La barca il viaggio

Post N° 99


Se ne va, se ne va!Quell'attimo di cielo azzurro è già sfumato, tra il guardarlo e il volerne prendere ogni porzione, incamerarla dentro agli occhi, conservarla per dopo. Il cielo non ha nome e non ha volto. Solo un'indifferenza corrucciata, una copertura malevola e pressante.Perché lui mi aveva detto molte volte che avevo in me l'intensità del tardo autunno, quel freddo muto e dolce che si incontra all'inizio di novembre. Solo, cominciavo a dubitare di essere tagliata per la costante assenza di colore che impregnava la città. Forse il tardo autunno dei suoi ricordi aveva il sapore di castagne e di calze spesse. Invece quello che ci offriva la stagione erano solo mattine indistinguibili e pomeriggi brevi, ed ogni cosa ritagliata contro la presenza bassa del cielo annientato dal bianco.Così ci si amava tristemente. Gli occhi si perdevano in certi ricordi di infanzia e nelle pellicole schiarite dei film anni '70. Ci si amava con la gola aspra di pianto teso. Ci si abbracciava cercando appigli e si scivolava in fosse di sentenze assolute come il più atroce pensiero Romantico. Allora si cercava rifugio nell'aria densa di freddo, che ci accompagnava in passeggiate silenziose. Lui camminava a ritmo spedito, io lo cercavo con la mano. Le strade si allargavano nel traffico, e i nostri pensieri si mescolavano alle insegne dei panifici e alle sale da thé. Poco fa, oltre la mia finestra, si è disegnato uno squarcio di cielo azzurro. Il tardo autunno che amo non fa parte di questa massa di cielo anonimo. Si aggrappa a quell'attimo di colore che si intravvede a stralci. E' un tardo autunno nitido e lucente, sono mattine taglienti, venti chiari, orizzonti larghissimi.Ma l'azzurro è scomparso in fretta. Non resiste a lungo, qui.