Creato da la_formica_rossa il 27/02/2007

LA FORMICA ROSSA

Il blog de La formica con un'idea sociale - gruppo studentesco nato in Università Cattolica, sede di Milano

 

 

ONU: urlo oceanico contro la pena di morte

Post n°29 pubblicato il 19 Novembre 2007 da la_formica_rossa
 

È un urlo oceanico contro la pena di morte quello che il 15 Novembre si è levato dal Palazzo di Vetro dell’ONU. Insomma, il miglio verde, divenuto famoso con l’omonimo libro di Steven King, potrebbe essere rinchiuso una volta per tutte nell’armadio della storia. Merito della forte coesione europea – una compattezza monolitica senza precedenti – e del notevole impegno del governo italiano.

Al voto hanno partecipato 184 paesi, per la maggior parte in via di sviluppo: ai 52 voti contrari hanno risposto 99 voti favorevoli.

Già da anni in America si discute sulla validità o meno della pena di morte, in tempi non sospetti Scott Turow - Punizione suprema, 2003 -, avvocato e scrittore di successo, aveva condannato la pena capitale servendosi di motivazioni giuridiche e laiche, e accantonando quelle religiose: basta a pene irreversibili.

La risoluzione sulla moratoria non è vincolante per i paesi membri, ma diventa un precedente di tutto rispetto e ha un forte peso morale, soprattutto se si pensa al fatto che in passato la stessa risoluzione era stata bocciata due volte: nel 1994 e nel 1999. Il documento dovrà inoltre essere ratificato dall’Assemblea Generale.

 J.V.  

 
 
 

Forza Senato alè

Post n°28 pubblicato il 16 Novembre 2007 da la_formica_rossa

La finanziaria è passata, il Governo continua il suo cammino, l'opposizione inizia ad aver male alle ossa

 
 
 

