Un diario? Quasi.

Post N° 437


Sembra che non scriva, ma scrivo. Su qualunque pezzo di carta e con una penna qualsiasi. E in ufficio su fogli di stampe sbagliate e con la Penna. La notte e nel silenzio sul quadernaccio con singhiozzi e lacrime e con la rabbia che mi devasta. Ma non sono cose che altri possano leggere e nemmeno io rileggere. Sono l’onda di piena di due ani e mezzo di omertà e vigliaccheria. È tanto il coraggio di cui ho bisogno per quello che voglio. Forse nemmeno è coraggio, ma irresponsabile incoscienza. L’apoteosi di tutti i vorrei che diventano voglio. Forse nemmeno sogno, ma irrazionale sentimento. Non posso consumare la vita evitando di volere quello che voglio perché non è logico. Troppo breve questa “vita pugnetta” per sprecarla nella ricerca di un equilibrio che non mi appartiene. Per stare bene l’unico modo che conosco è essere quello che sono nel momento in cui lo sono e fottermene del banale, inutile, sciocco parere comune che fa del proprio benessere e della pace interiore il sinonimo di felicità. Per me non potrà mai essere così, perché nella quiete mi fermo, annichilita dal nulla. Nella tempesta rimango viva, vigile, attenta.