LA DESTRA CALOLZIO

FEDERALISMO FISCALE...Mah!


Nel post di ieri mi sono un po’ lasciato andare a previsioni da “oroscoparo”, riguardo ai massimi sistemi della politica italiana. Oggi invece tornerò a cose più concrete, per toccare un punto che sarà cruciale nei prossimi mesi: il Federalismo fiscale. Bisogna premettere che governare a livello locale, nei comuni e nelle regioni intendo (escludo le province, perché ritengo che andrebbero abolite tutte) non è come stare a Roma, dove i poteri si occupano d’altro e vige uno scollamento con le realtà del territorio che, spesso, ha dell’incredibile. A parte il fatto che se fosse per me tornerei all’età Comunale: un ras, o podestà o sindaco, chiamatelo come volete, per ogni comune, che rende conto ad un Prefetto della regione, e per tutto quello che c’è in mezzo ci ragioniamo con calma. Si ridurrebbero così i “sette vizi capitali” della burocrazia (i vari passaggi che esistono fra il potere centrale di Roma fino all’ultima istituzione politica del territorio, per avere il permesso di intraprendere qualsiasi iniziativa importante). Torniamo al Federalismo fiscale. Non pensate tuttavia che parlerò di quel concetto complesso di cui si sente tanto parlare in TV e si legge sui giornali di questi giorni. Che le accise sul carburante o quella dei tabacchi o la tassa di qui o quella di là, rimangano in loco, la gente normale non ci capisce niente o meglio, sono questioni che non la interessano, anche se servirebbe a capire che la totalità di euro che finisce a Roma, non viene accumulata in una cassaforte fino alla fine dell’anno, quando viene consegnata tramite un furgone blindato, nelle casse statali. I contributi comunali vengono versati sotto forma di tasse o balzelli di vario genere accumulabili in un anno in tot euro e i versamenti vengono effettuati con l’ausilio di banche preposte alla raccolta dei tributi. Quello che interessa a, noi di Calolziocorte, il comune dove risiedo, indipendentemente dal colore dello schieramento, è capire l'assurdità del fatto che il nostro Comune versi nelle casse statali (nel 2007) 120 milioni di euro e ne riceva indietro 3 milioni? Che poi il sindaco riesca a portarne a casa un altro milione, tramite contributi della regione o altro, questo va a suo merito, ma la sostanza non cambia, con l’ordine di grandezza che rimane invariato. Nel leggere la notizia, qualche spiritoso ha provato a far passare la tesi che era uno sbaglio del giornalista che ha pubblicato l’articolo: “Magari, intendeva 30 milioni di euro e non 3 oppure 13… no! 13 sono un po’ pochi”. Magari, fossero soltanto 13. Effettivamente, non può che suonare ridicola come cifra e incredibile da credersi. Davvero un bel investimento! Qualsiasi società industriale o finanziaria che agisse in questo modo sarebbe destinata al fallimento. Non sarebbe quindi giusto trattenere una quota maggiore per soddisfare i bisogni di primaria importanza dei cittadini riguardanti l’assistenza agli anziani; per servizi sociali sempre migliori; a favore degli studenti; trasporti gratuiti per i meno fortunati e per i giovani al sabato sera, così se ne tornerebbero a casa, sempre ubriachi, ma sani e salvi col un mezzo pubblico; per iniziative culturali, sportive, musicali; per l’istituzione di fondi di emergenza per i disoccupati, in questo periodo di emergenza del nostro territorio; per cospicui incentivi in solido nelle attività commerciali in zone depresse del nostro territorio; miglioramento della viabilità sfruttando sempre più la vie d’acqua; per incrementare il turismo della nostra Valle o soltanto per migliorare la qualità della vita, tanto per citarne alcune a caso anche un po’ utopiche? E chissà quante altre cose si potrebbero fare con 13 milioni di euro o, adirittura, con 30 milioni, dei soldi della nostra comunità. Rimarrebbero comunque un centinaio di milioni a Roma.  A un arichiesta del genere tutti sono pronti a gridare allo scandalo, perché si vuole dividere l’Italia; si vuole un Italia di serie A e una di serie B; perché al Nord siamo razzisti e vogliamo affossare il Sud o alcune regioni del Sud (semmai accade il contrario) e un sacco di altre stupidaggini. Ma cosa c’entra tutto questo col chiedere di non portarti via tutto, ma di lasciarti qualcosa in più, visto che te li sei guadagnati e adesso servono qui. Non certamente per attirare altri extracomunitari perché a Calolziocorte e nella Valle San Martino sono tutti ricchi  e allora è doveroso fare della solidarietà e bla…bla…bla, come intendono le sinistre. Ma se, qui, non c’è più lavoro neppure per noi autoctoni… Se poi l’intento è quello di spingere il valore del lavoro sempre più in basso; della sua qualità sempre più in basso, mentre l’unica cosa che potrebbe aumentare sarebbe il bacino di voti, che andrebbero alle sinistre (in prevalenza), questi sono altri discorsi e altri intenti. “Il Federalismo fiscale se applicato bene va bene, ma può essere disastroso se applicato male” parole dell’ex ministro prodiano, Bersani al congresso del PD. Ma cos’è che applicato male può andar bene? Nemmeno un cerotto! A parte che secondo me, al Sud sono più furbi e sanno fare 2+2 meglio che al Nord, nel senso che, devono pensare: “Non ci vuole molto a capire che se io pago tot di tasse uguale a 100 a Roma, che  me ne restituisce 2, mica sono fesso a pagare. Dichiaro poco o niente, non pago tasse e mi mandano pure i soldi, perché sono un poveraccio”. Non funziona così, è chiaro; ma anche se fosse…chiamali stupidi! Poi, per forza, che quando ti capita di passare da quelle parti ti senti dire: “Al Nord?… buoni solo per lavorare” e dagli torto!