Un diario? Quasi.

Post N° 443


"La volpe e l'uva" - Esopo (VI secolo A.C.)Una volpe affamata vide dei grappoli d’uva che pendevano da un pergolato e tentò d’afferrarli. Ma non ci riuscì. “Robaccia acerba!”, disse allora fra sé e sé; e se ne andò. Così, anche fra gli uomini, c’è chi, non riuscendo, per incapacità, a raggiungere il suo intento, ne dà la colpa alle circostanze.Sì, che me lo sono chiesto. Sarei una stupida integrale se non mi fossi posta questa domanda, invece che una stupida e basta. Ma non mi sento la volpe. Semmai mi sento più simile all’uva (?). ma che cazzate sto scrivendo. Il discorso è serio. Non ho rinunciato per incapacità o per impossibilità, sono certa che in una maniera o in un'altra sarei riuscita, ma mi sono resa conto, PERFORTUNA, che il gioco non valeva la candela, che poi questo proverbio non l’ho mai capito forse una volta quando non c’era l’elettricità le candele erano un bene prezioso e tenerle accese per perdere tempo a giocare non ne valeva la pena. Dicevo che non me la sono sentita di rinunciare a questa me stessa che ho fatto un fatica dannata a rimettere insieme e che nonostante i baratri, le altalene, i mali umori, le solitudini, eccetera, la preferisco a qualunque altra cosa. Un po’ di narcisismo di domenica notte non guasta.