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Post N° 263

Post n°263 pubblicato il 04 Settembre 2006 da quotidiana_mente

L’Azienda USL Roma A, attuando quanto previsto dal Piano Sanitario Regionale del Lazio, propone a tutte le donne residenti nel territorio di propria competenza, età compresa tra 25 e 64 anni, che non hanno subito l’asportazione dell’utero, la possibilità di effettuare gratuitamente il pap-test per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero.
Il pap-test è l’esame più efficace per la diagnosi precoce del tumore del collo uterino, è indolore, di breve e semplice esecuzione.
Le è stato riservato un appuntamento per eseguire l’esame (segue data e ora) presso l’ambulatorio xyz.
Per eventuali chiarimenti, per cambiare la data dell’appuntamento o per disdirlo se ha eseguito un pap-test negli ultimi 12 mesi può chiamare al Centro di Coordinamento dello Screening (segue numero verde). Eccetera, eccetera, eccetera.

Trovo questa lettera al mio rientro delle ferie. La coincidenza non passa inosservata. Una zia, una delle numerose zie, sta morendo di tumore al collo dell’utero. Era convinta di avere subito l’asportazione dell’utero dopo il parto dell’ultimo figlio avvenuto trentasei anni fa e lei, all’utero, non ci pensò proprio più. Invece no, avevano semplicemente “chiuso” le Tube di Falloppio. Qualche mese fa, iniziò a sentire dei forti dolori ma non se ne preoccupò, aveva altro a cui pensare. I dolori si intensificarono e lei decise di andare dal medico. Era tardi, risposero. Ma nessuno trovò il coraggio di dirlo direttamente a lei. Si curò. Quando l’ho vista, questo mese di agosto, era semi paralizzata, non camminava più ma era lucida nonostante i farmaci somministrati su consiglio del “medico del dolore”, era lucida e faceva progetti. A Natale potrò finalmente camminare e farò un bel cenone per tutti voi, perché anche tu torni, vero? Ed io mi limitavo a sorridere perché sapevo quello che lei ignorava, conoscevo i tempi diagnosticati dai medici: dai quindici giorni ai tre mesi. In quello suo lasso di tempo Natale non era compreso. Non sapevo cosa augurarmi. I miei cugini erano stati chiari, i medici avevano parlato chiaro: soffrirà e molto, soffrirà tanto. Partii e lei entrò in uno stato comatoso, non soffriva ma solo per via della morfina, questo dicevano i miei cugini. Ed io continuavo a non sapere cosa augurarmi. Ma lo sapevo.
Ripensai ai miei propositi di tanti anni fa. Propositi che dovrò mettere in atto. Sì, lo devo fare, lo dovrò fare, pur sapendo che non sarà facile. Dovrò trovare una persona che mi vorrà così tanto bene, che proverà un amore così grande per me, da poter staccare la spina se mai dovessi entrare in coma o non essere più lucida o non essere più autonoma. Sì, vorrei questo per me. E so che è una richiesta fatta di un egoismo infinito, so che è un gesto che richiede un amore che vada oltre tutto, che vada oltre l’amore che è fatto anche di speranze. Lo vorrei. Allo stesso tempo, sono cosciente che, forse, io non riuscirei a compiere un gesto simile. Ho pensato a lungo guardando mia zia che era ancora lucida ma che già soffriva e non mi sono risposta. Eppure lo pretenderei, lo desidererei per me, sì, sarebbe, per me, la più grande dimostrazione d’amore.
E’ arrivato l’sms che diceva che.. la morte annunciata via sms. Ed è proprio vero che i tempi sono cambiati. Ed io non so rispondere, come si fa. Non mi vengono le parole e non mi verranno mai. Ha chiamato mia madre. Via telefono è diverso. Ed io non so cosa rispondere a mia madre che mi parla di sua sorella. Che poi, mia zia mi era antipatica quando ero ragazzina e anche, dopo, diventata ragazza. Era troppo dura, troppo arida, persino più dura di mia madre. Ho provato una tenerezza infinita quando nei giorni in cui ci siamo viste lei mi disse che forse lei e così anche mia madre avrebbero dovuto essere più generose con le proprie figlie. Ho sorriso, dicendo che non c’era più bisogno di pensare a certe cose, che il tempo lenisce tutto e che doveva solo pensare a stare bene. Parole.. Solo parole. Io già sapevo quello che lei non sapeva: dai quindici giorni ai tre mesi. Massimo. E nessuno aveva trovato il coraggio di dire niente. Mi sono chiesta se fosse giusto o meno. Se fosse giusto lasciarle le sue illusioni e i suoi progetti per un Natale che non sarebbe mai arrivato. Ancora ora me lo chiedo. So cosa vorrei per me.
La prevenzione continuano a ripetere i medici. Ho disdetto l’appuntamento: attuo la prevenzione dall’età di diciotto anni.

  (Per cortesia, niente condoglianze)

 

 
 
 
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