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Il teatro perduto


Tenendo conto che gran parte delle testimonianza archeologiche della città di Terni sono oggi celate sotto l’edilizia attuale e che per gran parte dei ritrovamenti è difficile fornire una ubicazione precisa perché fatti in epoche in cui non esisteva una documentazione sistematica degli scavi, trattandosi di ritrovamenti fortuiti saltati fuori durante la costruzione di nuovi edifici o con la realizzazione di reti tecnologiche.Trovo però singolare che pur non esistendo resti visibili o rintracciabili di un edificio, di questi non si faccia neppure menzione, nel momento in cui esista una chiara traccia documentaria della sua esistenza.Nella descrizione che fa, alla metà del Cinquecento, Cipriano da Picolpasso della città di Terni, sono presenti i riferimenti a tre teatri o anfiteatri di epoca romana i cui resti erano rintracciabili nel tessuto urbano.Si da anche un indicazione precisa riguardo l’ubicazione di questi tre edifici per cui non si può non prestare fede ad una simile indicazione.L’anfiteatro i cui resti sono tutt’ora chiaramente visibili, si ergeva a fianco dei giardini del Vescovado, di cui recentemente si sono approfonditi gli scavi e meglio definita la sua consistenza archeologica.Vengono appresso nominati due teatri, il primo prossimo all’anfiteatro, di cui si conservano numerosi resti di opus reticolatum nelle case tra via Aminale e Via del Teatro Romano.Il secondo pure viene identificato con precisione e pur non esistendo resti visibili non è difficile rintracciarne la permanenza della forma nel tessuto cittadino.Il testo del Picolpasso ci dice che i resti di un secondo teatro erano prossime al luogo in cui abitavano certe Pinzochere sotto il titolo di Santa Elisabetta.La chiesa naturalmente non esiste più ma non è difficile rintracciarne la posizione, infatti dalla pianta di Terni, denominata Barberini, che si conserva nella  Biblioteca Vaticana, c’è una puntuale indicazione del luogo in cui sorgeva la chiesa.Questo edificio si trovava infatti lungo l’attuale Via Petroni, all’altezza dei giardini di Via Primo maggio, e venne demolita intorno alla metà dell’Ottocento per fare spazio all’attuale slargo, anche se probabilmente era abbandonata da tempo.E cosa troviamo prossimo a questo luogo, un isolato che nella forma conserva tracce di una qualche preesistenza che ne ha condizionato la forma.Si tratta dell’isolato compreso tra via San Marco, Piazza dell’Olmo, Piazza San Francesco e Via Fratini, il cui andamento curveggiante nel lato verso la piazza sarebbe altrimenti difficilmente comprensibile.Quindi abbiamo una testimonianza di come il tessuto urbano abbia conservato testimonianza di un edificio di cui non rimangono resti visibili, visto che il teatro è stata fagocitato con le sue strutture dall’evoluzione del tessuto edilizio cittadino.Del resto non si può tener conto di come resti che erano ben visibili nel Cinquecento magari non lo erano più appena un secolo dopo, visto che nemmeno l’Angeloni ne fa menzione, e che oggi dopo oltre quattro secoli, diversi terremoti e una guerra mondiale è sicuramente difficile rintracciare il ricordo di questo edificio, considerando anche che una parte consistente dell’isolato è stata ricostruita nel dopoguerra.Spero almeno di aver fornito un piccolo contributo alla riscoperta di un monumento perduto della città, di cui non si perda anche il ricordo e che magari in un futuro si possa anche effettuare delle ricognizioni ci carattere archeologico a conferma di questa evidenza.