LA DESTRA CALOLZIO

Italia, la tomba del diritto (soprattutto per i lavoratori)


Con il disegno di legge  1441 -. Quater (Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro),approvato dalla Camera il 2 ottobre e inviato al Senato, sostanzialmente si modificano alcuni impianti normativi con il malcelato scopo di rendere quanto più gravoso possibile per il lavoratore tutelare i propri diritti.La modifica più appariscente è quella relativa alla sostanziale delegificazione delle norme contenute nella legge n.604/66  in ordine alla “ giusta causa e giustificato motivo di licenziamento” che, di fatto, vegono sottratte alla legge per essere demandate nello specifico alla contrattazione collettiva o al “contratto individuale certificato”. Viene di fatto ulteriormente limitata la già scarsa tutela prevista per i lavoratori delle imprese occupanti fino a 15 dipendenti e, parimenti, notevolmente compromessa quella dei lavoratori occupati presso le aziende maggiori seppure la modifica non tocca l’art. 18 della legge n.300/70. E’ pleonastico, poi, il riferimento a tutti i lavoratori assunti con i contratti c.d. “atipici”.Nella riforma vengono demandante al giudice del lavoro oscure ma limitative valutazioni sui criteri adottati per la qualificazione e la risoluzione del rapporto di lavoro, sottraendo al magistrato la possibilità di disapplicare possibili clausole vessatorie contenute nei contratti collettivi.Viene sottratta al lavoratore la possibilità dell’impugnazione del licenziamento con qualsiasi atto recettizio (lettera, telegramma, ecc.)  giacchè si potrà impugnare il recesso esclusivamente con il ricorso al giudice del lavoro. Tale disposizione viene estesa anche ai licenziamenti nulli (quelli per esempio intimati oralmente) per i quali oggi è prevista l’impugnazione nel termine di dieci anni e senza alcuna decadenza.Vengono, infine, introdotte le nuove disposizioni in materia di tentativo obbligatorio di conciliazione presso gli UPLMO e le nuove ipotesi di conciliazione arbitrale delle controversie. Le nuove disposizioni in materia di tentativo obbligatorio di conciliazione, per la loro complessità, inattuabilità pratica e tempi necessari, hanno l’inequivoco scopo di “scoraggiare”  il lavoratore ad intraprendere una vertenza giudiziaria. Se la “riforma” sarà definitivamente approvata per i lavoratori sarà difficilissimo, se non impossibile, ricevere una concreta tutela dei propri diritti  in sede giudiziaria e sarà altrettanto difficile ottenere in sede conciliativa una tutela che non rivesta i caratteri di  parodia del diritto.Riporto le parti del progetto di legge che più interessano i lavoratori e un sintetico commento analitico; sarà agevole constatare che in questo Governo di “destra  sociale” non si intravede nemmeno l’ombra. A tal proposito, va evidenziata per assenza di pensiero critico e obbedienza “cieca, pronta e assoluta” una nota al disegno di legge dell’On.le Marco Marsico (PDL), le cui considerazioni daranno giustamente modo alla sinistra di definire questo un “governo asservito ai padroni” secondo una terminologia sessantottina.