La mela di troppo

... cercando una via d'uscita dal tunnel dei disturbi alimentari...

 

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Un tuffo nel passato

Post n°4 pubblicato il 21 Marzo 2010 da LadyPink89

Ieri non credevo che la giornata avrebbe la piega in cui invece, poi si è ritrovata.. ho risentito di nuovo quel dolore, misto alla rabbia e alla delusione che ho provato sulla mia pelle un anno e mezzo fa. Una delle ragazze con cui abito: boom! Una batosta a mare aperto, per un lui. Quanto può fare pena la gente?
Ed ho risentito quella fitta al cuore.. quelle che ti tagliano a metà; ti lasciano momentaneamente inerme ed indifferente alla vita che, per un attimo, pare fermarsi. Non ti sembra vera, la fine.. non puoi credere che, dopo un attimo, tutto sarà cambiato: non aspettarlo più; veder comparire messaggi e telefonate che non sono sue.. è vero che nella vita esistono anche cose peggiori: la morte, la malattia, i "veri" problemi.. ma quanto possono uccidere delle persone che si amano? Quanto possono entrare nell'anima, fino a lacerarla, determinati gesti? Quanto si può soffrire davvero di mal d'amore? Così, ho ripensato.. sono tornata indietro nel tempo: stanotte sembrava che le lacrime fossero pronte sul trampolino di lancio; indecise sul voler spiccare il salto. Mi sentivo disarmata, ma il pianto è stato trattenuto: evidentemente, sono riuscita a smaltirla abbastanza la mia "perdita".
Era arrivato così, all'improvviso: avevo paura degli uomini, ma lentamente mi ero fidata di lui.. mi vedeva così perfetta, casta e pulita. Un viaggio dopo una giornata di lavoro a posta per vedermi. E poi? Cambiare idea di botto. Tenermi in bilico per mesi con scuse assurde, a cui fingevo di credere seppure ogni tanto mi innervosivo, e sentirmi dire, a due giorni di distanza dal progetto e dalle tante frasi sul voler passare un pò di tempo solo per noi: "per me significhi ed ispiri solo quello.. tra noi ci può stare una nottata di sesso, e poi amici come prima. Ho trovato una persona perfetta, ed ora sto soffrendo perchè la situazione è in bilico. Mi dispiace, non ti posso dare niente" E allora, lì mi crollò ancora di più il mondo addosso: io, che ho sempre avuto pensieri mai inerenti al sesso, sono stata valutata come una "sciacquetta". Perchè, mi sono chiesta? Perchè mi ha definita così? Tra noi c'è stato soltanto un bacio, e io sono illibata sul serio.. perchè mi ha considerata così sporca? Lui.. che fino a poche ore prima parlava così bene.. lui, che adesso continua a stare con lei.. e mi dicono che io sarei stata il top. Forse troppo, e che in questo momento sta con chi si merita gente del suo tipo. Sarà, ma io ne sono anche dispiaciuta. Vive felice: buon per lui. Sono ancora quì a ripensarlo spesso; a credere che nessuno può stare con me, che non ho serietà.. ho ancora più paura e ribrezzo per tutto... chissà, un giorno passerà anche questa.. per il resto, vorrei tanto che un mio abbraccio potesse eliminare il dolore di chi sto vedendo soffrire...

 
 
 

Voglia di casa..

Post n°3 pubblicato il 02 Marzo 2010 da LadyPink89
 

In questi giorni sono molto triste.. mi sento in balia di me stessa, sola, solissima. Vorrei tornare a casa, ma devo provare a resistere perchè tra 20 giorni avrò un esame.
Mi rendo conto che, alla fine, non cerco amore ma solo attenzioni: vorrei che un ragazzo, almeno uno, mi vedesse in maniera diversa... che fossi speciale. Sto seriamente pensando che, il mio modo di essere, spesso può essere travisato: tendo a chiudermi, ogni tanto.. posso passare per la persona "che se la tira".. Non sono più nè dolce, nè boh.. ma questa è un'altra storia, coi ragazzi.. ho enormi problemi con l'altro sesso.. ma il motivo, lo racconterò un'altra volta..

