LA DESTRA CALOLZIO

TORNIAMO ALLA PREFERENZA, l’unica alternativa alle dittature.


Quello che segue non è un post dei miei soliti, ma è più un invito alla riflessione, anche se ultimamente ho perso un po’ di fiducia (e quando mai l’ho avuta) nella capacità degli italiani di dedicarsi a questo cimento. Troppo faticoso!   Postare messaggi che si perdono nel vento, inoltre, non è una mia goduria e ultimamente m’è passata un po’ la voglia o, meglio, la forza. D’altronde se non sei nessuno, o non fai parte del mondo del gossip o di altre frivolezze d’oggi, chi se ne frega di te, delle tue idee e delle tue perspicaci visioni. Nel tuo piccolo cerchi di aprire gli occhi, a chi gli occhi non li vuole aprire. E’ una battaglia contro i mulini a vento.  Sono d’accordo che siamo, ormai, in un regime mediatico che nasconde tutte, ma proprio tutte le verità, e costruisce la realtà a suo uso e consumo, quindi non rimanga niente da fare per nessuno e in nessun campo, se quegli stessi poteri non decidono altrimenti. È ormai ridotto tutto a un “Fronte del porto” dove c’è un mobster che decide di far entrare qualcun'altro, soltanto al momento opportuno e per opportune situazioni. Tutti gli altri fuori. E così entra il peggio. E’ così che la scelta e la volontà di uno solo, che si sostituisce alla maggioranza, è rivolta ad interessi particolari, piuttosto che a quelli generali e di pubblica utilità, come dovrebbe essere in una democrazia.  Noi, purtroppo, però viviamo in una monocrazia. Da lì, a veder ingrossare come un cancro le fila  della leccocrazia (che non è il potere in mano ai lecchesi) della mignottocrazia, fino alle più bieche labbrocrazia e acefalocrazia, il passo è breve. Con grande godimento del monocrate di turno.  Quando il cittadino non né potrà più e reclamerà il suo diritto di veder sparire l’era della –crazia, come speriamo possa finire un giorno quella degli –ismo (il berlusconismo è ben lungi dallo sparire), per catapultarsi nella nuova e rivoluzionaria epoca senza desinenze evocative, sarà tardi.  Ecco perché è di fondamentale importanza ripristinare la preferenza del voto legittimamente prevista dal art. 56 della nostra Costituzione che prevede l’elezione diretta dei nostri rappresentanti, che non devono quindi essere scelti dalle segreterie di partito o dal solo capo del partito. Col bipartitismo incipiente (e non consolidato come crede qualcuno), il rischio di trovarsi un Parlamento svuotato da ogni contraddittorio e di una degna opposizione, legittimata e reale, diventa molto alto e alla fine insostenibile, e potrebbe portare a conseguenze catastrofiche la nostra povera Italietta.   
Esempio 1. Se per un moto di rigetto delle passata esperienza (questa), alle prossime elezione i comunisti con tutti gli altri “rossi” e alleati si beccano il 51%. Il capo decide di far entrare brigatisti in erba o veterani, terroristi nostalgici degli anni di piombo, rifugiati, transgender e transfughi, amici delle patrie galere con reati da scontare (Grazie indulto!), più qualche fancazzista amico, oppure anche qualche operaio incazzato o qualche precario col dente avvelenato. Ve lo immaginate che tipo di opposizione potrà contrastarli? 
Esempio 2. Se, invece, fossero le destre a riportare una percentuale del 51% e i capi decidessero di far entrare in Parlamento gli estremisti, i fanatici, qualcuno delle forze nazifasciste, qualche capitalista, qualche teocrate, un po’ di ex e nuovi picchiatori, più un po’ di rappresentanti delle curve amiche, molti più nostalgici squadristi e delle brigate nere (che bello!), qualche esaltato dell’esercito con annessi e connessi, provate a immaginare dove andremo a finire, con il compito delle opposizioni che si ridurrebbe a quello di mera comparsa. Sia “rossi” che “neri” dovrebbero comportarsi in questo nefasto modo per ringraziare qualcuno, o evitare casini all’interno del proprio partito o creato dal dirimpettaio ideologico, non potendo quindi sottrarsi alle sue esiziali, per il Paese, decisioni. In ogni caso il quadro di rigetto che si prospetterebbe sarebbe catastrofico.Ergo, riappropriamoci del diritto alla preferenza. Al diritto di eleggere i nostri rappresentanti in maniera diretta.