Essere o voler esser

Spondilartrite


Le spondiloartropatie sono malattie reumatiche croniche di tipo infiammatorio che hanno in comune fattori genetici predisponenti e alcune caratteristiche cliniche. Comprendono la spondilite anchilosante, l'artrite associata alla psoriasi, l'artrite reattiva,  e l'artrite associata a malattie infiammatorie dell'intestino (rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn). Le caratteristiche principali che le accomunano sono:  l'entesite, ovvero l'infiammazione dell'entesi il punto in cui i legamenti e i tendini si inseriscono nelle ossa;  l'infiammazione delle articolazioni del bacino (sacro-iliache) e della colonna vertebrale;  l'infiammazione delle articolazione delle gambe;  alterazioni a carico dell'intestino, della cute, degli occhi, e della aorta;  infiammazione di un intero dito (dito a salsiccia). Le spondiloatropatie sono più comuni di quanto si credesse nel passato. Studi recenti, condotti nell'Europa Orientale, indicano che le spondiloartopatie hanno una frequenza simile a quella dell'artrite reumatoide. Sono più frequenti in alcuni gruppi etnici (eschimesi) e meno in altri (Giapponesi) Spondilite anchilosante E' la spondiloartopatia più comune e più tipica (colpisce lo 0.2-1% della popolazione). E' 2-3 volte più comune negli uomini che nelle donne (il 70-78% dei pazienti affetti da spondilite anchilosante sono di sesso maschile). Tipicamente compare tra i 20 e 30 anni di età. E' raro che i sintomi inizino dopo i 45 anni, ma può accadere che la diagnosi sia posta dopo questa età perché i sintomi presenti in età giovanile erano minimi e poco definiti. Le cause Le cause della spondilite anchilosante non sono note. Si ipotizza che un ruolo importante è svolto dai batteri presenti normalmente nell'intestino e da una reazione immunitaria anomala nei loro confronti. I meccanismi che portano alla malattia sono simili a quelli dell'artrite reumatoide ovvero la produzione da parte del sistema immunitario di mediatori ad azione infiammatoria (le cosiddette citochine ed in particolare il Tumor Necrosi Factor) che danno inizio e mantengono l'infiammazione a livello delle articolazioni. I sintomi  Tipicamente, compare dolore ai glutei e/o alla regione lombare. E' un dolore sordo, gravativo, che viene percepito in profondità. Si associa a rigidità mattutina, che persiste per alcune ore, migliora con i movimenti e peggiora con l'inattività. In pochi mesi, il dolore diventa continuo, persistente e bilaterale. Generalmente è più intenso la notte. La motilità della colonna vertebrale è ridotta, sia nei movimenti di flessione che estensione. Ridotta anche l'espansione del torace durante la respirazione. Se non sottoposto ad adeguata terapia, il paziente va incontro ad una rigidità completa della colonna vertebrale, a scomparsa della lordosi lombare, accentuazione della cifosi (incurvamento) della colonna vertebrale toracica, atrofia dei glutei, irrigidimento completo del collo. In alcuni pazienti, anche precocemente, compare infiammazione delle articolazioni delle anche e delle spalle. In fase avanzata, si ha dolore e rigidità del collo. E' comune il dolore al calcagno, espressione di infiammazione del tendine di Achille e delle articolazioni della pianta del piede. E' frequente (25-30% dei casi) la comparsa di una uveite acuta  (infiammazione acuta di una parte dell'occhio) che si manifesta a livello dell'occhio stesso con dolore, arrossamento, visione offuscata, fotofobia (la luce provoca fastidio), aumento della lacrimazione. Il 60% circa dei pazienti è affetto da una malattia infiammatoria dell'intestino (rettocolite ulcerosa o morbo di Crohn), che però rimane a lungo asintomatica. Infine, possono manifestarsi alterazioni cardiache come l'insufficiente funzionamento della valvola aortica che può condurre ad un malfunzionamento di tutto il cuore (scompenso cardiaco). Esami di laboratorio Non esiste un esame di laboratorio specifico che permette la diagnosi di spondilite anchilosante. Nel 90-95% dei pazienti dell'Europa centrale e del Nord America è presente il gene HLA-B27. La VES (velocità di eritrosedimentazione) e la PCR (proteina C-reattiva) sono elevati nel 50-70% dei casi ma i loro livelli non sono correlati alla gravità della malattia.  Esami radiologici L'esame radiologico evidenzia:  infiammazione bilaterale delle articolazioni del bacino (sacro-iliache) che possono apparire, nelle fasi avanzate, completamente fuse;  alterazioni varie della colonna vertebrale fino al quadro finale "a canna di bambù"; La diagnosi La diagnosi di spondilite anchilosante si basa sui sintomi e sui risultati degli esami radiologici. I cosiddetti "criteri di New York", elaborati nel 1984 e successivamente aggiornati, permettono una diagnosi di spondilite anchilosante se, in presenza di una infiammazione delle articolazioni del bacino (sacro-iliache) all'esame radiologico, è evidenziabile almeno uno dei seguenti sintomi:  dolore e rigidità alla colonna lombare o al sacro per più di 3 mesi che migliora con l'esercizio ma non con il riposo;  limitazione nei movimenti della colonna lombare  limitazione nell'espansione del torace rigidità Terapia La terapia standard della spondilite anchilosante si è basata per decenni sull'uso dei farmaci anti-infiammatori non-steroidei (FANS) e sull'esercizio fisico.  Sebbene essa rimanga, ancora oggi,  la "terapia base", è noto che essa sia poco efficace nel ridurre l'infiammazione e, quindi, i sintomi a carico della colonna vertebrale. L'utilizzo dei farmaci che inibiscono l'azione del Tumor Necrosis Factor (sostanza ad azione infiammatoria prodotta dal sistema immunitario) come l'etanercept, l'infliximab e l'adalimumab ha comportato un significativo miglioramento dei sintomi a carico delle articolazioni del bacino e della colonna vertebrale, delle capacità funzionali delle articolazioni stesse, dei sintomi extra-articolari (uveite), e della qualità di vita. Da : Anmar Italiahttp://www.anmar-italia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=26&Itemid=107