Quotidianamente...

Post N° 358


Ogni tanto zoppico. E questo accade da quando ho undici anni, all’incirca. La prima volta che ho iniziato a zoppicare, è stato a casa di mia nonna paterna. Io non sapevo di zoppicare, sono entrata nel suo giardino, l’ho cercata e quando l’ho trovata mi ha chiesto perché avevo quell’andamento claudicante. Io non mi ero accorta di niente. L’avrò guardata stupita perché lei ha subito aggiunto che forse era stato il viaggio in treno che era stato stancante e che con un po’ di riposo tutto sarebbe passato. Zoppicavo e lei era più gentile del suo solito. Mia nonna paterna è sempre stata molto generosa sia nelle sue manifestazioni d’affetto che nel volermi nutrire a tutti i costi. A me piaceva molto questo suo modo di essere. Era la prima persona che andavo a salutare appena arrivavo in paese, perché solo dopo averla baciata iniziavano le ferie. Arrivavo da lei e lei tagliava il prosciutto, il prosciutto che aveva fatto con i suoi maiali, e non aveva importanza che io arrivassi all’alba o a metà mattinata, era come un rito. Io, ovviamente, non disdegnavo il suo prosciutto, poi andava in cucina mi portava l’acqua, l’acqua che arrivava dal pozzo ed era sempre fresca. Poi parlava, parlava molto. Ha sempre parlato molto mia nonna. Era sorda, faceva le domande ed interpretava le risposte a modo suo. Io dicevo una cosa, urlavo una risposta e lei ne capiva un’altra, era un rapporto che funzionava alla perfezione quello tra mia nonna e me. Zoppicando mi ero accorta che lei era ancora più gentile del solito. Iniziò ad accarezzarmi i capelli, mi portò persino una sedia più comoda, mi chiese di allungare la gamba sostenendo che avevo bisogno di molto riposo e intanto mi portava del prosciutto e ogni manicaretto possibile. Per una settimana ho zoppicato, lei non si dava pace per il fatto che il fastidio invece di sparire si accentuava. Ovviamente le sue cure nei miei confronti erano sempre più premurose.Una mattina, o un pomeriggio, poco dopo il mio arrivo a casa di mia nonna, arrivò anche mia madre. Io ero comodamente seduta in poltrona in giardino a mangiare e a conversare con mia nonna, ma lei non mi ascoltava già più. Aveva interrotto i nostri surreali dialoghi che sembravano sempre di più monologhi fatti a due voci, per convincere mia madre a portarmi da un medico, perché non poteva essere che dopo tanti giorni la mia gamba non fosse ancora guarita, che non poteva essere che ancora zoppicassi. Sentii crollare il mondo. Fu un rumore sordo, fu come un tuono che squarciava il mio piccolo mondo. Mia madre non disse nulla, si limitò a fulminarmi con lo sguardo. Mia nonna continuò a parlare, a chiederle il perché e il per come, come era iniziato questo zoppicare, augurandosi che passasse presto ma che forse un medico, ribadì, era giusto consultarlo.Ormai volevo sprofondare. Mia madre rispose che, secondo lei, non c’era motivo di preoccuparsi, che tutto sarebbe passato quel giorno stesso, che ormai ero sulla via della totale guarigione, e che lei era certa di questo fatto.Non ho più zoppicato per tutta l’estate e nemmeno durante l’estate successiva. Però, mi capita di zoppicare, così, senza un motivo apparente, o meglio quando, forse, sento la necessità di qualche attenzione. Qualche giorno fa, la mia collega mi ha fatto notare che stavo zoppicando e si era (quasi) preoccupata. Stranamente, sono tornata immediatamente alla mia solita andatura. Il suo sguardo si è fatto perplesso. Non poteva capire, ma soprattutto non voglio che lei sappia.Ogni tanto zoppico.