Un diario? Quasi.

Post N° 392


La domenica le strade della Città sono vuote. Un senso di disagio appena avvertibile sotto pelle. Lo inseguo dalla punta delle dita, che stanno appoggiate sul finestrino, agli occhi che si stringono nell’impossibilità di capire. La canzone di Lenny Kravitz si appoggia tra il cielo bianco di foschia e i tetti delle case. La domenica è, da che ne ho memoria, un senso di solitudine opaca. Ha la stessa consistenza della parentesi che chiude una spiegazione. E nel tempo ho imparato che più ho avuto cose belle, più il pomeriggio della domenica diventa amaramente malinconico. E di cose belle ne ho avute tante. Tante davvero. Parole. Ma non solo quelle. Le parole che raccontano, che fanno pensare, che fanno vedere da un punto di vista diverso, che rielaborano ricordi e li distendono sul tavolo tra il piatto dei formaggi, il miele ed il rosso del vino. Le parole dell’affetto e dell’amicizia. La felicità è una grande piccola cosa. E la domenica sera racchiude nello stesso spazio l’inquietudine ed il benessere. Come una parentesi.