LA DESTRA CALOLZIO

Cosa sta succedendo… e come mai?


È la domanda che mi sento rivolgere dalla normalissima gente. Alla fine della settimana scorsa si è svolta di una manifestazione, indetta da vari sindacati, davanti alla famosa Rinascente di Milano, proprio davanti al Duomo. Erano in centinaia che volevano sapere del loro futuro, visto che poco più di un paio d’anni fa, gli amministratori della Rinascente avevano dichiarato di avere in programma le aperture di magazzini a Bologna, Venezia e Messina. Invece oltre a non aprire nessuna nuova filiale, hanno proceduto a chiudere quelle di Bergamo, Grugliasco, Bari e tra poco chiuderà anche quella di Napoli. Chiusure previste per la fine di questo anno. Più in là chiuderanno le filiali di Palermo e Roma Colonna. Chiedersi cosa stia accadendo, sono d’accordo, significa non rendersi conto della situazione in cui versa il nostro paese. Forse però sono parte dei nostri politici, governanti e non, che vivono coi para occhi e non si rendono conto che si continuano a perdere migliaia e migliaia di posti di lavoro senza che nessun tipo di ammortizzatori o lavori, o posti integrativi a quelli perduti.Nella nostra opulenta Lecco (nel 1985 la città con il reddito medio pro capite più alto d’Italia – fonte Capital) il panorama è più nero che mai, ma tutti fingono che le cose vadano bene. In Lombardia la disoccupazione viene stimata attorno al 5%, perché vengono considerati occupati tutti i precari che lavorano uno, due o tre mesi all’anno. Inoltre non si considerano gli inattivi (ad oggi 3.000.000 in tutta Italia), cioè quelle persone che ormai hanno rinunciato a cercarsi un lavoro decente dopo aver ricevuto decine e decine di risposte negative o essersi sentite proporre emolumenti di 4-5 euro lordi all’ora, o soltanto perché quarantenni ed oltre, quindi troppo vecchi, preferendo arrabattarsi come meglio possono. La reale percentuale di disoccupati si aggira invece attorno al 12% (dato ricavato da un filmato di quileccolibera.it per voce dell’economista della Lega Nord, Giorgetti). E sono d’accordo. Ma facciamo qualche esempio per ciò che riguarda Lecco (non di tutta la provincia), i primi che mi vengono in mente, tenendo presente che ogni anno si bruciano circa 3000 posti di lavoro.Negli ultimi mesi hanno chiuso la Keneletric di Cisano con 130 dipendenti; la File-Leuci ha riconfermato la cassa integrazione per 114 lavoratori, in attesa della probabile chiusura; l’Icam ha lasciato Lecco, per fortuna soltanto per trasferirsi a Nibionno; La Riello chiuderà a breve, lasciando a piedi più di un centinaio di lavoratori (dopo una lotta che si protrae almeno dal 2000); la moto Guzzi di Mandello è ormai ridotta al lumicino con circa 200 lavoratori dei 1400 dei bei tempi. E la Rex regina di Olginate che se ne và tagliando un centinaio di posti; e la Greppi, sempre di Olginate con altri 140 lavoratori che non sanno del loro futuro; e la Bettini di Bisone che vuole trasferire parte della produzione in Polonia; e la Fontana di Calolziocorte che vuol ridurre ad un centinaia di persone la forza lavoro per continuare gli insediamenti all’estero (oggi nello stabilimento in Turchia lavorano più di 200 persone), laDefim in liquidazione, la Costarail salvata (per adesso dagli olandesi), adesso la ERC che ha buttato in strada 280 lavoratori, con un preavviso di una settimana e potremmo continuare con altre aziende minori, a cui la gente purtroppo non fa neppure caso (figuriamoci i politici). Oggi, che non è più possibile pre-pensionare o accompagnare alla pensione i lavoratori più vicini all’età pensionabile e non ci sono neppure nuovi e svariati lavori come si presentarono nel corso della grave crisi dei primi anni ’80 (elettronica, servizi, palestre, centri fitness o sportivi sull’onda dell’Edonismo Reganiano, associazioni onlus, per fare qualche esempio, dove andrà a lavorare tutta questa gente, giovani e cinquantenni, fino alla morte, visto che l’età pensionabile, nella maggior parte dei casi, arriverà dopo di essa?Chi si ricorda della Lecco dell’era industriale non può che chiedersi: “Cosa sta succedendo e che fine faremo?”.