Un diario? Quasi.

Post N° 438


Mi piace affacciarmi sulla notte e stare il tempo di una sigaretta ad ascoltarne il suono. Ad ascoltare il suono che produce in me. In me nel profondo come non ci riesco durante le ore chiare del giorno chè la luce mi distrae. Mi distrae da quello che inseguo e non colgo e sembra sfuggire perché potrebbe far male e anche far bene. Far bene all’insoddisfazione che mi porto attaccata addosso come fosse il colore degli occhi. Il colore degli occhi riflette il cielo dell’ottobre che non sai se è chiaro per la nebbia o per le luci della città e mi sento sollevata dai mali pensieri. Dai mali pensieri mi sono allontanata con un balzo di spavento per quello che stavo facendo. Stavo facendo qualcosa che non ero io e non ero me stessa ed ero un’altra sconosciuta che non mi è piaciuta per niente. Per niente al mondo rinuncerei a questa fottutissima libertà che indosso come l’abito della festa e mi fa sorridere senza motivo. Senza motivo mi tengo accanto l’allegrezza strana di questo periodo e ne faccio tesoro. Ne faccio tesoro chè il dolore se ne sta accucciato ai miei piedi e mi osserva con sguardo sornione pronto a saltarmi addosso. Stanotte è una buona notte.