La barca il viaggio

Deriva


Sulla panchina. E' il letto che sceglie la notte, nel parco vicino alla sala civica. L'ho visto la prima volta un giorno che aspettavo qui degli amici. Aveva cominciato a piovere ed ero corsa in macchina, ma lui era rimasto fuori, con le sue stampelle, sotto l'acqua. Non era andato verso nessuna casa, era rimasto a girovagare incerto tra gli alberi e il marciapiede, gli abiti solo lievemente dimessi."Si è bevuto tutto. Ha venduto la casa dei suoi genitori, quando sono morti, e i soldi li ha un po' regalati, un po' prestati, quasi tutti bevuti. Ora c'ha ancora fratelli e sorelle, ma non lo prendono in casa. Sta qui al parco." Mi dice con gli occhi neri, grandi, che nascondono una generosità ruvida come le sue prese in giro. Se lo porta a casa sua, quando piove, quando fa freddo, perché era un vicino di casa e il vecchio è come uno zio per lui. Per fargli cambiare i pantaloni, ormai veramente sporchi, glieli ha tagliati. Il vecchio me lo racconta con un'espressione vaga, assente, impastata di alcol. Lui cammina a stento e trema. Gli occhi sono rossi, colore del vino. Non vive senza. Gli è entrato nel sangue e ormai se non beve gli manca il respiro. "Un litro al giorno. Glielo porto io. E una bottiglia di aranciata. Dopo il lavoro vengo qui, al parco, tanto, che mi frega, sto qui un po' con lui che al comune sono dei bastardi e la casa non gliela danno. La danno a tutti, ma lui lo vogliono mandare in un istituto, la casa non gliela danno mica. Io c'ho provato a tenerlo a casa mia, ma si faceva tutto addosso, beveva come un ciuco, non l'ho tenuto più di un mese. Non si poteva, impazzivo. Alle mie condizioni lui non ci rimane: gli ho detto, due bicchieri a pranzo, due bicchieri a cena. E basta. Ma a lui non basta."Così mangia i panini che il comune gli lascia oltre il bordo del recinto del municipio. In un sacchetto, panini arabi. Poi il parco diventa il ritrovo di certi ragazzi che bevono varie bottiglie di birra e quando diventano allegri cominciano a dare fastidio al vecchio. E' la vita del parco. Verso sera i ragazzi con le bici stanno già mettendo le birre in fresco nella fontanella. Due cani senza collare abbaiano con la stessa foga a chiunque passi. Vigili urbani, signore col passeggino, vecchi tirati a lucido con mogli ingioiellate. Sulla panchina il sole filtra sereno, si imbeve di foglie e di chiacchiere smussate. Leggo e le pagine del libro mi cadono dalle mani, ascolto storie di un clochard di paese, che nel paese c'è nato e che forse morirà nel parco a fianco alla sala civica. Contornato dalla stessa mandria umana che l'ha visto andare a scuola e che conosce date di morti e di nascite di tutte le sue generazioni. Al paese è conosciuto da tutti, tranne da me che sono nuova. E lui il paese lo conosce tutto, conosce muri e vicoli e angoli per sedersi. La vita poco avventurosa di un senzatetto locale che ha perso ogni cosa per essersi perso in un bicchiere.Arriva la sera e il sole ha smesso di scaldare. Io tornerò nel mio letto di lenzuola pulite, questa notte. Lui rimarrà qui a tenere compagnia a grilli e formiche. Rimarrà qui con una bottiglia di vino che gli porta quel suo ex vicino di casa, quello che se lo porta a casa quando piove o fa troppo freddo, quello che va al comune a litigare perché gli diano una sistemazione, quello che viene tutti i giorni qui al parco per vedere come sta, quello che a volte lo lava nella fontana della piazza, quello che lo prende in giro chiamandolo col nome di un vino, che lo abbraccia buttandogli addosso manate goliardiche."Dai! Lambrusco! Vieni qui, dai! Cambiati quei pantaloni!" Il vecchio guarda il sentiero, il ragazzo si avvicina gesticolando.