Giada all'ingresso

colori e addizioni


 21’49 10 dicembre 2014   Oggi ho freddo e sono stanca. Però ho finito il fantastico albero di Natale sulla colonna dell’Inventario, usando le cartine delle cialde del caffè, sottobicchieri della birra, cartigli di coca cola, veline di tessere 2014, palline dell’albero della nonna di Lillo. Ascolto quello che dicono al banco e penso alla teoria dell’attrazione. Sento parlare di lavoro che c’è, ma dove tutti ti trattano da schifo, senza rispetto, senza umanità. Io da un paio di mesi faccio la mamma e tratto con uffici, artisti, gente. Ma non posso che chiedermi, ascoltando i discorsi da banco, perchè si sia arrivati a questo punto. Credo che prima dei diciotto anni di nostra figlia succederà qualcosa di irreparabile, qualcuno prima o poi alzerà la testa e dirà “basta”. Dovrei farlo io, o tu che stai leggendo. E perchè aspettiamo? Io sto tentando di insegnare a mia figlia il rispetto e l’educazione, nel senso socratico del termine. Sto tentando di cambiare me, di pensare, prima di essere scorbutica con l’ennesimo personaggio da fumetto che mi chiede perchè deve fare la tessera. Tento di credere che ogni mio gesto, positivo o negativo, entra in circolo e continua a esistere, vaga e viaggia, ferisce o cura. Ogni parola, ogni sentimento di odio o amore. Non si esaurisce una volta terminata la parola detta. Pensate se tutto quello che proviamo fosse colorato. Che colore uscirebbe dalla vostra bocca quando dite “Grazie”? E che colore uscirebbe quando sgridate vostro figlio, che è stufo di fare le spese di Natale con voi?   Ieri mia figlia mi ha chiesto quanto fa sette più blu. Io ho risposto “un unicorno di baci!” Lei ha riso e mi è saltata al collo. Sarebbe stato rosa.     Sottofondo: Zaz e qualcosa di francese Sulla scrivaniaRossa: la locandina dei Meidokesic, che suonano venerdì.