Creato da dantre0 il 24/06/2008

La bottega dei sogni

Parole, amicizia, volontariato e psicologia. Blog di Daniele e Cinzia

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UN PENSIERO

Un pensiero su
"I Traballeros"

Teatro di immagini come specchio, atmosfera o ricordo;
teatro di suoni, non come esibizione, ma comunicazione e condivivisione di un'emozione.
Teatro per costruire, ricostruire e trasmettere la voglia, la forsa, gioia e la fatica di fare.
Che grande fortuna la mia: sperimentare l'arricchimento di un'occasione diversa e privilegiata di poter aprire il sipario per un ideale più grande.
Vi ho trovati, arrivati da mondi diversi ma uniti dall' obiettivo di aiutare gli altri, regalare un sorriso e un po' di musica con semplicità.
Perche per questa compagnia la gioia di un applauso, la meraviglia del personaggio, la scelta del ruolo o la delicatezza dell' interpretazione, di un sentimento altro non sono che il teatro della vita con le sue scenografie di bufere e le repliche di momenti faticosi, ma anche con la sua contropartira piena di tenerezza e di incontri speciali.
Continuare a fare teatro così... così che altri possano incontrare persone speciali... così con molta umiltà il nostro modo di  essere compagnia teatrale sarà un altro modo di...fare teatro regalando sorrisi.

Daniele

 
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« FurioTanti inpegni e rotture »

I mali della solitudine (visto che Daniele non scrive da un po' scrivo io!)

Post n°20 pubblicato il 21 Ottobre 2008 da dantre0
 

Al giorno d'oggi, forse perchè è aumentato lo stress, forse perchè i ritmi di lavoro e le tipologie di lavoro stesse sono cambiate, vuoi che se ne parli di più, siamo diventati molto più sofferenti. Io li definisco i "mali della solitudine", cioè quei mali che ci attanagliano quando siamo soli con noi stessi, quando torniamo a casa e non c'è nessuno ad accoglierci o anche se c'è non ci sentiamo capiti e compresi. Sicuramente il più diffuso è la depressione sia negli uomini ma molto più frequente nelle donne, soprattutto quella post partum. Non dimentichiamo però che ci sono anche l'ansia e gli attacchi di panico, che ci colgono impreparati con tremori, tachicardia, dolori al petto e paura di morire. In questo caso un buon ansiolitico risolve sempre il problema. Le fobie, ovvero delle paure spropositate e irrazionali verso qualcosa o qualcuno che un soggetto normale riuscirebbe benissimo a controllare. Non meno importanti ma che in questi ultimi periodi stanno colpendo molto i giovani, la bulimia nervosa, caratterizzata da abbuffate ricorrenti e in seguito il rigetto autoindotto del cibo ingerito. Le persone affette da questa psicosi utilizzano lassativi e diuretici per tenere sempre sotto controllo il proprio peso. Non da meno l'anoressia nervosa, in cui il soggetto ha una vera e propria avversione verso il cibo e un rapporto conflittuale con la propria persona, il peso, le forme, la taglia, dimagrisce a vista d'occhio e nel caso delle donne, vi è la scomparsa del mestruo. Non so darmi una spiegazione a tutto questo, so per certo che le persone che si rivolgono ad uno specialista come ad esempio uno psicologo o uno psichiatra sono in aumento. A mio avviso credo che si viva in un perenne "disagio" sociale, dove principalmente manca la comunicazione, dove l'effimero ha preso il sopravvento e soprattutto dove si è smarrita la propria  identità individuale. Una delle domande che spesso viene fatta da uno psicoterapeuta è:"HAI AUTOSTIMA DI TE STESSO?". Credo che il fulcro di tutto il discorso ruoti attorno a quella semplice frase. Molto spesso infatti le persone che soffrono di tali disturbi hanno scarsa autostima, idealizzano gli stereotipi del momento o hanno vissuto dei traumi psicologici in passato. Dobbiamo infatti ricordarci che per vivere bene con gli altri dobbiamo prima di tutto vivere bene con noi stessi, se ciò non accade non saremo mai completi, finiti... la nostra identità ha bisogno di essere creata, plasmata e poi messa a confronto col prossimo.

