Un diario? Quasi.

Da poco passate le sette di sera.


 Se ripenso allo stesso periodo dell’anno scorso mi vedo stare male e risento il dolore feroce provocato da una rabbia che non aveva altra base se non la mia ostinazione. Un anno è passato e la sensazione di oggi è il disincanto e la consapevolezza che quel periodo della mia vita si è chiuso nell’agosto dell’anno scorso. Senza che me ne rendessi conto ho cercato di tenere vivo un amore che non aveva nessuna connotazione d’amore. Dovevo solo prenderne coscienza e se il percorso obbligato è stata la rabbia, comunque ho fatto un buon lavoro. Non è stato facile e strascichi ne ho avuti e ripensamenti e ricadute, ma il punto di svolta è stato quello. Ora so che quello che resta è un sentimento di placido affetto, di comprensione dei miei difetti che mescolati con i suoi difetti hanno dato fuoco alla miscela esplosiva che è stata la nostra storia d’amore. Mi ha lasciato con una vita di ricordi e la certezza di avere fatto qualcosa di buono e di bello. Il figlio. E non è cosa da poco. Ma oltre quello, so di avere vissuto tutto quello che potevo e volevo. Ora i giorni si dividono in quelli in cui allegrezza mi prende per mano e quelli in cui faccio finta di prenderla io per mano.Mi sorrido. Fa caldo.