La vera me

TRAM


Eravamo rimasti in tre, io tu e lo splendore che forzatamente mi attribuivi, mediante forme complimentali poco valide a farmi sentire più voluta bene. A volte era reale, a volte solo ricordato, ma tutte le volte sullo sfondo c’era quel lampione lasciato distrattamente acceso in una mattina d’estate da un qualcuno, come noi, poco attento allo spreco energetico.Sprecavamo gambe, sprecavamo cuore, sprecavamo persino gli occhi, camminando di pari passo, fianco a fianco, su una linea parallela ma non tanto a che l’impressione non fosse quella di rincorrerci reciprocamente.Tu mi dicevi: “Sta’ attenta” e io invece inciampavo ad un centimetro da un tram che a prenderlo sarebbe stato facile andarti lontano e anche oltre, fino a non più sentirti e sentire dentro che più ti avrei sorriso più mi avresti fatta piangere. Poi però i tram continuano a passare e finisce che su qualcuno ci sali e allora davvero diventiamo lontani e quel passo che ci aveva portati ad un passo dall’essere nient’altro che noi e, forse, più che altro noi soli, diventa una corsa a ritroso verso le lande del chissà se non t’avessi mai incontrato…