Un diario? Quasi.

quattrocentocinquantatrèèèèèè


  Ma quanto tempo è che non scrivo? Mi manca la voglia alla sera e di notte. Mi sciacquo quel che resta del mio cervello nel mare calmo del sonno televisivo. Chiacchiero al telefono con le mie amicizie vicine e lontane eppur sempre vicine. Leggo. Cazzo quanto leggo. Guardo nel vuoto al di là del limitato e chiuso orizzonte dei giorni miei scrivendomi addosso quanti modi nuovi di approcciare la lettura ho scoperto. Mi chiedo domande nuove che ancora non hanno risposta. Evito le domande vecchie perché hanno fin troppe risposte. Amo le parole che se ne stanno nascoste nelle pieghe della coperta di lana appoggiata come fosse per caso sul divano. Delimito con accuratezza lo spazio del sogno e lo sogno con l’ultima sigaretta, affacciata al balcone, mentre respiro l’aria quasi dolce della promessa di primavera. Aspettando nulla anche solo un piuma che vola lenta e lenta si posa mi regala un sorriso e un’emozione. E una storia che metto da parte.