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LE VERITA' CONTRAPPOSTE

Post n°14 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da petercapra
 

Recentemente  ho letto su Facebook  ad opera di due storici, una vivace contrapposizione tra forme religiose politeiste e monoteiste.
http://www.facebook.com/home.php#/topic.php?uid=43189326138&topic=6029&ref=mf
La dotta polemica ha sollecitato  in me, filosofo e poeta, un profondo sentimento di “pietas” per la condizione umana nel suo divenire; dalle origini, da quando il mitico primate nostro capostipite si staccò dai rami per iniziare il lungo cammino di civiltà.
La tensione di prevalenza presente negli scritti contrapposti, è tipica di tutte le religioni, senza distinzione,  che rivendicano il primato della verità  assoluta.
Per affermarne il principio, non solo si sono macchiate di eccidi generalizzati ma hanno imposto condizioni di vita a popoli interi contrassegnati dal senso di colpa generale.
Tanto che c’è da chiedersi se siano state strumenti effettivamente utili per l’evoluzione della condizione umana o se piuttosto il prezzo che hanno richiesto per assicurare quel certo  livello di umanizzazione ai popoli e alle masse sia stato un prezzo adeguato per la razza umana.
Fermo restando, che sono sempre avanguardie o gruppi d’individui che detengono il potere ad imporre alle masse credenze, morali, regole, costumi, talvolta in maniera esplicita, talaltra in maniera ermetica e talaltra ancora, nascosta.
Per esempio, il dominio mondiale “ globalizzato” dell’iperconsumismo e della pubblicità che lo veicola è nelle mani di meno di 10 grandi organizzazioni, derivanti da famiglie europee di bancari del 600/700, organizzazioni che condizionano la politica, le leggi e gli ordinamenti.
La scienza storicamente non si è comportata meglio, assicurando comunque eccidi numericamente non inferiori. Stessa cosa la politica con le sue diverse dottrine.
Come si vede, sono tutti strumenti che hanno fondamentalmente tradito la loro promessa di dare felicità, libertà e benessere generalizzati alla razza umana.
Il senso di colpa generale, che era l’ombra sui destini dell’umanità a maggiormente preoccupare Sigmund Freud, lo si trova nella cultura dominante di  tutti i giorni.
Lo  riversano nelle case i giornali e le televisioni che coltivano proiezioni paranoiche e distruttive, creando allarmismo, disgusto, depressione, infelicità della condizione umana; non sanno fare altro.
L’umanità è usa confondere i mezzi con i fini, con tale puntualità che solleva il sospetto che il fine dichiarato non sia il reale obiettivo di tali azioni.
Le religioni, qualsiasi religione, in quanto tali, sono mezzi per il conseguimento di fini aleatori: stati di grazia, benefici e paradisi diversi.  
Il maestro scienziato Sigmund Freud nel suo scritto “L’avvenire di un’illusione” del 1927 che in certo qual modo segue Totem e Tabù del 1915 - dove analizzava le religioni primitive quelle cioè originali dei nostri avi -, con la solita onestà intellettuale e perizia medica di ricercatore enuncia: ho tentato di mostrare che le rappresentazioni religiose sono scaturite dallo stesso bisogno che ha generato tutte le altre acquisizioni della civiltà, ossia dalla necessità di difendersi contro lo schiacciante strapotere della natura.
Questa strapotente natura non deve intendersi solo come esterna ma ben di più nel caso umano come interna, nella relazione tra l’io e il corpo, tra la mente, lo psichico e il soma.
Sostengo che i due problemi fondamentali dell’umanità, quelli che spingono alle devastanti distorsioni dei comportamenti umani, sia dei singoli che d’intere masse sono essenzialmente due, strettamente correlati:
1.    il problema della certezza della  morte individuale
2.    la contrapposizione del sentimento individuale alla consapevolezza dell’immortalità della specie.
Si consideri che l’uomo di Neanderthal ha vissuto per 60.000 anni; è prevedibile che il suo antagonista e soverchiatore Homo Sapiens, se non cederà di schianto all’eccidio generalizzato  che il suo potenziale distruttivo contiene, ha molti millenni ancora davanti a sé.
Dunque, considerando ciò che hanno realizzato in un pugno di anni la scienza da un lato e le politiche pretesamente democratiche dall’altro, è prevedibile che l’umanità potrà realizzare quanto la fantascienza più spinta ha prodotto di futuribile in fatto di società, scoperte scientifiche e  tecnologie produttive.   
Dei destini delle religioni, monoteiste o politeiste, non so dire, ma certamente la loro influenza è destinata a diminuire a misura della crescita della consapevolezza e della responsabilità, a misura del superamento di quest’epoca “della resistenza”  in cui l’umanità si è ribellata all’ultima grande scoperta  scientifica dell’anima, quella che ha aperto l’abisso dell’inconscio all’interno di ciascuno individuo.  
L’assunzione di responsabilità che ne è conseguita è purtroppo nelle possibilità di pochi di essere gestita.
Sta a questi pochi aiutare gli altri in questo compito di consapevolezza profonda, riscoprendo valori di solidarietà reale, per esempio studiando e aggiornando forme di convivenza evolute, recuperando valori etico estetici improntati all’amore reciproco.
Vi sono due recenti scoperte delle neuroscienze che costringono a rivedere gli abituali concetti
delle relazioni umane e della storia.
Sono i neuroni specchio, che ci fanno agire “a immagine e somiglianza”.
Sono le emozioni che si sono rivelate la vera chiave tra soma e psiche.
Lungi dall’essere un fenomeno esclusivamente psicologico, le emozioni  si fissano addirittura ai geni e questo spiega scientificamente come le credenze millenarie possano sopravvivere nella specie, unitamente al fatto che, come evidenziò già Freud, le cose che hanno veramente valore nella vita psichica sono piuttosto le emozioni. Sono la risorsa più preziosa della vita mentale e della vita organica che dominano altresì il soma a mezzo degli ormoni.
Con queste consapevolezze si apre un mondo nuovo di conoscenza e responsabilità.
Per esempio le masse non abbandoneranno l‘iperconsumismo più pernicioso, inquinante e distruttivo se esso non sarà sostituito da qualcosa di emotivamente valido.
Il denaro è simbolo che consta di un potente legame emotivo transgenerazionale.
Potrà sostituirlo solo un dispositivo di eguale potenza.
Concludo giustificando questo intervento, cui fui invitato da Lorenzo Maria Sturlese, con la  riflessione che lo studio del passato nel suo legame con la contemporaneità è fondamentale in vista di una sintesi che ci proietti nel divenire.

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