La Maschera

1 maggio


Oggi è il primo maggio. Domenica primo maggio ad essere precisi. Tutta Italia non fa altro che parlare della beatificazione di Giovanni Paolo II. Perché inutile negarlo: l'Italia è un paese di chiara connotazione cattolica e anche i non cattolici devo per forza perlarne perché è stato scelto un giorno particolare, un giorno in cui a Roma si è rischiato di far scoppiare davvero un gran 'casino'. E allora anche i non credenti, gli atei sono stati costretti a parlarne.E io non voglio sottrarmi al 'tutti' che ne parlano.Perché in fondo il 'Papa polacco' è stato il mio Papa, il papa con cui sono cresciuta, il papa che ho visto da lontano almeno 4 volte.Ricordo la seconda volta che è venuto nella mia città: da sempre attiva nella parrocchia vivevo in quegli anni una sorta di buio di fede (uno dei tanti che hanno costellato la mia vita); ero quasi trentenne, per scelta non avevo mai partecipato alle giornate mondiali della gioventù né avrei partecipato a quella giubilare di Roma. Era una scelta perché per me religione era sempre stato intimità, silenzio, deserto e quel papa a cui invece piacevano i giovani schiamazzanti non faceva per me. Eppure ricordo come se fosse successo la settimana scorsa che alla fine della celebrazione ho lasciato il mio gruppo e mi sono incamminata da sola al luogo da dove sarebbe poi decollato l'elicottero.Ricordo un intenso attimo di preghiera quando il mezzo si alzava in volo portando via, quasi come se lo strappasse proprio a me, quell'uomo vestito di bianco.Ricordo il sapore delle lacrime che finalmente, da sola, potevo lasciar uscire perché tutte quelle giornate di preparativi, quell'essere inquadrati ognuno nel suo settore a me proprio non erano mai andate giù; mi ero sentita oppressa e mi chiedevo ero chiesta, non senza una punta di invidia, perché a noi fosse toccato quel settore tanto lontano e a quelli uno così vicino. Perché loro erano stati così privilegiati...E lì, in quel momento, lui era solo per me!Ricordo poi i mesi della sofferenza, con una televisione che indagava lasciando poco spazio all'immaginazione: il Papa si stava spegnendo sotto gli occhi di tutti.E la vigilia della domenica in Albis di quell'anno la celebrazione in cattadrale aveva anche la valenza di veglia in onore di un uomo a cui si stavano contando le ore, i minuti... fin quando, mentre mi stavo preparando a leggere una delle letture della celebrazione, mormorio, inquietudine, sgomento: lo percepisco prima ancora che sia data la notizia in maniera ufficiale. Il vescovo prende la parola e dà l'annuncio.Io quella sera lì nemmeno ci volevo essere; al solito mi aveva 'costretta' la presenza di quella che all'epoca era la mia ragazza. Per molto tempo mi sono chiesta perché uno dei sacerdoti abbia chiesto proprio a me quella sera di leggere il Magnificat; per molto tempo mi sono chiesta perché è toccato proprio a me leggere il Magnificat quella sera subito dopo la notizia della morte.Due giorni dopo con L. (la mia amica più cara almeno in quei giorni) abbiamo deciso che saremmo andate a onorare la salma a Roma, da sole, (era un periodo di forti tensioni all'interno del gruppo parrocchiale) e noi non potevamo non andare, non potevamo mancare all'appuntamento. Folla, caldo, calma e serenità.E quando in questi anni sono andata a Roma se mi trovavo in zona non ho potuto fare a meno di passare davanti alla sua tomba.E oggi? Oggi provo tanta rabbia perché sfogliando tra le pagine della vita di questo uomo/beato ho trovato anzi ho ritrovato, ho riscoperto ciò che avevo sepolto nel corso degli anni. Era il 1986 e, dopo pochi anni di ponficato, scrisse la "Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali".All'epoca lessi il documento; ricordo che ne rimasi turbata. Non mi sono mai sentita figlia di Dio di serie b, né tanto meno mi sono sentita pecorella smarrita per quel motivo. Ho sbagliato e come uomo continuerò a sbagliare. Ma, peccherò di presunzione, non credo di sbagliare sull'amore dato a una donna.E stamani, mentre alla tv iniziavano a scorrere le immagini di piazza San Pietro ormai stracolma di persone, mi sono chiesta perché la Chiesa lo abbia proclamato beato.E più ancora continuo a chiedermi perché la Chiesa continui a essere così poco propensa ad amare tutti, ma veramente tutti.Cristo non faceva distinzione per nessuno; i vangeli non ci raccontano di un incontro con una persona omoessuale; forse non esistevano all'epoca? O forse è sempre stato considerato un peccato così grande da non essere nemmeno degno di essere citato?Non sono polemica, sono solo tanto triste perché continuo a non capire...Qualcuno sa darmi una risposta?Anche io ho gridato 'Santo subito' perché non posso pensare che un uomo che ha smosso folle oceaniche sempre e ovunque agisse solo per conto suo; no, sicuramente quell'uomo agiva per mezzo dello Spirito.Ma oggi, proprio non me la sento di festeggiarlo...