LA DESTRA CALOLZIO

CHIUSO...ma non per ferie!


Eran trecento, eran giovani e forti e sono… in mezzo alla strada. La ERC Spa è fallita? Si saprà qualcosa di certo soltanto il 1° agosto, quando verrà nominato il liquidatore.   Questa è la situazione di una delle più floride aziende del lecchese, fino ad una quindicina di anni fa. Cancelli chiusi; presidio; bandiere rosse e di tutti i colori sindacali, per dire “Siamo solidali con voi”.Mi chiedo tuttavia dove fossero i sindacati unitari, dopo la morte di Luigi Borsani, titolare e fondatore nel 1954 della ERC (elettro radio costruzioni), che avrà avuto i suoi punti deboli, ma non ha mai buttato in mezzo alla strada nessuno, quando la nuova gestione (i figli?!) hanno indotto molti a pensare al peggio. Non voglio polemizzare coi sindacati (per adesso). Perché non è da oggi o da questa settimana che l’azienda di Calolziocorte naviga in brutte acque. Alcuni giornali hanno, addirittura, riportato come anno della prima cassa integrazione il 2005; ma non è così! Il primo ricorso alla cassa integrazione risale al lontano 1982 (di cui fui vittima sacrificale), più che altro per ottenere lo sblocco al nuovo stabilimento, in costruzione nei pressi della stazione ferroviaria (in pieno centro) che poi diventerà tutta zona industriale. Poi le cose sembrarono andare bene fino alla fine degli anni novanta.Con l’avvento del nuovo millennio abbiamo assistito all’inizio della fine: crisi del settore, fine del magnetico (che porterà ad una profonda crisi anche le acciaierie TERNI di cui la ERC era un grosso cliente); mancata innovazione tecnologica; cambi di gestione e strategie errate (vedi l’apertura di un stabilimento in Argentina) e ognuno dica e può dire la sua.Fatto sta che chi ha visto la mal parata, con una cassa integrazione che sembrava non finire mai, con stipendi da 900.000 lire, ha pensato di andarsene prima, cercando e credendo di potersi sistemare subito da qualche altra parte. Anche loro hanno dovuto sudare ed attendere, chi un paio di anni; chi cambiare completamente lavoro; chi entrare nel precariato per non uscirne più, pur di lavorare e, pochi, sistemarsi degnamente. Oggi parliamo di 280 persone, in carne ed ossa, non di numeri o statistiche, che sono stati buttati, tutti insieme, in mezzo ad una strada, con qualcuno di loro che dovrà rassegnarsi e adattarsi a lavori precari, saltuari, a chiamata e alla fine arrangiarsi per 400, 600 e ringraziando il cielo, per 900 euro al mese (e so cosa significhi in prima persona). Rimane la speranza di conoscere qualcuno che ti sistemi. Ma quanti avranno questa fortuna: 5, 10? Ammettiamo anche 50… e gli altri 230 dei quali, diciamolo pure, l’80% costituito da donne, cosa faranno? Senza contare le altre piccole ditte (vedi FAC, per fare un esempio), che hanno chiuso, senza troppo scalpore, lasciando a piedi non so quante donne. Ritengo comunque assurdo che un’azienda si dichiari fallita, perché, secondo il mio modesto modo di vedere, a conti fatti a grandi linee, tra i TFR da pagare, ultime mensilità, emolumenti vari etc. le conviene, evitando di sborsare 12 o 13 milioni di euro, con la completa mancanza di prospettive future, dovendosi accollare magari costi aggiuntivi per la mobilità o chissà cosa ancora. Sai quanto gliene frega, se tutta quella gente finisce in mezzo alla strada!Adesso le maestranze si sentiranno dire di non preoccuparsi, che ci sono i fondi di garanzia INPS per i TFR, e altre manfrine per altre cose; io so soltanto che sto aspettando, per una situazione analoga, di vedere una lira, tramite i sindacati… da tre anni.Concludo per tutti con un buona fortuna, per davvero, ma mi viene comunque un nodo ala gola nello scriverlo e speriamo che il governo non si giri dall’altra parte o peggio (come sembra fare). Non dico di riaprire l’azienda, ma almeno che tuteli i lavoratori nei loro diritti. Non è facile, certo, ma che ci provi e non deroghi soltanto con la FIAT e L’ALITALIA. Io ricordo quando rifiutavo gli scioperi che la ERC dichiarava, a cavallo del 1980, in solidarietà alla Fiat o all’Alfa Romeo che erano in crisi profonda e procedeva coi licenziamenti a mani basse. Mi chiedevo semplicemente se loro un giorno avessero fatto lo stesso per noi (della ERC) in caso di crisi. Tutto qua. Infatti, si stanno stracciando le vesti per la crisi del lecchese.Ne riparleremo!*Renato Bolis Coordinatore La Destra Calolzio -Val San Martino *9 anni di lavoro alla ERC