La maestra

Carosello


“Il Carosello è finito,è ora di andare a letto.Dai un bacino a papà e uno ai nonni e poi vai a letto.Fai sogni belli,sogna gli angioletti”.La piccola Altea  non faceva capricci per restare alzata,anzi,quasi accoglieva con gioia quelle parole di sua madre perché sapeva che finito lo spettacolo del Carosello  sarebbe iniziato uno spettacolo ancora più bello :quello dei suoi sogni.Si chiudeva la porta della cucina alle spalle e senza aver paura del buio si addentrava nel grande salone della casa dei nonni,rubava delle Rossana nel vassoietto di ceramica sopra la credenza ,qualche cioccolatino Perugina e poi correva in camera dei nonni.Prima si sedeva sul bordo del letto,si mangiava un cioccolatino e poi con le mani impiastricciate di cioccolata al latte apriva una delle ante centrali del vecchio armadio della nonna.L’odore dell’essenza di violetta invadeva le sue piccole narici e la faceva starnutire per un po’ senza ritegno.I panni erano tutti piegati in bell’ordine sugli scaffali ma Altea ormai guardava dritto sul ripiano piu’ alto dove una grande cappelliera faceva bella mostra di sé.Dentro c’erano velette,guanti di raso e di pizzo,borsette piccolissime di stoffa ricamata con perline,fazzoletti di lino ricamati a filè e sacchetti di lavanda profumata.Sapientemente sceglieva ogni sera il cappellino con la veletta abbinato ai lunghi guanti di raso,si tirava sui i lungi ricci rossi e si sporcava il viso di cipria in polvere.Poi apriva il pesante cassetto del comò e guardava estasiata le camicie da notte della nonna: ce n’erano di tutti i tipi e di tutti i colori.Di raso bianco,di popeline rosa,di lino grezzo,di poliestere nero,con pizzi e merletti,con fiocchi e sbuffi,lunghe e corte,sobrie e sensuali.La scelta era quasi sempre casuale,ma prediligeva quelle rosa ,lunghe e piene di pizzi e merletti.A volte faceva lei stessa strani abbinamenti:infilava fazzoletti sotto la veletta,a mò di mantellina,oppure infilava due camicie una sull’altra...insomma era una giovane stilista.Quando era pronta si sistemava ai piedi del letto dei nonni,sopra un grande tappeto di lana,i piedini nudi (l’unico cruccio era che la nonna teneva le scarpe in un’altra parte della casa!)e il rossetto sbavato sulle labbra.Si issava sul bordo di legno del letto e faceva finta che fosse un cavallo bianco,poi iniziava a recitare un copione ogni sera diverso.Parlava allo specchio dell’armadio,parlava a quella principessa che aveva dinanzi e lentamente cominciava a vedere alberi alti e frondosi,avvistava castelli incantati,udiva rumori di cavalli,incontrava dame e cavalieri e poi,ogni sera,arrivava lui...il principe dello specchio.Di tutti i personaggi conosceva fattezze e movenze ma di lui non aveva mai visto la faccia: una volta aveva gettato a terra un fazzoletto e lui immediatamente era sceso da cavallo per renderglielo in ginocchio..Un’altra volta lei era caduta in un lago e stava affogando ,immediatamente lui era apparso sulla riva del lago,si era tuffato senza indugio e con coraggio l’aveva tratta in salvo....Una notte avevano cavalcato assieme per ore e ore,finché lei,esausta si era addormentata con la testa appoggiata alla schiena di lui.Lui le parlava del suo castello bellissimo,delle feste da ballo che c’erano ogni sera,degli abiti magnifici che le avrebbe fatto trovare negli armadi e le prometteva che prima o poi sarebbe venuto per portarla via con sé.Althea credeva alle parole del principe e ogni sera si lasciavano con un lungo bacio che restava impresso col rossetto sullo specchio dell’armadio.”buonanotte mia piccola principessa,è ora di andare,devo fare ritorno nel mio regno ma te lo giuro che un giorno verrò a prenderti per portarti via con me.”