti.

 
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Le mie scuse

Post n°33 pubblicato il 30 Novembre 2005 da Massimiliano_Kosovo

30 novembre

Cari lettori e lettrici del mio modesto blog,

vi chiedo scusa perche' molte volte non riesco a scrivere niente per diversi giorni, e poi vi spedisco 4 o 5 post tutti insieme!

Mi dispiace davvero perche' vorrei dare piu' continuita' ai miei racconti, in modo da potervi coinvolgere maggiormente, ma spesso questo mi e' impossibile per mere ragioni di tempo. Il lavoro qui e' tanto e il tempo sembra non bastare mai!

Vi ringrazio per la vostra comprensione e spero continuerete a seguirmi.

 A presto.

Massimiliano

 
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