Per vedere la pensione non ci resta che il ruolo di commesso del Senato

Post n°27 pubblicato il 16 Novembre 2007 da la_formica_rossa

il Corriere della Sera
Costi della politica

Senato, si va in pensione a 53 anni
SERGIO RIZZO GIAN ANTONIO STELLA
15-11-2007

ROMA - I questori del Senato, decisi a tagliare i privilegi, stanno per proporre ai sindacati interni un immenso sacrificio: da gennaio tutti in pensione a 53 anni. Chiederete: è uno scherzo? Per niente: mentre il resto del Paese discute sul limite dei 61 anni (dal 2013) e la Germania ha già alzato l'asticella per arrivare a 67 anni, i dipendenti di Palazzo Madama possono ancora ritirarsi (in gran parte) quando sono sulla cinquantina, belli e aitanti. Andando a prendere fino al 90% dell'ultima busta paga. E facendo marameo (fino a quando non verrà fatta una riforma seria) all'introduzione del sistema contributivo introdotto per tutti gli altri lavoratori italiani da oltre dodici anni. Il tema dell'innalzamento dell'età pensionabile, in realtà, è solo una delle questioni più spinose. E Dio sa se i senatori non preferirebbero evitare ogni possibile scontro, sia pure vellutato, con quel personale che così ossequiosamente li accudisce. La situazione, però, si è fatta insostenibile: la spesa per i dipendenti, compresi quelli a tempo determinato, è salita quest'anno a 158.407.000 euro. Il doppio (esattamente il 101% in più) rispetto al ‘97. Con un aumento reale, tolta l'inflazione, del 66,2%. Ci hanno detto e ripetuto in questi anni che siamo in tempi di vacche magre e che i cittadini tutti devono stringere la cinghia? Bene: dal 1997 (quando erano 884 contro i 1.053 di oggi: più 169) gli addetti alla camera alta, dal magazziniere al segretario generale, hanno visto mediamente crescere la loro retribuzione netta del 46,58% in termini monetari e del 21,64% in termini reali, senza l'inflazione. Un trattamento deluxe, pari a circa il doppio del parallelo aumento registrato nello stesso decennio dagli stipendi degli altri dipendenti pubblici (più 12,5% reale) e quasi al quadruplo dei ritocchi (più 6,4%) strappati sempre dal 1997 al 2007 dai lavoratori delle industrie private. Neppure lo scandalo intorno ai costi esorbitanti della politica e dei Palazzi, esploso un anno fa dopo una serie di servizi del Corriere, è servito ad arginare l'onda lunga. Ricordate l'irritazione alla scoperta che un dipendente medio guadagnava nel 2006 la bellezza di 118 mila euro? Bene: adesso ne guadagna 131.124. Cioè 13.000 in più. Con un aumento dell'11%. Sei volte e mezzo l'inflazione. Risultato: perfino i dati sparati da L'Espresso a luglio, quelli che fecero strabuzzare gli occhi agli italiani nel leggere che il segretario generale Antonio Malaschini coi suoi 485 mila euro prendeva molto più del doppio del presidente della Repubblica, che uno stenografo arrivava a guadagnarne 254 mila e un barbiere 133 mila (pari a 36 mila più che il Lord Chamberlain della monarchia inglese William Peel) sono oggi vecchi. Da aggiornare in rialzo. E il bello è che, salvo una svolta, continueranno a crescere. Le regole dicono infatti che se i questori del Senato non spediranno una disdetta ai sindacati dei dipendenti (una decina e piuttosto combattivi) entro il prossimo 31 dicembre, il contratto si intenderà automaticamente rinnovato per altri tre anni. E per capire come sia fatto, quel contratto d'oro zecchino, è sufficiente spiegare un dettaglio: ventidue anni dopo il referendum del 9 giugno 1985 sull'abolizione della scala mobile per tutti gli altri italiani, i lavoratori di Palazzo Madama possono ancora contare su una scala mobile tutta loro. In base alla quale il loro stipendio cresce ogni anno dello 0,75% oltre al recupero dell'inflazione programmata. Questa era stata fissata al 2%? L'aumento è del 2,75%. Con un regalino ulteriore. Nel caso l'aumento del costo della vita sia superiore a quello programmato, questo aumento viene tutto recuperato (inflazione reale al 3%? Aumento del 3,75) ma nel caso sia inferiore, vale la quota programmata: inflazione reale all'1%? Aumento del 2,75. Chiamiamola col suo nome: è un'indecenza. Offensiva nei confronti di tutti i cittadini italiani. A partire da quelli pronti a sottoscrivere la tesi di Franco Marini e Fausto Bertinotti, che dopo la deflagrazione del dossier stipendi spiegarono come il Parlamento dovesse avere un personale di eccellenza. Cittadini disposti a pagare profumatamente i funzionari indispensabili al funzionamento dello Stato. Ma non a riconoscere certi privilegi. Come il diritto degli addetti alla Camera alta ad accumulare cinque giorni di ferie l'anno perché gli siano liquidati alla fine in base all'ultimo stipendio. O il regalino annuale di 2 milioni di euro distribuiti a pioggia come premio. O la progressione delle retribuzioni che, come avrebbe denunciato in una drammatica e segretissima lettera a Marini il questore Gianni Nieddu, possono impennarsi dall'assunzione alla pensione del 368%: tre volte quelle dei professori universitari, che non sono nemmeno gli statali meno pagati. Financo il rimborso dei taxi e dei permessi per entrare nel centro storico di Roma: 50 mila euro. C'è poi da stupirsi se, con regole così, il personale costa oggi uno sproposito? Pesava, dieci anni fa, per il 37,1 per cento sul costo complessivo del Senato. Oggi è salito di oltre sei punti: 43,2 per cento. Per un totale di 236 milioni di euro. Compresi, come si diceva, i soldi che finiscono ai pensionati. I quali sono oggi 656, costeranno nel 2007 ben 77 milioni e mezzo di euro e incassano mediamente 118 mila euro a testa. Quanto la cosa sia esplosiva lo dice il confronto col 1997: in dieci anni la spesa pensionistica di palazzo Madama è cresciuta dell'80,7%. Tolta l'inflazione, del 49,4%. Un'impennata mostruosa. Dovuta anche, come dicevamo, al fatto che i dipendenti assunti dopo il 1998 possono andare in pensione a 53 anni (purché la somma dell'età, dei contributi, minimo 30 anni, e dell'anzianità di servizio, minimo 21 anni, faccia almeno 109) e con l'eventuale ricongiungimento contributivo interamente a carico del Senato. Cioè quattro anni prima di chi ha la salute minata da lavori usuranti quali i minatori, i palombari, gli operai chimici che si calano nelle autoclavi, i fuochisti che lavorano agli altoforni. Cinque in meno di splendidi sex symbol del cinema come Fanny Ardandt o Richard Gere. Eppure in gran parte, se assunti prima del 1998, possono andare in pensione anche prima. Il tutto dodici anni dopo la riforma che porta il nome di Lamberto Dini. Alla faccia di chi si scanna sullo scalone, lo scalino, i quarant'anni di contributi…