Cinzia

Commenti al Post:
delirio_e_supplizio
delirio_e_supplizio il 22/10/08 alle 06:22 via WEB
Si ma per cortesia non c'è nessuno che commenta, sigh!
 
ma5247
ma5247 il 22/10/08 alle 18:14 via WEB
difficoltà a vincere la solitudine interiore, che spesso riemerge con un carico di tristezza difficilmente gestibile. La solitudine interiore è un po' come la morte, si può dimenticare, ma non cancellare. E dimenticarla è la strategia migliore, coprendola con tanti oggetti d'amore. La strategia sbagliata è sforzarsi di risolverla con una soluzione romantica (nel senso del Well-being, trovare un ideale che da solo assicuri la felicità e quindi anche l'assenza di solitudine): c'è per esempio chi crede di risolverla facendosi una famiglia, chi facendosi frate o suora, chi abbracciando un'ideologia in cui annegare ogni azione, chi circondandosi di decine di amici. In particolare, cercare di lenire la solitudine con il contatto con altri (che è positivo, ma non deve essere il solo motivo che ci fa frequentare la gente) porta spesso a forme di ossessività che rovinano ogni rapporto. Prima una persona deve riuscire a stare da sola, poi apprezzerà ancora meglio la compagnia degli altri, sarà la ciliegina sulla torta. E per star bene da soli non c'è che un modo, amare ciò che si fa, penetrando dentro di esso e fondendosi con esso fino a dimenticare tutto ciò che ci circonda (solitudine compresa!). Molte persone non corrono perché "da sole" è più dura. È noto che allenarsi da soli penalizza un po' l'allenamento, ma non deve penalizzare il nostro amore per la corsa. Anzi, se vogliamo, è un test per verificare il nostro amore per lo sport. La corsa serve per stare bene, per essere forti e avere energie per amare altre cose.
 
delirio_e_supplizio
delirio_e_supplizio il 22/10/08 alle 20:18 via WEB
Sono sempre Cinzia ma con un altro nick. Quello che dici l'ho provato all'inizio della mia malattia attaccandomi morbosamente a mio marito, vivendo una specie di simbiosi in cui dipendevo totalmente da lui. Sebbene ne fossi innamorata ho portato all'estremo questo sentimento annullandomi completamente, annullando la mia persona, i miei pensieri, i miei desideri... vivevo unicamente in funzione di LUI. Non uscivo di casa, non facevo le faccende domestiche, non cucinavo, praticamente vivevo come una larva e se dovevo fare qualsiasi cosa, anche la più banale, dovevo avere il suo appoggio sia fisico che morale. Colmavo la mia solitudine con la sua unica presenza mettendolo al centro della mia vita. Naturalmente con la malattia non avevo nessuna evoluzione, semmai involuzione e chiusura e solo quando ho imparato a vivere in funzione dei miei bisogni, delle mie aspettative e ho imparato ad amare un po' più me stessa, nel giro di un solo anno sono migliorata parecchio. E' bastato cambiare solo determinati schemi mentali, certo mi è costata un po' di fatica anche se devo riconoscere che molto hanno fatto i nuovi farmaci ma alla fine ce l'ho fatta! Ora sono molto più indipendente, sbrigo le faccende domestiche, riesco a stare da sola anche quando lui lavora di notte, amo me stessa per quello che sono e ho imparato ad amarlo in modo più sano. Certo, non sono completamente guarita perchè non prendo l'autobus da sola per andare da qualsiasi parte ma almeno posso uscire di casa indipendenemente dal fatto che lui ci sia o no. Anche il suo modo di amarmi è cambiato e se prima il suo era un amore più paterno che da marito possiamo ritenerci più che soddisfatti del nostro rapporto di coppia. Credo che il segreto sia l'autostima; fattore fondamentale per la nostra crescita interiore. Ora mi dedico anche al volontariato 3 giorni alla settimana e riesco a sentirmi "utile". Purtroppo ci sono persone che all'apparenza si credono "normali" ma che in realtà vivono male il rapporto con loro stessi. Ammettere il proprio disagio è già un buon inizio senza mascherarsi dietro a scuse o false motivazioni. Da quando poi mia madre si è ammalata di cancro le cose invece di peggiorare sono ulteriormente migliorate ed ora cerco di vivere al meglio e con la massima intensità ogni singolo attimo della mia vita, sia di coppia che personale o sociale. Ora non mi sento più sola perchè ho trovato una grande amica: ME STESSA!
 
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KAHLIL GIBRAN

Quando l'amico vi confida il suo pensiero,
non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo. 
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore: 
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa
nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia. 
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi: 
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,
come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura. 
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito. 
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero
non è amore,
ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano. 

 

AMICIZIA

Credo in te, amico.
Credo nel tuo sorriso,
finestra aperta nel tuo essere.
Credo nel tuo sguardo,
specchio della tua onestà.
Credo nella tua mano,
sempre tesa per dare.
Credo nel tuo abbraccio,
accoglienza sincera del tuo cuore.
Credo nella tua parola,
espressione di quel che ami e speri.
Credo in te, amico,
così, semplicemente,
nell'eloquenza del silenzio.

 

THE WALL

 

ANONIMO

Lo splendore dell'amicizia
non è la mano tesa
né il sorriso gentile
né la gioia della compagnia:
è l'ispirazione spirituale
quando scopriamo
che qualcuno crede in noi
ed è disposto a fidarsi di noi.

 

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