LA DESTRA CALOLZIO

Soldi e risorse buttati al vento


   Tutti sono concordi sulla soppressione  delle province, che ci costano 10 miliardi di euro all'anno, ma nessuno fa il passo, tanto sbandierato da Berlusconi in campagna elettorale di eliminarle. Se poi a questo aggiungiamo il  debito del Comune di Roma di quasi 10 miliardi di euro, con i suoi 61.000 dipendenti (la regione Lombardia ne ha 3400) con rate da pagare fino al 2043; più 1 miliardo di debiti al solo Comune di Catania; più circa 5 miliardi che potremmo risparmiare con l'accorpamento dei piccoli Comuni limitrofi. Poi ci sono le 40.000 guardie forestali della Calabria (in Veneto sono 400) le 35.000 della Sardegna, il Quirinale con i suoi poco più di 900 dipendenti, con un indotto che arriva a 3-4000, a fondo perduto, fate voi il conto. Soltanto dopo queste poche voci, viene spontaneo chiedersi dove possa andare un Paese così? Invece d'investire nella ricerca, nelle nuove tecnologie, nell'energia alternativa, nella medicina, nel turismo, nell'agricoltura e quantaltro è un paese che dopo tangentopoli ha visto decuplicare (fonte De Michelis) la spesa pubblica (alla faccia della Lega), portando il giro dei ed attorno ai politici (di queli che ci costano cari, nel gergo comune, indotto compreso) a quasi 4.000.000 di persone, esclusi gli insegnati pubblici (3.500.000 contro i 600.000 degli USA), tutti con stipendi superiori (diciamo così) alla media, con i metalmeccanici ridotti al numero di 1.800.000 dai 3.500.000 rispetto a una decina d'anni fa, la categoria di produttivi del secondario, che continuano a percepire una miseria. Abbiamo un'amministrazione pubblica che costa il doppio di quelle di Francia e Germania messe assieme.  Intanto il numero degli emigranti continua a salire. Da un rapporto apparso sul Giorno del 02/10/2008 si leggeva di un aumento di altri 200.000 nostri connazionali che hanno lasciato il nostro Paese, quest'anno, per cercare fortuna all'estero, portando la cifra totale a quasi 4.000.000, dei quali circa il 40% sotto i 35 anni. E, il rapporto, non era riferito agli emigranti d'inizio secolo o del dopoguerra. Tuttavia, si continua a far passare la mancanza di giovani nel nostro Paese come conseguenza della scarsità e riduzione delle nascite. Poi vai all'estero, per mia esperienza diretta Inghilterra, Irlanda, Germania, Spagna, Americhe, un po' meno in Australia e li trovi tutti là, dai 20 ai 40 anni. Qualcuno, però già ben sistemato, sui 50, che stanno, come citato dal suddetto rapporto, "da Dio", se si esclude la mancanza di affetti e il dramma di un'emigrazione, nella maggior parte dei casi sempre forzata o obbligata.  Per carità, il fenomeno dell'emigrazione riguarda anche altri Paesi d'Europa, che tuttavia non mi sento di paragonare al nostro, se non altro perchè non membri del G8 (per farla breve, diciamo così).  Senza escludere che fra questi dati, rilevati da fonti diverse, ci sia qualche esagerazione, viene da porsi comunque l'interrogativo di come sia possibile, che nessuno faccia qualcosa? Questa è la cosa veramente grave. Secondo me. Poi ognuno la veda come vuole.