Quotidianamente...

Post N° 460


Non l’avevo mai notato prima di ieri, ma solo perché in bici non passo da quella strada. Invece, camminando, l’ho notato, lì fermo in attesa che il semaforo diventasse rosso per poter suonare la fisarmonica alle auto in coda. Come una moderna serenata non più fatta all’amata ma a delle scatole di metallo. L’avevo notato e mi ero fermata, anch’io, ad osservare. Lui sorrideva e suonava nonostante la pioggia. Dalle auto uscivano solo suoni di clacson frettolosi come a voler coprire il suono della sua fisarmonica, come a volere, con quel trambusto, farlo sparire da quell’incrocio. Lui continuava a suonare e non sembrava curarsi delle auto in coda. Sorrideva e suonava. Sotto l’ombrello l’osservavo, aveva un qualcosa di difficilmente descrivibile, come se fosse stato catapultato in quell’incrocio da un altro mondo. Sembrava un alieno e allo stesso tempo sembrava la figura più viva di quell’incrocio. L’osservavo e mi tornavano in mente certe scene di film, mi ricordavo di certi post scritti da Arimatec sulla musica tzigana. Osservandolo sono andata in ufficio. All’ora di pranzo non c’era più.Questa mattina, invece, era lì, al solito incrocio e mi ha guardato mentre attraversavo la strada. Mi ha aspettato dall’altra parte della strada e quando mi sono avvicinata, mi ha sorriso con i pochi denti in bocca e la fisarmonica appesa ad una spalla, grande quasi quanto lui. Sorridendo mi ha chiesto una sigaretta. L’ho guardato, ho preso due sigarette e le ho depositate nella sua mano aperta come in attesa di ricevere un dono grande e non solo due sigarette. Mi ha ringraziato, augurandomi un buon giorno per tutti i giorni. Ha preso la sua fisarmonica ed ha iniziato a suonare per me, lì sull’orlo del marciapiede mentre le macchine sfilavano senza guardare. Ho ringraziato e me ne sono andata. Mi era sembrato un piccolo miracolo avvenuto ad un incrocio. Chissà se sarà sempre un buongiorno ogni giorno, ma mi è piaciuto quell’auspicio e verrebbe quasi voglia di venire in ufficio a piedi.