 
 
 

Forse...

Post n°2 pubblicato il 16 Febbraio 2010 da LadyPink89
 

Non ricordo quasi nulla delle mie vecchie abitudini alimentari, e soprattutto faccio fatica a riscoprire come mi comportassi prima..
Ricordo quando ho deciso di mettere un punto; decidendo di dare una svolta alla mia vita: pensavo sarebbe stata positiva, ma non sapevo quanto mi stessi sbagliando.
Fin da piccola, inutile negare, ho sempre avuto un cattivo rapporto con il mio corpo: ero una bambina molto alta, ma anche abbastanza pienotta. Amavo muovermi, correre, giocare e fare sport. Ero agile, e praticavo ginnastica artistica; disciplina per la quale, se non mi fossi trasferita, avrei gareggiato a Fiuggi nell'ormai lontano 1997/ 98. Ma il confronto con gli altri.. con lo specchio..mi hanno distrutta. Ho avuto innumerevoli problemi di "integrazione", perchè profuga di un'altra regione (dalla Calabria, alla Sicilia), ed altrettante difficoltà  legate alla socializzazione. Avevo solo un'amica, posso dire: la mia infanzia non è stata costituita da pomeriggi trascorsi a casa di altre bambine, ma chiusa nella mia solitudine.. tra le mie bambole, i miei disegni di ragazze altissime e magrissime, o di case immaginarie.. spesso mi guardavo allo specchio, ed avevo sì e no 8 anni, cercando di vedere delle gambe esili che non esistevano e una pancia piatta, che però non mi apparteneva. Poi si sa, quando ognuno di noi si avvia verso l'età della pubertà, il corpo cambia e i bambini, ahimè, non risparmiamo allegri e felici giudizi. Avevo le prime impercettibili forme, ma ero additata come la bambina con il seno.. e da lì, odiai ogni maglietta più aderente. Ho odiato il mio corpo da non ricordo quale età. Ho preso a male il cibo dai 9 anni in poi, perchè sono stata messa a dieta: ogni volta, una pediatra che ancora ricordo, mi prendeva la ciccetta con una pinza e diceva "è troppo, è troppo, è troppo". Mi spogliava, ispezionando ogni singola parte di me. Ed io provavo un'immensa vergogna, nonchè un infinto senso di frustazione per non riuscire a dimagrire. Perdere quei 3- 5 kg di troppo, in una bambina insicura di se stessa, chissà.. forse era un obiettivo che mi avrebbe resa migliore. Era una fotocopia in grigio, quella dannata dieta, che proibiva di ingerire banane, kiwi, datteri, gelati, pizza, cioccolata, caramelle, fritti di ogni genere, merendine, biscotti, frutta secca, fichi.
Tutto era un divieto, ma non la seguivo alla lettera.. tanto, pur avendo perso mezzo chilo o due chili, era sempre troppo poco!
Così, sono tornata nella mia terra.. immaginavo di trovare un ambiente meno ostile e più familiare, visto che ero rimpatriata in un luogo dove, per la maggior parte, siamo tutti parenti. Non per cadere nel vittimismo, ma credo realmente di aver subito pesanti atti di bullismo ed emarginazione: calci, pugni, ingiurie pesanti, offese, discriminazione perchè nessuno voleva passare un pò del proprio tempo con me perchè, "quello più forte" mi prendeva in giro. Un martedì grasso come oggi di ormai nove anni fa, hanno avuto il coraggio di imbrattare la facciata principale di casa mia con uova, limoni e palloncini zeppi di farina... era la punizione per essermi ribellata. A scuola continuavo ad essere bersaglio di derisione.  E iniziai a mangiare, forse troppo. Finite le scuole medie, misi fine ad uno dei periodi scolasticamente "più drammatici" insieme all'asilo ed alle elementari. Alle scuole superiori sono riuscita ad andare d'accordo con la classe, e a trovare qualche amico, seppure quelli più grandi non mi risparmiavano "graditi" complimenti. Nel mio paese cercavo di uscire, ma era un bersagliamento continuo. Bugie su bugie, e solo adesso una ragazza con cui siamo cresciute insieme, anche se continuava a credere più alle falsità degli altri che a me, è riuscita a ricredersi e a dire "erano loro i bugiardi, non tu. Lo capisco solo ora". Ma vabbè.. meglio tardi, che mai! Ma tra il primo ed il terzo anno, era scattato in me un autodistruttivo meccanismo: una piccola delusione d'amore, false amicizie, episodi poco piacevoli.. e così, cominciai a mangiare. Aspettavo con ansia l'ora di pranzo, merenda, colazione e cena, quasi come se quel riempirmi di cibo potesse colmare un vuoto che sentivo essere più che profondo dentro di me. Mangiavo, mangiavo e