Un diario? Quasi.

Post N° 447


Una serata come tante. Tranquilla. Quasi uguale ad altre. Il quasi è d’obbligo perché nonostante tutto uno sguardo all’anno passato l’ho dato. Sicuramente non facile capire tutto quello che mi è successo o anche solo ricordarlo, però la sensazione è quella di un anno di passaggio. Passaggio da un essere sempre scontenta di me, incazzata ed incazzosa, a una più rilassante accettazione dello stato delle cose. Mi affeziono e faccio fatica a buttare via un biglietto del treno, figurarsi dover ammettere la fine di un amore. Eppure ce l’ho fatta e da lì in poi è stata una corsa in discesa. Facile. Non che non abbia più dolori e crisi, quelli fanno parte della vita e non posso evitarli, ma non sono dilanianti e catastrofici. Non mi riducono più un ammasso tremolante di rabbia rancore delusione disperazione. E quindi l’accettazione della solitudine come privilegio per fare quello che voglio. Ho brindato con la cocacola alla finestra spalancata sui botti che facevano sembrare il mio paesaggi di tetti e di antenne una Bagdad in piena guerra. E poi nevica, leggero e silenzioso. Bello.