 
 
 

Post N° 26

Post n°26 pubblicato il 03 Ottobre 2007 da la_formica_rossa

11 OTTOBRE 2007

                         

GIORNATA

  NAZIONALE

      SPORT

       PARALIMPICO

 
 
 

A Tutto sport

Post n°24 pubblicato il 02 Ottobre 2007 da la_formica_rossa
 

www.ciplombardia.it

 
 
 

Io sono di Sinistra

Post n°21 pubblicato il 21 Giugno 2007 da la_formica_rossa

di Gloria Zarantonello, ispirata da un’amica della Statale

 

Io non sono comunista. Io sono molto di più: sono di Sinistra.
Sono di sinistra perché Stalin era una bestia.
Sono di sinistra perché non credo nell’economia pianificata.
Sono di sinistra perché non sono no global ma sono new global.
Sono di sinistra perché la Sinistra in Italia è più difficile del comunismo. Oggi in Italia abbiamo comunisti e centristi. E la sinistra?
Sono di Sinistra perché volevo i Pacs.
Sono di Sinistra perché California dreaming, perché il mio libro preferito è On the road e adoro Sex and the City.
Io sono di sinistra perché non voglio più consegnare il Paese a Silviuccio bello.
Sono di Sinistra perché non ci sono solo gli operai, perché i laureati a volte stanno peggio, e a loro chi ci pensa?
Sono di Sinistra perché rido di fronte al Red Scare.
Sono di Sinistra perché ho le scarpe rosse.
Sono di Sinistra perché Eltsin era comunista, perché Bondi era comunista, ed io il rischio non voglio correrlo.
Sono di Sinistra perché non sono alternativa, e la borsa di Vuitton è troppo bella.
Sono di Sinistra perché penso agli operai, agli studenti, agli impiegati e ai piccoli imprenditori…perché chi ha più soldi di me non è un mio nemico.
Sono di Sinistra, perché questo non è capitalismo, e di quello non ho paura: è questo oligopolio sfrenato che mi spaventa.
Sono di Sinistra perché sono mancina.
Sono di Sinistra perché sono europeista.
Sono di Sinistra perché non odio Rifondazione e quando ho visto Pannella l’ho fotografato.
Perché l’acqua è di tutti, perché l’accesso all’informazione deve essere libero.
Sono di Sinistra perché nel 1968 io, purtroppo, non c’ero.
Sono di Sinistra perché il Pci non l’ho vissuto, l’ho solo sentito raccontare.
Sono di Sinistra perché credo che al Tav non si debba rinunciare.
Sono di Sinistra perché non ho le Clark.
Sono di Sinistra perché sono stanca di vedere una classe politica allo sbaraglio, dove i partiti litigano tra di loro, ma professano la stessa fede e si definiscono con gli stessi ideali.
Perché voglio una sinistra forte, unita, grande, che si opponga, che dica no se c’è da dire no.
Sono di Sinistra perché preferisco Berlinguer a Craxi.
Sono di Sinistra perché ho la bandiera della pace appesa al balconcino di casa.

 

Ecco perché sono di sinistra.
Io non sono comunista. Io sono molto di più: sono di Sinistra e difendo questa mia identità.

 
 
 

E me lo chiedete? Certo che Dico sì.

