Quotidianamente...

Uhm..


Perché si apre un blog? (lo so che non si sentiva la mancanza di un altro blog in giro per la rete).E’ una domanda che mi pongo da ieri. Perché da ieri? Perché solo da ieri ho iniziato a “sbirciare” i blog altrui. Perché solo ieri mi è venuta la voglia irrefrenabile di “parlare”, di comunicare la rabbia che, a volte, ho dentro. Una rabbia che deve in qualche modo uscire altrimenti potrei passare agli atti. Passare agli atti significherebbe andare dal Ministro dell’Interno e chiedere la licenza di uccidere.. Ma, non chiamandomi Bond Gianna, Bond, e non essendo io al servizio di sua maestà, non credo di avere una qualche probabilità di ottenere tale licenza e dunque.. E dunque, eccomi a scrivere per sfogare. Per, forse, uccidere con le poche parole a mia disposizione qualcuno.No no, non c’è da immaginare un amore finito in malora e ora sto cercando vendetta per mari e per web. Assolutamente no. Non ho subito un torto così efferato da meritare una fatica così grande per me. No no.. Semplicemente i soliti piccoli rancori, odi e tutte quelle piccole noie che, a volte, rendono impossibile il quieto vivere in un ufficio.E da uccidere, nel senso verbale, non sono, come sarebbe normale pensare, i miei diretti superiori (due per la cronaca). Assolutamente no. Sarebbe banale volere eliminare il capo. Scontato. Il tutto è molto più semplice. Semplicemente è la mia collega.Sono convinta che tutti abbiano, all’interno del proprio mondo lavorativo, la sua o il suo collega (da non confondere con il o la collega). E dunque, eccomi a scrivere della mia collega. Non è un argomento che si potrà esaurire in pochi minuti o in poche parole. La mia collega merita molto di più, la mia collega merita un blog dedicato solo a lei. Inizialmente, pensai proprio ad un blog intitolato: La mia collega… ma le mie incapacità tecnologiche mi hanno precluso tale possibilità. Quotidianamente è un titolo, in fondo, adatto anche alla mia collega. Quotidianamente lei mi illumina di immenso. A modo suo. La mia collega. E’ entrata a fare parte del mio mondo qualche anno fa. Quanti? Ho smesso di contarli. Contare gli anni di frequentazione (obbligata) della mia collega sarebbe darle una importanza che, in fondo, non merita. Credo, però, che gli anni siano quelli in cui di solito anche la coppia più affiatata sente di dover tagliare la corda. Sono gli anni in cui una persona di buon senso, corre a gambe levate al tribunale più vicino e chiede la separazione consensuale, tanto per farla finita prima.La frequentazione della mia collega mi ha portato ad una considerazione: certe persone non vanno capite ma tollerate. Tollerate come si può tollerare la presenza di un ragnetto nel bagno. Mi capita, ogni tanto, di avere un ragnetto che passeggia per il mio bagno. Un incontro che avviene, all’incirca, una volta ogni due – tre anni. Più che tollerabile. I ragni sono auspicio di buona sorte (araignée du jour toujours amour, araignée du soir toujours espoir, diceva una canzone della mia infanzia), invece la mia collega no. La mia collega incombe sulla giornata lavorativa come un pericolo imminente. Basta pensarla e qualcosa succede. Oggi mentre la pensavo all’ora di pranzo, mi sono macchiata i pantaloni con la mozzarella della pizza. Distrazione da parte mia? No no.  Sosteneva Andreotti che “a pensare male si fa sempre bene”, invece nel mio caso no. A pensare male, ci rimetto sempre.. Meglio un incontro ravvicinato al giorno con un ragno che un incontro (obbligato) con la mia collega.