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perfetti, come la birra e il pampero

dopo due giorni interi da mamma torno a scrivere qui

dopo aver scritto per me e basta torno nella modalità "scrivere qualcosa di non troppo personale che poi chi legge si spaventa e non legge più"

stasera il passato è tornato a trovarci, sovrapponendosi per qualche minuto al presente, che passa a bere l'aperitivo, che propone un amico cantautore per una serata, che passa a salutare.

un'amica di mezzo secolo fa entra "ero a casa da sola, e mi è venuta voglia di venire qui a leggere un pò"..chiede a Lillo un bloodymary e si accomoda sulla poltrona col libro a mò di gatto coccoloso sulle gambe.

Davide cucina, zuppa di cipolle che riscalda l'anima.

E io che alle cipolle sono allergica mi inebrio di profumi, e delle espressioni deliziate di chi assaggia.

Si apre la porta ed ecco, le sorprese che non ti aspetti. 

Amici di dieci vite fa, che mai avresti pensato potessero varcare la soglia dell'Inventario.

Colleghi, gente della notte, che sei anni fa finiva di lavorare alle due e mezza e cascasse il mondo ci si trovava tutti da Davide, fino alle sei, fino all'alba a far colazione con la gente "normale" che usciva per andare al lavoro e ci guardava storto, come se gli strani fossimo noi; noi che facevamo il lavoro più bello e più assurdo del mondo, che ti pesa ma che non puoi farne a meno, che dici "domani smetto" ma ci ricaschi, sempre. 

E c'è chi, più folle degli altri, il locale se lo apre, se lo gestisce, se lo vive.

Non siamo stati gli unici, ad averci creduto. Qualcuno prima di noi. E questo qualcuno si è preso la serata libera per passare a trovarci, lui e la sua compagna, perfetta per lui come la birra col cicchetto di pampero, loro e una bimba che nel pancione non è stata ferma un attimo. 

Conto velocemente. 

Ci conosciamo da quasi 15 anni. 

Dai tempi del dixieland, e poi la gasthaus, e poi il grande Holly, e poi il niño, e poi il bw, e poi l'Easy.

E poi adesso, noi già genitori, loro che tra poco lo saranno realmente.

Qualcuno crede ancora che lavorare in un locale sia un lavoro come un altro, che sia superficiale, che non abbia valore.

Io penso alle miliardi di vite che ho conosciuto, le storie che ho sentito, le persone a cui ho fatto da psicologa senza aver mai fatto fattura..penso agli insegnamenti ricevuti da chi si confessava, penso alle storie d'amore che ho visto nascere. Penso che ho studiato tanto, sui libri, penso che la vita in università sarebbe stata vuota e senza contatto con la realtà, se non avessi avuto il lavoro al bar a mostrarmi come funzionano le cose sul campo.

Penso che senza questo lavoro saremmo tutti più poveri, dentro. 

E certe soprese non sarebbero così piacevoli.

 

Certo non ho mantenuto la promessa iniziale. Non riesco mai a non metterci qualcosa di troppomio quando scrivo.

 

Musica di sottofondo nella testa: Mario di Lorenzo Jovanotti, che forse la conosco solo io

sul comodino: una luce bassabassa per non disturbare chi dorme

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