Post n°20 pubblicato il 19 Giugno 2007 da la_formica_rossa
 

Di Gloria Zarantonello

 

Non mi reputo soddisfatta del disegno di legge Bindi-Pollastrini: dal mio punto di vista, si doveva creare una proposta di legge rivolta esclusivamente alle coppie gay, in una parola i Pacs. Gli eterosessuali infatti possono già godere di alcuni diritti attraverso l’istituto giuridico del matrimonio. Come ha sottolineato in alcuni dibattiti televisivi l’on. Buttiglione, le coppie eterosessuali che optano a favore della convivenza, decidendo di non sposarsi, fanno una precisa scelta di campo per vari motivi: perché sono giovani e testano la vita di coppia, perché sono vedovi e non vogliono perdere la pensione di reversibilità, perché sono contrari al concetto stesso di ufficializzazione della loro unione. Sono insoddisfatta della legge Bindi-Pollastrini perché mi sarebbe piaciuto che quella fosse stata una prima tappa in vista dei matrimoni civili e delle adozioni rivolte ai gay.
Il matrimonio civile non è altro che un contratto tra due persone. Sono convinta che tanti si esprimano contro i matrimoni gay semplicemente perché collegano il concetto di matrimonio al significato religioso. Non credo che i figli di coppie gay crescano deviati: è la società, sono i giudizi degli altri che fanno maturare complessi psicologici. Come si guardavano i primi (e i secondi) divorziati e figli di divorziati? Cosa si mormora ancora oggi alle spalle delle ragazze madri?
Il punto però non è questo. I Dico non sono i Pacs e men che meno sono equiparabili ai matrimoni. Sono semplicemente un istituto giuridico realizzato nei confronti di persone che scelgono un’unione differente a quella tradizionale del matrimonio.
Mi piacerebbe davvero capire quale sia il motivo per un’opposizione così dura nei confronti del riconoscimento delle coppie di fatto. Riflettendo, sono arrivata alla conclusione che quello che disturba è l’idea e la realizzazione di un’unione diversa da quella tradizionale-cattolica, in particolar modo ciò che disturba è l’omosessualità.
Vorrei per un attimo prescindere da quanto espresso dal Papa e dalla CEI per capire quale sia la vera ragione della contrarietà ai Dico, cercando di rispondere alle normali accuse a cui sono sottoposti.
Distruggono la famiglia? A me pare che si parli della famiglia come di una cosa che nella realtà non esiste, della famiglia alla Mulino Bianco per intenderci, dove tutti vivono felici e contenti. L’alto e crescente numero di divorzi è un dato significativo a questo proposito.
È contronatura? No, esistono animali gay.
Toglie qualcosa a me, eterosessuale che sono sposato? No.
Sulla Costituzione c’è scritto che la famiglia è fondata sul matrimonio? Ricordo che la Costituzione è flessibile e si può modificare.
Ho provato ad andare più a fondo nella questione, interrogando amici che si dicono contrari: Sono amorali, mi è stato detto. Allora mi chiedo, un’unione gay è amorale? Ne dubito.
Sullo scorso numero del giornale universitario di Azione Giovani si diceva che sono altre le priorità a cui la politica dovrebbe dedicarsi. Ma c’è anche questo. L’avvicinamento del paese legale al paese reale dovrebbe essere una nota positiva. Che cosa facciamo altrimenti? Le coppie gay esistono, sono tra noi, che si vogliano chiudere gli occhi o meno e il fatto di riconoscere loro ufficialmente alcuni diritti mi appare come il minimo intervento che lo Stato italiano possa compiere.

 
 
 

Orgoglio gay: Roma 2007

Post n°19 pubblicato il 16 Giugno 2007 da la_formica_rossa



gay pride roma 2007

Non si scherza con l'amore
(A. De Musset)


 
 
 

Certo che Dico sì! 

Post n°18 pubblicato il 29 Maggio 2007 da la_formica_rossa

Di Gloria Zarantonello

Diciamo si!

 
 
 

Mr. Rayban@NYC

Post n°17 pubblicato il 27 Maggio 2007 da la_formica_rossa

Onorio, Formica Rayban

Nella foto: Onorio, la formica internazionale

 
 
 

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