Un diario? Quasi.

Post N° 407


Ho dovuto pensarci. Non mi era chiaro il motivo dell’incazzatura. Ho chiuso la telefonata con un moto di stizza e ho sbruffato, ma avevo da fare ed ho accantonato il pensiero. Era ieri. Oggi ho capito. Era il tono di voce. Quello supponente e imperativo, quello che mi faceva sentire una meschina macchiolina di merda, quello che mi feriva peggio di un pugnale, quello che mi risuonava dentro come uno schiaffo. Nel mio vagheggiare questo amore così grande, così unico, così importante ho dimenticato l’arroganza del suo tono di voce. Uno dei tanti motivi per cui vivere insieme era diventato impossibile. Uno dei tanti motivi per cui mi incazzavo e mi ci incazzo ancora. Allora, quando ancora vivevamo insieme, finiva che io urlavo che non ero uno dei suoi autisti, che a me doveva parlare con un altro tono di voce, che non accettavo ordini e lui che manco mi ascoltava e guardava la televisione. Adesso mi ci arrabbio ancora, ma per poco tempo, poi alzo le spalle e sorrido.