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DELLE DIFFERENZE


Scusate se non parlo di Ceppaloni, ma di Sesto San Giovanni.La Stalingrado d'Italia veniva chiamata fino a poco tempo fa, per la concentrazione di grandi fabbriche e l'orientamento degli abitanti.Qui avevano sede fabbriche come Falck, Pirelli, Breda. Con decine di migliaia di dipendenti. E qui gli scioperi antifascisti del '44 ebbero il suo apice.E i suoi drammi: 553 sestesi vennero deportati come rappresaglia a questi scioperi, con la collaborazione delle direzioni di tali fabbriche.219 non tornarono a casa.Se ci si prende la briga di girare in qualche lager nazista, la lapide che riguarda i caduti sestesi è più lunga, a volte, di quella di intere nazioni.Quei 219 che non tornarono lasciarono famiglie senza reddito, alla fame.Ci pensò il Comitato di Liberazione Alta Italia ad imporre alle fabbriche sestesi l'assunzione delle mogli o dei figli dei superstiti. A parziale risarcimento dell' opera di delazione. E del fatto che quelle fabbriche furono difese armi in pugno dallo smantellamento tentato dai nazisti, e successivamente, restituite ai loro legittimi proprietari.Quando negli anni '50 la lotta sociale si inasprì, i primi licenziati furono proprio i congiunti di quei deportati. Non credo per volontà di accanimento, ma per il fatto che l'esperienza tragica che avevano attraversato li aveva trasformati in attivisti politici.Ci pensò il Sindaco di allora, Abramo Oldrini, deportato a sua volta. Ricollocò quei parenti in fabbriche più disponibili e nelle strutture del Comune: Scuole, servizi, trasporti, ecc.Una sorta di Mastella ante litteram?Giudicate voi, l'unica cosa che posso dire è che la moglie non venne mai nominata vice sindaco.