Quotidianamente...

Post N° 282


Sono refrattaria ai complimenti. Mi piace, ovviamente, ricevere i complimenti, ma mi imbarazzano e succede che, solitamente, “smonto” il complimento appena ricevuto. Tutta colpa della mia cattiva educazione, ne sono certa. A forza di sentire che si è fatto solo il proprio dovere (per un buon voto) e cose così, si finisce col crescere senza l’attesa dei complimenti, i quali solitamente non arrivano e invece... La prima volta che qualcuno ha osato dire che ero simpatica, ho risposto di sì, come una spina nel tallone o nel fianco, avevo all’epoca un largo ventaglio di risposte, risposte che ho usato ogni tanto. In caso di apprezzamento sulla pseudo bellezza (i gusti sono gusti) ho sempre risposto che i bonsai possono graziosi ma mai belli. Rispondevo, certo che rispondevo, era il mio modo di ringraziare. Anni dopo, qualcuno mi disse che ad un complimento si risponde semplicemente con un grazie, che non è necessario aggiungere altro. Io ho provato. Ho provato a dire solamente grazie, ma suonava falso alle mie orecchie. Mi piaceva il complimento, ovvio che sì ma.. ero disabituata. E ancora oggi è così. Di fronte ad un complimento beh, non so come reagire. E sì che avrei l’età per saperlo fare. Ma. Già, c’è un sempre un ma. Ma poi, mi viene il dubbio di essere troppo asciutta nel ringraziare o troppo petulante. Insomma, la famosa via di mezzo non l’ho ancora imparata. E sì che sarebbe ora di farlo. Allora mi arrampico sugli specchi. Cerco la famosa via di mezzo, cerco il famoso grazie che non sia melenso ma nemmeno spinoso. Un bel casino. Certo sopravvivo ma, temporeggio quando devo ringraziare. Qualcuno ha apprezzato il mio blog in messaggeria, capita ogni tanto (un mistero per me, più grande del segreto di Fatima). Ho impiegato svariate ore prima di rispondere. Mica è facile. La mia impulsività mi suggeriva di rispondere che certo se in edicola era esaurita anche l’ultima copia della Gazzetta dello Sport, in fondo, il mio blog si poteva anche leggere, ma poi, non mi sembrava una risposta da dare. Perché, personalmente, in mancanza di lettura potrei anche costruirmi tutta una storia leggendo l’elenco telefonico e di sicuro sarebbe un racconto denso di personaggi. E allora ho zittito l’impulsività. Certo, potevo rispondere con un grazie anche il tuo è bello. Ma sarebbe stato banale. Avrei potuto ignorare il complimento, ma insomma, un complimento fa piacere ed è cosa buona e giusta rispondere. Alla fine ho ringraziato e basta, in modo forse secco, o che poteva essere ironico. Dipende da come si vuole leggere. Il blog è luogo particolare, mi piace, sia chiaro, ma. Il solito ma. Ma. E’ una esibizione bella e buona e per una che si veste in modo anonimo, non è facile da gestire. Però, sto imparando. Ci provo, almeno. Perché anch’io sotto sotto ho una mia vanità, perché nasconderlo. E quando mi capita di rileggere quanto scritto in precedenza, soffro perché ci sono le parole più adatte che non si sono affacciate al momento giusto e, ovviamente, non oso più correggere, perché ormai è “andata”. Qualcuno ha definito tutto questo un eccesso di perfezionismo. E ho sorriso perché, insomma, proprio perfezionista non sono, ma si vede che di tare ne ho tante e anche ben nascoste. Lo so che tutte queste parole escono dalla cartella più affollata del disco rigido che è il mio cervello, cartella che ha un nome ben preciso: elucubrazioni, paranoie, divagazioni e non aggiungo l’altra definizione, quella che in fondo calzerebbe meglio.. A ripensarci bene, nemmeno la cartella è così ben definita, ma di sicuro è arcipiena. Piena di tutte queste considerazioni che occupano spazio ma non portano da nessuna parte. Non è colpa mia, è che mi disegnano così. E se smettessi di leggere la messaggeria? Difficile, sono nata bertuccia.