mangiavo.. la mia colazione tipo era composta da due o tre tazze di latte colme di cereali, o di un'imprecisa quantità di biscotti inzuppati nel latte.. e poi, si proseguiva con due abbondanti e conditi piatti di pasta o lasagne, carne, fritture, dolci in abbondanza.. anche due o tre gelati. Tre o quattro pacchetti di crackers con formaggio e prosciutto cotto. Toast. Mia madre cercava di ricordami che dovevo mangiare di meno, perchè lievitavo abbastanza velocemente. Ma ero incurante di come il mio corpo potesse essere "sformato", goffo e fin troppo morbido. Entravo nei negozi, e le zip dei pantaloni iniziavano a non chiudersi più. Non una 44, non una 46, non una 48 dalla quale fuoriuscivano i fianchi. Mi stringeva tutto. I vestiti erano troppo piccoli? E a chi importava? Uscita dal negozio, mi consolavo con una pasta ripiena di cioccolato e coperta di panna; oppure con una pizzetta. Tanto, facevo fin troppo schifo e nessuno mi avrebbe mai considerata come una persona.
Durante il terzo superiore, forse per tanti problemi familiari o magari perchè quel modo di essere così poco preoccupata ed attenta al mio corpo era stato solo un'incubatrice dell'inferno che sarebbe sfociato di lì a poco, è scattato qualcosa in me.. un marchingegno opposto a quello precedente.. si doveva sposare un cugino di mia madre, e per l'ennesima volta non trovavo vestiti. Convinta di aver acquistato una 46, tornai a casa e lessi l'etichetta: 48. Il sangue si gelò: quella taglia stringeva, e io non conoscevo il mio peso. Giurai tra grida e lacrime che sarei arrivata ad una 44. Salii sulla bilancia, e lessi: 72 kg. Ero alta 1.63, sì e no. Cominciai a giocare a pallavolo,  mia grande passione, nella squadra del mio paese, ma fu un ulteriore colpo. I ragazzi non mi guardavano, e se uno di loro mi degnava di uno sguardo, era di ribrezzo. Ricevevo pallonate a tutta velocità in faccia, in testa, dietro la schiena.. schiacciate durissime, che davano la sensazione di essere acqua ghiacciata, per poi guardare un segno rosso e sentire un acuto dolore nella parte colpita. Le mie compagne di squadra ridevano, specie se "rotolavo" a terra o capitava di non essere scattante, non essendo molto solidali nei miei confronti. Persi qualche kg, e riuscii ad entrare in una 48. Mi iscrissi in palestra, dove il mio istruttore non mi fermava se mi "uccidevo" sullo step per ore ed ore, ma anzi "fai pure, consuma!". Persi altri kg, ed entrai nella 44. Fu una situazione di stallo, perchè credevo di stare bene. Nell'estate del 2007, non so di quanti kg sono diminuita ma, tornata a scuola, nessuno quasi mi riconosceva.. I jeans mi cadevano quasi, e una 42 mi stava finalmente bene. Frequentavo un'altra palestra, ma questa volta il personal trainer mi sollecitò a lasciare stare perchè, prima o poi, mi sarei sentita male. Aveva capito che non mangivao a sufficienza, e preferì farmi restare a casa. Poi vabbè, cose su cose, ed ora mi ritrovo quì. Adesso studio all'università, sono ormai trascorsi due anni, ma le cose non sono affatto migliorate, e non che la colpa sia da attribuire a qualcuno se vado toccando di fondo, in fondo. Ho qualche cm in più, essendo 1.68, e porto una taglia 38.. di questi periodi, l'anno scorso, ho quasi toccato la bulimia. Mangiavo e vomitavo, riprendendo dei kg. Un orrore, ma non per il peso riacquisito, ma per la tragedia legata a quella dipendenza dal cibo che ti rende priva di libertà e di autonomia. E' durato per poco, quel calvario.. ma ne ho imboccato uno peggiore, purtroppo.
Ciò che spesso ci si ostina a comprendere, è che nei dca non hanno alcun valore i numeri o la quantità di cibo ingerita. Che anoressici, si è anche pesando 80 kg. La televisione e la cattiva informazione indicano "malati" e degni di attenzione chi arriva a pesare 30 kg. Ma non è così. No, affatto. Si tende spesso a sottovalutare chi mangia di continuo, chi lo fa a dismisura, e chi diminuisce o non tocca quasi pià nulla.. si additano le cause alla moda, ai capricci, alla noia. Non è così. Non è per niente così.. L'anoressia, la bulimia e tutti gli altri dca sono solo il palcoscenico di un'immane sofferenza che si cela dietro le quinte di noi stessi. Capiamo, prima di giudicare. Soffermiamoci, prima di puntare un dito. Ho solo bisogno di amore, come tanti altri. Come tutti.

