Quotidianamente...

Post N° 265


Nel pomeriggio si era deciso: tutti a fare il bagno a mezzanotte. Mi piaceva l’idea, mi spaventava l’idea. Immaginavo già l’acqua gelata dell’oceano ma mi piaceva l’idea. Intanto ci godevamo il fresco del fiume ed io ero spaventata perché la corrente mi trascinava e non c’era niente dove aggrapparmi. Mi spaventava la corrente e il fatto di non sapere esattamente fin dove toccavo. Perché io so nuotare ma un po’ ho paura, devo prendere confidenza, mi devo addentrare con calma ed imparare pian piano fin dove posso arrivare. Ero ferma lì, ferma come un baccalà mentre mia cugina rideva guardandomi. Siediti qui, è meglio di una jacuzzi, senti che corrente, ci facciamo i massaggi gratis. Lei rideva ed io non osavo avvicinarmi perché la corrente mi aveva già spostata da lì e solo il corpo di F. aveva ostacolato la mia discesa verso l’oceano. L’oceano non era così distante, qualche chilometro, ma avendo il fiume sotto casa, era più comodo, si arrivava lì senza niente, il costume sotto i vestiti e l’asciugamano sulle spalle. E tutti a ricordare di quando si era bambini perché tutti noi avevamo imparato a muovere i primi passi proprio nel fiume, in quel fiume. Ferma come un baccalà mi chiedevo come avevo fatto da bambina e dopo, da ragazza, a non essere trascinata dalla corrente, ora era quasi impossibile. Dai cuginetta, vieni fin qui, si sta meglio, urlava mio cugino. Volevo ma avevo paura e lui si divertiva a bagnarmi, a schizzarmi l’acqua addosso. Nemmeno mi andava di stare lì, di passare il tempo ferma mentre una si faceva massaggiare dall’acqua, un’altra prendeva il sole e i cugini si divertivano a rincorrersi in acqua. Ormai il freddo non lo sentivo più, dovevo solo allargare le braccia, non pensare a nulla e nuotare. Dai cugina, ci sono io, stai tranquilla. Proprio perché c’era lui non ero tranquilla per niente. Erano venticinque anni che non ci vedevamo e il mio ricordo andava ad un ragazzo poco più che bambino, invece eravamo diventati quasi coetanei. Ferma lì come un baccalà mi chiedevo come fosse possibile che il cugino piccolo fosse diventato un cugino adulto e quasi mio coetaneo. E non era il primo cugino, era già successo con un altro. Continuavo a pensare a questi scherzi che il tempo si diverte a fare e non riuscivo a muovermi per via del pensiero e per via della corrente. Lui intanto continuava a schizzarmi acqua ed io ne avevo abbastanza. Mi lanciai, finii sotto acqua e poco dopo, in superficie, iniziai a nuotare. Come sempre era il primo passo il più difficile da intraprendere. Tutti a fare il bagno a mezzanotte. Già. E non scherzava. Sì, sì, tutti a fare il bagno a mezzanotte. E quando mezzanotte stava per arrivare, avrei voluto avere la scusa della matrigna che mi aspettava a casa, della carrozza che sarebbe tornata una zucca, ma niente, non potevo. Tutti al mare! E mare sia. Avevo ancora il costume da bagno di mia cugina perché di mio non avevo più nulla. E quella notte, il bagno lo abbiamo fatto in due. La moglie di uno dei cugini ed io. Già. Un cugino era troppo impegnato in un approccio amoroso con un’altra cugina per pensare all’oceano, il cugino piccolo diventato quasi coetaneo era impegnato nella ricerca di una anima gemella che poteva anche non essere proprio gemella, l’altro cugino, marito di F., era rimasto a casa con mia zia. Non ci siamo nemmeno guardate, ci siamo lanciate di corsa, una corsa subito interrotta dal freddo che paralizzava i piedi. Un rumorino, un urlo appena accennato, e via almeno fino alle ginocchia. E fu come non sentire più le gambe. Ridevamo. Due bambine che giocavano con l’acqua. Lo iodio nelle narici e il freddo che assaliva il corpo. Ridevamo perché le onde non c’erano, si erano fatte docili come a rispettare la notte. La luna tonda accompagnava i nostri giochi e il gioco del cugino che sempre di più si avvicinava all’altra cugina nell’eterno gioco che è l’approccio amoroso. Ci guardavamo e ridevamo. Sembrava di essere tornate adolescenti. Sembrava di stare in quel lasso di tempo in cui tutto è fatto di futuro, di un futuro lontano e a portata di mano, di un futuro da prendere a morsi come si prende a morsi una mela.  Almeno ora abbiamo la consapevolezza, disse lei come se avesse letto nei miei pensieri. Sai che fortuna! Ho risposto. E abbiamo riso. Qualche giorno dopo lei avrebbe compiuto gli anni, più anni di me ma non era importante. Era importante scoprire una cugina nuova, una cugina acquisita per via di un matrimonio e scoprire che la sintonia non richiede anni di conoscenza, almeno non sempre. Tutti a fare il bagno a mezzanotte, eravamo in due in mezzo ad una moltitudine.