 
 
 

Confessioni a metà

Post n°1 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da LadyPink89
 

Avere 20 anni, e contare i segni che il tempo ha lasciato sul tuo volto.
Avere 20 anni mentre, giorno dopo giorno, senti che un peso opprime sempre di più la tu anima.
Avere 20 anni, e non aver compreso chi sei.
Avere 20 anni, ed essere spenta: il tuo sguardo è privo di vitalità.
Avere 20 anni, e rifugiarti dietro ad ampi vestiti che ti avvolgano quasi a proteggerti dalla cattiveria della gente.
Avere 20 anni, mentre ridi in modo disperato per nascondere il tuo dolore.
Avere 20 anni, ed essere profondamente egoista quando fingi di non accorgerti delle lacrime versate da chi ti ama davvero.
Avere 20 anni, ed essere ricoverata o passare il tempo a perderti nelle tue fissazioni, dove anche una mela in più, non programmata, sembra troppo.
E' troppo. Ogni cosa è infinitamente esagerata.. le tue cosce, gambe, braccia sono "grossi": lo specchio non ti restituisce la realtà che vorresti, o forse non riesci più a vedere. Hai perso il contatto con la realtà, mentre la gioventù scorre. Fuori, ci sono tuoi coetanei che ridono, escono, si diverono.. vivono! C'è chi non può, eppure ha voglia di vita dentro di sè.
Ma tu.. tu, no: hai una lama che ti trafigge da troppo tempo. Tanto, e non riesci ad estirparla dal tuo cuore.
Io ho anche un nome, Alessia, ed un'apparente vita sociale.. fatta di aule universitarie e residenza fuori sede.. ma dietro.. dietro c'è molto di più. Quando cala il sipario, la tristezza mi avvolge.. ed io, ne resto succube ed intrappolata.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: LadyPink89
Data di creazione: 13/02/2010
 

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